Il matrimonio di Tuya |
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Un film di Quan'an Wang.
Con Yu Nan
Titolo originale Tuya de hun shi.
Drammatico,
durata 96 min.
- Cina 2006.
- Lucky Red
uscita venerdì 8 giugno 2007.
MYMONETRO
Il matrimonio di Tuya
valutazione media:
3,24
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La piccola donna delle grandi pianuredi gianleo67Feedback: 61482 | altri commenti e recensioni di gianleo67 |
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giovedì 20 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tuya vive di pastorizia e del suo massacrante lavoro per mantenere il marito infermo e i due figli piccoli, in una casa isolata tra le steppe mongole della Cina. Quando anche lei si infortuna è costretta, suo malgrado, a divorziare dal marito per risposarsi con uno, fra i tanti pretendenti che si presentano alla sua porta, che possa provvedere alle necessità della sua famiglia. Ammirevole per la misura etica del suo realismo lirico e le suggestioni paesaggistiche della sua cifra estetica, il dramma sociale di Wang Quanan è la gemma rara e preziosa di un cinema orientale che , come la sua fiera e bella protagonista, diventa simbolo e vessillo etnico di quei principi indissolubili su cui si fonda universalmente quel nucleo minimo di aggregazione sociale chiamato famiglia: centro gravitazionale di valori e aspirazioni in cui i singoli individui si accreditano come parte inscindibile di una comunità.Tra le necessità economiche indotte dall'invalidità dell'anziano capofamiglia e l'ostilità desolata di una steppa arida e fredda, l'autore muove il suo sguardo acuto e partecipe (senza indulgere tuttavia al pietismo o ad una fredda disamina sociologica) all'analisi naturalista di quelle forze disgregatrici volte ad incrinare e dissolvere i saldi legami familiari, proponendo una esemplare figura di donna che ne rappresenti baricentro inamovibile e tenace collante.
Dominante è certo la tematica sociale che tuttavia non si esaurisce nella sia pur accurata ricostruzione d'ambiente, tra tradizioni antiche e lampi di modernità, ma approfondisce la sua ricerca attraverso una accorata e credibile analisi psicologica di caratteri forgiati dall'aspra durezza del clima e delle drammatiche condizioni di una economia retrograda, dove pure l'urgenza quodidiana della sopravvivenza non scalfisce il valore profondo dei sentimenti umani e dei legami di sangue. Al di fuori dei canoni di un mero documentarismo non manca una concessione, sia pure sorvegliata, alla coloritura romanzesca di una narrazione che si fa ora tragica ora venata di tenera ironia, garantendo comunque la tenuta costante del registro espressivo al di là di qualunque adesione agli stereotipi del genere. Una preziosa fotografia esalta le suggestioni visive di un pianeta remoto dove l'immensità dell'orizzonte lambisce il pallido disco di un sole malato, acuendo il senso di smarrimento dell'uomo di fronte allo scenario sconfinato di una natura inclemente. Cinema d'autore dove il rigore della visione e l'impronta registica dominano la scena, agitando le figure di attori in balia di oscuro demiurgo e dove pure riluce la fulgida stella di una splendida protagonista, nobile discedente di una stirpe antica e bellissima regina di cuori.
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