Gli anni '90, sono famosi tra le altre cose, per aver lanciato numerosi film gotici molti dei quali oggi sono considerati dei veri e propri cult. Iniziando dal bellissimo Dracula di Bram Stoker del 1992, firmato Coppola, e proseguendo con L'intervista col Vampiro di Neil Giordan, Il Corvo di Alex Proyas e From Hell dei Hudges, passando per molti altri film, il decennio del '90 ha segnato e reinventato per sempre l'immaginario dei film gotici. Frankenstein di Mary Shelley si va ad aggiungere fieramente nella schiera di pellicole del sopracitato genere e risulta veramente un film immortale, proprio come la sua storia.
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Gli anni '90, sono famosi tra le altre cose, per aver lanciato numerosi film gotici molti dei quali oggi sono considerati dei veri e propri cult. Iniziando dal bellissimo Dracula di Bram Stoker del 1992, firmato Coppola, e proseguendo con L'intervista col Vampiro di Neil Giordan, Il Corvo di Alex Proyas e From Hell dei Hudges, passando per molti altri film, il decennio del '90 ha segnato e reinventato per sempre l'immaginario dei film gotici. Frankenstein di Mary Shelley si va ad aggiungere fieramente nella schiera di pellicole del sopracitato genere e risulta veramente un film immortale, proprio come la sua storia. Diretto e interpretato da Kenneth Branagh, risulta memorabile ed incisivo sia per la costruzione narrativa, potente e abbastanza fedele al classico letterario, sia per la ricostruzione degli ambienti e la scenografia. Costituito dunque da una ricostruzione d'epoca impeccabile, fatta di castelli, interni principeschi, sontuosi e brillanti abiti da ballo, musica classica ma senza trascurare gli ambienti avantgarde e un po' steampunk dei laboratori di Frankenstain e senza eludere la decadenza sociale dell'epoca rimarcata nelle scene di linciaggio verso la Creatura e verso l'innocente Justine.
Dal punto di vista del montaggio e della regia, tuttavia, bisogna ammettere che il film risulta abbastanza frenetico, sopratutto nella prima ora. Branagh è ossessionato dal non perdere tempo prezioso impantanadosi in passaggi più lunghi di quanto vorrebbe ma sullo schermo si ha l'impressione che lo stacco da una scena all'altra sia troppo repentino e frenetico da un risultare fluido quanto basta. La fotografia e l'uso degli effetti speciali sono tuttavia impeccabili e riescono a far rifiorire le atmosfere cupe e tenebrose dell'opera originaria. Riguardo la storia, essa viene trattata con accuratezza ed è abbastanza fedele all'originale pur distaccandosi per alcuni aspetti.
Molto convincenti le interpretazioni degli attori, tutti, inclusi i mostri sacri del cinema Robert De Niro e Ian Holm. Virtuosa, solare e leggiadra anche la giovane Elena Bonham Carter mentre molto calato nel ruolo troviamo lo stesso Keneth Branagh che sfida se stesso nelle sue capacità registiche e nelle doti artistiche. Arrogante, sprezzante, impetuoso, egoista; l'attore regista ce la mette tutta nel suo Victor risultando generalmente convincente ma a tratti un po' sopra le righe.
L'attualità del racconto poi si commenta da sè, essendo Frankenstein l'eterna parabola dell'Uomo contro la Natura che sifda e manipola la scienza, l'arroganza dell'uomo che si crede Dio in grado di creare e distruggere la vita. Il film volle essere dunque un tentativo notevole, e quasi pienamente riuscito, di rilanciare la celeberrima opera ricca di tutti i sentimenti umani possibili (e le loro sfumature) avvolgendosi dalle tinte dell'horror gotico a passo coi tempi. Il lungometraggio firmato Branagh poteva essere un vero capolavoro se avesse prestato maggiore attenzione al montaggio e alla regia, ma resta un film di tutto rispetto dove spicca la cura per i particolari e la vivida fotografia nonchè le performance degli attori e su tutti quelli della vecchia scuola, ancora una volta.
3,5/5. Da vedere e riscoprire.
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