writer58
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giovedì 2 novembre 2017
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la chimera
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Il film "una donna fantastica" di Sebastian Lelio, autore dell'ottimo "Gloria", è una buona proposta che contiene al suo interno, tuttavia, alcune debolezze nell'impianto.Non è un film di denuncia (non solo), ma neanche un dramma borghese sui nuovi confini delle relazioni amorose. E' un'opera che tratta di diritti negati e rifiuti, di discriminazioni feroci perché attingono al campo delle pulsioni (la paura del diverso) ancor prima che a quello della ristrettezza culturale e dell'ipocrisia, di violenza (anche delle istituzioni) nei confronti di coloro che negano, nel loro corpo e nella propria vita, l'appartenenza a un genere.
La narrazione si svolge nell'epoca attuale, a Santiago del Cile, Marina e Orlando si amano, convivono nell'appartamento di lui, hanno una relazione affettiva intensa.
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Il film "una donna fantastica" di Sebastian Lelio, autore dell'ottimo "Gloria", è una buona proposta che contiene al suo interno, tuttavia, alcune debolezze nell'impianto.Non è un film di denuncia (non solo), ma neanche un dramma borghese sui nuovi confini delle relazioni amorose. E' un'opera che tratta di diritti negati e rifiuti, di discriminazioni feroci perché attingono al campo delle pulsioni (la paura del diverso) ancor prima che a quello della ristrettezza culturale e dell'ipocrisia, di violenza (anche delle istituzioni) nei confronti di coloro che negano, nel loro corpo e nella propria vita, l'appartenenza a un genere.
La narrazione si svolge nell'epoca attuale, a Santiago del Cile, Marina e Orlando si amano, convivono nell'appartamento di lui, hanno una relazione affettiva intensa.. Una sera, Orlando si sente male, cade dalle scale, viene accompagnato in ospedale da Marina, ma muore subito dopo per un aneurisma. Marina avvisa la famiglia di Orlando che le intima di scomparire, di non farsi vedere al funerale, di restituire l'automobile e l'appartamento di Orlando.Marina è una transgender e la ex moglie di Orlando considera il loro rapporto una pura e semplice perversione. Al rifiuto famigliare occorre aggiungere l'atteggiamento dei personale sanitario e della polizia che oscilla tra l'inquisitorio e il sospettoso e che culmina in una visita medica disposta da una funzionaria al solo scopo di umiliarla. Il disprezzo della famiglia cresce al punto che Marina, presentatasi in chiesa per rendere l'estremo saluto al suo ex partner, viene brutalizzata da alcuni membri del clan famigliare.
Il film ricostruisce questa via crucis in modo sostanzialmente sobrio e con poca enfasi, anche grazie alla eccellente performance di Daniela Vega che conferisce spessore e credibilità al personaggio. Purtroppo però, in alcuni momenti, il film scade nel melodramma, rendendo la narrazione meno rigorosa e incisiva. Ad esempio, la scena finale del canto, alcuni intermezzi coreografici o la frequentazione di un locale LGBT da parte della protagonista dopo essere stata abusata in macchina, mi sono parsi fuori registro e mal amalgamati.
Il film, invece, è apprezzabile quando mostra l'atteggiamento di chiusura (emotiva, prima che mentale) della buona borghesia nei confronti dell'alterità che Marina incarna: gli schizzi di odio nei suoi confronti ("non so cosa tu sia", "pura perversione", "vattene via, frocio schifoso") nascono dalla paura nei confronti dell' "altro da sé", dal rifiuto a considerare l'amore come motore della relazione e dall'emergere di pulsioni aggressive appena temperate da un velo di squallida ipocrisia.
In sintesi. una proposta più che discreta e interessante, un po' appesantita da alcune digressioni stridenti con l'impianto complessivo.
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mariacristinanascosisandri
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domenica 29 ottobre 2017
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film d'amore e sul perbenismo della società d'oggi
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Una donna fantastica è un buon film, ben recitato, ben diretto, con ottima colonna sonora, sia originale che non - meravigliosi i pezzi di musica classica e leggera contestualizzati al plot, fra Haendel, Allan Parson Project ed Aretha Franklin - per non citarne che alcuni.
Eppure, a dispetto del premio alla sceneggiatura ottenuto alla Berlinale di quest'anno, è proprio quella che, a volte, pare 'sfrangiarsi' e 'disertare' un po' il filo rosso della narrazione.
La storia è interessante, viva, la tematica coinvolgente: è la fatica di vivere in una società come la nostra che ancora, nonostante i passi avanti fatti dal cosiddetto viver civile, non accetta il 'diverso', l'altro da sé che non sia etero e che viva e si riproduca secondo le regole canoniche della natura.
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Una donna fantastica è un buon film, ben recitato, ben diretto, con ottima colonna sonora, sia originale che non - meravigliosi i pezzi di musica classica e leggera contestualizzati al plot, fra Haendel, Allan Parson Project ed Aretha Franklin - per non citarne che alcuni.
Eppure, a dispetto del premio alla sceneggiatura ottenuto alla Berlinale di quest'anno, è proprio quella che, a volte, pare 'sfrangiarsi' e 'disertare' un po' il filo rosso della narrazione.
La storia è interessante, viva, la tematica coinvolgente: è la fatica di vivere in una società come la nostra che ancora, nonostante i passi avanti fatti dal cosiddetto viver civile, non accetta il 'diverso', l'altro da sé che non sia etero e che viva e si riproduca secondo le regole canoniche della natura.
Non ammette che un equilibrio affettivo possa esser trovato ( e goduto) da due persone lontane tra loro per età, sesso 'non classificato/non classificabile' come quello di un transgender: eppure appartiene ad un vecchissimo ed intelligente film ormai molto datato, il primo Cage au folles - Il Vizietto la frase che pronuncia il nostro Tognazzi:
Ebbene sì, sono un omosessuale ed ho trovato il mio equilibrio ed ho dato un senso alla mia vita, dopo tanto, vivendo con un altro omosessuale, Albain...
Ed anche in Una donna fantastica si coglie - anche se il momento dura poco - che il rapporto fra i due è vero, autentico, è vero amore, mentre la famiglia 'normale' riesce solo a spezzare un qualcosa che non era riuscita a creare...
Un po' di sfilacciamento, si diceva, nel racconto: la vita sembra riprendere per Marina, poi c'è un ritorno al dolore, al voler capire un dietro le quinte che non è dato di conoscere del tutto, se non vagamente intuendo una 'verità' che permetterà a Marina di ricominciare davvero a vivere, nel ricordo di Orlando con una corsa liberatoria finale insieme con Diabla, vecchio cane fedele, come un rimorso...
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maurizio.meres
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martedì 17 ottobre 2017
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quando la dignità umana viene calpestata
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Quando la dignità di essere umano viene vista e soprattutto calpestata così come in questo bellissimo film ci si domanda,ma dove sono le istituzioni,dove finiscono tutte le belle parole sulla parità dei diritti umani,la coscienza è solo una parola che sfugge nei meandri di ognuno di noi,e viene rappresentata in veste divina,in una grottesca purificazione dell'anima.
L'ottimo regista Sebastian Lelio,già apprezzato per il film Gloria,questa volta inquadra perfettamente tutte le problematiche esistenziali dell'essere diverso,senza scrupoli tocca tutti i personaggi mettendo a nudo tutti i pregiudizi nel più profondo dell'anima,con odio e disprezzo verso chi non chiede nulla ma soltanto di essere rispettato e vivere dignitosamente.
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Quando la dignità di essere umano viene vista e soprattutto calpestata così come in questo bellissimo film ci si domanda,ma dove sono le istituzioni,dove finiscono tutte le belle parole sulla parità dei diritti umani,la coscienza è solo una parola che sfugge nei meandri di ognuno di noi,e viene rappresentata in veste divina,in una grottesca purificazione dell'anima.
L'ottimo regista Sebastian Lelio,già apprezzato per il film Gloria,questa volta inquadra perfettamente tutte le problematiche esistenziali dell'essere diverso,senza scrupoli tocca tutti i personaggi mettendo a nudo tutti i pregiudizi nel più profondo dell'anima,con odio e disprezzo verso chi non chiede nulla ma soltanto di essere rispettato e vivere dignitosamente.
La sceneggiatura di questo film è perfetta,ogni scena viene tagliata al momento giusto con frasi e periodi finiti,non c'è nulla d'inutile ogni dialogo è integrato nella scena per dare il giusto peso al personaggio,ambientazione in una Santiago del Cile imborghesita,e soprattutto insensibile.
Il neorealismo moderno che si apprezza in questo film è la mentalità che rimane retrograda in una forma personalizzata nelle varie figure del film dove pur essendo uguale per tutti là si esprime diversamente forse perché in ognuno di noi la voglia di crescere mentalmente rimane ancorata l'uno con l'altro,così come in una setta.
Ottimo film da vedere,consiglio prima di andare al cinema di non leggere la trama.
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flyanto
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martedì 24 ottobre 2017
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quando la società non ti accetta
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Dopo "Gloria", il regista Sebastian Lelio presenta un altro interessante ritratto di donna nella sua ultima opera cinematografica "Una Donna Fantastica". In questa pellicola la donna in questione è molto "particolare" perchè è un transgender che, dopo la morte improvvisa del suo compagno, rimane completamente sola ed, anzi, invisa e rifiutata da tutti i componenti della famiglia a cui il proprio amante apparteneva prima della loro relazione sentimentale. Pertanto, alla protagonista ciò comporta una serie di discussioni e di attacchi verbali molto offensivi, a volte persino violenti, da parte degli ex-familiari che ella deve affrontare con coraggio e determinazione, insieme anche a svariate questioni pratiche, quali l'abbandono immediato dell'appartamento dove il defunto amante le permetteva di abitare e l'abbandono del cane, che le rendono ovviamente più difficile la sua condizione di profondo e sincero dolore.
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Dopo "Gloria", il regista Sebastian Lelio presenta un altro interessante ritratto di donna nella sua ultima opera cinematografica "Una Donna Fantastica". In questa pellicola la donna in questione è molto "particolare" perchè è un transgender che, dopo la morte improvvisa del suo compagno, rimane completamente sola ed, anzi, invisa e rifiutata da tutti i componenti della famiglia a cui il proprio amante apparteneva prima della loro relazione sentimentale. Pertanto, alla protagonista ciò comporta una serie di discussioni e di attacchi verbali molto offensivi, a volte persino violenti, da parte degli ex-familiari che ella deve affrontare con coraggio e determinazione, insieme anche a svariate questioni pratiche, quali l'abbandono immediato dell'appartamento dove il defunto amante le permetteva di abitare e l'abbandono del cane, che le rendono ovviamente più difficile la sua condizione di profondo e sincero dolore. Dall'ex famiglia le viene, inoltre, negata la possibilità di partecipare alle onoranze funebri dell'amante data la sua particolare condizione sessuale ritenuta disdicevole ed imbarazzante e, pertanto, totalmente vergognosa. Dopo innumerevoli "battaglie", affrontate sia prima che dopo la morte del suo compagno, la protagonista riuscirà ancora una volta a non soccombere ed a volgersi verso il proprio futuro nuovamente con estremo coraggio e forza interiore.
Un ritratto femminile molto delicato ed allo stesso tempo anche crudo e quanto mai realistico: la donna in questione, infatti, data la sua particolare natura fisica, è una donna "provata" profondamente, prima già da innumerevoli battaglie interiori personali, poi anche da quelle "esterne" legate ai pregiudizi delle persone che non l'accettano oltre che dal profondo dolore per la dipartita del suo compagno, unico individuo che l' ha compresa. Sebastiano Lelio, riesce appieno nella presentazione di questo "atipico" personaggio femminile e crea un'opera tanto toccante quanto interessante da risultare un vero piccolo gioiello.
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[+] ritratto femminile di poetico umanesimo
(di antoniomontefalcone)
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roberteroica
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mercoledì 1 novembre 2017
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Santiago del Cile. Un imprenditore tessile non più giovane si sente male mentre sta dormendo con la sua amante dopo averle promesso, la sera prima, di portarla con sé verso una vacanza esotica. Muore poco dopo in ospedale. Il problema è che la sua partner non è proprio quello che sembra e sulla carta di identità è segnato il nome di un uomo….La trovata più originale di questo fresco e potente “Una donna fantastica”, opera del cileno Sebastian Lelio, prodotto da Pablo Larrain e premiato al festival di Berlino per la miglior sceneggiatura, è la sua struttura. Che procede come una lunga carrellata all’indietro, dispiegando il filo della narrazione partendo da un punto focale (la cena, la notte, la morte) per poi allontanarsi da esso svelando un orizzonte ben più vasto e complesso di relazioni umane.
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Santiago del Cile. Un imprenditore tessile non più giovane si sente male mentre sta dormendo con la sua amante dopo averle promesso, la sera prima, di portarla con sé verso una vacanza esotica. Muore poco dopo in ospedale. Il problema è che la sua partner non è proprio quello che sembra e sulla carta di identità è segnato il nome di un uomo….La trovata più originale di questo fresco e potente “Una donna fantastica”, opera del cileno Sebastian Lelio, prodotto da Pablo Larrain e premiato al festival di Berlino per la miglior sceneggiatura, è la sua struttura. Che procede come una lunga carrellata all’indietro, dispiegando il filo della narrazione partendo da un punto focale (la cena, la notte, la morte) per poi allontanarsi da esso svelando un orizzonte ben più vasto e complesso di relazioni umane. Come se da un primo piano si arrivasse ad un totale. Ed è importante e bello il messaggio diretto, frontale, a volte greve nella sua insistita intollerabilità contro ogni forma di omofobia e intolleranza. Qualche scena metaforica (Marina che cammina controvento, la sua immagine riflessa nel pannello portato dagli operai) e le digressioni oniriche (Marina che vede il defunto perfino in discoteca, come se autorizzasse la liceità di nuovi incontri) andavano tolti, ma è uno spettacolo seguire le orme di Daniela Vega contro tutti e tutto.
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(di francesco2)
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evak.
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lunedì 23 ottobre 2017
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la lirica del personaggio
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"Una Mujer Fantástica" è una lirica del sentimento, del silenzio, della solitudine. Dell'amore.
Lirica è Marina, la protagonista.
Risulta difficile raccontare di questo film, perchè da qualunque angolatura lo si guardi, gli sconfitti restano sempre gli stessi. Gli ipocriti, i "filosofi" dei luoghi comuni, i timorosi.
Marina è una donna innamorata, a sua volta riamata da Orlando. Un evento tragico la costringe a ritornare in ciò che non è mai stata (Daniel). In questa costrizione la protagonista ci porta dai margini al centro di sè senza strazi o mutuati dolori. Una fotografia eccellente racconta laddove le parole sono trattenute.
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"Una Mujer Fantástica" è una lirica del sentimento, del silenzio, della solitudine. Dell'amore.
Lirica è Marina, la protagonista.
Risulta difficile raccontare di questo film, perchè da qualunque angolatura lo si guardi, gli sconfitti restano sempre gli stessi. Gli ipocriti, i "filosofi" dei luoghi comuni, i timorosi.
Marina è una donna innamorata, a sua volta riamata da Orlando. Un evento tragico la costringe a ritornare in ciò che non è mai stata (Daniel). In questa costrizione la protagonista ci porta dai margini al centro di sè senza strazi o mutuati dolori. Una fotografia eccellente racconta laddove le parole sono trattenute.
Quello che per altri è lo smascheramento, per lei è la diaspora di quanto negli anni ha costruito. Ma le maschere sono gli altri, con il pensier borghese del buono e del cattivo, del bello e del brutto. Dell'uomo e della donna. Del giusto e dello sbagliato. Marina invece è la vita.
Sebastian Lelio è molto bravo nel creare empatia con lo spettatore attraverso immagini simboliche urgenti.
Non ho mai apprezzato i film di genere, dove trasuda sofferenza ostentata, parzialità ricamata, dolore evitabile, rivendicazioni sociali. Questo film non lo è. Il regista mette a nudo l'ignoranza delle stigmatizzazioni precostruite. Che sono poi trasversali. Di fronte all'amore il diverso è chi non sa amare con libertà.
Daniela Vega da Oscar.
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felicity
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venerdì 8 settembre 2023
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la forza e lo spirito indomito di una donna
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Una donna fantastica è un film importante. Non tanto perché celebra la forza e lo spirito indomito di una donna, ma perché lavora sul concetto stesso di donna, e lo amplia, rafforzato nell’intento fin dal titolo inequivocabile. È un passo in avanti nella narrativa trans, ben oltre lo stucchevole The Danish Girl o la proposta indie-camp di Transamerica, ma anche oltre la visione sessualizzante e tutta maschile del classico La moglie del soldato. Ma nonostante ciò, e nonostante l’afflato tutto almodovariano che fa spaziare il film dal noir al melodramma, passando per il dramma sociale e la commedia umana, alla fin dei conti Una donna fantastica sembra non centrare sempre appieno il mirino del coinvolgimento.
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Una donna fantastica è un film importante. Non tanto perché celebra la forza e lo spirito indomito di una donna, ma perché lavora sul concetto stesso di donna, e lo amplia, rafforzato nell’intento fin dal titolo inequivocabile. È un passo in avanti nella narrativa trans, ben oltre lo stucchevole The Danish Girl o la proposta indie-camp di Transamerica, ma anche oltre la visione sessualizzante e tutta maschile del classico La moglie del soldato. Ma nonostante ciò, e nonostante l’afflato tutto almodovariano che fa spaziare il film dal noir al melodramma, passando per il dramma sociale e la commedia umana, alla fin dei conti Una donna fantastica sembra non centrare sempre appieno il mirino del coinvolgimento.
Compresso nel suo nucleo concettuale, Una donna fantastica risulta trattenuto, poco attento a restituirci dettagli e minuzie emotive della vita reale. I personaggi diventano quasi degli stereotipi: parteggiamo per Marina non tanto per condivisione emotiva quanto per adesione di principio; i famigliari di Orlando rappresentano certamente la violenza e l’omofobia insita nella società, ma la loro caratterizzazione schematica non invita ad indagarne ulteriori complessità.
Allo stesso modo, registriamo un abbondare di sottolineature didascaliche che fanno sospettare che, se concetto e posizione intellettuale sono solidi e chiari nella mente di Lelio, forse lo sono meno le modalità prettamente cinematografiche attraverso le quali potrebbe dare maggiore complessità e densità al racconto.
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vincenzoambriola
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sabato 28 ottobre 2017
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un gioco di prestigio senza misteri
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Perché un maturo signore, ultracinquantenne, decide di rompere con la sua famiglia per vivere con un transgender? Perché un ragazzo decide di cambiare sesso, diventare donna e vivere con un maturo signore, ultracinquantenne? E se poi lui muore, cosa succede? Francamente rispondere a queste domande non è semplice e in questo, Sebastian Leilo raggiunge il suo scopo, quello di farci pensare e riflettere su temi complessi e intriganti. Ma proprio Leilo sembra non avere risposte, incapace di trovare le parole che esprimano la sua posizione, la sua visione del mondo, lasciando che siano solo le immagini e le espressioni dei suoi attori a fornire una chiave interpretativa. E quando le immagini si indeboliscono, si affievoliscono, ecco che interviene uno specchio per moltiplicarle, in un gioco di prestigio in cui tutti sanno qual è il prodigio.
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Perché un maturo signore, ultracinquantenne, decide di rompere con la sua famiglia per vivere con un transgender? Perché un ragazzo decide di cambiare sesso, diventare donna e vivere con un maturo signore, ultracinquantenne? E se poi lui muore, cosa succede? Francamente rispondere a queste domande non è semplice e in questo, Sebastian Leilo raggiunge il suo scopo, quello di farci pensare e riflettere su temi complessi e intriganti. Ma proprio Leilo sembra non avere risposte, incapace di trovare le parole che esprimano la sua posizione, la sua visione del mondo, lasciando che siano solo le immagini e le espressioni dei suoi attori a fornire una chiave interpretativa. E quando le immagini si indeboliscono, si affievoliscono, ecco che interviene uno specchio per moltiplicarle, in un gioco di prestigio in cui tutti sanno qual è il prodigio. Virtù o debolezza, libertà data allo spettatore di ritrovare dentro di se elementi e tracce o, semplicemente, incapacità di prendere posizione. Per il resto niente da dire, un bel film con qualche ingenuità e tante buone intenzioni.
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fabio
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venerdì 3 agosto 2018
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manca il coraggio di andare in fondo.
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E' da vedere questo film. Belle le scelte musicali e bella la fotografia.
Una Santiago dai colori cangianti in una storia che sa' reggersi bene anche se manca l'approfondimento vero.
Da apprezzare il pudore con cui viene raccontata la storia tuttavia mi sembra che tutto rimanga su un piano troppo superficiale.
Peccano i dialoghi, manca la voce dei protagonisti; così il tema dell'identità, l'amore, i rapporti con la famiglia, il ruolo dell'autorità sfilano via appena accennati.
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carlosantoni
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venerdì 20 ottobre 2017
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la colpa di voler vivere per come si è
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Capita raramente di vedere un film di così profondo impegno civile e di capacità di analisi sociologica, oltretutto stilisticamente molto apprezzabile, dunque complimenti a Sebastian Lelio per questo suo lavoro. La storia è drammatica e mostra come sia facile, e vile, discriminare sessualmente, specialmente i transgender. Più facile che discriminare in base alla classe sociale di appartenenza, o al colore della pelle, o all'etnia (non cito la discriminazione religiosa, che da qualsiasi lato la si veda è sostanzialmente equipollente, tanto che dopo lunghi secoli o millenni di guerre sante, nessuno ha alcuna recriminazione da muovere nei confronti di nessuno: storicamente hanno torto marcio tutte quante le confessioni), per una ragione molto semplice, e cioè che i transgender sono numericamente una minoranza infima, dunque molto più facile di ogni altra da aggredire.
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Capita raramente di vedere un film di così profondo impegno civile e di capacità di analisi sociologica, oltretutto stilisticamente molto apprezzabile, dunque complimenti a Sebastian Lelio per questo suo lavoro. La storia è drammatica e mostra come sia facile, e vile, discriminare sessualmente, specialmente i transgender. Più facile che discriminare in base alla classe sociale di appartenenza, o al colore della pelle, o all'etnia (non cito la discriminazione religiosa, che da qualsiasi lato la si veda è sostanzialmente equipollente, tanto che dopo lunghi secoli o millenni di guerre sante, nessuno ha alcuna recriminazione da muovere nei confronti di nessuno: storicamente hanno torto marcio tutte quante le confessioni), per una ragione molto semplice, e cioè che i transgender sono numericamente una minoranza infima, dunque molto più facile di ogni altra da aggredire.
Lelio analizza vari effetti di questa discriminazione sulla protagonista, Marina, la quale altra colpa non ha se non quella di vivere, di voler vivere, secondo la propria sensibilità, e incontrando Orlando, un uomo che questa sensibilità apprezza e ama, finché improvvisamente muore per un aneurisma. Ma l'attenzione del regista è ugualmente focalizzata sulle modalità attraverso cui la violenza si manifesta, e aggredisce: inizialmente mai in maniera apertamente violenta, bensì lungo il crinale viscido e profondamente ipocrita dell'atteggiamento politicamente corretto: illuminante sotto questo aspetto il comportamento dell'ex moglie di Orlando, ma soprattutto dell'ispettrice di polizia, una donna decisamente cattiva, per indole o per professione, che abusa del suo potere di pubblico ufficiale non solo per intimorire la trans, colpevole di niente se non di essere vittima, ma per violarla moralmente, in maniera inutile e gratuita, nella sua più pudica intimità.
Dopo "Gloria", di alcuni anni fa, una commedia apparentemente svagata ma in realtà molto amara, l'indagine di Lelio torna a occuparsi della transizione del suo Cile post-fascista verso una democrazia che appare tale solo in parte; e lo fa soffermando la sua attenzione sulla (im)maturità civile di una borghesia medio-alta, che si porta evidentemente dietro i cascami della cultura cattolica e retrograda tipica dei tempi della dittatura. Ci mostra una Santiago ricca, grandi grattacieli, palazzi modernissimi e sfavillanti, auto di grossa cilindrata, saune dancing e hall di alberghi per gli strati alti della società, come a dire: ne ha fatta di strada questo Cile dopo Pinochet! Ma... alla ricchezza materiale non fa riscontro uno sviluppo del senso civico, non fanno ingresso nella mentalità aperture a diritti civili e di emancipazione sociale. Qui sta la sua denuncia.
Stilisticamente apprezzo l'uso della m.d.p., che spesso accompagna su carrello in posizione ortogonale i movimenti della protagonista, così come espressivi e azzeccati sono i primissimi piani. Interessante la colonna sonora, e certe invenzioni, come quella della sauna che costringe Marina a "ritornare" uomo per poter scoprire, nel reparto "maschi", il contenuto dello stipetto n° 168 appartenuto a Orlando (a noi spettatori non viene rivelato!) o l'uso del punching ball su cui scaricare il surplus di aggressività. O infine, nel finale, l'uscita di scena di Marina come soprano... o controtenore.
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