RECENSIONE
E' difficile recensire un film quando il regista non riconosce nell'opera. Il film uscì nel 1960, Kubrik era un regista di 30 anni con 4 film all'attivo, tra cui Orizzonti di gloria interpretato da Kirk Douglas che si era fissato a realizzare un film su Spartaco con la sceneggiatura di Dalton Trumbo., l'attore e produttore scelse come regista Anthony Mann che licenziò dopo una settimana e fece pressing su Kubrik che acccettò sebbene poco.e poco convinto del soggetto e della sceneggiatura. Per Trumbo fu la prima sceneggiatura che potè di nuovo firmare, noto sceneggiatore era entrato nella lista nera di Hollywood perché comunista e sotto falso nome vinse 2 Oscar (Vacanze romane, La più grande corrida) continuando poi con film di successo (Exodus, L'occhio caldo del cielo). In questo film Trumbo sembra anticipare il politcally correct: tutti i romani sono viziosi, crudeli alcuni di più (Crasso) altri di meno (Gracco) comunque non molto svegli, sorge spontanea la domanda : ma come hanno fatto a creare un Impero durato secoli accettato dai popoli più diversi? Invece nel film tutti gli schiavi sono buoni, tra loro solo rapporti sereni e idilliaci. In realtà questo film è di Douglas e di Trumbo, impostato sul concetto di liberazione della schiavitù vista come lotta degli emarginati contro i ricchi. Peraltro la presenza di Kubrik si può notare con alcune sue "zampate" di particolare valore tecnico specie nelle scene di massa.
Spartacus (Kirk Douglas) schiavo trace è comprato da Battiato (Peter Ustinov Oscar come migliore attore n.p.) per la sua scuola di gladiatori di Capua, più volte punito per il suo orgoglio attira l'attenzione della schiava Varinia (Jean Simmons). Durante la visita del ricco aristocratico Crasso (Laurence Olivier) con la sorella e la fidanzata di Glabro capo della guarnigione di Roma, viene organizzata per il loro divertimento una lotta di gladiatori, Spartacus sta per essere ucciso da Dabra (Woody Strube) che si rifiuta e si ribella ucciso da Crasso che prima di ritornare a Roma acquista Varinia. Subito dopo scoppia la rivolta dei gladiatori ai quali si uniscono ben presto masse di schiavi tutti comandati da Spartacus: l'esercito degli schiavi dopo avere vinto più eserciti tra cui quello di Glabro, vengono infine sconfitti da Crasso e Pompeo, i superstiti tra cui Spartacus crocefissi.
La storia è ovviamente romanzata, con diverse sviste (I cavalieri con le staffe!), è presente Kubrik nella perfezione tecnica, nell'eccellente fotografia, la battaglia finale è da manuale (le è paragonabile solo la battaglia ne Il Gladiatore), manca però lo spirito sarcastico, tragico ed enigmatico che caratterizza il regista, sostituito dalla convenzionalità dei personaggi, la sceneggiatura è talora enfatica e con un finale inverosimile con Crasso che s'innamora di Varinia coprendola di regali per conquistarla (!). Ottimi il cast e la recitazione degli attori, meritano tra gli altri una citazione Charles Laughton (Gracco rivale politico di Crasso) e Tony Curtis (Antonino schiavo concupito da Crasso).
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