Spoiler alert: nella recensione vi sono anticipazioni sulla trama del film].."Personal shopper", ultimo film di Assayas, è una proposta che disorienta e sconcerta. A un primo
-e superficiale- livello di analisi, quello dei contenuti proposti, della sceneggiatura, della storia narrata, si rilevano numerose omissioni e incongruenze, apparentemente delle smagliature nella trama del racconto.
La protagonista è una medium capace di entrare in comunicazione con presenze ultraterrene ed è alla ricerca di un "segno" da parte del fratello gemello, morto poco tempo prima per un attacco cardiaco. Anche il fratello disponeva di capacità medianiche e Maureen desidera comunicare con lui per dargli un estremo saluto e poter elaborare la sua perdita. Cercando di stabilire un contatto, Maureen s'imbatte in una presenza spettrale che pare, però, diversa da quella di Lewis: è aggressiva, minacciosa, incontrollabile, persecutrice. La ricerca del fratello si intreccia con la quotidianità lavorativa della protagonista (un'ottima Kristen Stewart in un ruolo complicato e difficile): Maureen si occupa di acquistare vestiti, accessori e gioielli per Kira, stella del jet set internazionale ed è perennemente in movimento a Parigi e Londra per procurare articoli costosissimi alla sua datrice di lavoro. Lo sviluppo del film, tuttavia, presenta passaggi un po' impervi: l'omicidio di Kira, per esempio, sembra associato alla presenza dello "spettro", mentre le risultanze dell'indagine di polizia accerteranno una verità completamente differente; si meterializza un interlocutore virtuale misterioso che interagisce via sms e che pare conoscere i dettagli della vita della protagonista, ma le cui identità e consistenza rimangono sconosciute
Ma forse non si tratta di contraddizioni o di "buchi" nella narrazione, "Personal shopper" può essere visto, d'accordo con un livello di analisi meno legato agli aspetti esteriori, come un processo di destrutturazione del personaggio principale, un delirio che s'impadronisce di Maureen poco a poco fino a pervadere la sua intera vita di presenza aliene e maligne. La ricerca dell' "Al di là" diventa pertanto una metafora della sfera pulsionale che, privata di controllo, si manifesta come un insieme di eventi terrorizzanti, di immagini e di suoni che danno corpo e consistenza a timori inconsapevoli. Se questa chiave di lettura è corretta, le incongruenze, gli slittamenti acquisiscono significato come l'emergenza di un processo primario che, al pari dei sogni, non è retto da vincoli di causalità e logica. La protagonista si "perde" in una dimensione ultraterrena molto simile a un inconscio dominato dalla paura più che dalla soddisfazione del desiderio e porta con sé un nucleo di terrori primordiali ovunque vada, anche se si sposta in contesti distanti.
Un terzo livello di analisi amplia ancora di più il campo: Assayas ci propone un esercizio filmico sulla paura, sull'identità nella società multimediale e globalizzata e sulla virtualità delle interazioni (una realtà in cui lo spettro e lo stalker possono benissimo convivere ed essere la medesima "persona"). Un modello comunicativo in cui il rapporto tra diverse dimensioni, piani di realtà e ruoli è retto da principi di velocità, immediatezza, polisemia, .fluidità e soddisfazione immediata. Una società che diffonde le identità di rete e le omologa, mentre quelle individuali rimangono prigioniere di timori atavici e di desideri di cambiamento non realizzati. Maureen rimane in attesa di un "segno", ma , quando il "segno" arriva non è in grado di decifrarlo, dubita di se stessa, rimane invischiata in una vicenda che la accerchia, la assorbe, la fa fuggire e la riconsegna ai suoi conflitti primari. La battuta finale (che non rivelo) è paradigmatica di questa condizione.
"Personal shopper" è un film molto particolare: mescola alcuni spunti "horror" (la scena dell'omicidio di Kira e della presenza spettrale genera un livello di tensione narrativa molto alto) e thriller con una riflessione metafisica sull'identità, la ricerca di senso, le dimensioni invisibili (interne ed esterne). Meriterebbe una valutazione molto alta per il suo impianto innovativo e ,a suo modo, geniale, ma soffre di un'impostazione un po' slegata e incompiuta che ne indebolisce la forza narrativa.
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