writer58
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domenica 2 dicembre 2012
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il diavolo probabilmente...
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"Argo" è un buon film,costruito con abilità e mestiere, dall'impianto solido. La scena iniziale, che descrive la presa dell'ambasciata americana a Teheran da parte delle guardie rivoluzionarie del regime teocratico di Khomeini, è potente e terrorizzante: un fiume di folla che preme contro i cancelli animata dall'odio nei confronti del "Grande Satana" statunitense, travalica le recinzioni, irrompe come una valanga nei locali della sede diplomatica, mentre gli impiegati si affannano a distruggere i dati sensibili, vengono fatti prigionieri, bendati e sequestrati. Un pezzo di storia moderna ricostruito con grande efficacia e vigore, uno tsunami umano che ha modificato non solo i rapporti tra oriente e occidente, ma gli equilibri del pianeta.
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"Argo" è un buon film,costruito con abilità e mestiere, dall'impianto solido. La scena iniziale, che descrive la presa dell'ambasciata americana a Teheran da parte delle guardie rivoluzionarie del regime teocratico di Khomeini, è potente e terrorizzante: un fiume di folla che preme contro i cancelli animata dall'odio nei confronti del "Grande Satana" statunitense, travalica le recinzioni, irrompe come una valanga nei locali della sede diplomatica, mentre gli impiegati si affannano a distruggere i dati sensibili, vengono fatti prigionieri, bendati e sequestrati. Un pezzo di storia moderna ricostruito con grande efficacia e vigore, uno tsunami umano che ha modificato non solo i rapporti tra oriente e occidente, ma gli equilibri del pianeta. Il film di Affleck narra un episodio poco conosciuto della "crisi degli ostaggi americani", la liberazione di sei addetti diplomatici rifugiatisi nell'ambasciata canadese da parte di un esperto di "esfiltrazioni" della CIA in collaborazione con ambienti di Hollywood e del governo canadese. Lo fa con un linguaggio filmico secco ed essenziale che mescola i registri del thriller storico-politico con quello più brillante della commedia hollywoodiana, del mondo dei produttori e degli sceneggiatori californiani, in bilico tra le esigenze del profitto e del mercato e afflati patriottici. I personaggi principali (il produttore Siegel, Chambers, l'ambasciatore canadese, Tony Mendez interpretato dallo stesso Affleck, i sei diplomatici, gli agenti della Cia) sono convincenti, forniscono una prova di recitazione sobria che riesce ad amalgamare il cinismo dell'intelligence e degli ambienti politici americani, i tic e i vezzi del mondo del cinema, la disperazione degli ostaggi, la "mission impossible" della liberazione, simulando la realizzazione di un film di fantascienza in Iran.
Certo, il film di Affleck, pur ispirandosi ad eventi realmente accaduti, spettacolarizza la vicenda secondo gli stilemi di un thriller: la sequenza dei biglietti di viaggio che vengono sbloccati tre secondi prima che l'impiegata della compagnia aerea ne verifichi l'esistenza sul terminale del computer o quella dell'aereo che si leva in volo mentre i pick up delle guardie rivoluzionarie tentano di impedirne il decollo sono forzature spettacolari che servono a mantenere alta la tensione dello spettatore. Ma questa tensione non latita in nessun momento del film e ciò mi è apparso un segnale di qualità del linguaggio cinematografico.
Se vogliamo muovere un appunto al film, la visione dei rapporti tra Stati Uniti ed Iran appare troppo manichea, le ombre appartengono tutte al paese islamico raffigurato come un autentico "impero del male", le luci- e qualche chiaroscuro- agli Stati Uniti, terra di libertà e di coraggio. Ma sono limiti che non inficiano la qualità della realizzazione di un prodotto da parte di un cineasta emergente molto interessante e dotato.
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antonio montefalcone
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venerdì 9 novembre 2012
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la storia ha bisogno del cinema!
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Alla sua terza regia Ben Affleck ci regala un’opera matura e intelligente. Riuscito thriller dal ritmo mozzafiato, ricco di tensione e adrenalinica azione, fuso col dramma storico-politico, realistico e avvincente, nonché con un’autoironica satira su Hollywood e un sincero amore per il cinema, “Argo” tiene in armonia questi generi per raccontare un’importante pagina di Storia tramite lo spettacolo più coinvolgente. Cambiando registro senza rovinare gli aspetti della trama, dosa con equilibrio la complessità della cronaca scomoda con l’inno al cinema come fonte di libertà umana, la tragedia intimistica dei personaggi con l’ironia, il senso di un mondo sempre più disincantato e ferito da guerre e rancori con un altro che si nutre della leggerezza di sogni e illusioni (non solo filmiche), proprio come il significativo protagonista, forte di valori e ideali e coerentemente di uno strumento di positiva persuasione e speranza che è il cinema.
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Alla sua terza regia Ben Affleck ci regala un’opera matura e intelligente. Riuscito thriller dal ritmo mozzafiato, ricco di tensione e adrenalinica azione, fuso col dramma storico-politico, realistico e avvincente, nonché con un’autoironica satira su Hollywood e un sincero amore per il cinema, “Argo” tiene in armonia questi generi per raccontare un’importante pagina di Storia tramite lo spettacolo più coinvolgente. Cambiando registro senza rovinare gli aspetti della trama, dosa con equilibrio la complessità della cronaca scomoda con l’inno al cinema come fonte di libertà umana, la tragedia intimistica dei personaggi con l’ironia, il senso di un mondo sempre più disincantato e ferito da guerre e rancori con un altro che si nutre della leggerezza di sogni e illusioni (non solo filmiche), proprio come il significativo protagonista, forte di valori e ideali e coerentemente di uno strumento di positiva persuasione e speranza che è il cinema. Affleck restituisce l’umanità del suo Tony, così solo e dedito all’amore per la patria e la famiglia, così volenteroso di credere nella riuscita di un’idea azzardata da lottare costantemente contro dilemmi morali, inquietudini e tormenti, paure di sbagliare e sensi di responsabilità.
Senza forzature o enfasi, ma con nobili intenti che fanno perdonare la lieve retorica patriottica e una convenzionalità di fondo, la regia sposa benissimo l’asciutta, intensa e solida sceneggiatura dal taglio documentaristico e rispettosa delle tensioni di entrambi gli schieramenti. Con toni sobri e ironici e la forza del rigore etico, riesce ad amalgamare all’azione delle sequenze iniziali e finali le sofferte vene intimistiche dei personaggi, e regalare anche sferzate satiriche sul mondo di Hollywood (memorabili qui Goodman e Arkin).
La pellicola di Affleck, diverte, emoziona, ricorda i film impegnati di Lumet e Pollack, lancia interessanti riflessioni (il passato specchio del presente nelle crisi di Stati che minacciano i rapporti internazionali) ed è di ottima fattura: attenzione ai dettagli e messa in scena curata, eleganza stilistica e confezione di classe. Notevole anche l’efficace ritratto degli anni ‘70 nella sua convincente estetica; il valido cast ben diretto; la fotografia che passa dai toni caldi e sgranati dell’Iran a quelli solari di Hollywood e a quelli freddi della CIA; il sapiente montaggio che inserisce anche didascalici filmati di repertorio e fumetti all’interno della pellicola; le musiche rock evocative del periodo; le cupe atmosfere che colgono i sentimenti dei personaggi e di quegli anni; gli imperdibili titoli di coda. Ma è nel gioco degli intrighi e delle apparenze che si svela il senso ultimo dell’opera.
“Argo” è metafora del meccanismo del cinema che sfrutta la finzione nei e dei film per dare loro l’apparenza del reale. Meccanismo applicato anche dalla realtà dell’evento storico che la pellicola racconta. Il fascino di “Argo” è in questo interscambiabile rapporto «realtà – finzione» (dove il finto passa per reale, e il fatto storico è talmente incredibile e surreale da sembrare finzione, fantasia filmica) e soprattutto nell’elogio del potere della finzione (questa non soltanto produce l’illusione del reale, ma riesce anche a manipolare e trasformare la nostra realtà).
E alla fine ci ricorda che i film, veri o falsi che siano, attraverso le loro finzioni, non soltanto hanno fatto la storia del cinema, ma anche modificato e salvato, dal di dentro, fatti ed eventi della nostra Storia.
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gabrielebaldin
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lunedì 19 novembre 2012
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meraviglioso
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Ben Affleck con questo suo terzo film da regista dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori registi in circolazione, centrando tutte e 3 le volte l'obbiettivo con dei film bellissimi.
Questo ultimo lavoro, Argo, oltre a essere girato in maniera magistrale e con rigore, è emozionante, basti pensare alla seconda parte da quando i "6" escono dalla casa dell'ambasciatore canadese alla fine quando in volo sono finalmente liberi ... un'emozione enorme, un'ansia immensa, si soffre a ogni secondo, e ogni secondo di immagini viene scandito da un battito del cuore in un crescendo infinito di emozioni e ansia .
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Ben Affleck con questo suo terzo film da regista dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori registi in circolazione, centrando tutte e 3 le volte l'obbiettivo con dei film bellissimi.
Questo ultimo lavoro, Argo, oltre a essere girato in maniera magistrale e con rigore, è emozionante, basti pensare alla seconda parte da quando i "6" escono dalla casa dell'ambasciatore canadese alla fine quando in volo sono finalmente liberi ... un'emozione enorme, un'ansia immensa, si soffre a ogni secondo, e ogni secondo di immagini viene scandito da un battito del cuore in un crescendo infinito di emozioni e ansia ... un film che sicuramente merita e deve vincere l'oscar sia per miglior film che quello per la splendida regia di Ben Affleck, che ormai non è solo il ragazzo giovane e bello ma poco espressivo dei primi film, ora è un regista affermato e incredibile e anche un attore ottimo e di spessore.
film da vedere
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paolo bisi
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venerdì 9 novembre 2012
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la conferma definitiva di affleck
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A Teheran, nel 1979, in seguito alla caduta dello Scià, i rivoluzionari con un'azione violenta occupano l'ambasciata americana. Sei cittadini statunitensi riescono a scappare, trovando rifugio presso la casa dell'ambasciatore canadese, ma è solo questione di tempo prima che vengano trovati. La CIA, con un'idea geniale dell'esperto di esfiltrazione Tony Mendez, finge la produzione di un film fantascientifico, "Argo", per riportare a casa i sei "prigionieri". Dopo l'ottimo "The Town", da Ben Affleck ci si attendeva la consacrazione definitiva. E' arrivata grazie a un film complesso, nella regia e nei contenuti, capace di far coesistere più generi e stili.
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A Teheran, nel 1979, in seguito alla caduta dello Scià, i rivoluzionari con un'azione violenta occupano l'ambasciata americana. Sei cittadini statunitensi riescono a scappare, trovando rifugio presso la casa dell'ambasciatore canadese, ma è solo questione di tempo prima che vengano trovati. La CIA, con un'idea geniale dell'esperto di esfiltrazione Tony Mendez, finge la produzione di un film fantascientifico, "Argo", per riportare a casa i sei "prigionieri". Dopo l'ottimo "The Town", da Ben Affleck ci si attendeva la consacrazione definitiva. E' arrivata grazie a un film complesso, nella regia e nei contenuti, capace di far coesistere più generi e stili. In particolare emergono il filone storico-drammatico nella parte iniziale, quello della american comedy nella parte centrale e quello drammatico-d'azione nella parte conclusiva. Specialmente nella prima parte, se vogliamo quella più difficile da raccontare, Affleck esprime tutto il suo potenziale visivo, con inquadrature particolari e sempre attente a proporre allo spettatore il suo punto di vista e quello dei personaggi, utilizzando in modo quasi ossessivo il montaggio e i primi piani. Nella seconda parte il film diventa di più facile interpretazione, ma, con grande merito, senza cadere in basso.
Più però che per la regia, di cui le qualità si erano già notate in passato, è sorprendente la prova d'attore di Ben Affleck, che trova in Tony Mendez il personaggio ideale per esprimere tutta la sua malinconia e profondità, evidente soprattutto nei rapporti col figlioletto e la moglie. Insomma, per concludere, un film di una grande solidità, in tutti i sensi, che lancia definitivamente Ben Affleck tra i migliori registi americani in attività.
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immanuel
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venerdì 16 novembre 2012
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una argo attraccata alla banchina del minimalismo
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Un colpo di stato rovescia il legittimo governo di Mossadeq nel 1953, consentendo a Reza Pahlavi di ritornare dall'esilio romano nuovamente come "re dei re" di persia. Riattua il piano di modernizzazione del paese, accentra il potere nelle sue mani, radicalizzando le opposizioni sciite che si raccolgono attorno alle moschee, agli imam, al potere religioso dell'ayattolah che al culmine di un processo di irrigidimento autoritario della monarchia inizialmente costituzionale, conduce alla rivolta il popolo iraniano oppresso dagli abusi della polizia politica della Savak, la feroce polizia politica dello scià. La svolta è radicale, il potere religioso sostituisce quello laico del monarca assoluto, dal "cesaropapismo" alla teocrazia l'iran si trasforma in una monarchia religiosa in cui il potere supremo è detenuto dalla massima autorità spirituale sciita l'ayattolah Komehini, il cui rintratto campeggia onnipresente in molte scene della pellicola.
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Un colpo di stato rovescia il legittimo governo di Mossadeq nel 1953, consentendo a Reza Pahlavi di ritornare dall'esilio romano nuovamente come "re dei re" di persia. Riattua il piano di modernizzazione del paese, accentra il potere nelle sue mani, radicalizzando le opposizioni sciite che si raccolgono attorno alle moschee, agli imam, al potere religioso dell'ayattolah che al culmine di un processo di irrigidimento autoritario della monarchia inizialmente costituzionale, conduce alla rivolta il popolo iraniano oppresso dagli abusi della polizia politica della Savak, la feroce polizia politica dello scià. La svolta è radicale, il potere religioso sostituisce quello laico del monarca assoluto, dal "cesaropapismo" alla teocrazia l'iran si trasforma in una monarchia religiosa in cui il potere supremo è detenuto dalla massima autorità spirituale sciita l'ayattolah Komehini, il cui rintratto campeggia onnipresente in molte scene della pellicola. Sulla spinta emotiva della rivoluzione e di un diffuso antiamericanismo legato al passato golpe organizzato dalla cia e alla concessione dell'asilo attribuita a Mohammad Reza di cui si teme il ritorno con l'appoggio dello stesso "grande satana", una torma inferocita di studenti e rivoluzionari forza le difese dell'ambasciata americana di Theran per fare il suo ingresso nella sede diplomatica e prendere in ostaggio i 50 americani lì presenti. Sei di questi riescono a mettersi in salvo e a trovare rifugio presso la sede del consolato canadese. Il film ruota attorno alla versione romanzata dell'"esfiltrazione" (termine orribile) di questi 6 rifugiati, dei quali si teme la caduta nelle mani dei pasdaran. La figura del protagonista, come del resto quella del registra, personaggio principale egli stesso, è una sagoma scialba, grigia raffigurazione dell'eroe comune americano che fa dell'erosimo bricolage nello svolgimento del lavoro quotidiano (la cornice familiare e l'aria da comune mortale completano il quadro edificatorio). A salvare il salvabile di una pellicola incolore, svigorita da una pallida (e quasi smorta) interpretazione di Afflek, ci sono le provvidenziali prestazioni attoriali di due giganti della comicità come Goodmann (il grasso produttore) e Arkin (il ricco impresario hollywoodiano), cone le loro arguzie e le loro facezie fescennine. Penalizzante anche la scelta di impostare la narrazione su un evento marginale anche se collaterale della vicenda principale legata all'assalto all'ambasciata (si sarebbe fatto certamente meglio a incetrare qualcosa sull'operazione eagle clow...). Da un certo momento il film non fa che iterare un finale già scritto, risolvendosi in un decollo che non avviene mai (ma che si sa che avverrà), anche se lo spettatore, intuendo perfettamente l'esito positivo del plot, è come se desse per scontato ogni singolo evento fino al superamento dello spazio aereo iraniano, con tanto di musica di coronamento, di strette di mano e abbracci calorosi a suggello del finale bucolico. Una conclusione nel segno del più comune "american way of life" con la riconciliazione di una coppia in crisi e la ritrovata pace della famigliola dopo il momento "di riflessione", a completare una pellicola medriocre, una prestazione prosaica, appena corretta dai tamponamenti qua e là forniti da una regia comunque corposa, da un montaggio efficace e da frizzi e lazzi che tenevano alto il morale di un pubblico che sarebbe, altrimenti, sprofondato tra le braccia di Morfeo.
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enzo70
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sabato 10 novembre 2012
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affleck studia da clint
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Davvero bello questo film di Ben Affleck, la trasposizione cinematografica di una storia vera. É il 1980 e Khomeyni lascia il melo di Parigi ed approda a Teheran per dare vita alla rivoluzione iraniana. Lo scià di Persia, il nome dell'Iran prima degli eventi di quegli anni, é costretto ad abbandonare il Paese. Aveva trucidato negli anni prima centinaia di migliaia di oppositori politici. Khomeyni farà la stessa cosa, assassinando i collaboratori del deposto sciá. Corsi e ricorsi storici. Gli Stati Uniti erano il principale sostenitore del governo dello Sciá e lo stesso si era rifugiato subito dopo a rivoluzione a Parigi sotto copertura degli Usa e della Nato.
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Davvero bello questo film di Ben Affleck, la trasposizione cinematografica di una storia vera. É il 1980 e Khomeyni lascia il melo di Parigi ed approda a Teheran per dare vita alla rivoluzione iraniana. Lo scià di Persia, il nome dell'Iran prima degli eventi di quegli anni, é costretto ad abbandonare il Paese. Aveva trucidato negli anni prima centinaia di migliaia di oppositori politici. Khomeyni farà la stessa cosa, assassinando i collaboratori del deposto sciá. Corsi e ricorsi storici. Gli Stati Uniti erano il principale sostenitore del governo dello Sciá e lo stesso si era rifugiato subito dopo a rivoluzione a Parigi sotto copertura degli Usa e della Nato. Per rappresaglia il regime iraniano aveva imprigionato i 54 dipendenti dell'ambasciata statunitense a Teheran. Ma non erano tutti, ne mancavano sei. Ma per quanto riguarda la storia, vedete il film, le anticipazioni servono a poco, quanto detto basta. Serve invece sapere che se la storia é davvero interessante, straordinaria é la capacità di Affleck di dare ampio respiro al film, con una regia perfetta e con un cast meraviglioso. Straordinaria la scena finale dell'esodo verso l'Iraq, chi conosce la storia ne comprende il rpofondo significato. E l'America che vince non é quella della Cia, ma quella degli uomini che ne fanno parte. Niente Rambo o Mercenari. Come ho detto nel titolo, Affleck sembra andare nella direzione tracciata da Clint Eastwood. Film da non perdere assolutamente.
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nik deco
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martedì 13 agosto 2013
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il trionfo del cinema narratore di grandi storie
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Un tripudio di premi nel 2012 e 2013 hanno coronato "Argo", terzo film con Ben Affleck in veste di regista, come miglior film dell'anno. 3 Oscar (film, sceneggiatura nonoriginale e montaggio), 2 Golden Globe (film drammatico e regia), 3 BAFTA (film, regia, montaggio) bastano a definire un film che si colloca ben oltre il visibile e ridotto orizzonte degli action movie di stampo "Fast & Furious", coniugando sapientemente e morigeratamente "azione da cinema di guerra, commedia hollywoodiana e dramma storico", come recensisce Gabriele Niola. Un film che riesce a confermarsi come uno dei migliori dell'anno e a confermare il suo regista come una nascente stella registica nel panorama hollywoodiano.
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Un tripudio di premi nel 2012 e 2013 hanno coronato "Argo", terzo film con Ben Affleck in veste di regista, come miglior film dell'anno. 3 Oscar (film, sceneggiatura nonoriginale e montaggio), 2 Golden Globe (film drammatico e regia), 3 BAFTA (film, regia, montaggio) bastano a definire un film che si colloca ben oltre il visibile e ridotto orizzonte degli action movie di stampo "Fast & Furious", coniugando sapientemente e morigeratamente "azione da cinema di guerra, commedia hollywoodiana e dramma storico", come recensisce Gabriele Niola. Un film che riesce a confermarsi come uno dei migliori dell'anno e a confermare il suo regista come una nascente stella registica nel panorama hollywoodiano. Con Argo si ritorna allo stile dei grandi narratori di grandi storie come lo Spielberg di "Munich" e "Salvate il Soldato Ryan" o quell'ormai mistificato a unanime consenso Lean di "Lawrence d'Arabia" e "Il ponte sul fiume Kawai". Con Argo Ben Affleck si (ri)conferma l'erede più che legittimo di Clint Eastwood, capace come il suo mentore di raccontare la "grande" America attraverso gli occhi dei suoi piccoli eroi quotidiani che ogni giorno si collocano su un fronte di rischi e pericoli pur di conseguire il successo di madre America. Ed è sul fronte dell'analisi tecnica che la pellicola si dimostra un lavoro misurato e curato secondo per secondo, minuto per minuto, che riesce a far rimanere lo spettatore incollato allo schermo fino all'emozionante e apprensivo epilogo. Ben Affleck è più che credibile nel suo ruolo di agente CIA (forse esagerata la candidatura al BAFTA come miglior attore) lanciato in un'impresa che determinerà le sorti non solo degli ostaggi ma anche quelle dell'intero complesso politico statunitense in merito alla questione mediorientale. Con magistrale bravura tecnica ed empatica l'Affleck regista si afferma come l'indiscusso protagonista della pellicola, grazie anche alla lodevole sceneggiatura di Chris Terrio (esagerata forse anche in questo caso la vittoria agli Oscar) e alla distinte interpretazioni di Arkin in particolare, ma anche di Cranston e Goodman. La gradevole fluidità dell'opera è abilmente sottolineata dalle scelte di montaggio di William Goldenberg, a cui è stato meritatamente assegnato un Oscar e un BAFTA per il suo eccezionale lavoro. Da segnalare la buona, come di norma, colonna sonora di Alexandre Desplat, che tuttavia è possibile apprezzare in tutta la sua emotività solamente nei titoli di coda. Argo è una lode e una satira allo stesso tempo del cinema Hollywoodiano, quel cinema che per lungo tempo, ancor oggi, riesce ad incantarci e stupirci ma anche farci indignare di fronte a pellicole che non hanno il minimo scopo morale ed etico ma esclusivamente di lucro. Argo è la lode del cinema dei grandi capolavori, delle grandi storie che ci hanno raccontato la Storia, con i suoi grandi e piccoli eroi di tutti i giorni. È la lode di coloro che, per un bene morale ed umano più alto, si lanciano in imprese di dubbia riuscita. È la lode di tutti coloro che, con grandi e piccoli gesti, riescono a costruire le fondamenta di un futuro migliore e che, senza pensare al loro bene se non prima pensando a quello degli altri, lo realizzano guardando con attenzione ad uno schivo e oscuro presente. Un film che si dimostra essere rappresentazione della società del non così lontano '79, specchio di quella del presente e profezia di quella del futuro.
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babis
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domenica 18 novembre 2012
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argo: a scuola da robert redford
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Il film si apre con un breve e significativo riassunto delle vicende storiche dell'Iran, che permettono allo spettatore di capire meglio la storia che il film racconterà: nel 1979 sei cittadini americani, durante la crisi degli ostaggi in Iran, fuggono nell'ambasciata canadese, ma si rendono pefettamente conto di non avere più via di fuga. Toni Mendez, un'esfiltratore della CIA, ha il compito di cercare di riportarli in patria e, per farlo, decide di farli spacciare per una troupe cinematografica, che sta facendo sopralluoghi per girare un film, Argo.
Il film si rivela ottimo per la sceneggiatura, che permette allo spettatore di capire tutti i passaggi, senza annoiarsi; per la tensione che cresce pian piano, fino a raggiungere il culmine nelle scene finali; per l'interpretazione di tutti gli attori e per la mancanza della retorica patriottica che caratterizza alcuni film americani su argomenti storici.
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Il film si apre con un breve e significativo riassunto delle vicende storiche dell'Iran, che permettono allo spettatore di capire meglio la storia che il film racconterà: nel 1979 sei cittadini americani, durante la crisi degli ostaggi in Iran, fuggono nell'ambasciata canadese, ma si rendono pefettamente conto di non avere più via di fuga. Toni Mendez, un'esfiltratore della CIA, ha il compito di cercare di riportarli in patria e, per farlo, decide di farli spacciare per una troupe cinematografica, che sta facendo sopralluoghi per girare un film, Argo.
Il film si rivela ottimo per la sceneggiatura, che permette allo spettatore di capire tutti i passaggi, senza annoiarsi; per la tensione che cresce pian piano, fino a raggiungere il culmine nelle scene finali; per l'interpretazione di tutti gli attori e per la mancanza della retorica patriottica che caratterizza alcuni film americani su argomenti storici. Il tutto reso dagli occhi estremamente espressivi di Ben Affleck, e da una colonna sonora che accompagna solo le scene più significative del film.
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riccardo t.
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mercoledì 14 novembre 2012
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argo
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Dopo i racconti di periferia Bostoniana, il bellissimo film d’esordio Gone Baby Gone e la splendida conferma The Town, Ben Affleck fa di nuovo centro e firma con Argo la sua terza regia; se i primi due avevano molti punti in comune soprattutto nell’ambientazione urbana e nel descrivere personaggi prigionieri di essa; in Argo Affleck si distacca completamente raccontando una storia vera a sfondo storico.
Nel 1979 durante la Rivoluzione Iraniana; alcuni militanti fanno irruzione nell’ambasciata americana prendendo in ostaggio 52 persone del corpo diplomatico; riescono a sfuggire 6 funzionari nascosti dall’ambasciatore canadese; il compito della CIA è liberarli prima che sia troppo tardi.
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Dopo i racconti di periferia Bostoniana, il bellissimo film d’esordio Gone Baby Gone e la splendida conferma The Town, Ben Affleck fa di nuovo centro e firma con Argo la sua terza regia; se i primi due avevano molti punti in comune soprattutto nell’ambientazione urbana e nel descrivere personaggi prigionieri di essa; in Argo Affleck si distacca completamente raccontando una storia vera a sfondo storico.
Nel 1979 durante la Rivoluzione Iraniana; alcuni militanti fanno irruzione nell’ambasciata americana prendendo in ostaggio 52 persone del corpo diplomatico; riescono a sfuggire 6 funzionari nascosti dall’ambasciatore canadese; il compito della CIA è liberarli prima che sia troppo tardi.
Diciamolo subito; Argo è un grande film, già dalla scena iniziale(bellissima fusione tra fumetto e immagini di repertorio) si capisce che quello che stiamo vedendo è un prodotto forte e deciso; e che Affleck(in veste d’attore e regista) ha alzato il tiro; filmando una storia mai raccontata all’opinione pubblica e con pretese più ampie rispetto alle due precedenti opere, se non per una classicità nella struttura narrativa che li accomuna.
Senza scomodare paragoni impropri; Affleck è al momento il degno erede di qual cinema narrativo classico post-Fordiano che ha caratterizzato il cinema Usa negli anni 60’ e che ora ha nelle pellicole di Eastwood il maggiore esponente. Infatti Argo ha tutto il meglio di quel periodo filmico; sceneggiatura di ferro e solidissima che non annoia, mischia elementi reali a quelli di fiction e che regge la tensione per tutta la sua durata; soprattutto la mezz’ora finale dimostra come Affleck sia diventato abile e maturo come narratore di storie; gestendo il climax nervoso della vicenda in maniera incredibile; davvero fenomenale per un signore un po’bistrattato a livello attoriale ma che alla sua terza prova offre una regia equilibrata forse poco virtuosa ma usata con maestria ed intelligenza; da primi piani insistiti sui personaggi(soprattutto sui 6 ostaggi bloccati) a un ottimo uso della camera a mano, e delle panoramiche.
Se hai un ottimo regista, una grande storia; ti manca solo un grande cast, ecco Argo non se lo fa mancare; tutti e dico tutti gli attori coinvolti sono perfetti; dal protagonista, Affleck stesso; a tutta la serie di comprimari che operano nel film da Bryan Cranston; a John Goodman e Alan Arkin.
Argo è un opera ultra meritevole perché come già spiegato le componenti fondamentali per fare un grande film ci sono tutte, (regia,attori,script) ma non è solo quello, l’accuratezza storica sia nel dipingere nella messa in scena il periodo filmato(il film in 35 mm sembra girato negli anni 70’) sia i dettagli scenografici; e il look dei personaggi ne fanno aumentare ulteriormente il livello.
Anni 70’ non solo ricordati dal punto di vista stilistico, ma Argo si potrebbe iscrivere anche nella gloriosa tradizione del cinema di denuncia sociale made in Usa di quegli anni; perché Argo è anche un film politico che critica le scelte politiche estere americane; e la loro reazione di fronte ai problemi interni; tanto che sarà un uomo solo ad andare contro gli ordini; seguendo solo etica e forza di volontà insite in sé.
Miglior film dell’anno? Forse è ancora presto per dirlo, sicuramente uno dei più belli finora, e Ben Affleck si dimostra il talento più fiorente del cinema americano.
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filippo catani
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lunedì 12 novembre 2012
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nervi d'acciaio
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Durante la crisi degli ostaggi a Teheran, sei membri dell'ambasciata statunitense riescono a fuggire e a mettersi in salvo presso la residenza dell'ambasciatore canadese. La CIA cercherà allora un modo per trarli in salvo onde evitare che vengano torturati e uccisi. Tratto da una storia vera.
Ennesima prova di maturità per l'attore e regista Ben Affleck che, dopo quanto di buono fatto vedere in Gone baby gone e The town, si conferma come uno dei migliori protagonisti del cinema statunitense attuale. In questa occasione ci viene regalata una pellicola che spazia dal thriller allo spionaggio passando anche per la commedia e che riesce letteralmente a rapire lo spettatore in sala che non guarda mai l'orologio lungo tutto l'arco dello svolgimento.
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Durante la crisi degli ostaggi a Teheran, sei membri dell'ambasciata statunitense riescono a fuggire e a mettersi in salvo presso la residenza dell'ambasciatore canadese. La CIA cercherà allora un modo per trarli in salvo onde evitare che vengano torturati e uccisi. Tratto da una storia vera.
Ennesima prova di maturità per l'attore e regista Ben Affleck che, dopo quanto di buono fatto vedere in Gone baby gone e The town, si conferma come uno dei migliori protagonisti del cinema statunitense attuale. In questa occasione ci viene regalata una pellicola che spazia dal thriller allo spionaggio passando anche per la commedia e che riesce letteralmente a rapire lo spettatore in sala che non guarda mai l'orologio lungo tutto l'arco dello svolgimento. Non solo ci viene riepilogata in breve la precedente storia dell'Iran fino ad arrivare alla terribile munificenza dello Scià che viveva nel lusso più sfrenato mentre i suoi sudditi erano allo stremo e venivano torturati e uccisi ma ci mostra anche l'avvento del regime degli Ayatollah capitanato da Khomeini. La storia funziona particolarmente bene perchè il personaggio inviato a cercare di salvare le sei persone non è il classico agente dotato di mille mezzi e travestimenti; bensì un uomo come loro che rischiava la sua vita esattamente come loro e che, insieme ai suoi capi, dovrà lottare duramente per portare avanti la missione. Ovviamente entrano nella trasposizione cinematografica alcuni eleementi atti ad aumentare ancor di più il pathos. E forse la cosa migliore è stata proprio quella di rendere bene lo sconvolgimento di queste persone che da un giorno all'altro hanno dovuto imparare ed assumere una nuova identità con tutte le difficoltà e le paure del caso. Detto di Affleck ottimo nella doppia veste di attore e regista (chissà che per il duplice ruolo o per il film non possa arrivare una nomination all'Oscar) va fatta anche una menzione speciale a tutto il cast per l'ottima interpretazione sicuramente agevolata anche dal magnifico soggetto e dall'ottima sceneggiatura. Davvero da non perdere specialmente per gli amanti del genere; finalmente un film thriller e di spionaggio senza inutili scene di pazzi inseguimenti e sparatorie insensate.
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