Kagemusha, l'ombra del guerriero |
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Un film di Akira Kurosawa.
Con Tatsuya Nakadai, Tsutomu Yamazaki, Kenichi Hagiwara, Takashi Shimura.
continua»
Titolo originale Kagemusha.
Drammatico,
durata 159 min.
- Giappone 1980.
MYMONETRO
Kagemusha, l'ombra del guerriero
valutazione media:
3,75
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Dietro la maschera il vuoto?di Paola Di GiuseppeFeedback: 25414 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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giovedì 28 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Kurosawa torna al suo secolo di elezione, il ‘500. Il clan dei Takeda assedia il castello di Noda.Shingen,il capo,lotta per l’unificazione del paese . Colpito mentre ascolta il lamento di quel flauto che,gli hanno riferito, ogni sera arriva dal castello a ipnotizzare tutti gli uomini,Shingen dovrà essere sostituito per tre anni da un sosia (un Kagemusha)che inganni tutti.Un impero senza capo è destinato a rapida sconfitta e la successione è problema di ogni guida carismatica di un popolo. Dunque questa è la volontà di Shingen,il suo cadavere sparisce sotto il naso delle spie nemiche (nel campo avverso circoleranno sempre sospetti su questa morte, ma ci vogliono prove,e il sosia è troppo bravo) Un calco quasi perfetto è già pronto al castello,un ladruncolo condannato alla crocifissione a testa in giù, trovato al fiume dove avvengono le esecuzioni. Il film si apre con inquadratura fissa su Shengen,al centro fra il fratello e il Kagemusha,e il tema del doppio si pone da questo momento. Al ladro (copia perfetta dentro la maschera dello sfarzoso kimono)che, con popolana spontaneità, grida il suo ultimo tentativo di autoaffermazione :“Io non ho rubato che un po' di soldi.. E mi chiamate criminale?...Ma se voi ne avete uccisi a migliaia, e saccheggiato intere regioni!Chi è più colpevole?Voi o io?”,l’imperturbabile “signore della guerra” risponde “Il mio dominio è costruito sui cadaveri,ma se io non ci fossi la strage sarebbe collettiva, senza regola». Ponendo all’inizio la scena chiave per la lettura del film, Kurosawa dosa, in perfetto bilanciamento, la complessa varietà di temi che muove intorno a quello centrale. L’architettura dell’opera è il prodotto del felice equilibrio fra le ragioni ideali e intellettuali alla base del plot e le scelte stilistiche,che curano fino al dettaglio l’apparato visivo,soprattutto nella spettacolarità epica delle masse in movimento (grande lezione fordiana) L’uso del colore dà volume al linguaggio di Kurosawa,arricchendo la sua tavolozza con un equilibrio cromatico degno della classica e vibrante compostezza dei nostri grandi del Rinascimento. Ben indottrinato da Nobukado,attorniato da un consiglio di guerra che supporta il suo ruolo non facile, Kagemusha avrà sempre uno sguardo innocente sulle cose, pur calandosi nella parte al punto da convincere perfino sé stesso di essere l’altro. Ma “un’ombra ha valore quando c’è il suo originale” dirà il gran dignitario di corte “quando l’originale è sparito la sua ombra dove va a finire?” L’uomo può convivere con la sua maschera solo se le regole del gioco vengono rispettate e se la sovrapposizione è perfetta. E’dunque possibile ingannare il nipotino,ma non il cavallo,che riconosce solo Shengen e disarciona, sprezzante, Kagemusha. La maschera ora è un guscio vuoto, inservibile, da scacciare a sassate con un obolo per il servizio prestato. Ma Kurosawa non è Pirandello, e a Nobukado fa dire, parlando di Kagemusha “E' un gioco che costa dolore, credo che a volte debba sentirsi come rimesso in croce”. L’ involucro del miserabile continuerà per pochi istanti a vivere di vita propria, e sullo spettrale campo dopo la battaglia si scaglierà,patetica marionetta, fino ad essere colpito e cadere nel lago Suwa. Dall’alto,la macchina lo filma mentre galleggia in rotta di collisione con lo stendardo dei Takeda sconfitti. Lui, il Kagemusha, ne aveva perfino imparato a memoria il motto stampigliato “rapidi come il vento, silenziosi come la foresta, fermi come la montagna”.
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