Forse il film più riuscito di Louis Malle, cantore dei malesseri esistenziali della borghesia del boom economico, paranoica, annoiata e perennemente insoddisfatta.
La dipinge attraverso l'esistenza grama di Alain, uomo piacente appena uscito dal tunnel dell'alcolismo, ma che non vuole lasciare la clinica per benestanti che lo tiene in cura. Ha paura di riaffrontare la vita. Infatti, di nuovo fuori, fa i conti con un contesto sociale nel quale vive male, circondato da ipocrisia e comportamenti di circostanza. La scelta finale sembra inevitabile per alleggerire il peso dell'insofferenza.
Leone d'Oro a Venezia.