vanessa zarastro
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domenica 30 aprile 2017
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fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio
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Chez nous è un film franco-belga molto duro e, purtroppo, estremamente attuale. Il populismo dei movimenti nazionalisti fa leva sui malumori delle persone, sulle difficoltà economiche della gente, ma prevalentemente sul problema dell’immigrazione e dell’odio razzista.
Il regista belga Lucas Belvaux fa svolgere la vicenda in una piccola cittadina del Pas-de-Calais, nel Nord della Francia al confine con il Belgio. Una zona mineraria in un territorio già martoriato dall’ultima guerra mondiale (infatti, si cercano ancora le bombe inesplose).
La sinistra ha fallito, troppe chiacchiere e pochi fatti, i movimenti di destra trasmigrano nel neonato RNP- Fronte popolare che sembra raccogliere maggiormente il malcontento.
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Chez nous è un film franco-belga molto duro e, purtroppo, estremamente attuale. Il populismo dei movimenti nazionalisti fa leva sui malumori delle persone, sulle difficoltà economiche della gente, ma prevalentemente sul problema dell’immigrazione e dell’odio razzista.
Il regista belga Lucas Belvaux fa svolgere la vicenda in una piccola cittadina del Pas-de-Calais, nel Nord della Francia al confine con il Belgio. Una zona mineraria in un territorio già martoriato dall’ultima guerra mondiale (infatti, si cercano ancora le bombe inesplose).
La sinistra ha fallito, troppe chiacchiere e pochi fatti, i movimenti di destra trasmigrano nel neonato RNP- Fronte popolare che sembra raccogliere maggiormente il malcontento. Agnés Dorgelle (Catherine Jacobe troppo palesemente travestita da Marine Le Pen) decide si presentarsi come partito alle elezioni comunali ma è in cerca di una faccia nuova, pulita e perbene da presentare come candidata a Sindaco.
La scelta cadrà su Pauline Duhez (Emilie Duquenne), un’infermiera domiciliare con due figli che deve accudire anche un padre malato ex operaio comunista. Nella cittadina tutti la conoscono e tutti la amano, è sempre disponibile ad aiutare giovani anziani, donne anche musulmane. Berthier (André Dussolet), un medico influente della provincia e che aveva curato per anni la madre di Pauline, la circuisce con chiacchiere e profferte; la lusinga e la persuade, nascondendole la vera natura xenofoba del partito. Pauline accetta l’offerta di candidarsi più per migliorare la vita della gente comune, che il proprio tenore di vita, ma non ha calcolato tutte le conseguenze.
La vita di Pauline è già cambiata anche perché ha rincontrato Stéphane Stankowiak (Guillaume Gouix), un suo vecchio amore dei sedici anni. Dolce e attento a lei e ai suoi figli, nasconde un’atroce verità: è un picchiatore naziskin che una volta era nel servizio d’ordine del partito di destra di Berthier. Ma mentre lui pratica la violenza assoluta e fisica, Berthier la camuffa sotto la politica e apparenti buone maniere.
L’ingenua Pauline che non si era mai occupata di politica e che aveva sempre e solo lavorato nella vita, quindi, si trova messa in mezzo da gente senza scrupoli in cui la menzogna è parte integrante della vita. Un devastante clima di violenza sotto varie declinazioni – perfino suo padre non la vorrà mai più vedere - la avvolgerà fino a farle rinunciare la candidatura. Di più non dico, nel film ci sono vari episodi che aggiungono (ad es. il comportamento del figlio adolescente dell’amica di Pauline) informazioni, ma non tolgono nulla alla morale del film che ci allerta contro i facili populismi che vogliono “restituire” la nazione ai “veri” connazionali.
Emilie Duquenne, già Rosetta dei fratelli Dardennes del 199 e Jennifer, la parrucchiera di Arras dello stesso Belvaux in Sarà il mio tipo? del 2014, conferma la sua recitazione spontanea e la sua bravura.
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flyanto
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martedì 2 maggio 2017
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un'eroina con problemi più grandi di lei
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"Chez Nous" , letteralmente tradotto in italiano "A Casa Nostra" , è un film che affronta l'attuale, grosso e delicato problema dell'immigrazione nei paesi europei, e qui precisamente in Francia, annesso a quello della più o meno pacifica convivenza con coloro che arrivano da terre lontane. La protagonista della storia è una giovane donna che, divorziata e con due figli ancora piccoli a carico, svolge il lavoro di infermiera in una piccola città di provincia e lo fa con passione e responsabilità. Per le sue doti "umanitarie" ed il suo diretto contatto, e conseguente conoscenza, con la gente, ella viene scelta da alcuni individui politicamente attivi, quali un maturo medico suo amico, come l'ideale candidata per le elezioni a sindaco della città.
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"Chez Nous" , letteralmente tradotto in italiano "A Casa Nostra" , è un film che affronta l'attuale, grosso e delicato problema dell'immigrazione nei paesi europei, e qui precisamente in Francia, annesso a quello della più o meno pacifica convivenza con coloro che arrivano da terre lontane. La protagonista della storia è una giovane donna che, divorziata e con due figli ancora piccoli a carico, svolge il lavoro di infermiera in una piccola città di provincia e lo fa con passione e responsabilità. Per le sue doti "umanitarie" ed il suo diretto contatto, e conseguente conoscenza, con la gente, ella viene scelta da alcuni individui politicamente attivi, quali un maturo medico suo amico, come l'ideale candidata per le elezioni a sindaco della città. Dapprima un poco riluttante in quanto insicura delle proprie reali capacità per un impegno così importante, poi, convinta, la donna inizia piano piano a coinvolgersi al progetto, provocando un grosso cambiamento nella propria vita. Da alcuni sostenuta e, come del resto avviene in tali casi, da altri fortemente osteggiata per i principi politici del partito a cui ella è legata, la protagonista crede onestamente nelle convinzioni e nel programma da lei rappresentato che prevede, tra le tante proposte, una certa forma di tolleranza con gli immigrati ma anche severità al fine di far loro rispettare le leggi del proprio Paese. Nel suo complessivo cambiamento ne risentirà anche negativamente la sua relazione sentimentale con un simpatizzante dell'estrema e violenta Destra, inducendola alla fine, ormai delusa, ad abbandonare definitivamente la futura carriera politica.
Il regista Lucas Belvaux ritorna sugli schermi cinematografici, dopo il fortunato e riuscito "Sarà il Mio Tipo", con un'altra interessante storia di di un personaggio femminile (peraltro la protagonista, Emilie Dequenne, è la stessa in entrambi i films) ma, mentre nella precedente opera egli ritrae una donna dal punto di vista per lo più dei sentimenti,in "Chez Nous" il ritratto diventa più completo e, cioè, di una donna in tutte le sue sfaccettature, sentimentali e professionali, e in un suo addirittura progetto ed impegno più ampio, quale quello di dedicarsi alla battaglia politica. Ciò ovviamente funge da pretesto al regista per affrontare e discutere del problema ormai contemporaneo e, purtroppo, quanto mai diffuso in Europa dell'immigrazione e di tutto ciò che questo fenomeno comporta ai fini della convivenza nello stesso suolo. Belvaux non prende esplicitamente posizione, sebbene dimostri una certa forma di giusto e sentito nazionalismo ma, nel corso delle battaglie portate avanti dalla sua protagonista ha la possibilità di presentare i vari aspetti della problematica e i vari punti di vista su come affrontarla. E con la solita sua maniera introspettiva e quanto mai precisa e profonda, egli vi riesce alla perfezione, consegnando un'opera precisa, lucida e veritiera che sicuramente induce lo spettatore a riflettere in quanto, come cittadino europeo, anch'egli direttamente coinvolto nella questione.
Ben interpretato dalla sempre convincente Emilie Dequenne, il film sicuramente è del tutto consigliabile.
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matteo
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lunedì 1 giugno 2020
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il seme dell'odio
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L'ascesa dell'estrema destra nelle parole e nella retorica si infiltra tra le persone comuni facendo leva sulla paura dell'altro, dello straniero quale capro espiatorio per il malessere della società. Questo dato di fatto che è comune a tutto l'occidente ma non solo è mostrato in modo efficace in una narrazione coinvolgente. La protagonista (un po' troppo ingenua per dir la verità) diventa icona di una manipolazione subdola. Il suo disinteresse per la politica dovuto anche a una vita intensa spesa tra lavoro, educazione dei figli e padre malato, è condizione perfetta perchè essa stessa diventi una mera comparsa, un paravento di perbenismo, una marionetta per la destra fascista e per i suoi slogan tanto vuoti quanto in grado di parlare alla pancia delle persone comuni.
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L'ascesa dell'estrema destra nelle parole e nella retorica si infiltra tra le persone comuni facendo leva sulla paura dell'altro, dello straniero quale capro espiatorio per il malessere della società. Questo dato di fatto che è comune a tutto l'occidente ma non solo è mostrato in modo efficace in una narrazione coinvolgente. La protagonista (un po' troppo ingenua per dir la verità) diventa icona di una manipolazione subdola. Il suo disinteresse per la politica dovuto anche a una vita intensa spesa tra lavoro, educazione dei figli e padre malato, è condizione perfetta perchè essa stessa diventi una mera comparsa, un paravento di perbenismo, una marionetta per la destra fascista e per i suoi slogan tanto vuoti quanto in grado di parlare alla pancia delle persone comuni. Un film riuscito quasi del tutto, dove la vera presa di coscienza avviene solo negli ultimissimi istanti grazie a una foto compromettente. Una illuminazione forzata, anche'essa come l'ideologia fascita, dovuta più a un imapatto emotivo che a un vero ragionamento. Peccato perchè questo film avrebbe meritato ben altro finale.
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