il cinefilo
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domenica 29 agosto 2010
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un grande gangster movie firmato raoul walsh
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TRAMA:Il bandito Jarret(James Cagney)morbosamente attaccato alla sua anziana madre finisce in galera dopo una rapina a un treno ma riuscirà a evadere...COMMENTO:Il regista Raoul Walsh è riuscito a realizzare uno dei più"elettrizzanti"gangster movie di sempre dove ogni attore risulta perfettamente azzeccato e dove tutte le sequenze violente sono orchestrate magnificamente a cominciare da quella iniziale dell'assalto al treno fino a quella finale.
Questo film si contraddistingue soprattutto grazie alla strepitosa interpretazione di James Cagney(per questo genere di cinema era difficile concepire un attore migliore di lui)e che,parallelamente alla vicenda criminale,viene raccontata anche(seppure in tono minore)la storia del suo rapporto psicotico con la madre e la vicenda narrata prosegue fino a sfociare in un finale cruento tanto epico e grandioso quanto(forse)un pò esagerato ma resta indimenticabile la frase del poliziotto che chiude il film:"ha raggiunto la cima del mondo ma la terra gli è esplosa sotto i piedi".
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tomdoniphon
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sabato 30 maggio 2015
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uno dei vertici del gangster film
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Feroce e spietato, il gangster Cody Jarret (Cagney, qui nella interpretazione della sua carriera) nutre un affetto morboso per la madre, che lo sostiene nella sua attività criminale. Braccato per una rapina a un treno, decide di costituirsi per un reato minore (che non ha commesso, ma che gli consente di evitare un’accusa ben più pesante). Una volta in carcere, viene affiancato da un agente in incognito, che si guadagna la sua fiducia, evade con lui ed entra a far parte della sua gang: alla prima occasione, quest’ultimo avvertirà al polizia e per Jarret sarà la fine.
Insieme a “Scarface” (1932, di Hawks) e “Giungla d’asfalto” (1950, di Huston), il più grande capolavoro del gangster-film della Hollywood classica: un’opera con un ritmo che ignora i tempi morti (da fare invidia a qualsiasi film degli ultimi 30 – 40 anni) e con una profondità di analisi dei personaggi degna dei successivi film degli anni ’60 e ’70.
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Feroce e spietato, il gangster Cody Jarret (Cagney, qui nella interpretazione della sua carriera) nutre un affetto morboso per la madre, che lo sostiene nella sua attività criminale. Braccato per una rapina a un treno, decide di costituirsi per un reato minore (che non ha commesso, ma che gli consente di evitare un’accusa ben più pesante). Una volta in carcere, viene affiancato da un agente in incognito, che si guadagna la sua fiducia, evade con lui ed entra a far parte della sua gang: alla prima occasione, quest’ultimo avvertirà al polizia e per Jarret sarà la fine.
Insieme a “Scarface” (1932, di Hawks) e “Giungla d’asfalto” (1950, di Huston), il più grande capolavoro del gangster-film della Hollywood classica: un’opera con un ritmo che ignora i tempi morti (da fare invidia a qualsiasi film degli ultimi 30 – 40 anni) e con una profondità di analisi dei personaggi degna dei successivi film degli anni ’60 e ’70.
Al centro del film, il personaggio interpretato da James Cagney, un bandito brutale e con un morboso attaccamento alla madre: in una delle scene più celebri del film - quando, in carcere, Cody viene a sapere che la madre è morta ed esplode in una violentissima crisi di nervi - il regista (Roul Walsh) “per un po’ dà spazio alla sua forza travolgente, poi lo mostra improvvisamente dall’alto, mentre urla e scalcia nell’immobilità generale dell’enorme stanzone” (Venturelli).
Ma ancora più indimenticabile il finale, quando Cody - ormai braccato dalla polizia e appena prima dell’esplosione della raffineria in cui si è rifugiato - grida: “Top of the world, Ma’!”.
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