La terra |
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Un film di Sergio Rubini.
Con Fabrizio Bentivoglio, Paolo Briguglia, Emilio Solfrizzi, Massimo Venturiello.
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Thriller,
durata 112 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 24 febbraio 2006.
MYMONETRO
La terra
valutazione media:
2,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Saga familiare tinta di giallo,di Raffa S.Feedback: 0 |
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domenica 26 febbraio 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“La terra” è un ulteriore omaggio che il regista di Grumo (Bari), romano d’adozione, rende alla sua terra, e, in generale, alla “memoria” d’ognuno. Cose e paesaggi sono un tripudio di pugliesità (uliveti sterminati, masserie, mare cristallino, mandorle e primitivo), ma quella che Rubini racconta è una storia universale, o, perlomeno, molto italiana. Stazione di Mesagne, Brindisi. È pieno giorno, eppure non c’è un’anima. Un treno si ferma. Scende un uomo. Entrambi pare abbiano fretta di ripartire: il treno lo farà subito, l’altro dovrà attendere. Più del previsto. L’uomo in questione è il professore di filosofia Luigi Di Santo (un Fabrizio Bentivoglio, che, come ne L’amore ritorna, veste benissimo i panni del “pugliese di ritorno”), originario di quei luoghi, emigrato a Milano. Dopo anni, torna in paese per una questione d’eredità. Roba di pochi giorni, pensa. Invece, si troverà a compiere un viaggio più lungo e complesso, in luoghi dove neppure l’amorevole compagna (una Claudia Gerini tutta longuette e camicette di seta) riuscirà a seguirlo. Un viaggio nella memoria, attraverso quei sentimenti primordiali che scaturiranno dai rapporti conflittuali coi fratelli: Michele (Emilio Solfrizzi), parvenu sommerso di debiti con la fissa per la politica, Mario (Paolo Briguglia), sensibile e generoso, assorbito dal volontariato, e Aldo (Massimo Venturiello), rude e lavativo, attratto da donne e alcool. Figure, perlopiù maschere, che perdono rigidità grazie alla bravura degli attori, tutti eccezionali. Perfetto (ma irriconoscibile) è poi Rubini nel ruolo di Tonino, sordido usuraio, con cui ogni fratello avrà a che fare. E che, per un motivo o per un altro, ciascuno di loro odierà, tanto che quando questi verrà ucciso, i fratelli si sospetteranno a vicenda. Toccherà a Luigi dipanare la matassa, scendendo anche a compromessi. Con se stesso, innanzitutto. Un giallo, quindi, dove certo non mancano richiami verghiani alla “roba”, ma dove altrettanto cruciale è il tema della famiglia: valore a volte privo di valori, con ragioni che è difficile, se non impossibile, indagare. Ma con cui tutti, almeno secondo il film, prima o poi siamo chiamati a fare i conti.
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