Via col vento |
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Un film di Victor Fleming, George Cukor, Sam Wood.
Con Clark Gable, Vivien Leigh, Leslie Howard, Hattie McDaniel, Olivia De Havilland.
continua»
Titolo originale Gone with the Wind.
Drammatico,
durata 222 min.
- USA 1939.
MYMONETRO
Via col vento
valutazione media:
4,80
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Destinato a perdurare: un film per i secoli!di jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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domenica 24 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nella Georgia della guerra di secessione, Rossella O’Hara (Leigh) è innamorata del buon Ashley Wilkes (Howard), che però sposa la sua mite cugina Melania (de Havilland). Per tutta la vita Rossella inseguirà il sogno di un amore con Ashley, ma finirà per sposarsi con due uomini che non ama e, rimasta vedova di entrambi, coronerà il sogno d’amore del suo eterno spasimante, Rhett Butler (Gable), sposandolo. Ma nemmeno l’innamoratissimo Rhett riuscirà a reggere il suo carattere duro, reso spietato dalla guerra, e se ne andrà, lasciandola sola, infischiandosene del suo destino. Ma Rossella, perso ogni scopo nella propria vita, tornerà alle origini, alla propria fattoria di Tara, che ormai cade in rovina. E all’amore con Rhett penserà un altro giorno. Uno dei più fluviali melodrammi della storia del cinema, tratto dal romanzo (1936) premio Pulitzer di Margareth Mitchell. Ebbe una lavorazione immensa: la sceneggiatura (ufficialmente di Sidney Howard, che vinse l’Oscar postumo, ma presero parte al copione nientemeno che Francis Scott Fitzgerald e Ben Hecht) fu scritta in fretta e furia, le riprese si svolsero in fretta, nel caos generale, dovuto in gran parte ai cambi di regia (lo girò Fleming, ma fu iniziato da George Cukor e Sam Wood, mentre alcune sequenze furono dirette dallo scenografo W. Cameron Menzies) e alla manichea supervisione del produttore David O. Selznick, generalmente considerato il vero e proprio autore del film. Lo sforzo produttivo fu colossale (i soldi spesi ammontarono a 4 milioni di dollari, cifra vertiginosa per l’epoca), i problemi sul set molti (V. Leigh odiava baciare C. Gable a causa della sua alitosi, e protestò inoltre per il fatto che lui, già famoso, fosse pagato il doppio di lei, che tuttavia aveva più giorni di riprese), ma il risultato è oggettivamente, ancor oggi, straordinario! È un melodramma archetipo, sessista, vagamente razzista (o forse, dovremmo dire, figlio del proprio tempo), ma spettacolare in tutti i sensi: alcune scene di massa sono incredibili, il lavoro scenografico lascia a bocca aperta e il technicolor smagliante (fu uno dei primi film a colori) all’epoca fu rivoluzionario, ma ancor oggi resta notevole, se pensiamo che come fotografia potrebbe tranquillamente sembrare un film anni ’80. Anche dopo 75 anni non ha perso la sua forza: i suoi personaggi sfaccettati sono tra i più belli e famosi della storia (Rossella, Rhett, Melania, l’indimenticabile governante di colore Mami [McDaniel]), e la sua storia, melodramma assoluto, fluviale nella durata e nella quantità di temi affrontati e personaggi, è tra le più belle che siano mai state realizzate al cinema. È un film americano, assolutamente, anzi, è proprio un film che ha smosso le coscienze d’America, è costruito per gli americani (e si calcola che ognuno di essi l’abbia visto almeno una volta). E i suoi infuocati tramonti, irrealistici nel loro tentare di produrre uno spettacolo assoluto, sono tra i paesaggi più significativi della storia del cinema: è la natura che si inchina al cinema, la natura che si pone al servizio dello script, la natura che si inchina a Hollywood. Ogni cosa è posta al servizio del cinema! Memorabili gli interpreti. E Vivien Leigh ha l’onore di recitare una scena finale che è una delle più incredibili e famose della storia del cinema: un finale per i secoli e i secoli. Via col vento è un’opera d’arte assoluta, che per le sue virtù e la sua fama, inevitabilmente, durerà per sempre. Vinse 8 Oscar, più due premi speciali, per un totale di 10 statuette: miglior film, regia, attrice protagonista, attrice non protagonista (H. McDaniel, prima attrice nera a vincere l’Oscar), sceneggiatura, fotografia, scenografia, montaggio, e un premio speciale a William Cameron Menzies (per i notevoli traguardi nell’uso del colore con fini espressivi), oltre all’Oscar onorario alla memoria di Irving G. Thalberg, andato a R.D. Musgrave. Una pietra miliare.
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