laulilla
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mercoledì 10 febbraio 2010
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la difficoltà di diventare adulti
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Il difficile passaggio dall'adolescenza all'età adulta viene raccontato con molta finezza dalla regista danese di questo film, che, ispirandosi alle memorie della giornalista inglese Lynn Barber, racconta una vicenda ambientata nella Londra del 1961. La giovane Jenny studia in un severo College della città, con ottimi voti, e coll'obiettivo di ottenere l'iscrizione a Oxford per l'università. Gli insegnanti e i genitori la incoraggiano in questa direzione, ma senza offrire alla ragazza motivazioni sufficienti a sacrificare il proprio tempo e la propria giovinezza allo studio. La scuola, infatti, offre esempi di severità, e anche di ottusità, soprattutto attraverso il comportamento della preside (una Emma Thompson, che nessuno immaginerebbe in questi panni, così poco consoni a lei), mentre la famiglia spera di ottenere, grazie alla affermazione della figlia, quello "status" che le è negato per la modestia delle sue condizione sociali e culturali.
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Il difficile passaggio dall'adolescenza all'età adulta viene raccontato con molta finezza dalla regista danese di questo film, che, ispirandosi alle memorie della giornalista inglese Lynn Barber, racconta una vicenda ambientata nella Londra del 1961. La giovane Jenny studia in un severo College della città, con ottimi voti, e coll'obiettivo di ottenere l'iscrizione a Oxford per l'università. Gli insegnanti e i genitori la incoraggiano in questa direzione, ma senza offrire alla ragazza motivazioni sufficienti a sacrificare il proprio tempo e la propria giovinezza allo studio. La scuola, infatti, offre esempi di severità, e anche di ottusità, soprattutto attraverso il comportamento della preside (una Emma Thompson, che nessuno immaginerebbe in questi panni, così poco consoni a lei), mentre la famiglia spera di ottenere, grazie alla affermazione della figlia, quello "status" che le è negato per la modestia delle sue condizione sociali e culturali. L'insufficienza delle motivazioni emerge con chiarezza nel momento in cui un affascinante e un po' attempato giovanotto, corteggiando Jenny, le prospetta un avvenire del tutto diverso, fatto di piaceri, ricchezza e divertimenti. Una "Londra da bere", in cui il denaro comincia a scorrere con una facilità sospetta, incanta la fanciulla che immagina, ora, il suo futuro in modo un po' diverso, ma incanta anche i suoi banali genitori, che pensando a Jenny, ma anche un po' a se stessi, ritengono che una scorciatoia sia praticabile e vantaggiosa per tutti. Il risveglio dal sogno sarà durissimo. Il film affronta dunque un momento difficile per una giovane del 1961, ma pone contemporaneamente anche il problema di come possano gli adulti rapportarsi agli adolescenti offrendo loro valori veri, che diano un senso ai sacrifici che lo studio comporta, e quale linguaggio debbano usare affinché la comunicazione fra le generazioni sia possibile. L'interesse del film è nella semplice fluidità con la quale il tema assai complesso viene raccontato e nell'ottima interpretazione degli attori, fra cui spicca in modo particolare la bravissima e molto espressiva Carey Mulligan, davvero emozionante nei panni dell'adolescente umiliata e ferita, che a durissimo prezzo raggiunge la propria maturità.
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filmicus
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martedì 23 febbraio 2010
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unusquisque faber fortunae suae
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Un film piacevole che tuttavia manda tanti (troppi) messaggi, anche contradditori.Non regge pertanto ad una interpretazione ricostruttiva che voglia coerentemente ricondurre ogni cosa al suo posto.Questo forse spiega giudizi critici spesso contrastanti. Ogni personaggio, ogni situazione può essere considerata da un'angolazione esattamente opposta: valga ad esempio la coppia dei genitori.Sotto un certo profilo sono quasi una miseria umana: eppure riescono a dare una forza ed un carattere alla loro figlia e restano per lei un lido ed un ancoraggio sicuro. Anche la fanciulla può essere vista come pura contraddizione.Ha un forte senso della giustizia e della moralità: eppure basta poco per farla divenire corresponsabile (morale) di furti e sotterfugi ladreschi.
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Un film piacevole che tuttavia manda tanti (troppi) messaggi, anche contradditori.Non regge pertanto ad una interpretazione ricostruttiva che voglia coerentemente ricondurre ogni cosa al suo posto.Questo forse spiega giudizi critici spesso contrastanti. Ogni personaggio, ogni situazione può essere considerata da un'angolazione esattamente opposta: valga ad esempio la coppia dei genitori.Sotto un certo profilo sono quasi una miseria umana: eppure riescono a dare una forza ed un carattere alla loro figlia e restano per lei un lido ed un ancoraggio sicuro. Anche la fanciulla può essere vista come pura contraddizione.Ha un forte senso della giustizia e della moralità: eppure basta poco per farla divenire corresponsabile (morale) di furti e sotterfugi ladreschi. Allora non è utile avventurarsi in analisi troppo circostanziate per un'opera che non ha la capacità di ricostruire realmente caratteri individuali e storia (e forse non voleva neanche farlo).L'Inghilterra degli anni '60 non era quella descritta nel film,con una venatura parodistica: aveva durezze maggiori ma anche più serie e motivate di quelle della preside Thompson ed al tempo stesso possedeva uno slancio innovativo che avrebbe travolto, di lì a poco, moda e costumi,anche culturali,dell'intera Europa. Tuttavia a conti fatti l'opera riesce infine gradevole. Usciti dalla sala di proiezione, mentre gli aspetti incoerenti e le incongruenze svaniscono, restano in noi due cose positive. La prima è certamente l'immagine femminile (merito della protagonista). Negli occhi della fanciulla vi sono arguzia ed innocenza,pulizia ed un po' di malizia,fiducia e disincanto,intelligenza e disillusione. Anche se combina qualche guaio, a conti fatti è una figlia che vorremmo avere ed a cui di buon grado saremmo vicini nelle difficoltà.L'altra nota positiva è che l'intelligenza, quella vera, fatta cioè di sensibilità e di studio, non può essere travolta dagli eventi ed aiuta sempre a far ritrovare una strada. In tempi cupi caratterizzati da tanti furbi e da tanti ladri, da tanti figli "sistemati" da padri potenti (e spesso imbroglioni) pensare che in un testo latino (studiato per accedere ad Oxford) si possano leggere le parole "unusquisque faber fortunae suae" ci consola un po' e ci rende simpatico questo film.
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mariagiorgia
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giovedì 17 gennaio 2013
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an education, un film charmant
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An education è un film della regista danese Lone Scherfig la cui sceneggiatura è a cura del noto scrittore inglese Nick Hornby che, molto probabilmente, ha curato la corposa, quanto straordinaria colonna sonora.
È una commedia sentimentale avvolta da un velo nero attraverso il quale il pubblico guarda assistendo ai cambiamenti di Jenny, da sedicenne, prima della classe a pantomima di donna che fuma sigarette e si veste bene. L’impressione che si ha è che sia tutto troppo bello, ovvero che una ragazza alla soglia dei 17 anni incontri l’uomo che la protegge da tutto, che la fa divertire e che la porta a Parigi. Infatti si avvertono le prime crepe e si svelano i primi misteri.
Ora, la prima parte del film scorre piacevolmente, la seconda sembra troppo frettolosa e fa storcere il naso.
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An education è un film della regista danese Lone Scherfig la cui sceneggiatura è a cura del noto scrittore inglese Nick Hornby che, molto probabilmente, ha curato la corposa, quanto straordinaria colonna sonora.
È una commedia sentimentale avvolta da un velo nero attraverso il quale il pubblico guarda assistendo ai cambiamenti di Jenny, da sedicenne, prima della classe a pantomima di donna che fuma sigarette e si veste bene. L’impressione che si ha è che sia tutto troppo bello, ovvero che una ragazza alla soglia dei 17 anni incontri l’uomo che la protegge da tutto, che la fa divertire e che la porta a Parigi. Infatti si avvertono le prime crepe e si svelano i primi misteri.
Ora, la prima parte del film scorre piacevolmente, la seconda sembra troppo frettolosa e fa storcere il naso. Tuttavia, complessivamente, è una pellicola che funziona bene, innanzitutto per i protagonisti. Carey Mulligan, classe 1985, senza trucco, riesce facilmente a interpretare, convincendo, la freschezza e la purezza di una vergine e, quando indossa vestiti eleganti, pare omaggiare, senza difficoltà, Audrey Hepburn; Peter Sarsgaard veste bene i panni dell’uomo elegante, dallo sguardo che strega, consapevole di far perdere la testa alle donne, soprattutto se più giovani.
Tante, come Jenny, si saranno trovate ad un crocevia e la regista mette in scena molto bene questo dilemma. Da una parte si vede che la vita dedicata agli studi può portare al personaggio di Miss Stubbs, professoressa liceale appassita e zitella, dall’altra c’è la vita scintillosa e briosa della mogliettina che compra vestiti eleganti e costosi gioielli, ma che non può prender parte ad una conversazione seria come il personaggio di Helen, moglie dell’amico di David, giuliva e frivola.
An education è una commedia sobria e al contempo dinamica, sorretta da dialoghi interessanti e ricchi di sarcasmo, accompagnata da un’importante colonna sonora che contestualizza la vicenda, si susseguono brani di Juliette Gréco, Melody Gardot, Beth Rowley e ancora Floyd Cramer, Ray Charles, Brenda Lee e Mel Torme. Ottima la fotografia, tanto da vincere il premio al Sundance Festival 2009, oltre al premio del pubblico.
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simone 75
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lunedì 15 febbraio 2010
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una lezione di vita
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Il film è incentrato sull’ottima prova della Mulligan, che è l’ago della bilancia dell’intero percorso narrativo. Appare bambina al cospetto delle sue nuove compagnie, con tutti i disagi del caso, con le illusioni e disillusioni cui si va incontro in situazioni di cotanto svantaggio. Appare invece vecchia nel nuovo rapporto che si viene a instaurare con amici, famiglia, insegnanti, al cospetto dei quali si presenta apparentemente matura, e colma di una sicurezza che però traballa agli occhi dello spettatore. L’altalenante evolversi del percorso di Jenny mantiene l’equilibrio su di un filo sottile di cui si avverte l’imminente strappo. La storia non offre nulla di nuovo, ma il film ci regala un mondo affascinante, e una buona interpretazione della perdita dell’innocenza, della lezione di crescita cui le esperienze dolorose conducono, nell’indifferenza di una società ipocrita, qui rappresentata da una famiglia accecata dall’egoismo.
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alesya
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domenica 27 giugno 2010
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"se non facciamo mai niente non saremo nessuno"
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Crescere è un processo doloroso che tutti devono affrontare volenti o nolenti , ma se devi farlo nell’Inghilterra conservatrice e bigotta dei primi anni ‘60 è ancora peggio . Proprio di una crescita e di un’ “educazione” ci racconta ” an education ” , una pellicola che per molti potrà sapere di già visto ( giovane sedotta da un uomo più maturo non sembrerebbe un argomento molto innovativo) ma invece si rivela essere contro ogni pregiudizio un’esperienza assolutamente piacevole e interessante: merito soprattutto dell’ottima sceneggiatura dello scrittore Nick Hornby , che adatta un romanzo autobiografico della giornalista Lynn Barber con grande mestiere attraverso note di humor freddo e amarezza tipiche del suo stile .
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Crescere è un processo doloroso che tutti devono affrontare volenti o nolenti , ma se devi farlo nell’Inghilterra conservatrice e bigotta dei primi anni ‘60 è ancora peggio . Proprio di una crescita e di un’ “educazione” ci racconta ” an education ” , una pellicola che per molti potrà sapere di già visto ( giovane sedotta da un uomo più maturo non sembrerebbe un argomento molto innovativo) ma invece si rivela essere contro ogni pregiudizio un’esperienza assolutamente piacevole e interessante: merito soprattutto dell’ottima sceneggiatura dello scrittore Nick Hornby , che adatta un romanzo autobiografico della giornalista Lynn Barber con grande mestiere attraverso note di humor freddo e amarezza tipiche del suo stile . Jenny è una ragazza come tante altre , che sogna Parigi e ascolta i dischi di Juliette Greco , che vuole una vita diversa piena di divertimenti , svaghi ed eventi sorprendenti , contro l’esistenza spenta e noiosa che conduce nel sobborgo di Twickenham , circondata da un padre e una madre assai poco interessanti ; ciò che rende Jenny diversa dalle altre è la sua brillante carriera scolastica che forse , versioni di latino permettendo , potrebbe consentirle di andare a Oxford , leggere senza censure e vestirsi di nero come una novella Audrey Hepburn . Come nei libri di C.S. Lewis da lei avidamente letti Jenny vorrebbe attraversare l’armadio e ritrovarsi in un mondo sconosciuto pericoloso e pieno di tentazioni e David Goldman con la sua bella auto nuova sembra offrirle la chiave per accedervi . Mai salire in macchina con uno sconosciuto direte voi , ma il David di Peter Sarsgaard (sempre perfetto in ruoli malvagi o ambigui grazie al suo sguardo smarrito ) se pur non possa definirsi tecnicamente un adone o un principe azzurro ha un fascino al quale è impossibile resistere : oltre al fatto di avere trent ‘ anni – e quindi avere già esperienza ” dell’università della vita ” vera che la protagonista sogna disperatamente - adora i concerti , i ristoranti , le aste e le corse , vive continuamente di mondanità e divertimenti in compagnia dei suoi amici sofisticati e alla moda ma fondamentalmente vuoti ( in particolare la simpatica bionda stupida interpretata da Rosamund Pike ) , è dispensatore di complimenti e belle parole , abile a mentire e a manipolare riuscendo addirittura a persuadere i genitori della protagonista della sua buona fede . Per Jenny è un richiamo irresistibile , la sua grigia esistenza si colora improvvisamente di sgargianti colori , tutto diviene semplice e facile : vale davvero la pena disperarsi sui libri quando c’è David a esaudire ogni desiderio ? Vale la pena andare ad Oxford e continuare a faticare quando lui le ha chiesto di sposarlo? Suo padre stesso ( un impeccabile Alfred Molina ) da sempre ossessionato dall’obiettivo dell’università , improvvisamente sembra concordare che un buon matrimonio è forse una soluzione più adeguata e confacente a una giovane donna ; ubriaca di Parigi e di una relazione ormai non più platonica la ragazza lascia gli studi e inizia a sfoggiare orgogliosamente l’anello di fidanzamento , finchè l’incanto – in cui tutti noi spettatori eravamo felicemente caduti – , si rompe bruscamente ; Jenny raccoglierà i pezzi e ricomincierà da capo , capirà cos’è davvero importante e andrà avanti , facendo tesoro delle esperienze vissute ma tornando poi a Parigi ” come se fosse la prima volta ” . La danese Lone Scherfig dirige con occhio vigile regalandoci un affresco spontaneo e mai noioso dell’Inghilterra dei primi anni ‘60 , ingessata ancora nell’ombra del dopoguerra e lontana dalla rivoluzione sessuale e dalle minigonne di Mary Quant , in cui spiccano fra le altre anche le performance di Emma Thompson nei panni della conservatrice preside della scuola ( ” non sai che gli ebrei hanno ucciso nostro signore ? ” dirà a Jenny dopo aver saputo che David è ebreo ) e della volitiva professoressa di Olivia Williams , qui imbruttita appositamente da un paio di occhiali enormi tipici dell’epoca . Ma , sopra ogni altra , brilla di certo la performance della ventiquattrenne Carey Mulligan :> la differenza di età anagrafica rispetto a quella scenica – che di per sè non è certo un’espediente nuovo nel mondo del cinema – non viene mai percepita , riuscendo lei a comunicarci con sincerità la gioia , le paure e la rabbia tipiche dei sedici anni , qui amplificate dal difficile contesto storico e sociale . è un vero peccato che agli Oscar debba scontrarsi con nomi troppo grandi e imponenti per fama e carriera , perchè se pur si sia fatta le ossa nei film in costume della BBC e questo sia il suo primo ruolo da protagonista , la statuetta sarebbe per lei davvero meritata. [-]
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lucky
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martedì 22 febbraio 2011
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non esistono scorciatoie
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Da una sceneggiatura di Nick Hornby. Jenny un'adolescente troppo intelligente per il noioso sobborgo di twicknahm, rimane affascinata da David, trentenne e faccendiero che la inizia alla vita, con cene in locali di lusso, concerti di musica classica e jazz, gite fuori porta, e persino viaggi oltre manica. Jenny mette a rischio il proprio futuro fino a quando non scopre chi è veramente David. Capirà che non esistono scorciatoie, ed è pronta a rimettersi in discussione, per poter reclamare la sua vera independenza e poter andare ad Oxford come aveva sempre sognato.
La cosa che veramente colpisce del film sono gli occhi di Carey Mulligan, la loro forza al servizio di una Jenny a volte ingenua, ma sa quello che vuole, che non ha paura di affrontare le situazioni, molto più matura del trentenne David.
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Da una sceneggiatura di Nick Hornby. Jenny un'adolescente troppo intelligente per il noioso sobborgo di twicknahm, rimane affascinata da David, trentenne e faccendiero che la inizia alla vita, con cene in locali di lusso, concerti di musica classica e jazz, gite fuori porta, e persino viaggi oltre manica. Jenny mette a rischio il proprio futuro fino a quando non scopre chi è veramente David. Capirà che non esistono scorciatoie, ed è pronta a rimettersi in discussione, per poter reclamare la sua vera independenza e poter andare ad Oxford come aveva sempre sognato.
La cosa che veramente colpisce del film sono gli occhi di Carey Mulligan, la loro forza al servizio di una Jenny a volte ingenua, ma sa quello che vuole, che non ha paura di affrontare le situazioni, molto più matura del trentenne David.
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mareincrespato70
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venerdì 4 luglio 2014
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le donne alla conquista del mondo
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Londra, inizio anni 60: le traversìe del mondo femminile, di famiglia piccolo-borgese (certo non ricca) che attraverso una faticosa, ma anche ghettizzante istruzione,, cerca di conquistare il giusto spazio nella società contemporanea.
Splendida ricostruzione culturale di un periodo, iniziazione alle piccole grande insidie a cavallo tra la scopertà della sessualità, e la fascinosità di un mondo maschile adulto, dispensatore di piacevolezze, ma intriso di colpevole ipocrisia.
Carey Mulligan è affascinante e brava nella sua riuscita interpretazione femminile di ragazza assetata di vita e di cultura, Peter Sarsgaard perfetto nel suo ruolo di istrione conquistatore e, fatalmente, mascalzone.
Piccolo grande gioellino cinematografico inspiegabilmente sottostimato dalla critica di casa nostra, apprezzato, invece, negli Stati Uniti e nel mondo anglofono.
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Londra, inizio anni 60: le traversìe del mondo femminile, di famiglia piccolo-borgese (certo non ricca) che attraverso una faticosa, ma anche ghettizzante istruzione,, cerca di conquistare il giusto spazio nella società contemporanea.
Splendida ricostruzione culturale di un periodo, iniziazione alle piccole grande insidie a cavallo tra la scopertà della sessualità, e la fascinosità di un mondo maschile adulto, dispensatore di piacevolezze, ma intriso di colpevole ipocrisia.
Carey Mulligan è affascinante e brava nella sua riuscita interpretazione femminile di ragazza assetata di vita e di cultura, Peter Sarsgaard perfetto nel suo ruolo di istrione conquistatore e, fatalmente, mascalzone.
Piccolo grande gioellino cinematografico inspiegabilmente sottostimato dalla critica di casa nostra, apprezzato, invece, negli Stati Uniti e nel mondo anglofono. La danese Lone Scherfig, su ottima sceneggiatura di Nick Hornby (quello di Febbre al 90°), dirige un film gradevolissimo.
Splendida la colonna sonora della cantante (e attrice britannica) Aimée Ann Duffy, nota semplicemente come Duffy: la sua "Smoke without Fire" rimane nelle mente e nel cuore, insieme ad un'indimenticabile interpretazione canora “caldissima”.
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eleonora panzeri
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venerdì 26 giugno 2015
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l’impazienza dell’età
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Una giovane e brillante studentessa incontra per caso un uomo più grande di lei e ne resta affascinata tanto da iniziare una relazione con lui.
Piace a molte da adolescenti l’idea di interessare ad un uomo adulto con mezzi e possibilità al di là della propria immaginazione.
Ho trovato molto intensa l’interpretazione degli attori, tuttavia il film non mi è piaciuto fino in fondo. Il primo errore, a mio modesto parere, è stata la scelta del protagonista maschile che dimostra decisamente più anni di quelli che dovrebbe avere nel film (trenta leggendo la trama). Per mio gusto personale quella parte avrebbe dovuto essere assegnata ad una attore più avvenente e seducente.
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Una giovane e brillante studentessa incontra per caso un uomo più grande di lei e ne resta affascinata tanto da iniziare una relazione con lui.
Piace a molte da adolescenti l’idea di interessare ad un uomo adulto con mezzi e possibilità al di là della propria immaginazione.
Ho trovato molto intensa l’interpretazione degli attori, tuttavia il film non mi è piaciuto fino in fondo. Il primo errore, a mio modesto parere, è stata la scelta del protagonista maschile che dimostra decisamente più anni di quelli che dovrebbe avere nel film (trenta leggendo la trama). Per mio gusto personale quella parte avrebbe dovuto essere assegnata ad una attore più avvenente e seducente. Si coglie molto bene come la giovane Jenny fosse più che altro innamorata del mondo “trasgressivo” dei grandi più che dal suo partner.
Non mi è arrivato il vento di passione che avrei voluto o mi sarei aspettata. Un film che si lascia guardare ma che a me ha lasciato solo amarezza e perplessità.
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joe nca
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martedì 16 febbraio 2010
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an (mala) education
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Londra, 1961: Jenny ha sedici anni, il viso pulito di Carey Mulligan ed un sogno nel cassetto: andare ad Oxford. Un giorno di pioggia battente, mentre se ne sta sotto l’acquazzone in compagnia del suo violoncello ad aspettare l’arrivo di una polmonite fulminante, incontra David (Peter Sarsgaard), 30 anni, perfetto sconosciuto dall’aria ammaliante al volante di una fuoriserie vecchio tipo cabriolet, che le offre un passaggio con modi gentili da serial killer. La ragazza ovviamente accetta, gli spettatori meno, ma siamo solo all’inizio dell’avventura cinematografica di Nick Nornby e le cose possono ancora migliorare. I genitori di Jenny, inetti in continua caduta dalle nuvole, accettano senza fiatare l’arrivo del piacione David nella vita della loro amata figliola e poco importa se questi, oltre ad avere quasi il doppio degli anni di lei, potrebbe rovinarle ogni velleità professionale, perché il suo apparente status sociale lo eleva al rango di buon partito e promette stabilità e sicurezza.
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Londra, 1961: Jenny ha sedici anni, il viso pulito di Carey Mulligan ed un sogno nel cassetto: andare ad Oxford. Un giorno di pioggia battente, mentre se ne sta sotto l’acquazzone in compagnia del suo violoncello ad aspettare l’arrivo di una polmonite fulminante, incontra David (Peter Sarsgaard), 30 anni, perfetto sconosciuto dall’aria ammaliante al volante di una fuoriserie vecchio tipo cabriolet, che le offre un passaggio con modi gentili da serial killer. La ragazza ovviamente accetta, gli spettatori meno, ma siamo solo all’inizio dell’avventura cinematografica di Nick Nornby e le cose possono ancora migliorare. I genitori di Jenny, inetti in continua caduta dalle nuvole, accettano senza fiatare l’arrivo del piacione David nella vita della loro amata figliola e poco importa se questi, oltre ad avere quasi il doppio degli anni di lei, potrebbe rovinarle ogni velleità professionale, perché il suo apparente status sociale lo eleva al rango di buon partito e promette stabilità e sicurezza. In realtà, dietro l’apparenza da bravo suddito britannico, si nasconde un lupo col vizio di amori adolescenziali e truffe facili, troppo fragile nella sua natura per poter persino aspirare a perdere il pelo e Jenny si ritroverà a dover fare i conti con la disillusione di chi ha quasi mollato tutto per puntare sul nulla di una strada senza uscita. Ma la redenzione da questa educazione sentimentale finita male giunge a un quarto d’ora dalla fine della pellicola, con una brusca virata della regista Lone Scherfig che risolvendo, le angherie in scena in una manciata di minuti, stona pubblico e critica col pessimo tempismo della costruzione drammaturgica del narrato, facendoci scendere di soppiatto da quella macchina su cui a inizio film eravamo saliti di buon grado. E a niente vale sapere che l’opera è tratta dalle memorie della giornalista inglese Lynn Barber, perché lo smarrimento e la sensazione di esser rimasti a piedi sulla strada di un cinema furbo di facile impatto, sembrano essere le uniche cose che ci accompagnano durante i titoli di coda. Mediocre.
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[+] perfettamente d'accordo
(di sandro_74)
[ - ] perfettamente d'accordo
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francesco messina
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giovedì 11 marzo 2010
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an education
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Jenny non è ancora maggiorenne, vive a Twickenham, nell’Inghilterra poco precedente la devastante onda d’urto Beatlesiana che in poco tempo salperà dal Mersey alla conquista del mondo.
Ascolta musica francese, suono il violoncello, frequenta un impacciato e timido coetaneo e coltiva il sogno di essere ammessa al corso di letteratura di Oxford.
Un giorno di pioggia le capita di accettare un passaggio a casa da un simpatico e ricco trentenne, David, e i due iniziano a frequentarsi, con l’entusiasta benedizione del padre di lei (un Alfred Molina in stato di grazia), al quale non sembra vero che la figlia possa “sistemarsi” con un uomo tanto raffinato e benestante. Tra concerti, cene in lussuosi ristoranti e weekend fuori porta Jenny:
- trascura gli studi e la nuova media dei voti rischia di comprometterne l’ammissione all’Università.
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Jenny non è ancora maggiorenne, vive a Twickenham, nell’Inghilterra poco precedente la devastante onda d’urto Beatlesiana che in poco tempo salperà dal Mersey alla conquista del mondo.
Ascolta musica francese, suono il violoncello, frequenta un impacciato e timido coetaneo e coltiva il sogno di essere ammessa al corso di letteratura di Oxford.
Un giorno di pioggia le capita di accettare un passaggio a casa da un simpatico e ricco trentenne, David, e i due iniziano a frequentarsi, con l’entusiasta benedizione del padre di lei (un Alfred Molina in stato di grazia), al quale non sembra vero che la figlia possa “sistemarsi” con un uomo tanto raffinato e benestante. Tra concerti, cene in lussuosi ristoranti e weekend fuori porta Jenny:
- trascura gli studi e la nuova media dei voti rischia di comprometterne l’ammissione all’Università.
- scopre che David non è esattamente la splendida persona che vuole far credere, ma quantomeno sembra innamorato di lei, al punto da chiederle il fidanzamento ufficiale.
Dopo un colpo di scena che richiama, a parti invertite, quello di un altro candidato all’Oscar, il sopravvalutato “Tra Le Nuvole”, Jenny, grazie anche al supporto di una professoressa, capirà quale sia la scelta migliore per il suo futuro e di questo ne trarrà beneficio anche il suo rapporto con i genitori, in particolare il padre.
Dunque, partendo dal presupposto che la trama non è particolarmente originale, il punto di forza di “An Education” è senza dubbio la sceneggiatura del meraviglioso autore britannico Nick Hornby. Il regista danese Lone Scherfig si limita a trasporre lo script con un tocco sottile, da silenzioso testimone, che a tratti riporta alla commedia americana di un tempo che fu, di quella divina Audrey che la dolce Carey Mulligan in un paio di scene ricorda in maniera sorprendente, e nient’affatto sgradevole.
Oltre a lei l’enigmatico e affabile David (il bravo e sottovalutato Peter Sarsgaard), il già citato Molina, la Thompson negli sgradevoli panni dell’Inghilterra più puritana e la bella e stupida Rosamund Pike contribuiscono a realizzare un racconto di formazione delicato, ma importante nelle sue tematiche.
L’attrazione per un uomo molto più maturo, il ruolo dell’istruzione scolastica (protagonista di molti dialoghi in famiglia e nell’ufficio della preside Thompson) e i rapporti genitori-figli(a), indagati dalla penna creatrice di Alta Fedeltà e dall’ottima fotografia di John De Borman, emergono in un film che non sembra affatto prodotto in America.
Tra una sigaretta e l’altra, qualche caduta di stile (la banana!), lo stereotipo della Parigi anni ’60 da cartolina, con tanto di bancarella di libri sulla Senna, il film merita, e ricordiamo che in Italia un punto di partenza del genere si trasforma in “Scusa Ma Ti Chiamo Amore” ahinoi…
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