claudio salvati
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lunedì 10 dicembre 2007
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sensuale & sessuale: lust, caution
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LUST, CAUTION, di Ang Lee, con Tang Wei, Tony Leung.
Maestoso melò sin dai primi movimenti di macchina, che sensuale gira attorno ai pettegolezzi di quattro agiate donne, nella penombra di una stanza, Lust, Caution è il mezzo attraverso cui Ang Lee torna a Venezia, due anni dopo il planetario successo de I segreti di Brokeback Mountain, che qui vinse il Leone d’oro e si impose nella sua corsa verso gli Oscar.
L’autore de La tigre e il dragone, narra con rigore e raffinatezza una storia di amore e morte, sullo sfondo di una Shanghai che, negli anni Quaranta, viveva l’occupazione giapponese con malcelata intolleranza.
Qui la giovane e timida Wong Chia Chi, unitasi ad una compagnia teatrale, accetta di far parte di un piano per assassinare il Signor Yee, importante e feroce collaborazionista del nemico nipponico.
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LUST, CAUTION, di Ang Lee, con Tang Wei, Tony Leung.
Maestoso melò sin dai primi movimenti di macchina, che sensuale gira attorno ai pettegolezzi di quattro agiate donne, nella penombra di una stanza, Lust, Caution è il mezzo attraverso cui Ang Lee torna a Venezia, due anni dopo il planetario successo de I segreti di Brokeback Mountain, che qui vinse il Leone d’oro e si impose nella sua corsa verso gli Oscar.
L’autore de La tigre e il dragone, narra con rigore e raffinatezza una storia di amore e morte, sullo sfondo di una Shanghai che, negli anni Quaranta, viveva l’occupazione giapponese con malcelata intolleranza.
Qui la giovane e timida Wong Chia Chi, unitasi ad una compagnia teatrale, accetta di far parte di un piano per assassinare il Signor Yee, importante e feroce collaborazionista del nemico nipponico.
La giovane attrice diventa così la Signora Mak, che prima conquisterà la fiducia di Yee, diventando confidente della moglie, poi intreccerà con lui una relazione assai carnale.
Tra fughe, umiliazioni, e anni di miseria, la giovane Wong subirà un profondo travaglio interiore, fino ad abbandonarsi all’amore per quell’uomo, chiuso nella solitudine coatta del suo stesso potere, e che li porterà a vivere con una pienezza asfissiante il tormento e l’estasi dell’impulso delle passioni.
Tratto da un racconto della celebre scrittrice cinese Zhang Ailing, Lust, Caution è una storia sfrontata e a tratti manierata, che il regista maneggia in modo assai inusuale, lontana dai simboli riconoscibili del suo stesso cinema.
Ennesimo tassello del suo variegato talento, il film vanta una confezione lussuosa e spregiudicata (le scene di sesso sono quanto mai abbondanti ed esplicite, perfette nella loro elegante brutalità, primitive nel cogliere il climax dell’amplesso), accompagnato da una ricostruzione storica puntigliosa e suggestiva, molto malinconia nel rievocare un epoca che il regista deve aver ben studiato.
Protagonista è la bellissima esordiente Tang Wei, che ha gli occhi intrisi di antica rassegnazione e selvaggio romanticismo, mentre la sua spalla maschile è l’attore-feticcio di Wong Kar-Wai, Tony Leung, in un ruolo davvero inusuale, brutale e delicato al tempo stesso.
A lui Ang Lee concede la chiusa del film, bellissima, silenziosa, sfumata come una luce che inesorabilmente si consuma.
Certo, ci sono vuoti di sceneggiatura e salti temporali arditi, ma la materia è così calda, che si rimane scottati comunque.
CLAUDIO SALVATI
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rosalinda gaudiano
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domenica 6 gennaio 2008
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la trappola dei sentimenti
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Lussuria
Ang Lee ritorna a conquistare il pubblico con “Lussuria”, in un gioco perfido e insaziabile, con una partita all’ultimo “sangue” emblematicamente combattuta solo con sentimenti, espressioni misere e lodevoli dell’essere umano.
In uno scenario ben costruito, che fa da sfondo al dramma narrato, di una Hong Kong assediata dalla dominazione giapponese durante gli anni del secondo conflitto mondiale, due persone costruiscono una tormentata relazione amorosa: Wang Jiazhi (Joan Chen), militante nella resistenza cinese ed il potente Mr. Yee (Tony Leung), losco e spietato collaborazionista dei giapponesi.
Ang Lee, non rinuncia anche in “Lussuria” a proporre gli eterni conflitti umani: familiari, politici, di classe, identitari, narrando il dramma di due anime che si logorano in una Hong Kong ormai culturalmente ridefinita dai simboli e valori importati dall’Occidente.
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Lussuria
Ang Lee ritorna a conquistare il pubblico con “Lussuria”, in un gioco perfido e insaziabile, con una partita all’ultimo “sangue” emblematicamente combattuta solo con sentimenti, espressioni misere e lodevoli dell’essere umano.
In uno scenario ben costruito, che fa da sfondo al dramma narrato, di una Hong Kong assediata dalla dominazione giapponese durante gli anni del secondo conflitto mondiale, due persone costruiscono una tormentata relazione amorosa: Wang Jiazhi (Joan Chen), militante nella resistenza cinese ed il potente Mr. Yee (Tony Leung), losco e spietato collaborazionista dei giapponesi.
Ang Lee, non rinuncia anche in “Lussuria” a proporre gli eterni conflitti umani: familiari, politici, di classe, identitari, narrando il dramma di due anime che si logorano in una Hong Kong ormai culturalmente ridefinita dai simboli e valori importati dall’Occidente.
Questo regista eclettico, sorprendente, non rinuncia a mettere in scena l’imprevedibilità dei sentimenti, ciò che di arcano, oscuro e sommerso scuote e muove l’essere umano, in confronti, duelli, sete di possesso e poi anche nella ricerca semplice e arrendevole dell’amore, il bisogno eterno di ogni persona.
La giovane Wang accetta il ruolo di seduttrice, dominata, in un amore platonico, dalla personalità di uno dei militanti del gruppo di cui fa parte, ed inganna l’abile uomo Yee. Lo inganna recitando la sua parte di affabile e arrendevole amante, come se calcasse le scene di un palcoscenico. Wong recita, diventa il personaggio, lo incarna, confonde essa stessa finzione e realtà nella recita dell’amore e della passione. Accende l’anima dell’uomo Yee, perfido e spietato, carpisce in lui la promessa di un sentimento nobile, di cui essa stessa sarà vittima meschina.
Lee, magistralmente, costruisce nella trama la trappola dei sentimenti, in un duello lento e compassato, che non produrrà né vincitori né vinti.
Anche se i critici non hanno condiviso l’assegnazione del “Leone d’Oro” a Venezia, quest’ultimo lavoro di Ang Lee merita a tutto tondo quel riconoscimento in quanto opera raffinata e stilisticamente ottima, che si traduce, ancora una volta, in un affondo nell’incontrollabile dimensione affettiva che scuote, rivitalizza e annulla l’umanità intera.
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paride86
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venerdì 23 gennaio 2009
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un'affresco affascinante
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Una giovane attrice aderisce alla resistenza cinese e diventa l'amante di un ricco e affascinante collaborazionista.
La trama è già sentita (fra gli ultimi film simili c'è, per esempio, "Gioco di donna"), ma "Lussuria" ha il pregio di un'ambientazione esotica e di uno studio coerente e credibile sui personaggi. Gli attori, poi, sono eccellenti: non sbagliano una scena e fanno intendere gli eventi anche con un semplice gioco di sguardi.
L'analisi della relazione tra i due amanti è approfondita e dettagliata e - secondo me - le scene di sesso sono il suo giusto completamento, per nulla gratuite.
I dialoghi sono curati e credibili e la sceneggiatura, sebbene non sempre facile da seguire, è comunque convincente.
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Una giovane attrice aderisce alla resistenza cinese e diventa l'amante di un ricco e affascinante collaborazionista.
La trama è già sentita (fra gli ultimi film simili c'è, per esempio, "Gioco di donna"), ma "Lussuria" ha il pregio di un'ambientazione esotica e di uno studio coerente e credibile sui personaggi. Gli attori, poi, sono eccellenti: non sbagliano una scena e fanno intendere gli eventi anche con un semplice gioco di sguardi.
L'analisi della relazione tra i due amanti è approfondita e dettagliata e - secondo me - le scene di sesso sono il suo giusto completamento, per nulla gratuite.
I dialoghi sono curati e credibili e la sceneggiatura, sebbene non sempre facile da seguire, è comunque convincente.
Il problema è che, in due ore e mezza di film, si poteva fare di più: affrontare meglio il tema della guerra e della resistenza, dare spazio a personaggi secondari, ecc.
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jacopo b98
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martedì 19 novembre 2013
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un film memorabile e ammaliante!
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Nella Cina dominata dai Giapponesi degli anni ’40 la giovane Wang Jazhi (Wei) lavora per la resistenza cinese e viene incaricata di sedurre un potente membro del governo (Leung). Precipiterà così in un vortice di violenza, erotismo e amore che li distruggerà tutti. Scritto da James Shamus e Hui-Ling Wang, è stato definito il film più sessualmente estremo mai realizzato in Cina, per via delle lunghe e reiterate scene d’amore tra i due amanti. È un melò sotto il segno della morte ma è anche un grande film di guerra, spionaggio e seduzione. Film di sguardi, intenso ed ammaliante, che deve molto alla eccellente fotografia di Rodrigo Prieto.
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Nella Cina dominata dai Giapponesi degli anni ’40 la giovane Wang Jazhi (Wei) lavora per la resistenza cinese e viene incaricata di sedurre un potente membro del governo (Leung). Precipiterà così in un vortice di violenza, erotismo e amore che li distruggerà tutti. Scritto da James Shamus e Hui-Ling Wang, è stato definito il film più sessualmente estremo mai realizzato in Cina, per via delle lunghe e reiterate scene d’amore tra i due amanti. È un melò sotto il segno della morte ma è anche un grande film di guerra, spionaggio e seduzione. Film di sguardi, intenso ed ammaliante, che deve molto alla eccellente fotografia di Rodrigo Prieto. È perciò il film più bello (e sottovalutato) di Ang Lee, che con la sua messa in scena di rara raffinatezza riesce a costruire un intreccio sensuale e impressionante. Oltre alla messa in scena e ai contributi tecnici impossibile non citare almeno i due interpreti principali: la giovane e bellissima Wei, che riesce a dar vita ad un personaggio di raro spessore; e Tony Leung, divino interprete di un personaggio tormentato e allo stesso tempo sicuro di sé. Dopo I segreti di Brokeback Mountain, secondo Leone d’Oro per il regista, questa volta molto contestato, e premio Osella a Rodrigo Prieto, alla mostra del Cinema di Venezia. I monologhi sulla Cina, sulla femminilità e la sessualità sono indimenticabili.
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mario scafidi
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mercoledì 30 gennaio 2008
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sedizione e seduzione
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Negli anni Quaranta una studentessa universitaria cinese (l’esordiente Tang Wei) diviene il braccio esecutivo di un complotto diretto ad uccidere un importante uomo politico (Tony Leung) sceso a patti con i giapponesi al tempo dell’occupazione di Shanghai. Per attuare il piano la ragazza dovrà prima sedurre la predestinata vittima, ma la situazione sfuggirà al suo controllo ed i ruoli fatalmente si invertiranno. “Lussuria – Seduzione e Tradimento” è un colto omaggio del cinema noir americano degli anni Quaranta (primo tra tutti “la Fiamma del Peccato” di Billy Wilder), ed al contempo ha il respiro dei sontuosi kolossal europei a sfondo storico degli anni Cinquanta e Sessanta (quelli firmati da David Lean); una citazione costante diretta a risvegliare il gusto cinematografico del passato.
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Negli anni Quaranta una studentessa universitaria cinese (l’esordiente Tang Wei) diviene il braccio esecutivo di un complotto diretto ad uccidere un importante uomo politico (Tony Leung) sceso a patti con i giapponesi al tempo dell’occupazione di Shanghai. Per attuare il piano la ragazza dovrà prima sedurre la predestinata vittima, ma la situazione sfuggirà al suo controllo ed i ruoli fatalmente si invertiranno. “Lussuria – Seduzione e Tradimento” è un colto omaggio del cinema noir americano degli anni Quaranta (primo tra tutti “la Fiamma del Peccato” di Billy Wilder), ed al contempo ha il respiro dei sontuosi kolossal europei a sfondo storico degli anni Cinquanta e Sessanta (quelli firmati da David Lean); una citazione costante diretta a risvegliare il gusto cinematografico del passato. Troppo chiasso è stato sollevato attorno ad una scena di sesso uguale a molte altre già viste in tante pellicole. “Lussuria” ha l’eleganza esteriore di un abito di alta sartoria, è decorato da una fotografia assai suggestiva, condotto con sapiente direzione degli attori, ben recitato, sostenuto su una sceneggiatura priva di sbavature. Un ottimo esempio di cinema di qualità. Leone d’Oro a Venezia contestatissimo, ma tutt’altro che immeritato.
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[+] ma hai visto lussuria??
(di anonimo778637)
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brando fioravanti
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martedì 10 aprile 2012
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lussuria
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Una ragazza cinese seduce un uomo politico alleato con i giapponesi con l'intenzione di ucciderlo. Ma il rapporto fisico la coinvolgerà al punto di innamorarsene. Il sesso non è visto come un piacere separato dall'amore, ma una vera esplorazione dell'altro. Il film non si sofferma solo su questo, entra sull'incubo dell'occcupazione dei giapponesi astuti e disumani nei loro metodi oppressivi. Non cè speranza contro il popolo più forte, saranno vani ogni tentativi di rivolta.
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marta scattoni
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martedì 23 aprile 2013
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fra amore e tortura
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Finalmente un film 'cinese' di Ang Lee: dopo svariati film occidentali ecco il regista immergersi di nuovo e con ottimi risultati artistici -il botteghino a quanto pare non lo ha premiato- nelle tipiche atmosfere della sua Madrepatria: si parte subito infatti con la raffinata scena di una interminabile partita a "Mahjong" tra eleganti e loquaci signore.
"Brokeback Mountain" resta, a mio parere, insuperato all'interno della produzione del regista ma anche "Lust, Caution", dotato di una struttura drammatica molto salda, sa trasmettere emozioni forti.
Il film è ambientato durante il periodo della seconda guerra mondiale, in una Cina occupata dai giapponesi, divisa tra ribelli, collaborazionisti e 'indifferenti': questa quindi la scacchiera dove si muovono i personaggi, quasi fossero pedine di un destino crudele.
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Finalmente un film 'cinese' di Ang Lee: dopo svariati film occidentali ecco il regista immergersi di nuovo e con ottimi risultati artistici -il botteghino a quanto pare non lo ha premiato- nelle tipiche atmosfere della sua Madrepatria: si parte subito infatti con la raffinata scena di una interminabile partita a "Mahjong" tra eleganti e loquaci signore.
"Brokeback Mountain" resta, a mio parere, insuperato all'interno della produzione del regista ma anche "Lust, Caution", dotato di una struttura drammatica molto salda, sa trasmettere emozioni forti.
Il film è ambientato durante il periodo della seconda guerra mondiale, in una Cina occupata dai giapponesi, divisa tra ribelli, collaborazionisti e 'indifferenti': questa quindi la scacchiera dove si muovono i personaggi, quasi fossero pedine di un destino crudele. Soprattutto la protagonista, Wang Jiazhi / Mak Tai Tai, appare come un'impotente marionetta, manovrata da persone e forze decisamente più grandi di lei e persino al di fuori della sua capacità di comprensione.
All'inizio del film Wang Jiazhi è poco più che una ragazzina, innamorata della forte abnegazione e convinzione nelle proprie idee di un compagno di università, Hang: si costituisce, sulla base di un gruppo teatrale, un piccolo nucleo di ribelli, composto da vari ragazzi e due sole ragazze, con a capo Hang.
L'abnegazione verso i propri ideali però lentamente diventa ingenuo quanto crudele oblio della propria dignità e del limite che separa la volontà di sopravvivere, dalla violenza gratuita verso se stessi e verso gli altri: c'è la vergine sacrificale spinta ad immolare se stessa alla causa, c'è uno dei più brutali e 'realistici' omicidi cinematografici che si siano visti negli ultimi anni (ricorda, per senso di squallore misto ad orrore, l'accoltellamento in "The Village" di M. N. Shyamalan) che assume carattere quasi rituale e che diventa colpa condivisa dal gruppo, che inevitabilmente dovrà pagarne le conseguenze.
Passano alcuni anni, i componenti del gruppo si disperdono, e poi di nuovo 'la vergine sacrificale' Wang Jiazhi/ Mak Tai Tai viene ricontattata da Hang e dai capi della resistenza: lei ha il compito di incontrare e sedurre l'uomo (Mr. Yee) che qualche anno prima era stato bersaglio del gruppo di ribelli, un importante collaborazionista cinese, un torturatore ed un crudele e sadico assassino che ha il volto e lo sguardo 'dolente', pieno di fascino, del grande attore Tony Leung. Scoppia una passione travolgente tra i due, già prede di una palese attrazione reciproca e lei soccombe totalmente e senza scampo alla 'lussuria' con il torturatore: la seduttrice è sedotta.
L'intensità fisica del rapporto tra i due presto però assume per entrambi il significato anche di qualcos'altro, molto simile all'amore, o a quel tipo di amore che ci può essere in una relazione tra un sadico ed una masochista.
Particolarmente romantica, triste e toccante la scena in cui, in un locale giapponese, Wang Jiazhi/ Mak Tai Tai canta e recita a Mr. Yee una bellissima canzone d'amore cinese,"A Singing Girl At The Edge of the World".
Infine gli eventi precipitano, ed il destino, che presto si abbatterà come evolversi di grandi vicende storiche anche su Mr. Yee, il quale ne è consapevole, travolge l'antico gruppetto di giovani ribelli che si ritrovano riuniti un'ultima volta letteralmente di fronte all'abisso che li inghiottirà e da cui in fondo sono già stati inghiottiti anni prima. Ho trovato la scena finale veramente magistrale: questa da sola vale tutto il film, che nell'insieme soffre solo di una iniziale lentezza (c'è un lungo flashback) e di qualche immagine troppo patinata.
Da segnalare infine la presenza di Joan Chen, una delle mitiche interpreti di "Twin Peaks" di Lynch nonché de "L'ultimo imperatore" di Bertolucci, nella parte della moglie di Mr. Yee.
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mardou_
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martedì 30 maggio 2017
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un gioco fatale
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Forse si deve ricercare nella biografia di Ang Lee la spiegazione al fatto che nella sua produzione cinematografica coesistano generi tanto diversi e lontani fra loro anche geograficamente.
Nato a Taiwan e trasferitosi a New York per studio, questo straordinario regista ci ha regalato piccoli e grandi capolavori tra cui non posso fare a meno di citare:
_”Mangiare bere uomo donna” nomination all’Oscar nel’94
_”Ragione e Sentimento” Orso D’Oro a Berlino e 7 nomination all’Oscar nel’95
_”Tempesta di Ghiaccio” nel '97
_”La Tigre e il Dragone” Oscar Miglio film straniero nel 2000
_”I Segreti di Brokeback Mountain” Leone d’Oro e Venezia e 3 Oscar nel 2006
Nel 2007 torna a vincere il Leone d’Oro con “Lussuria”, storia di un amore impossibile nell’ Hong Kong degli anni’40 tra una donna militante nella resistenza cinese ed un potente uomo di politica alleato ai Giapponesi.
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Forse si deve ricercare nella biografia di Ang Lee la spiegazione al fatto che nella sua produzione cinematografica coesistano generi tanto diversi e lontani fra loro anche geograficamente.
Nato a Taiwan e trasferitosi a New York per studio, questo straordinario regista ci ha regalato piccoli e grandi capolavori tra cui non posso fare a meno di citare:
_”Mangiare bere uomo donna” nomination all’Oscar nel’94
_”Ragione e Sentimento” Orso D’Oro a Berlino e 7 nomination all’Oscar nel’95
_”Tempesta di Ghiaccio” nel '97
_”La Tigre e il Dragone” Oscar Miglio film straniero nel 2000
_”I Segreti di Brokeback Mountain” Leone d’Oro e Venezia e 3 Oscar nel 2006
Nel 2007 torna a vincere il Leone d’Oro con “Lussuria”, storia di un amore impossibile nell’ Hong Kong degli anni’40 tra una donna militante nella resistenza cinese ed un potente uomo di politica alleato ai Giapponesi.
Se la narrazione dei fatti storici appare a tratti macchinosa e complessa, dopo un inizio lento e scandito da interminabili partite a Mahjong, il film traccia magistralmente i tratti che segnano nascita e sviluppo della travolgente passione…
Un gioco di sguardi e poi una fatale e violenta esplosione dei sensi, fino alla sua tragica conclusione…
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nigel mansell
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domenica 6 gennaio 2008
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il corpo di una donna per la rivoluzione
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La giovane protagonista innamorata del giovane regista di una compagnia teatrale si improvvisa rivoluzionaria. Mentre gli altri attori e il regista prevedono di agire chi con le armi chi con i finanziamenti del padre, alla giovane Wang Jiazhi tocca mettere in gioco il suo corpo e tutta se stessa. Inizierà così la sua educazione sessuale tramite un giovane compagno esperto di rapporti mercenari che le permetterà di avere il savoir fair necessario per irretire il terribile Mr. Yee. La situazione le sfuggirà di mano: a lui, come dirà lei, non basta penetrare il suo corpo, vuole anche la sua mente, la sua anima.
Un pò lunga e lenta la parte iniziale, pur se ben realizzate le scene erotiche non incontrano il mio gusto, c'è volutamente molta violenza e tensione nei rapporti, sono quasi drammatici.
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La giovane protagonista innamorata del giovane regista di una compagnia teatrale si improvvisa rivoluzionaria. Mentre gli altri attori e il regista prevedono di agire chi con le armi chi con i finanziamenti del padre, alla giovane Wang Jiazhi tocca mettere in gioco il suo corpo e tutta se stessa. Inizierà così la sua educazione sessuale tramite un giovane compagno esperto di rapporti mercenari che le permetterà di avere il savoir fair necessario per irretire il terribile Mr. Yee. La situazione le sfuggirà di mano: a lui, come dirà lei, non basta penetrare il suo corpo, vuole anche la sua mente, la sua anima.
Un pò lunga e lenta la parte iniziale, pur se ben realizzate le scene erotiche non incontrano il mio gusto, c'è volutamente molta violenza e tensione nei rapporti, sono quasi drammatici. Ottime le ambientazioni e superlativi gli attori.
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[+] il sesso è dramma!
(di anonimo778637)
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gio.capor
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mercoledì 16 gennaio 2008
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seduzione e tradimento (dopo cous cous)
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Ho visto “Lussuria” domenica scorsa. Se avessi inviato un commento nei giorni immediatamente successivi, mi sarei molto probabilmente dichiarato soddisfatto ed appagato dalla visione del film, come la maggior parte dei recensori di questo sito. D’altronde, come si fa criticare un film splendidamente girato ed interpretato dai due protagonisti (di cui uno, anzi una, al suo primo ruolo cinematografico)? Forse dicendo che l’unico difetto dell’ultimo film di Ang Lee è la sua assoluta e, paradossalmente, “impenetrabile” perfezione. Ieri sera, però, mi sono precipitato a vedere anche l’altro film premiato (con il premio speciale della Giuria) all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Mi riferisco a “Cous Cous” di Abdellatif Kechiche, a parere di molti critici ampiamente meritevole del Leone d’Oro assegnato a "Lussuria".
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Ho visto “Lussuria” domenica scorsa. Se avessi inviato un commento nei giorni immediatamente successivi, mi sarei molto probabilmente dichiarato soddisfatto ed appagato dalla visione del film, come la maggior parte dei recensori di questo sito. D’altronde, come si fa criticare un film splendidamente girato ed interpretato dai due protagonisti (di cui uno, anzi una, al suo primo ruolo cinematografico)? Forse dicendo che l’unico difetto dell’ultimo film di Ang Lee è la sua assoluta e, paradossalmente, “impenetrabile” perfezione. Ieri sera, però, mi sono precipitato a vedere anche l’altro film premiato (con il premio speciale della Giuria) all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Mi riferisco a “Cous Cous” di Abdellatif Kechiche, a parere di molti critici ampiamente meritevole del Leone d’Oro assegnato a "Lussuria". L’unico aspetto che accomuna il film franco-tunisino a quello cine-holliwoodiano di Ang Lee è la durata della pellicola. Entrambi i registi si sono presi più di due ore e mezzo di tempo per raccontarci una storia e per farci calare nel mondo in cui si svolgono le vicende dei personaggi. Ma, per il resto, siamo agli antipodi. Dopo lo stato d’ipnosi e incantamento in cui mi ha lasciato l’amour fou sbocciato tra il funzionario cinese collaborazionista e la sua concubina partigiana (come un fiore prezioso, dal profumo sofisticato, sul ciglio di una fossa comune), mi sono sentito precipitare goffamente nella realtà dei nostri giorni e delle nostre città, con annessi dormitori urbani periferici. Così, come risvegliandomi da un sogno meraviglioso ed inverosimile, seguendo i dialoghi dei personaggi (anzi, degli "umani") di "Cous cous", seguiti costantemente a distanza ravvicinata dalla macchina da presa come in una ripresa di famiglia (in interni che non hanno nulla da invidiare al covo di Provenzano), mi sono ricordato che anche dalla più “lussureggiante” delle scopate possono scaturire non solo laceranti conflitti interiori, ma anche figli in carne e ossa, da accudire, nutrire ed affrancare da biberon e pannolone (se non si vogliono investire in materiale ultrassorbente circa seimila euro all'anno, come evidenzia prosaicamente uno degli interpreti). Voilà la vie! Prendere o lasciare. Mi rendo conto che non ha molto senso commentare un film paragonandolo con un altro appartenente a tutt'altra cinematografia. Ma, in questo caso, il confronto è inevitabile, essendo i due film in programmazione nelle nostre sale a distanza di tempo così ravvicinata, dopo aver diviso la platea dei critici a Venezia. Al film di Kechiche rimprovero solo un'eccessiva dilatazione delle situazioni e dei dialoghi (in certi momenti avrei sparato volentieri una rivoltellata contro lo schermo per interrompere diverbi e monologhi cazzeggianti, stile telenovela) e l'indifferenza del regista, ai limiti della crudeltà, verso le aspettative oneste e legittime del pubblico (vedi la brusca, spietata chiusura della vicenda dopo aver costruito un clima di attesa che sostiene tuttta l'ultima parte del film). Eppure, se avessi fatto parte della giuria veneziana di quest’anno, superando un certo dissidio interno (seduzione/tradimento!), avrei assegnato il Leone d'Oro a "Cous Cous", alla sua lezione di realismo privo di retorica politicamente corretta, alla freschezza e credibilità della sua umanità imperfetta, immune da contaminazioni letterarie ed estetismi di maniera.
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[+] meritevole il leone ad ang lee
(di gabry)
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