damiano mastroiaco
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martedì 16 ottobre 2001
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... ariprovatece a fallo oggi!
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Cercate di immaginare - voi teneri, orecchinati virgulti cresciuti tra le jeanserie del centro di una Roma che non vi appartiene - di riuscire, per una volta in vita vostra, a sentire il suono di una fontana romana.
Poi provate a immaginare la Roma di una qualsiasi dimensione parallela, in cui il calcio abbia solo l'importanza che gli compete e niente di più...
Il fascino di questo film è questo: l'ambiente in cui i personaggi si muovono li accoglie quasi per diritto divino, e si tratta di individualità umanissime, che delle proprie nevrosi non fanno degli dèi da servire ogni minuto; non so in quante occasioni i mostri sacri che lo hanno interpretato abbiano potuto lavorare di nuovo tutti insieme, e ciò che più mi dispiace è proprio che alcuni di loro se ne siano andati senza poter girare il tanto agognato seguito.
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Cercate di immaginare - voi teneri, orecchinati virgulti cresciuti tra le jeanserie del centro di una Roma che non vi appartiene - di riuscire, per una volta in vita vostra, a sentire il suono di una fontana romana.
Poi provate a immaginare la Roma di una qualsiasi dimensione parallela, in cui il calcio abbia solo l'importanza che gli compete e niente di più...
Il fascino di questo film è questo: l'ambiente in cui i personaggi si muovono li accoglie quasi per diritto divino, e si tratta di individualità umanissime, che delle proprie nevrosi non fanno degli dèi da servire ogni minuto; non so in quante occasioni i mostri sacri che lo hanno interpretato abbiano potuto lavorare di nuovo tutti insieme, e ciò che più mi dispiace è proprio che alcuni di loro se ne siano andati senza poter girare il tanto agognato seguito.
Pensate, perfino le parti minori sono curate con un'attenzione maniacale: il mitico driver Jean Louis Rossinì era interpretato da un anonimo, simpatico attore, noto però per una pubblicità televisiva "tormentone" che chi ha almeno quarant'anni non può dimenticare, come non può dimenticare gli autobus verdi e rumorosi sempre bloccati nel traffico di una Roma ancora per pochissimo senza metro A e la pizza rossa "der fornaro", così "calla" nelle mattine così fresche di quando si portava l'elastico con due libbri ar massimo, cari muletti dai variopinti zainetti...
Che bello sentire parlare un romano senza il ritrito rifriggere sul pallone... l'unico che lo fa, nel film, è "er burino più 'nfame de tutti li bburini..." ma solo perché provocato in un momento in cui, avendo vinto all'ippodromo, può fieramente lasciarsi andare.
Ma perché continuare a torturare i quarantenni e annoiare i giovani con la mia nostalgia? Chi veramente ha capito l'intima essenza di "Febbre Da Cavallo" non va al cineclub: va in pellegrinaggio ar bar der Mandrake, per quanto gli anni lo abbiano stravolto.
Dov'è finito quello spirito che faceva di noi romani gli usceri della nostra città e della nostra storia? Severi in apparenza senz'altro, ma poi, se potevamo, se facevamo in quattro...
Ce l'hanno proprio cavato quello spirito... almeno fino a quanno, a quarcuno, nun venghi 'na vera e propria "Febbre Da Arimettelo".
Damiano Mastroiaco
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grrrregoriooo!!!!
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giovedì 25 ottobre 2001
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...da oscar!!!
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Uno di quei film che rimangono impressi nella memoria di tutti noi. Lo puoi vedere e rivedere decine di volte, senza mai stancare. Lo stile di Steno è inconfondibile (vedere un Americano a Roma & c.) ed i personaggi si intersecano alla perfezione. uno scenario curatissimo in ogni mimimo particolare. Montesano, Proietti, Francesco De Rosa, Caterine Spaak i compianti Adolfo Celi, Gigi Ballista e Adolfo Celi, rappresentano un cast di prim'ordine, in cui 3 grandi interpreti della commedia all'italiana, fanno da balia alle nuove leve.
Come avete potuto mettere a questo capolavoro solo due stelle?
Forse sono meglio la coppia più sboccata del mondo Boldi De Sica?
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stark
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giovedì 26 luglio 2001
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vai col tango
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E' la più esilarante commedia italiana mai girata. E' uno di quei film che può essere rivisto più volte senza stancare, così come un disco (che dura però pochi minuti). Sono un appassionato di cinematografia, ma non capisco come mai i critici non riescano a capire l'importanza di questo film che non ha nessuna battuta volgare. Viva i grandi Carotenuto, Proietti e Montesano. A quando il seguito?
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(di chris)
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parsifal
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mercoledì 31 gennaio 2018
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epopea comica
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Steno, regista italiano del '900, che tanto ha dato al cinema nostrano, coadiuvato da Giannetti e dal figlio Enrico per la stesura del soggetto e della sceneggiatura, crea un'epopea comica, destinata a diventare un oggetto di culto , negli anni a venire. Tratteggia con vigore e sarcasmo popolare romano i tre protagonisti; Bruno Fioretti( un giovane Proietti in forma smagliante) indossatore ed attore eternamente esordiente e spesso senza arte nè parte, sostenuto ( anche economicamente) dall'eterna fidanzata Gabriella ( una splendida C.Spaak) restia al vizio del gioco, ma follemente innamorata di Mandrake, così lo chiamano gli amici ed i compagni di gioco d'azzardo.
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Steno, regista italiano del '900, che tanto ha dato al cinema nostrano, coadiuvato da Giannetti e dal figlio Enrico per la stesura del soggetto e della sceneggiatura, crea un'epopea comica, destinata a diventare un oggetto di culto , negli anni a venire. Tratteggia con vigore e sarcasmo popolare romano i tre protagonisti; Bruno Fioretti( un giovane Proietti in forma smagliante) indossatore ed attore eternamente esordiente e spesso senza arte nè parte, sostenuto ( anche economicamente) dall'eterna fidanzata Gabriella ( una splendida C.Spaak) restia al vizio del gioco, ma follemente innamorata di Mandrake, così lo chiamano gli amici ed i compagni di gioco d'azzardo. Un altro è Armando Pellicci, ( Efficacissimo Montesano) disoccupato , ricco di idee e povero di quattrini, che ne inventa sempre una pur di trovare i soldi per le scommesse; dal Monte di Pietà, alla falsa morte della nonna, travestimenti truffaldini e scommesse ai danni dei più ingenui come Manzotin ( Ennio Antonelli) sbruffone dall'animo candido e dal corto cervello. L'ultimo è Felice( F.de Rosa) guardamacchine abusivo, forse il più assennato dei tre , ma anche il più grigio e sfortunato.Attraverso una lunga analessi, vengono rievocate le loro gesta pittoresche edi imbevute di simpatica cialtroneria; si trovano ad affrontare un processo penale per una delle loro improponibili trovate, finita, neanche a dirlo ,nel peggiore dei modi.Nell'aula di tribunale emerge di tutto ed anche il contrario di tutto, perchè chi è ammalato di gioco è capace di qualunque gesto pur di continuare a giocare, con il miraggio un giorno di poter vincere. Affiancati da un falso avvocato ( impeccabile M. Carotenuto) danno il meglio ed il peggio di sè ed il giudice si schiera dalla loro parte , essendo giocatore anche lui. E così l'epopea non finisce ed il gruppo continuerà con le sue scellerate imprese. Ottima sceneggiatura, cast di prim'ordine e scelta azzeccatissima dei tempi fanno di questo film una delle migliori commedie all'italiana degli anni '70.
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aristoteles
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sabato 1 agosto 2015
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king soldatino e d'artagnan
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Da un punto di vista esclusivamente tecnico il film non è un capolavoro ,anche tutta la trama ,che non è malvagia, viene rovinata dal finale troppo confusionario,con un rapimento e un giudice poco credibili.
Tuttavia il film rimane un cult per chi scommette regolarmente,ai cavalli ,o al calcio , o ai canguri.
La poesia del film ,anche se spesso amara, risiede principalmente nella speranza e l'illusione che lo scommettitore ha di cambiare la propria esistenza con semplicità, con poco sforzo, dicendo magari tre nomi banali come appunto: king soldatino d'artagnan.
Perchè quando giochi e vinci la fortuna non è più fortuna ma diventa bravura , diventa capacità ,diventa orgoglio almeno nella mente dello scommettitore.
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Da un punto di vista esclusivamente tecnico il film non è un capolavoro ,anche tutta la trama ,che non è malvagia, viene rovinata dal finale troppo confusionario,con un rapimento e un giudice poco credibili.
Tuttavia il film rimane un cult per chi scommette regolarmente,ai cavalli ,o al calcio , o ai canguri.
La poesia del film ,anche se spesso amara, risiede principalmente nella speranza e l'illusione che lo scommettitore ha di cambiare la propria esistenza con semplicità, con poco sforzo, dicendo magari tre nomi banali come appunto: king soldatino d'artagnan.
Perchè quando giochi e vinci la fortuna non è più fortuna ma diventa bravura , diventa capacità ,diventa orgoglio almeno nella mente dello scommettitore.
Gigi Proietti e Montesano interpretano al meglio e condividono questa illusione , vivendo in un mondo particolare dove tutto è lecito,anche la truffa (ed alcune di quelle viste sono meravigliose) per l'ultima ,ma in realtà non sarà mai l'ultima,giocata.
Tutto questo avviene in una splendida Roma dal profumo anni'80.
Per questo lo premio con quattro stelle e mi raccomando evitate con cura il poco affascinante sequel.
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toty bottalla
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martedì 24 marzo 2009
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montesano celi carotenuto proietti...
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ma ve lo immaginate 4 super attori tutti nello stesso film, in una commedia, oggi sarebbe impossibile e pensare che quando uscì nelle sale si pensava già a cestinarlo.
scusate se mi vanto un po', ma quando se ne parlava con amici o pseudo intenditori che lo schernivano, io dicevo vedrete diventerà un film cult.
oggi a 33 anni dal debutto il film risulta ancora più interessante e divertente con scene e battute memorabili che lo collocano senza alcun dubbio fra i film cult del cinema italiano. bene anche il resto del cast e soprattutto la colonna musicale nata quasi per caso ma perfettamente aderente al racconto del film.
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enzo70
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martedì 17 novembre 2020
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una bellissima commedia all''italiana
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A pochi giorni dalla morte di Gigi Proietti il miglior modo per rendergli omaggio è rivederlo per l’ennesima volta in quel film cult della commedia all’italiana che è febbre da cavallo. Gigi Proietti, Mandreke, Enrico Montesano, Er Pomata, ci portano per mano nel mondo incredibile dei giocatori di cavallo, perdenti per definizione, pronti a scommettere tutto per non vincere mai. Ma basta l’illusione del sogno, del poter diventare incredibilmente ricchi perché il cavallo su cui ha puntato correrà più forte degli altri. Non è la ludopatia di oggi, le macchinette ossessive, ma una malattia diversa, fatta di conoscenza, di approfondimento, la genealogia dei cavalli, lo stato di forma, le condizioni climatiche.
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A pochi giorni dalla morte di Gigi Proietti il miglior modo per rendergli omaggio è rivederlo per l’ennesima volta in quel film cult della commedia all’italiana che è febbre da cavallo. Gigi Proietti, Mandreke, Enrico Montesano, Er Pomata, ci portano per mano nel mondo incredibile dei giocatori di cavallo, perdenti per definizione, pronti a scommettere tutto per non vincere mai. Ma basta l’illusione del sogno, del poter diventare incredibilmente ricchi perché il cavallo su cui ha puntato correrà più forte degli altri. Non è la ludopatia di oggi, le macchinette ossessive, ma una malattia diversa, fatta di conoscenza, di approfondimento, la genealogia dei cavalli, lo stato di forma, le condizioni climatiche. E così i nostri scommettitori si trovano a raccontare i loro vizi, e le truffe fatte per racimolare i soldi da perdere, in un’aula di Tribunale dove un grandissimo Adolfo Celi interpreta un giudice ligio e duro, fino a quando qualcuno non si azzarda a dire una sciocchezza su un cavallo. Un grande film per ricordare un grande attore.
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nico
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giovedì 19 luglio 2007
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e'un capolavoro febbre da cavallo?
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Sicuramente vado controcorrente rispetto alla maggioranza dei commenti che ho letto nel forum, e da quello che sento dagli amici cinefili che frequento, che reputano questo film bellissimo,un capolavoro, mitico,ecc. ma credo che a volte si usino aggettivi per certi film che forse andrebbero dosati con più parsimonia. Vado controcorrente, dicevo, ma spiego perché secondo me, se uno lo vede bene, il film in questione fa "sghignazzare" più che ridere. A parte la scena ( quella sì assolutamente memorabile ) del Mandrake che non riesce a pronunciare correttamente la frase finale dello spot, e la musica di apertura, che evoca subito febbre da cavallo, ecco ciò che non fa di questo film un "capolavoro": frasi come "vai cor tango", che viene ripetuta come fosse chissà che trovata, in tutta onestà più di tanto non credo faccia piegare dalle risate; come pure la scena in cui la sorella del "pomata", col suo fiato terribile, impedisce per ovvi motivi a se stessa di trovarsi un uomo, nel film viene troppo ostentata, sembra debba far ridere "per forza" ( ben diverso dall'effetto che suscita la medesima gag in un film di 5 anni dopo, il marchese del grillo.
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Sicuramente vado controcorrente rispetto alla maggioranza dei commenti che ho letto nel forum, e da quello che sento dagli amici cinefili che frequento, che reputano questo film bellissimo,un capolavoro, mitico,ecc. ma credo che a volte si usino aggettivi per certi film che forse andrebbero dosati con più parsimonia. Vado controcorrente, dicevo, ma spiego perché secondo me, se uno lo vede bene, il film in questione fa "sghignazzare" più che ridere. A parte la scena ( quella sì assolutamente memorabile ) del Mandrake che non riesce a pronunciare correttamente la frase finale dello spot, e la musica di apertura, che evoca subito febbre da cavallo, ecco ciò che non fa di questo film un "capolavoro": frasi come "vai cor tango", che viene ripetuta come fosse chissà che trovata, in tutta onestà più di tanto non credo faccia piegare dalle risate; come pure la scena in cui la sorella del "pomata", col suo fiato terribile, impedisce per ovvi motivi a se stessa di trovarsi un uomo, nel film viene troppo ostentata, sembra debba far ridere "per forza" ( ben diverso dall'effetto che suscita la medesima gag in un film di 5 anni dopo, il marchese del grillo...gag molto più riuscita a mio parere, interpretata sempre da Marina Confalone ). E ancora: il piano per tener buono il fantino francese Rossini è troppo semplice, neanche fosse lui un cavallo da mandare alla monta...Insomma questo è un film da vedere senza alcun dubbio, ma da qui a dire che è un capolavoro ce ne passa.
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nico
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giovedì 19 luglio 2007
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febbre da cavallo un capolavoro???
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Sicuramente vado controcorrente, dato che la grande maggioranza dei commenti che ho letto, e degli amici cinefili che frequento, reputano questo film bellissimo,un capolavoro ecc. Ma credo che a volte si usino aggettivi che forse andrebbero dosati con più parsimonia. Vado controcorrente ma spiego perché secondo me, se uno lo vede bene, il film in questione fa "sghignazzare" più che ridere. Premesso che è assolutamente azzeccata la scena del Mandrake che non riesce a pronunciare correttamente la frase finale dello spot, e che inconfondibile risulta la musica di apertura, in tutta onestà frasi come "vai cor tango", che viene ripetuta come fosse chissà che trovata, più di tanto non credo faccia piegare dalle risate.
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Sicuramente vado controcorrente, dato che la grande maggioranza dei commenti che ho letto, e degli amici cinefili che frequento, reputano questo film bellissimo,un capolavoro ecc. Ma credo che a volte si usino aggettivi che forse andrebbero dosati con più parsimonia. Vado controcorrente ma spiego perché secondo me, se uno lo vede bene, il film in questione fa "sghignazzare" più che ridere. Premesso che è assolutamente azzeccata la scena del Mandrake che non riesce a pronunciare correttamente la frase finale dello spot, e che inconfondibile risulta la musica di apertura, in tutta onestà frasi come "vai cor tango", che viene ripetuta come fosse chissà che trovata, più di tanto non credo faccia piegare dalle risate. E la scena in cui la sorella del "pomata", col fiato terribile, impedisce per ovvi motivi a se stessa di maritaritarsi, nel film viene troppo ostentato, come se dovesse far ridere "per forza"( per esempio non credo sia paragonabile all'effetto che suscita la medesima gag in un film di 5 anni dopo, il marchese del grillo...gag interpretata sempre da Marina Confalone). E per finire troppo semplificato risulta il rapimento del fantino francese Rossini, che viene raggirato come fosse lui un cavallo, magari da portare alla monta, come più o meno beato lu gli capita... Pertanto "Febbre da cavallo" è un film da vedere senza dubbio, ma da qui ad affermare che è un capolavoro, ce ne passa.
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[+] bravo
(di alice)
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