La terra |
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Un film di Sergio Rubini.
Con Fabrizio Bentivoglio, Paolo Briguglia, Emilio Solfrizzi, Massimo Venturiello.
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Thriller,
durata 112 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 24 febbraio 2006.
MYMONETRO
La terra
valutazione media:
2,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il regista sbagliatodi FrancescoFeedback: 0 |
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lunedì 8 maggio 2006 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una buona storia affidata al regista sbagliato (ultime due scene a parte). Mi domando come sarebbe fiorito questo film dalle mani di Matteo Garrone o di Paolo Sorrentino, registi che hanno una capacità di rappresentare le loro storie con una visione ben più forte e personale di Rubini. 'La terra' è il ritratto di un verminaio famigliare ma quel verminaio non basta raccontarlo, bisogna mostrarlo, bisogna usare le immagini per rappresentarlo, come - ad esempio - ne 'L'imbalsamatore' di Garrone lo squallore dei luoghi rimanda allo squallore morale. In un film come 'La terra', in cui nessuno è ciò che sembra essere o vuol far credere di essere, in cui dietro il sipario della famiglia si nasconde un abisso nero (o rosso come il sangue e il vino), è assurdo far svolgere il colloquio fra Bentivoglio e Solfrizzi, nel mobilificio, all'inizio della pellicola, in un ufficio e non sfruttare il potenziale simbolico dei salotti o delle camerette esposte in vendita, simboli, appunto, dell'immagine (fasulla) della famiglia (qualcuno ricorda 'One hour photo')?. Oppure, la processione: come ha dimostrato Winspeare ne 'Il miracolo', la forza evocativa di manifestazioni religiose di quel genere può essere fortissima, tanto più che qui è il centro del film, e il piccolo mostro di provincia (ben interpretato da Rubini) è uno degli uomini vi che partecipano con più, apparente, devozione (proprio lui). Macché. Tutto piatto. Nemmeno l'idea di fargli indossare i guanti bianchi - simbolo di purezza su mani lorde - viene sfruttata dalla macchina da presa. Succede e basta. Il peggio è poi che Rubini, per farci capire che alla processione partecipava la ragazza di Mario e non Mario, piazza un primo piano in flashback sugli occhi di lei, come nel giallo del sabato sera su Rai due, come in certi insopportabili film americani che considerano lo spettatore un cretino cui tutto deve essere spiegato. Peccato far assomigliare a un giallo o addirittura a un thriller (???) un film potenzialmente ben più interessante per altri aspetti, principalmente il tema della famiglia come rete nella quale si è (si torna a essere) impigliati, finendo per trasformarsi moralmente. O solo per scoprire chi si è veramente. Proprio quello che accade a Luigi, interpretato da un Bentivoglio, cui deve essere venuta l'emicrania a furia di aggrottare la fronte nquadratura dopo inquadratura. Complimenti, infine, all'autore della colonna sonora. Il premio 'Pietra al collo' 2005 non glielo toglie nessuno.
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