Via col vento |
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Un film di Victor Fleming, George Cukor, Sam Wood.
Con Clark Gable, Vivien Leigh, Leslie Howard, Hattie McDaniel, Olivia De Havilland.
continua»
Titolo originale Gone with the Wind.
Drammatico,
durata 222 min.
- USA 1939.
MYMONETRO
Via col vento
valutazione media:
4,80
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Perfezionedi archano_9Feedback: 0 |
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martedì 27 gennaio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non c'è nulla di male ad esprimere la propria opinione di gusto, ma non se ne può più di leggere queste opinioni(e quindi opinabili, per ovvie ragioni etimologiche)formulate come attente analisi critiche!"Gone With the Wind" è, dal punto di vista sia della storia del cinema che dell'estetica cinematografica, un capolavoro. Motivazioni come lunghezza spropositata, personaggi insopportabili, colori eccessivamente finti,etc. sono ovviamente inconsistenti da un punto di vista critico: Non poteva non essere un film-fiume, in quanto si poneva come tranche-de-vie ed era la trasposizione filmica del libro più letto dagli americani dopo la Bibbia; i personaggi incarnano in modo perfetto le istanze ideologiche, prima che psicologiche, di cui sono portatori(che poi siano quasi tutti antipatici è un'altra storia, ma del tutto irrilevante ai fini dell'analisi); il technicolor nel 1939 veniva utilizzato per denotare il sogno, la fuga dalla realtà(vedi "The Wizard of Oz" dello stesso anno), l'Altrove dell'epos, mentre il realismo era rigorosamente in bianco e nero... D'altra parte chi ha denigrato il film in virtù di sterili paragoni con Ejzenstein, Fellini, Kubrick o Bergman(tra l'altro questi son forse gli autori che preferisco in assoluto), non ha tenuto conto delle profonde differenze che esistono tra la concezione autoriale del cinema europeo( e non solo: vedi Welles) e i modi produttivi ed estetici del cinema hollywoodiano. Son due cose profondamente diverse, ed è alquanto superficiale giudicarle in termini di superiorità/inferiorità: anche Hollywood ha raggiunto incommensurabili profondità artistiche tra le maglie delle sue apparentemente rigide regole. Un'opera necessita di essere letta non solo dall'ottica del valore assoluto, ma anche nella sua complessa rete di rimandi contestuali con le innumerevoli altre discipline che concorrono a darle quel valore assoluto di cui sopra. Forse dovremmo iniziare a scrivere le nostre opinioni di gusto senza pretendere di oggettivarle in profonde analisi estetiche, quando non si possiedono i mezzi necessari per condurle queste analisi. Ah, dimenticavo: il doppiaggio italiano è davvero ridicolo ma non c'entra nulla col film: quelli che si interessano di cinema ad un livello superiore del semplice piacere personale sanno che ogni film andrebbe visto, se possibile, in lingua originale; i doppiaggi, anche i migliori-e in Italia siamo abbastanza bravi-non possono non modificare il flusso audiovisivo dell'opera filmica... Buono studio a tutti quelli che si occupano di Cinema e buona visione a tutti gli altri... Alla fin fine è sempre un piacere perdersi davanti ad uno schermo, anche per chi non ci deve riflettere più di tanto. Non è forse questa una delle stregonerie dell'arte?
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