Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello

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Un film di Peter Jackson. Con Elijah Wood, Ian McKellen, Ian Holm, Christopher Lee.
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Titolo originale Lord of the Rings: The Fellowship of the Ring. Fantastico, Ratings: Kids+13, durata 178 min. - USA, Nuova Zelanda 2001. - Warner Bros Italia uscita giovedì 11 luglio 2024. MYMONETRO Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello * * * * - valutazione media: 4,08 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Nella terra di Mordor... la saga comincia Valutazione 4 stelle su cinque

di Tony Montana


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sabato 20 novembre 2010


<<Un anello per domarli tutti… un anello per trovarli… un anello per ghermirli… e nell’oscurità incatenarli!>> Dei 20 Anelli del Potere forgiati da Sauron, il signore del Male, uno è il più potente e pericoloso. Dopo una strenua lotta, Isildur, re di Gondor, sconfigge Sauron e si impossessa dell’Anello, però, il re viene ucciso in un’imboscata e l’Anello cade nelle mani dell’oscuro e deforme Gollum. Un hobbit della Contea, Bilbo Baggins era riuscito a impossessarsene, rubandolo a Gollum e prima di sparire misteriosamente lo ha affidato a suo nipote Frodo e alla Compagnia dell’Anello, che dovrà affrontare un lungo viaggio, guidati dallo stregone Gandalf, braccati dagli spietati Nazgul e da una legione di voraci Uruk Hai, per portare l’Anello nelle Gole del Destino, nella Terra Nera di Mordor. Ora il destino della civiltà è nelle mani di Frodo…
Uscito tra il 1954 e il 1955, diviso in tre parti Il Signore degli Anelli è uno dei più famosi romanzi fantasy mai scritti, che stupisce per la maniacale precisione con cui viene descritto un mondo che non esiste – la Terra di Mezzo – dove vivono personaggi che non esistono, hobbit, nani, elfi, orchi… con altrettanto inventati idiomi. Semplice e al tempo stesso complesso, il romanzo è capace di affascinare chiunque, di riuscire a far immergere completamente il lettore in un mondo che dispiace alla fine abbandonare. Filo conduttore del romanzo è naturalmente l’innata lotta tra Bene e Male, della sfida tra un mezzuomo, un hobbit, e il Male supremo rappresentato da Sauron, ma soprattutto da quell’Anello che riesce a trasformare qualunque cosa in cattiveria; ma anche il senso di amicizia vera che nasce tra i diversi rappresentanti della Compagnia, come Legolas e Gimli astiosi l’un con l’altro prima, amici per la pelle poi.
Tolkien, l’autore del romanzo, non è mai stato pienamente d’accordo ad una trasposizione cinematografica; se è vero che il pensiero abbia balenato nella mente di Kubrick, solo pochi ci hanno provato, e i risultati sono stati deludenti, è il caso del cartone animato realizzato da Ralph Bakshi nel 1978. Ma dopo quasi cinquant’anni, Peter Jackson decide di provarci e di portare sul grande schermo una storia che sulla carta è a dir poco epica. Il risultato è un film dal forte impatto visivo, che tenta di stupire e coinvolgere ad ogni costo; la sceneggiatura scritta dallo stesso regista assieme alla moglie Fran Walsh e a Philippa Boynes, ripercorre quasi fedelmente la storia del libro, ampliando il ruolo di Arwen, solo menzionata da Tolkien, ed eliminando il personaggio di Tom Bombadil che aiuta Frodo nel suo viaggio.
Certo l’ideale sarebbe leggere il libro e poi vedere il film, per avere un maggiore coinvolgimento e per non perdersi nei meandri di una storia vasta, che qui è “ridotta” a quasi tre ore. Le parti migliori sono sicuramente l’inizio, con la voce fuori campo che narra la nascita degli Anelli; quella dello scontro fra gli stregoni, il buon Gandalf e il cattivo Saruman e il viaggio all’interno delle Miniere di Moria con lo scontro fra Balrog e Gandalf, al ponte di Khazad-dum. La regia è a dir poco spericolata: selvaggi movimenti di macchina, inquadrature che vanno dal volo di uccelli fin dentro le cavità terrestri compiendo percorsi che più intricati non si può; ma se tutto ciò è adatto a rappresentare momenti come quelli sopra citati della lotta fra i due stregoni, la macchina da presa avrebbe dovuto “irrigidirsi” nei momenti più riflessivi, come quelli all’interno della casa di Bilbo. Ma forse impaurito dalla durata, Jackson ha pensato di non far distogliere lo sguardo dello spettatore dallo schermo nemmeno per un secondo, cercando invece di avvolgerlo e coinvolgerlo completamente, e di rappresentare l’epica storia attraverso movimenti mozzafiato di macchina, che comunque hanno alla fin fine motivo di esserci, più che in altri film.
Grande apporto al risultato complessivo del film l’hanno avuto tutti quanti: gli interpreti sono uno meglio dell’altro, Wood è perfetto nella parte di Frodo (col suo sguardo espressivo riesce anche a commuovere quando serve), così come Ian Holm in quella di Bilbo; straordinari Ian McKellen e Christopher Lee, non vedremo un buono e un cattivo così per un bel pezzo nel cinema a venire. Viggo Mortensen è una rivelazione e Hugo Weaving, Orlando Bloom e Cate Blanchett, rispettivamente Elrond, Legolas e Galadriel, hanno azzeccato in pieno i loro ruoli. Meno convincenti Liv Tyler, col suo personaggio ancora tutto da definire e comunque dubbioso, e Sean Bean con la sua interpretazione quasi forzatamente viscerale.
Ma il film non avrebbe mai preso vita senza l’ausilio degli effetti speciali, fondamentali in storie di questo tipo, e tutti quanti funzionali, come quelli utilizzati per rappresentare la differenza di altezza tra gli Hobbit e il resto dei personaggi. Perfette le riproduzioni della Contea, di Isengard, delle Miniere di Moria, di Gran Burrone, anche se alcuni effetti, pur non risultando scarsi, hanno un aria artificiosa, come quelli nella scena in cui i protagonisti corrono verso il ponte di Khazad-dum e la macchina da presa li inquadra da lontano. Magniloquente la colonna sonora, realizzata da Howard Shore, perfetta nel ricreare le emozioni, trasformandole in note e cori, con l’aggiunta di due canzoni di Enya che sottolineano l’incontro a Gran Burrone di Arwen e Aragorn, e quella dei titoli di coda. Fotografia adatta di Andrew Lesnie. 4 oscar fra cui migliori effetti speciali.

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