La sconosciuta |
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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Ksenia Rappoport, Michele Placido, Claudia Gerini, Clara Dossena, Pierfrancesco Favino.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 20 ottobre 2006.
MYMONETRO
La sconosciuta
valutazione media:
3,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lo "sconosciuto" Tornatoredi MARK10Feedback: 0 |
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mercoledì 25 ottobre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La sconosciuta del film di Tornatore è Irena (Xenia Rappoport), una donna ucraina che si muove dal Mezzogiorno al ricco e operoso nord (la vicenda, girata a Trieste, è in realtà ambientata in un paese veneto di orafe tradizioni). Porta con sè una valigia ed un passato ingombrante, di cui il suo viaggio vuole essere insieme soluzione e redenzione. Irena tenta in ogni modo, anche commettendo un (quasi) omicidio, di farsi assumere come governante presso la facoltosa famiglia Adacher perchè, nella sua idea, in quella casa si trova l'oggetto misterioso che rappresenta il fine ultimo della sua ricerca. Lentamente, il complesso puzzle della vita di Irena andrà ricomponendosi, facendo affiorare una verità tremenda e sconvolgente (tanto per lei, quanto per noi spettatori). Ispirata ad un fatto di cronaca nera, la pellicola di Tornatore presenta sin dal titolo i tratti della grande opera. Sconosciuta è la protagonista: nel mondo della finzione, perchè piomba come un oggetto misterioso nella vita del tranquillo condominio di provincia; ma anche nella realtà, perchè la sua interprete, ignota al grande pubblico, viene collocata in mezzo ad una compagine di attori (Placido, Haber, Gerini, Buy e il sempre più brano Favino) protagonisti della scena italiana. Ma sconosciuto, in fin dei conti, ci era pure questo Tornatore: il cineasta siciliano abbandona i suoi tratti più tipici (romanticismo, delicatezza formale, ambientazione meridionale) per toccare corde che non sapevamo appartenergli: quelle del noir, del thriller psicologico, dello svelamento progressivo di una verità scomoda, anche dal punto di vista sociale. La sua regia, a tratti debitrice di certo cinema americano (Hitchcock in primis), è ottima, e riesce a rinvigorire una sceneggiatura che talora presenta delle smagliature (il "Kurtziano" Placido è efficace, ma poco credibile nella sua resurrezione; inoltre, sembra un po' tirata per le lunghe la scelta di prolungare la sofferenza dello spettatore nello svelamento di alcuni indizi essenziali per comprendere appieno la vicenda). Sostenuto da bravi attori (anche la Rappoport, non sempre straordinaria, ma comunque assai carismatica) e tallonato incessantemente dal commento musicale di un Morricone in versione Hermann, lo sviluppo della progressione drammatica centra l'obiettivo, riuscendo contemporaneamente a tenere lo spettatore sulla corda e a commuoverlo nel finale. Solo in mezzo ai soli, forte in mezzo ai deboli, il personaggio di Irena, a volte ambiguo, ci mostra comunque tutta la difficoltà di conquistare degli affetti in una società che spesso pretende di comprare e reificare questi sentimenti. Il finale lascia una speranza vera e, al contempo, la sensazione di aver assistito forse al film migliore di Tornatore dai tempi del suo masterpiece, Nuovo Cinema Paradiso, a cui può sicuramente essere equiparato per qualità complessiva e per il livello di emozioni che riesce a suscitare.
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