La sconosciuta |
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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Ksenia Rappoport, Michele Placido, Claudia Gerini, Clara Dossena, Pierfrancesco Favino.
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Drammatico,
durata 118 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 20 ottobre 2006.
MYMONETRO
La sconosciuta
valutazione media:
3,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Maternità strozzatadi Mario ZerilloFeedback: 0 |
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mercoledì 25 ottobre 2006 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Flashback, voci assordanti, immagini forti intrise della violenza del sesso mercenario. La disperazione di una donna, avvota nel dolore di madre negata e amante dalla memoria agrodolce come le fragole che ingoia come pillole del ricordo. Maternità strozzata, amore spezzato, donna assediata da un passato che non la libera dal desiderio forte di riprendersi il suo pezzo di normalità. Scene di sesso agghiaccianti, sagome di donne trasformate in strumenti di denaro e martoriate solo per favorire tutti gli istinti più bassi del genere umano, nella fattispecie, del genere maschile. Un cast di attori che dà il meglio, senza nulla togliere all'aria ammuffita di una città come Trieste che si anima solo col vento che la perseguita. Tra le strade della città si sente il silenzio martellante della protagonista che si trascina in un mondo che ignora la sua tragedia. Il sogno di una madre, colpevole solo di avere ceduto allo sguardo di un aguzzino senza coscienza, quello stesso sguardo che associa ancora oggi la prestanza fisica, la forza maschile e il privilegio "europeo" alla facile mercificazione della donna. Le fragole di cui si ciba la giovane protagonosta sono il solo mezzo che la rende dignitosa di fronte all'immagine che il vetro della finestra riflette. La fragola la riporta ad un amore che non si compra e non si vende, perchè si vive solamente. Il frutto di quell'amore corrisponde al tentativo di recuperare quello che di più bello la vita le aveva dato, la loro figlia, la quale è il senso della vita che le resta. La bambina, affetta da una non comune "tara", non riesce ad usare le mani per proteggersi nelle cadute. Entrambe, quindi, hanno vissuto, in tempi diversi, la comune paralisi della volontà. Se la prima, la sconosciuta, è legata dall'aguzziono nella scena del postribolo dorato ed è perciò incapace di reagire alle violenza che subisce, la seconda, la bambina è malata di una rara malattia che la rende facile preda di scherni e infortuni. Entrambe riescono ad animarsi della volontà di recuperare la loro dignità, la quale si esprime solo colla forza di non cedere alla provocazione del più forte e colla tenacia nel voler superare un ostacolo che si pensa sia insormontabile. Una bella lezione, un messaggio positivo che si staglia su un paesaggio desolante: una parte dell'umanità serva del sopruso fisico e psicologico. Un augurio sincero va al regista, siciliano come me. Spero che questo film possa avere tanti consensi, meritati.
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