Barriera invisibile |
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Un film di Elia Kazan.
Con Gregory Peck, Dorothy McGuire, Celeste Holm, Jane Wyatt, John Garfield.
continua»
Titolo originale Gentleman's Agreement.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 118 min.
- USA 1947.
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Guardabile (ma inascoltabile)di Canio MancusoFeedback: 0 |
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giovedì 8 giugno 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film, se si pensa al Kazan in stato di grazia delle sue opere migliori, va considerato per ciò che è: un prodotto medio: impeccabile formalmente; corretto nell'assunto; lodevole nei propositi; ma medio. Personalmente l'ho letto come un documento giornalistico tout court, una sorta di reportage privo di scatti d'immaginazione. Eppure l'argomento si prestava a un punto di vista meno convenzionale: probabilmente il contesto storico in cui l'opera fu concepita (la portata della stagione all'inferno in cui la Germania aveva precipitato sé e il mondo era visibile e chiara alle coscienze, ma fino a un certo punto)non consentiva a Kazan di costruire un racconto drammaticamente e poeticamente più vivo di quello che avrebbe realizzato. Specialmente certe forzature retoriche, sebbene comprensibili, non convincono; soprattutto nei passaggi di alcuni dialoghi, o nel finale intriso di un sentimentalismo pievano. Però c'è un però: il racconto scivola via senza incepparsi, e gli attori danno una buona prova di sé, Dorothy McGuire su tutti. La perfida definizione di Kazan sulla sostanza artistica di Peck è ingenerosa: il punto in cui il film traballa non è negli impacci drammatici del protagonista, che a mio avviso è qualcosa di più dello "zero di bell'aspetto" di cui parla il regista, liquidandolo con una definizione gonfia di veleno "hitchcockiano" (si pensi a John Gavin, battezzato "stiff" dal maestro, di cinema e cattiveria). Lo stesso Garfield è in palla, a proprio agio nel ruolo dell'escluso, che, per appartenenza culturale e politica, avrebbe giocato fino in fondo nella realtà dell'esistenza, oltre che in quella, reale anch'essa, del cinema. Forse la bellezza imperfetta del film è proprio nel suo restituirci, deformata dai frantumi di uno specchio falso, l'immagine dei protagonisti - di alcuni, almeno - e del regista; nel suo raccontarci solo in apparenza uno spaccato dell'ipocrisia americana e occidentale; in realtà alludendo alle miserie che ogni uomo è pronto a estrarre dalle tasche, quando la storia gliene chiede conto. Alludo alla "caccia alle streghe", ai blacklisted che si sentirono traditi da chi era stato loro compagno (è il caso di dirlo) di viaggio: Kazan intendo, la sua umana condizione, e il conformismo di chi non volle applaudirlo, quando Hollywood omaggiò per l'ultima volta un uomo, cui mancò il coraggio della solidarietà, forse; ma cui non mancò quello dell'artista.
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