heimat
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sabato 24 marzo 2012
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quando è moda, è moda (gaber)
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La buona riuscita di questo film ,in parte, è dovuta a Denis Freyd, storico produttore dei fratelli Dardenne, con i quali ha conquistato le platee di mezzo mondo con opere come Rosetta e l' Enfant. L' elemento che collega questi due film con quello delle sorelle Coulin è una condizione adolescenziale segnata da un forte disagio ad affrontare la vita, con tutte le sue complicanze, in mancanza di un forte sostegno proveniente dalla famiglia.Nel film "17 ragazze" si respira un sentimento di ribellione ma allo stesso tempo d' insicurezza nascente dalla scoperta,da parte della liceale Camille, di essere in dolce attesa.
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La buona riuscita di questo film ,in parte, è dovuta a Denis Freyd, storico produttore dei fratelli Dardenne, con i quali ha conquistato le platee di mezzo mondo con opere come Rosetta e l' Enfant. L' elemento che collega questi due film con quello delle sorelle Coulin è una condizione adolescenziale segnata da un forte disagio ad affrontare la vita, con tutte le sue complicanze, in mancanza di un forte sostegno proveniente dalla famiglia.Nel film "17 ragazze" si respira un sentimento di ribellione ma allo stesso tempo d' insicurezza nascente dalla scoperta,da parte della liceale Camille, di essere in dolce attesa.Fin quà, una storia di disarmante normalità con il dubbio di interrompere la gravidanza o di proseguirla e con i timori di rivelare la notizia ad una madre, preoccupata più dal suo lavoro in ospedale che a pranzare con sua figlia; ed è qui che la trama ha il suo momento centrale.Camille, dotata di un forte carisma, convince le sue amiche del cuore a prendere, a loro volta, la decisione di avere un bambino con l' intento di formare una comune per aiutarsi tra di loro.Poco importa di come si conclude la vicenda ma rilevante è questa tendenza, delle ragazze, a conformarsi e a farsi influenzare nel prendere una decisione così sofferta e a pensare che le conseguenze delle loro azioni rimangano sulla carta solo ipotetiche.Infatti le ragazze non hanno una coscienza solipsistica e personale essendo in tal modo condizionate dalla morale comune restando intrappolate in un vortice di qualunquismo.Come diceva Gaber "E anche se è diverso il vostro grado di coscienza, quando è moda è moda, non c'è nessuna differenza tra quella del playboy più sospassato e più reazionario a quella sublimata di fare la "comune"o un consultorio...
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mauro.t
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domenica 24 giugno 2012
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una ribellione postmoderna?
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In un paese della Bretagna 17 ragazze minorenni, quasi contemporaneamente, decidono di rimanere incinte, emulando la prima che sta aspettando un bambino a causa di un preservativo rotto.
La decisione ha il significato di una protesta anti-sistema, anti-adulti, anti-convenzioni, anti-provincialismo. Le ragazze sono portano all’estremo il vecchio slogan femminista “L’utero è mio e lo gestisco io”, ribaltando però (anche questo pare vada di moda) le logiche. In questo caso è il punto di vista sulla maternità che viene stravolto. Avere figli non fa più parte di una visione maschilista della società da mettere in discussione, ma diventa il fulcro su cui costruire un’alternativa.
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In un paese della Bretagna 17 ragazze minorenni, quasi contemporaneamente, decidono di rimanere incinte, emulando la prima che sta aspettando un bambino a causa di un preservativo rotto.
La decisione ha il significato di una protesta anti-sistema, anti-adulti, anti-convenzioni, anti-provincialismo. Le ragazze sono portano all’estremo il vecchio slogan femminista “L’utero è mio e lo gestisco io”, ribaltando però (anche questo pare vada di moda) le logiche. In questo caso è il punto di vista sulla maternità che viene stravolto. Avere figli non fa più parte di una visione maschilista della società da mettere in discussione, ma diventa il fulcro su cui costruire un’alternativa. Le ragazze pensano ad un modello di vita diverso, a mettere in piedi una comune, nella quale i rapporti tra madri e figli saranno più autentici e più stretti, e in cui si aiuteranno l’un l’altra, facendo a meno delle loro famiglie e dei padri dei bambini.
I genitori reagiscono nel modo più normale e prevedibile, sbraitando, insultandole, interrogandosi, organizzandosi, e alla fine.. . facendosi carico dei bambini che arrivano, dal momento che, ovviamente, la comune progettata dalle ragazze non partirà neppure.
Il tutto viene rappresentato in modo naturalistico, le registe sembrano non prendere posizione. Ma emerge il vuoto. Gli adulti sono assenti e incapaci, e non sono, non possono essere modelli significativi. Le ragazze si muovono sempre in funzione del gruppo delle “pari”. Il resto non esiste. Il substrato culturale con il mondo di origine è spazzato via. Le adolescenti, anche col pancione, scontano un vuoto di motivazioni, di elaborazione, di prospettive, di conoscenze storiche. La relazione amorose, il sesso, la maternità, sono svuotate dei significati tradizionali degli adulti e diventano libero campo si cui investire i sogni di un gruppo, dove le decisioni prese della ragazza più carismatica fanno tendenza, come se si trattasse di un vestito, di un particolare taglio di capelli, di un nuovo genere di musica.
Le ragazze, tutte insieme, sono anche carine nella loro complicità, ma trasudano conformismo e vuoto, alla faccia della maternità responsabile. Perché? Come è possibile? Colpa degli adulti? Frutto della società postmoderna? La rappresentazione naturalistica non si occupa di questo.
Terribile e preoccupante.
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flyanto
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lunedì 2 aprile 2012
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quandocon ogni mezzo ci si vuole contrapporre alla
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Film basato su di un fatto realmente accaduto in una cittadina di provincia degli Stati Uniti (ma qui ambientato in una cittadina del Nord della Francia) in cui 17 ragazze appartenenti allo stesso istittuto scolastico decidono di rimanere contemporaneamente incinte come protesta ed atto di ribellione alla società contemporanea ed alla propria monotona vita di provincia. Per riflettere su quanto sia determinante la più o meno presenza della famiglia. Pertanto, interessante come tematica.
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archipic
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lunedì 18 giugno 2012
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la ribellione non è un gioco
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Il gioco della ribellione, o la ribellione per gioco. Questo è il senso che il film mi ha dato; ragazze che non si sa se per noia o per frustrazione (familiare, sociale, interpersonale) decidono di farsi mettere incinte da "ignari" ragazzi utilizzati solo a scopo riproduttivo. E la storia si dipana proprio su questa folle corsa che le ragazze, una dopo l'altra, compiono verso la meta della gravidanza vista, secondo me, per far gruppo, come pass d'ingresso nella loro cerchia e per rendersi "visibili" al mondo dei grandi, colpevole di scarsa comprensione. Non a caso una delle protagoniste finge di essere in dolce attesa proprio per far parte del gruppo dal quale era tenuta a distanza.
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Il gioco della ribellione, o la ribellione per gioco. Questo è il senso che il film mi ha dato; ragazze che non si sa se per noia o per frustrazione (familiare, sociale, interpersonale) decidono di farsi mettere incinte da "ignari" ragazzi utilizzati solo a scopo riproduttivo. E la storia si dipana proprio su questa folle corsa che le ragazze, una dopo l'altra, compiono verso la meta della gravidanza vista, secondo me, per far gruppo, come pass d'ingresso nella loro cerchia e per rendersi "visibili" al mondo dei grandi, colpevole di scarsa comprensione. Non a caso una delle protagoniste finge di essere in dolce attesa proprio per far parte del gruppo dal quale era tenuta a distanza.
Altro aspetto che mi è balzato agli occhi è l'assoluta assenza degli uomini; i ragazzi non hanno voce in capitolo nella questione gravidanze, e quelli familiari sono appena accennati e sono o assenti dalla narrazione o tratteggiati in modo da risultare d'ostacolo.
Un film con molti vuoti, sia di motivazioni e sia, soprattutto, di un ritmo che accompagni la storia che di per sè è anche interessante ma che finisce per stancare proprio perchè sembra girare intorno ad un fulcro che poi, alla fine, crolla e che, forse, non è mai esistito.
Brave le interpreti.
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donni romani
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mercoledì 19 settembre 2012
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le follie dell'adolescenza
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Quando lo sbandamento adolescenziale non è supportato da una famiglia o da una società - leggi scuola - adeguata, può portare ad un fraintendimento dei ruoli estremamente pericoloso. E' quanto succede in "17 ragazze", ambientato in Francia anche se l'episodio che ha dato vita al film è avvenuto negli Stati Uniti, in cui diciassette alunne dello stesso liceo decidono di rimanere incinta nello stesso momento, per poter crescere insieme i loro bambini, lontane da famiglie opprimenti e poco attente ai loro bisogni.
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Quando lo sbandamento adolescenziale non è supportato da una famiglia o da una società - leggi scuola - adeguata, può portare ad un fraintendimento dei ruoli estremamente pericoloso. E' quanto succede in "17 ragazze", ambientato in Francia anche se l'episodio che ha dato vita al film è avvenuto negli Stati Uniti, in cui diciassette alunne dello stesso liceo decidono di rimanere incinta nello stesso momento, per poter crescere insieme i loro bambini, lontane da famiglie opprimenti e poco attente ai loro bisogni. Il desiderio di ribellione degli adolescenti sfocia qui in un delirio collettivo, e queste gravidanze-sfida sono quanto di più immaturo si possa immaginare ma niente frena le amiche che si fanno coraggio a vicenda e sognano una casa comune in cui poter rientrare dopo la mezzanotte - desiderio più che legittimo per una diciassettenne, ma che fa chiaramente intendere come non abbiano la più pallida idea del concetto di maternità inteso come responsabilità e maturità. I bambini sono per queste bellissime e delicate fanciulle in fiore un mezzo per evadere, per liberarsi dai legacci della vita di provincia e per sentirsi libere. Chiaramente il progetto fallirà e non si fa fatica ad immaginare come le vite di parecchie delle vere protagoniste della storia saranno oggi più complesse che mai, ma il film resta bello, semplice nel mostrare la follia disinvolta e irresponsabile di ogni adolescente, e poco conta che qui il progetto di fuga coinvolga niente meno che 17 innocenti neonati, non c'è giudizio morale nella pellicola delle sorelle Coulin ed è giusto così, perchè troppo facile sarebbe stato liquidare il tutto con uno scuotere di capo, la denuncia qui è altra, e coinvolge tutti ciò che sono - o dovrebbero essere - alle spalle di queste ragazze fragili, impaurite dalla vita e in balia degli errori che inevitabilmente accompagnano ogni adolescenza, inquieta per definizione, quando non è protetta, aiutata e consigliata, da quegli adulti, qui assenti e lontani come purtroppo spesso nella realtà, che gli stessi errori, altri, ma comunque uguali nel loro essere poi macigni nel proprio passato, li hanno già commessi.
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stako
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giovedì 10 gennaio 2013
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ritratto di un movimento femminista adolescenziale
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La pellicola ispirata ad una storia realmente accaduta è una pellicola di pregievole fattura, molto interessante e tratta di argomenti veramente molto attuali tra gli adolescenti, quali la difficoltà ti integrarsi nel mondo degl adulti e la difficoltà nel trovare una propria dimensione dove vivere, dove poter esprire le proprie idee senza che nessuno possa minimamente ostacolarle. Il film a breve è il ritratto di un movimento francese femminista adolescenziale che rivendica appunto il proprio potere di esistere e di agire. L'idea di ragazza madre viene presa come modello da seguire per una lotta per la dipendenza e per la realizzazione di una vita migliore. Una pellicola molto interessante e istruttiva adatto ad pubblico giovane.
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La pellicola ispirata ad una storia realmente accaduta è una pellicola di pregievole fattura, molto interessante e tratta di argomenti veramente molto attuali tra gli adolescenti, quali la difficoltà ti integrarsi nel mondo degl adulti e la difficoltà nel trovare una propria dimensione dove vivere, dove poter esprire le proprie idee senza che nessuno possa minimamente ostacolarle. Il film a breve è il ritratto di un movimento francese femminista adolescenziale che rivendica appunto il proprio potere di esistere e di agire. L'idea di ragazza madre viene presa come modello da seguire per una lotta per la dipendenza e per la realizzazione di una vita migliore. Una pellicola molto interessante e istruttiva adatto ad pubblico giovane.
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luca scialo
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venerdì 12 agosto 2022
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la gravidanza come evento di libertà
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Un fatto di cronaca realmente accaduto. In Bretagna, la liceale Camille Fourier, 15enne, rimane incinta. Decide così di convincere le altre amiche a fare lo stesso, come possibilità di ottenere la libertà dai genitori e dare una scossa alle noiose vite di un piccolo borgo. E così, dal gruppo delle 5 inseparabili amiche, diventeranno ben 17. Ma è davvero ciò di cui avevano bisogno? Commedia sull'anti-conformismo e l'emancipazione giovanile e femminile. Temi molto cari in Francia. La gravidanza però porta delle responsabilità e potrebbe essere anche vista come antitesi alla libertà. La pellicola comunque si sofferma sulle intenzioni delle ragazze senza giudicarle.
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il ciadiano
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lunedì 28 maggio 2012
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dolcezza e solitudine
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17 ragazze. Un film che esprime dolcezza, la dolcezza da sempre legata alla nascita di un bambino, qui moltiplicata per 17! Certo la capacità di soprassedere sugli aspetti problematici della situazione, propri dell'incoscienza di quell'età ne fanno un film sospeso in un'atmosfera da sogno. Ma da questa situazione sorgono anche domande rivolte alla nostra società: dove sono i genitori, anzi gli adulti? Nella realtà sono assenti come nel film? Come mai non riescono ad entrare in relazione con queste ragazze? Siamo veramente così poco significativi? Forse è una domanda che dovremmo porci più seriamente. E la controparte maschile, i ragazzi: anche loro sono proprio così poco significativi? Possibile che il gentil sesso possa fare a meno del sesso forte? E' forse perché non si riesce a sognare insieme una vita familiare, non si riesce a sognare un progetto di una vita a due che poi si apre all'accoglienza dei figli che le ragazze si riducono a sognare la maternità come ricerca di senso alla loro vita di fronte al non-senso della vita degli adulti che sono di fronte a loro?
Non si riesce proprio a condannare le ragazze del film, sarebbe condannare la vita, i sogni, la ricerca di senso.
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17 ragazze. Un film che esprime dolcezza, la dolcezza da sempre legata alla nascita di un bambino, qui moltiplicata per 17! Certo la capacità di soprassedere sugli aspetti problematici della situazione, propri dell'incoscienza di quell'età ne fanno un film sospeso in un'atmosfera da sogno. Ma da questa situazione sorgono anche domande rivolte alla nostra società: dove sono i genitori, anzi gli adulti? Nella realtà sono assenti come nel film? Come mai non riescono ad entrare in relazione con queste ragazze? Siamo veramente così poco significativi? Forse è una domanda che dovremmo porci più seriamente. E la controparte maschile, i ragazzi: anche loro sono proprio così poco significativi? Possibile che il gentil sesso possa fare a meno del sesso forte? E' forse perché non si riesce a sognare insieme una vita familiare, non si riesce a sognare un progetto di una vita a due che poi si apre all'accoglienza dei figli che le ragazze si riducono a sognare la maternità come ricerca di senso alla loro vita di fronte al non-senso della vita degli adulti che sono di fronte a loro?
Non si riesce proprio a condannare le ragazze del film, sarebbe condannare la vita, i sogni, la ricerca di senso. E con la loro dolcezza gridano la loro solitudine che chiede a noi adulti di essere colmata.
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storyteller
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mercoledì 10 ottobre 2012
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confezione gradevole, quesiti importanti
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Non è un film di uomini, né per uomini, eppure ci si immedesima (o almeno, è successo a me), si ride, si soffre.
Dolce, provocatoria, raffinata, esteticamente e musicalmente colta, la pellicola affronta quesiti importanti senza però prendere le parti delle ragazze - o almeno, non del tutto - e senza pretendere di fornire una risposta per ciascuna, ma facendoci condividere le loro motivazioni, il loro utopistico desiderio di una vita "migliore", tanto generico quanto ardentemente ambito. Non è un film "diseducativo", come hanno detto alcuni, perché il finale lascia intendere tutto e il contrario di tutto, quasi che l'ultima tappa di questa avventura sia d'importanza minore, in confronto al cammino che le lì ha condotte.
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Non è un film di uomini, né per uomini, eppure ci si immedesima (o almeno, è successo a me), si ride, si soffre.
Dolce, provocatoria, raffinata, esteticamente e musicalmente colta, la pellicola affronta quesiti importanti senza però prendere le parti delle ragazze - o almeno, non del tutto - e senza pretendere di fornire una risposta per ciascuna, ma facendoci condividere le loro motivazioni, il loro utopistico desiderio di una vita "migliore", tanto generico quanto ardentemente ambito. Non è un film "diseducativo", come hanno detto alcuni, perché il finale lascia intendere tutto e il contrario di tutto, quasi che l'ultima tappa di questa avventura sia d'importanza minore, in confronto al cammino che le lì ha condotte.
Un plauso alle registe e alle giovani protagoniste, tutte bravissime. Da conservare e rivedere.
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paolo assandri
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martedì 29 novembre 2011
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le 17 figlie del tff
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Ci sono madri e madri. Da una storia vera americana, francesizzata ad hoc per il film.
17 studentesse decidono assieme e programmaticamente di diventare madri, accettando man mano, con stoica maturità, il bello e il brutto di una scelta così radicale.
Con un gesto politico e sociale di distacco dal passato, incarnato dai genitori, prendono coscienza dell’importanza dell’esistenza umana e della sua perpetuazione, senza però scordarsi di sdrammatizzarle entrambe. Infatti, la forza della scelta (e la sua natura reazionaria, che viene però formandosi mediante i paradigmi tipici di una rivoluzione) è abbassata dalla formazione di una caricaturale comune femminista (altra scelta che guarda al futuro attraverso il passato), che le simpatiche adepte hanno il merito di non rendere ridicola, ma anzi, a tratti poetica.
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Ci sono madri e madri. Da una storia vera americana, francesizzata ad hoc per il film.
17 studentesse decidono assieme e programmaticamente di diventare madri, accettando man mano, con stoica maturità, il bello e il brutto di una scelta così radicale.
Con un gesto politico e sociale di distacco dal passato, incarnato dai genitori, prendono coscienza dell’importanza dell’esistenza umana e della sua perpetuazione, senza però scordarsi di sdrammatizzarle entrambe. Infatti, la forza della scelta (e la sua natura reazionaria, che viene però formandosi mediante i paradigmi tipici di una rivoluzione) è abbassata dalla formazione di una caricaturale comune femminista (altra scelta che guarda al futuro attraverso il passato), che le simpatiche adepte hanno il merito di non rendere ridicola, ma anzi, a tratti poetica.
Forse le 17 resteranno agli annali del cinema per questo film solamente, così come le più grandi rivelazioni del neorealismo e di una certa Nouvelle Vague, ma l’empatia che in “Diciassette ragazze” hanno saputo creare è degno di nota (e di Premio?).
Le sorelle registe, che si accostano alla storia con il piglio onesto (e vincente) di due documentariste, non fanno altro che allargare e restringere (piani ravvicinati di grande suggestione) uno spazio entro cui queste irresistibili coreute e i relativi pancioni si muovono e commuovono.
Il grande pregio del film è quello di partire da una storia inusuale, ma ad alto rischio retorico, e farne un ritratto truffautiano posato e potente, vago e incisivo. In questo universo l’uomo è ridotto, ma anche in questo caso senza drammi patetici, senza cattiveria, a rudimentale macchina da sperma.
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