great steven
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sabato 2 maggio 2015
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ritenuto per sbaglio un film minore: emozionante!
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IL CIRCO (USA, 1928) diretto da CHARLIE CHAPLIN. Interpretato da CHARLIE CHAPLIN, MERNA KENNEDY, ALLAN GARCIA, HARRY CROCKER, HENRY BERGMAN, JOHN RAND, ARMAND TRILLER, STANLEY SANDFORD, GEORGE DAVIS, BETTY MORRISEEY, JACK P. PIERCE
Perseguitato da un piedipiatti e alla ricerca di un impiego, il disoccupato Charlot trova rifugio e lavoro in un circo, nel quale arriva a rivestire il ruolo di clown involontario. Conosce i membri della troupe e socializza in particolar modo con la cavallerizza, della quale si innamora. Ma è al contempo osteggiato dal padre di lei, che è anche direttore del circo. Dopo aver riscosso pieno successo durante un’improvvisata esibizione, al vagabondo viene imposto di continuare la tournée col gruppo spostandosi però in un altro luogo oppure di abbandonare la professione e tornare sui suoi passi.
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IL CIRCO (USA, 1928) diretto da CHARLIE CHAPLIN. Interpretato da CHARLIE CHAPLIN, MERNA KENNEDY, ALLAN GARCIA, HARRY CROCKER, HENRY BERGMAN, JOHN RAND, ARMAND TRILLER, STANLEY SANDFORD, GEORGE DAVIS, BETTY MORRISEEY, JACK P. PIERCE
Perseguitato da un piedipiatti e alla ricerca di un impiego, il disoccupato Charlot trova rifugio e lavoro in un circo, nel quale arriva a rivestire il ruolo di clown involontario. Conosce i membri della troupe e socializza in particolar modo con la cavallerizza, della quale si innamora. Ma è al contempo osteggiato dal padre di lei, che è anche direttore del circo. Dopo aver riscosso pieno successo durante un’improvvisata esibizione, al vagabondo viene imposto di continuare la tournée col gruppo spostandosi però in un altro luogo oppure di abbandonare la professione e tornare sui suoi passi. A malincuore, Charlot opta per la seconda ipotesi e, armato semplicemente del suo bastone e della sua bombetta, saluta gli spettatori andandosene definitivamente. Questo è considerato a torto un film minore dell’inimitabile maestro del cinema muto, e la suddetta denominazione è forse anche incentivata dal fatto che lo stesso Chaplin non ne fa menzione nella sua autobiografia uscita nel 1964, per dimenticare le tristi circostanze nelle quali fu girato (un incendio che bruciò il set, le lamentele della seconda moglie Lita Grace che ostacolò non poco le riprese, e altre cause spiacevoli). Eppure presenta una ricchezza inventiva e una creatività debordante che lo rendono appetibile ad un pubblico numeroso e possibilmente eterogeneo. Abbondano infatti le sequenze che si distinguono per come sono state ben girate e pensate per sfruttare l’effetto sorpresa di fronte a un dispiegamento di mezzi non sempre completo: la baracca degli specchi al cui esterno Charlot finge di essere un pupazzo meccanico; il leone dentro la gabbia al quale il vagabondo deve dar da mangiare; Charlot sulla corda aggredito dal repentino arrivo delle scimmie. Il sonoro esisteva già da circa un anno, ma l’asso britannico della pantomima preferì insistere sul silenzio dei suoi personaggi ricorrendo, in questo specifico caso, a una truppa di attori tutti molto affiatati, a una sceneggiatura sobria ma efficace per la sua semplicità non contraddittoria e a contributi tecnici (montaggio e fotografia in particolare) che valorizzassero l’azione genuina e la temporalità comica più difficile da riprendere. C’è anche un approfondimento notevole sulla dimensione del personaggio di reietto che l’attore-regista londinese seppe trasformare in un motivo ricorrente sul grande schermo arricchendo questo carattere (ben lungi dal risultare un’elementare macchietta) di proprietà inedite film dopo film, senza mai scadere nella banalità ed evitando provvidenzialmente la trappola della ripetitività. Tutt’altro che stucchevole e sdolcinato il suo amore per la donna che esegue il numero col cavallo: una love story (come si dice oggidì) che privilegia i tratti più agrodolci dei sentimenti umani e pone in primo piano l’importanza delle sensazioni visive che vengono costantemente integrate con la veridicità dei moti dell’anima. Il poeta sovietico Majakovskij ebbe a commentare, riguardo a questa pellicola che suscitò un suo vivo interesse: « Un debole omino calpestato da Los Angeles a qui recita attraverso gli oceani». Negli anni 1960 il film tornò in circolazione, e non solo: grazie ad una nuova partitura musicale composta dall’autore medesimo e applicata nell’introduzione e nelle scene principali, esso riuscì ad ammaliare una nuova generazione di spettatori, fra i quali figurava addirittura il regista riminese Federico Fellini, che si proclamò come deciso adoratore di questo piccolo, grande capolavoro che purtroppo è stato troppo spesso relegato nei bassifondi della filmografia chapliniana e quasi mai valutato per la sua effettiva rilevanza. La quale affonda la propria ragion d’esistere in una magia aggraziata ed elegante e in una verosimiglianza che scava nel pensiero umano e centra il bersaglio parlando con eloquenza della solitudine, dell’emarginazione e del desiderio insopprimibile di un riscatto.
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il cinefilo
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lunedì 2 agosto 2010
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memorabile "gemma" cinematografica di c.chaplin
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TRAMA: Il vagabondo Charlot(Charles Chaplin che è attore,produttore e sceneggiatore)dopo una frenetica fuga dalla polizia viene assunto in un circo come attrazione principale ma presto si ritrova in mezzo ai guai...COMMENTO: Il grande Charles Chaplin "firma" una delle sue opere più divertenti(anche se forse non è classificabile tra i suoi "vertici")e in cui,probabilmente,per la sua realizzazione si è ispirato al periodo in cui lui stesso lavorava in un circo rendendolo quindi un "omaggio" cinematografico.
Questo film è valso a Chaplin un premio oscar e l'immagine del vagabondo utilizzato per suscitare l'ilarità del pubblico sembrarebbe mettere "in mostra" un Chaplin deciso a mettersi alla berlina nella maniera più diretta possibile(l'immagine del circo è perfetta per l'intenzione del regista)e l'attore-regista mette in scena questo scopo con una comicità e una vitalità come sempre strepitosi e le gag sono,per ritmo e genialità,intelligentemente azzeccate e divertenti.
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TRAMA: Il vagabondo Charlot(Charles Chaplin che è attore,produttore e sceneggiatore)dopo una frenetica fuga dalla polizia viene assunto in un circo come attrazione principale ma presto si ritrova in mezzo ai guai...COMMENTO: Il grande Charles Chaplin "firma" una delle sue opere più divertenti(anche se forse non è classificabile tra i suoi "vertici")e in cui,probabilmente,per la sua realizzazione si è ispirato al periodo in cui lui stesso lavorava in un circo rendendolo quindi un "omaggio" cinematografico.
Questo film è valso a Chaplin un premio oscar e l'immagine del vagabondo utilizzato per suscitare l'ilarità del pubblico sembrarebbe mettere "in mostra" un Chaplin deciso a mettersi alla berlina nella maniera più diretta possibile(l'immagine del circo è perfetta per l'intenzione del regista)e l'attore-regista mette in scena questo scopo con una comicità e una vitalità come sempre strepitosi e le gag sono,per ritmo e genialità,intelligentemente azzeccate e divertenti.
Questo film,a differenza degli altri in cui la tragedia e la comicità erano(e saranno)perfettamente amalgamati insieme ne Il CIRCO il secondo elemento sembrerebbe prevalere nettamente sul primo malgrado Chaplin affronti anche questa volta il consueto tema dell'amore che probabilmente non viene ricambiato e che,comunque,non farà perdere al protagonista la voglia di vivere e la fiducia nel futuro.
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chriss
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giovedì 19 agosto 2010
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charlot va al circo...
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Il Circo, di Charlie Chaplin, è un' opera cinematografica piena di poesia, comicità e malinconia. Il film, che glorificò l' artista londinese con un premio speciale (Oscar alla carriera), è un omaggio alla dura vita dei lavoratori del Circo. Tutti noi, che almeno una volta abbiamo certamente assistito ad uno spettacolo circense, sappiamo benissimo che tale vita, intrapresa da inservienti, clown, equilibristi, domatori, maghi e così via, è massacrante, colma di sacrifici, anche dal punto di vista degli spostamenti. Charlie Chaplin lo sapeva. Il film è anche una metafora della vita e del destino che si beffa del nostro amato vagabondo.
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Il Circo, di Charlie Chaplin, è un' opera cinematografica piena di poesia, comicità e malinconia. Il film, che glorificò l' artista londinese con un premio speciale (Oscar alla carriera), è un omaggio alla dura vita dei lavoratori del Circo. Tutti noi, che almeno una volta abbiamo certamente assistito ad uno spettacolo circense, sappiamo benissimo che tale vita, intrapresa da inservienti, clown, equilibristi, domatori, maghi e così via, è massacrante, colma di sacrifici, anche dal punto di vista degli spostamenti. Charlie Chaplin lo sapeva. Il film è anche una metafora della vita e del destino che si beffa del nostro amato vagabondo. Quando Charlot entra nelle grazie del padrone del Circo, costui lo sfrutterà, al fine di far ridere gli spettatori ed eventualmente attirarne degli altri. Il che vuol dire successo, soldi ed una vita più duratura per tutti, specie per gli artisti. In più Charlot, per amore della figlia del padrone, sarà costretto a fare anche un numero da equilibrista, altamente rischioso sulla corda. Proprio questo numero è un esempio di comicità assoluta: Charlot sarà attaccato da un gruppo di scimmie scatenate che si era liberato da una valigia del carrozzone. Una di queste scimmie infilerà la sua coda nella bocca del malcapitato Charlot; un' altra gli morderà il naso, un' altra ancora gli occluderà la vista. Per fare questa scena, Charlie Chaplin dovette imparare veramente, fuori dalla scena intendo, a stare in equilibrio: un altro esempio, se mai ce ne fosse bisogno, della sua enorme professionalità di artista. La scena in cui Charlot finisce, sbadatamente, nella gabbia del leone, fu ripetuta per circa duecento volte. Il premio Oscar, secondo il mio parere, lo ottenne anche per motivi tecnici e di vita privata . Una serie di disavventure, che avvennero prima e durante le riprese del film, contribuirono ad allungarne i tempi. Lo stesso Chaplin, che stava affrontando un divorzio, passò un periodo di crisi. Per approfondire tali avversità, capitate al regista e alla suddetta opera cinematografica, potete consultare benissimo il Circo del 1928 su Wikipedia. A me interessava far sapere a tutti quanto duro lavoro costò questo film. L' Oscar fu strameritato, anche dal punto di vista di ciò che ci offre a livello sentimentale: innamoramento e gioia di amare, illusione e conseguente disillusione. L' amore che Charlot dimostra per la ragazza si scioglierà come la neve al sole. Il nostro eroe, una volta appreso che la ragazza di cui si è innamorato si è invaghita di Rex l' equilibrista, donerà all' artista un anello che aveva precedentemente comprato da un clown. Un gesto alla Charlot. Fondamentale per capire il resto. La sua bontà di cuore non si fermerà qui. La ragazza, costantemente picchiata dal padre-padrone, vorrebbe fuggir via con Charlot. Il quale, invece di andarsene con lei, dice a Rex dove si trova la ragazza, incoraggiandoli così ad unirsi in quello che dopo diventerà un vero matrimonio. Il Circo è un film bellissimo, anche in funzione del suo finale malinconico: vedere Charlot, che non prende l' ultima carrozza per intraprendere con i circensi un nuovo viaggio o andarsene per i fatti suoi con la sua stravagante camminata, è una scena struggente. Lo stesso Chaplin, poco prima dell' inizio del film, ci aveva presentato così il Circo: "Un mondo di segatura, di lacrime e di risate". Chaplin, con queste parole, ci fa intendere che fosse un artista che della vita sapeva capito tutto! Le sit-com, in questo film, si sprecano, ma tre di esse sono formibabili. Vediamo la prima. Quella del ladro con cui s' imbatte Charlot è una "roba mai vista". Non la svelerò per la sua interezza, ma posso dirvi che due ladri (Charlot è uno di questi casualmente) vengono inseguiti da due poliziotti, finendo in un baraccone d' illusioni: specchi magici, tappeti scorrevoli e così via. Le risate saranno assicurate. Questa scena, però, avviene prima che Charlot entri a lavorare nel Circo. Precedentemente era stato scartato. Non aveva superato le due prove d' ammissione (la prova del barbiere e di Guglielmo Tell). Quando casualmente viene assunto, anche per l' auto-licenziamento di alcuni inservienti che non ricevevano da tempo la paga, le risate del pubblico si faranno fragorose. Lo acclameranno giorno dopo giorno. Ora vediamo la seconda e la terza. Per tre o quattro volte Charlot verrà inseguito da un mulo o da un asino impazzito che scalcia a ripetizione. Anche la scena di Chaplin che ingoia la pillola del cavallo malato è divertentissima. Charlot dirà: "Il cavallo ha soffiato per primo!" Concludo dicendo questo: se il Circo è un' illusione che a volte disillude i suoi artisti oppure i suoi spettatori, allora Chaplin non ci ha illuso, ma ci ha regalato una verità di altissima poesia cinematografica. Da vedere assolutamente! Palmieri Christian
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