The Wolf of Wall Street |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler.
continua»
Biografico,
Ratings: Kids+16,
durata 180 min.
- USA 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 23 gennaio 2014.
- VM 14 -
MYMONETRO
The Wolf of Wall Street
valutazione media:
4,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ecco dove è finito il nuovo sogno americano!di no_dataFeedback: 100 |
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sabato 1 febbraio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
The Wolf of Wall Street è un’opera in bilico tra la noia ed il capolavoro. La prima metà è eccessiva, volgare e risulta noiosa. Dopo aver visto l’intero film mi sono sentita quasi in colpa per averlo pensato. Credo che questo film si inscriva a pieno titolo fra i suoi capolavori; certo, Toro scatenato rimane un mostro sacro, un saccheggio di tormentosa bellezza artistica della durata di 129 minuti. Non c'è alcuna bellezza da catturare all'interno di quel microcosmo circense e perverso, abitato da giovani brokers con la mania della speculazione. Eppure le orge nichiliste, l’esplosione carnevalesca di colori e di espressioni di DiCaprio rimangono negli occhi, si imprimono nel cervello, se pur non nel cuore. Ed è necessario che sia così. La distanza con cui la macchina da presa indaga Jordan Belfort è evidente: mai indulge nell'adulazione, registra soltanto i suoi eccessi e, en passant, i suoi “sentimenti” confusi. Questa sciatteria emozionale, che non risparmia neppure le figlie, non è dovuta all’abuso di droghe o di escort di lusso ma ad una vera e propria assenza della dimensione coscenziale e quindi di scrupoli. Per questo il finale vittorioso del Jordan non più broker ma seminarista d’affari non dà voce ai disastri provocati dall’infamia cum laude del protagonista, se non in una brevissima frase della sentenza: si sarebbe stravolto il senso del film, che è quello di descrivere un personaggio animalesco. A proposito di "fenomeni da baraccone", il tiro di nani aggressivi in ufficio è lo spunto per citare - seguendo il filone inaugurato da Bertolucci in the Dreamers - Freaks, capolavoro di Tod Browning. Il denaro vince su tutto e non è la lezione più alta che Scorsese avrebbe potuto dare al suo pubblico con questo film. Proprio in virtù del non detto, però, il regista interpreta la realtà più profonda che dis-anima la società americana che, a furia di capitalizzare, ha finito per svendere se stessa e il nobile e libertario sogno di cui si faceva portatrice. La vera novità del film di Scorsese è l'eccezionalità di descrizione e narrazione con cui regista e attori spaziano in ogni registro. Quella di focalizzarsi su di una perdizione tragicomica è una scelta stilistica precisa, volta al racconto di quello che c'è e prescinde dal non voler dare un messaggio al film. Il finale è chiaro: non c’è riscatto, non sono contemplate né la redenzione di Belfort e dei suoi collaboratori, né una sollevazione di quelle migliaia di lavoratori ridotti al lastrico. I discutibili esponenti della giustizia, quando non si piegano alle voluttà con cui li seduce il denaro, sono mossi dall’invidia per un tenore di vita che non potranno mai condurre. La scala sociale è bloccata e questo nuovo Medioevo non è dettato da un’impossibilità di ascesa sociale ma da una temibile ascesa economica che implica una perdita di sé, un oblio strafatto in cui le sfumature tra buono e cattivo scompaiono, per lasciare spazio al colore dei soldi, l’unico per cui valga la pena di sporcarsi un po’.
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