Dopo tutta la sviolinata della recensione promozionale, mi immagino un solo Ben affrontare Clint Eastwood, Sidney Pollack, John Ford e Sergio Leone tutti insieme appassionatamente. Ben Affleck è il nuovo John Wayne del cinema politico, un esegeta moderno di stile e di Storia. La regia è indubbiamente originale: carrellate ridondanti ma utili a tenere alta la tensione, belle foto cartolina di Istanbul e Theran, eccellente prova di violenza nell'incipit della presa dell'ambasciata (che ha nulla dell sbarco in Normandia girato da Spielberg). Calzanti le citazioni a "I tre giorni del Condor", alla retorica di Eastwood e la colonna sonora, soprattutto il brano riconcialiante del finale. Sorprendente, ma tuttora arcana, la scelta diegetica di vedere Affleck condividere con lo specchio i suoi tormenti, mentre si copre lentamente il bel pelo e l'addominale abbronzato, peccato non vedere anche la ciccia di Andy Serkis o quella di John Goodman, ma bisogna sapersi accontentare. Straordinaria quanto veloce l'analisi degli ostaggi, che allentano l'ansia alzando gran calici di vino, e anche di loro non occorre sapere poco più. Nuova la scelta di non inquinare la purezza etica del protagonista, che gira solitario lungo una metropoli al tramonto, padre devoto e marito deluso, chiuso in un impermeabile che farebbe invidia ad Humphrey Bogart. Così come sembra originale l'immagine dell'impiccato sulla gru, lo è anche la totale assenza di sangue. Sono tutte piccole accortezze di una regia che di certo non si smentisce. Tutto il film potrebbe essere l'autodenuncia di un cinema americano di stampo western, poco coraggioso e molto ruffiano, così come già ci insegna la New Hollywood degli anni '70. Lo stesso John Goodman insegna al "veterano" Ben che "anche una scimmia impara a dirigere" e in effetti questa sembra una sottigliezza metacinematografica inattesa e piacevole all'ascolto. Laddove il film pare incespiscare nel politticaly correct, tutto si bilancia col climax, malgrado le necessarie ingenutià stilistiche: i biglietti clandestini vengono convalidati online in tempo dalla Virginia a Theran (era solo il 1979!); gli iraniani sono dei fedeli fanatici e violenti giustificati da un prologo a fumetti; la C.I.A. non è poi così cattiva come siamo abituati a immaginarla, ma solo costretta dal dovere della Casa Bianca e un po' disorganizzata, il che nel '79(!) è lecito; le auto della polizia e le guardie del Pasdaran corrono più veloci dell'aereo sulla pista di decollo. Imitare l'impegno politico di attori come George Clooney non è l'unico modo di accarezzarsi l'ego, lo sappiamo, ma c'è di meglio che finire su People o essere solo invitato da David Letterman. Non fraintendiamoci, un maestro come Ben Affleck non sarebbe così altrettanto ingenuo da non sapere quello che fa.
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