Narciso - Dietro ai cannoni, davanti ai muli

Inizia sin dal titolo la storia di Narciso Dal Casòn (un intensissimo Roberto Herlitzka). Un anziano uomo di montagna profondamente legato ai ricordi della giovinezza trascorsa in guerra e alla propria terra, la Valsugana. Alpino e mandriano, Ciso vive solo con la natura da quando l’unico figlio è partito alla scoperta del mondo. Alla sua età le maestose cime dolomitiche potrebbero anche bastare a lenire la propria intima solitudine, eppure la vita dopo lungo tempo, con un coup de theatre, gli riserva la più grande delle fortune umane: una famiglia. L’amato figlio Tommaso fa ritorno a casa portando con sé una giovane donna indiana e il loro piccolo Samir. Per Ciso è una gioia immensa. L’amore spontaneo che da subito lo lega al nipote cancellano le diffidenze iniziali per il diverso colore della pelle, gli abiti etnici, i rituali religiosi..poco importano! Il nonno racconta al piccolo chi sono gli alpini, canta per lui i loro versi, lo conduce a contemplare l’alba tra i monti, gli mostra come l’uomo può vive della natura rispettandola. Non lo scalfiscono poi molto le grette voci di paese scandalizzate per l’illecita convivenza che caratterizza la sua ritrovata famiglia..un matrimonio civile formalizzerà tutto dinanzi alla legge. Per un breve arco di felicità Ciso scorda ciò che la montagna ai tempi della trincea gli ha insegnato: La vita è dura e va affrontata! Tommaso, gravemente malato, riparte d’improvviso così come era riapparso, affidando all’anziano padre i suoi cari e implorando ancora una volta il suo perdono. Madre e figlioletto saranno rimpatriati perché clandestini. E Ciso si ritrova così trafitto e fragile da voler scacciare tutti intorno a sé. E’ di nuovo solo, rancoroso come forse non lo è stato mai….! E’ solo un attimo. Un istante ed eccolo sfrecciare alla guida del suo Ape Cross in una disperata corsa tra le tortuose strade di montagna. Lui ama la sua famiglia e impiegherà quelle ultime forze di uomo per non perderla mai più! In un letto d’ospedale, al termine dei suoi giorni, Ciso realizzerà l’estremo atto d’amore che riscatterà non solo la propria vita, ma anche la piccola comunità di montagna che lo stima e circonda il suo capezzale. Diverse generazioni a confronto sul delicato e sempre attuale tema dell’integrazione tra culture diverse in nome degli ideali di comprensione, solidarietà, educazione, tolleranza. I favolosi e significativi scenari alpini. La penetrante colonna sonora di cori misti alle musiche di uno tra gli autori più incisivi del momento, Giuliano Sangiorgi. Tutto questo rende il film “Narciso, dietro i cannoni davanti ai muli” un’opera completa e complessa, patrimonio culturale, che si presta a svariati livelli di lettura, dall’insegnamento alla riflessione personale. Testamento artistico di un autore passato, Marcello Baldi, e al contempo manifesto programmatico di un giovane autore, il figlio Dario, in una condivisione e continuità di intenti da ammirare all’interno del panorama cinematografico italiano, dove i figli d’arte spesso vivono di rendita del proprio nome anagrafico, ma soprattutto dove costretto dalle leggi di mercato il Cinema abdica alla funzione di formazione culturale che le è propria. Questa valida produzione indipendente trova infatti tutt’ora spazio e visibilità solo nei circuiti festivalieri, ed è per questo un vero onore aver avuto la possibilità di parlarne.