marcovin
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sabato 8 dicembre 2007
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i"tempi"del cinema son cambiati... grazie fabrizio
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Inutile cercare di collocare l'ambientazione della storia in un preciso periodo storico. Queste le parole dette ieri sera dal regista presente alla proiezione (area Metropolis di Paderno D.). E io mi sento di appoggiare questo "leit motiv", essendo stato ieri attento spettatore. Non ci sono richiami visivi o grafici che possano ingabbiare la narrazione in un contesto storico preciso; le auto quarant'anni fa non scandivano i tempi sul mercato come lo fanno oggi, e anche la scena del passaggio televisivo non tradisce essendo in b/n. Per tutta la durata del film non ci sono pugni. Tutti i personaggi a parte Faustino sono amici di Bentivoglio, e forse questa cosa alla lunga viene a galla, anche perchè a detta del regista la prima parola scritta per il film risale a otto anni fa.
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Inutile cercare di collocare l'ambientazione della storia in un preciso periodo storico. Queste le parole dette ieri sera dal regista presente alla proiezione (area Metropolis di Paderno D.). E io mi sento di appoggiare questo "leit motiv", essendo stato ieri attento spettatore. Non ci sono richiami visivi o grafici che possano ingabbiare la narrazione in un contesto storico preciso; le auto quarant'anni fa non scandivano i tempi sul mercato come lo fanno oggi, e anche la scena del passaggio televisivo non tradisce essendo in b/n. Per tutta la durata del film non ci sono pugni. Tutti i personaggi a parte Faustino sono amici di Bentivoglio, e forse questa cosa alla lunga viene a galla, anche perchè a detta del regista la prima parola scritta per il film risale a otto anni fa. La colonna sonora é notevole, essenziale, senza riferimenti cronologici. Un tema che vola benissimo a mezz'aria, che taglia e cuce attraverso la mano sapiente di Fausto Mesolella (Avion Travel).Una preferenza speciale la tengo per il bidello Falasco/Toni Servillo, che con la sua naturale napoletanità, ci ha messo davanti un "carattere" vero, capace a un certo punto di passare dalla parte degli spettatori a vedersi la seconda parte del film. Un punto in più anche a Lina Sastri per il suo sguardo..per la sua grazia.
Ricordando che per Bentivoglio questo non è un'esordio...spero continui
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molinari marco
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giovedì 11 agosto 2011
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non fermarti fabrizio!
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Film di una delicatezza artistica straordinaria. Faustino è un ragazzino di Caserta che ha come migliore amica una chitarra. Questo strumento rappresenta la sua unica chance di colorare la grigia quotidianità che lo circonda ed attraverso la quale spera di strappare un contratto a Niro (una specie di polipo, molto raro in realtà, che pare avare le mani ovunque) che gli consenta di evitare il servizio di leva. Ma più che altro, essendo anche orfano di padre, si affida a lei nella speranza di ottenere la sicurezza necessaria per poter crescere nel migliore dei modi. Di ambizioni neanche a parlarne, considerati anche i musicisti che lo accompagnano all’inizio della sua avventura. Ma tutto cambia nel momento in cui giunge in città il grande Augusto, musicista non privo di un certo talento, ma noto al grande pubblico più per una relazione finita male con Ornella Vanoni che non per la sua musica.
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Film di una delicatezza artistica straordinaria. Faustino è un ragazzino di Caserta che ha come migliore amica una chitarra. Questo strumento rappresenta la sua unica chance di colorare la grigia quotidianità che lo circonda ed attraverso la quale spera di strappare un contratto a Niro (una specie di polipo, molto raro in realtà, che pare avare le mani ovunque) che gli consenta di evitare il servizio di leva. Ma più che altro, essendo anche orfano di padre, si affida a lei nella speranza di ottenere la sicurezza necessaria per poter crescere nel migliore dei modi. Di ambizioni neanche a parlarne, considerati anche i musicisti che lo accompagnano all’inizio della sua avventura. Ma tutto cambia nel momento in cui giunge in città il grande Augusto, musicista non privo di un certo talento, ma noto al grande pubblico più per una relazione finita male con Ornella Vanoni che non per la sua musica. Man mano che le serate si succedono, il sogno di poter campare di musica diventa sempre più concreto, tanto che lo si arriva a toccare quasi con mano. Giunti sul più bello, tuttavia, l’artefice di tutto, nonostante il suo motto sia The show must come on, se la dà a gambe per motivi che non ci vengono spiegati chiaramente, ma che si possono presumere con estrema facilità. Questa prima opera personale di Bentivoglio è uno sguardo disincantato sul mondo dello spettacolo. Ed in particolare sulla musica che viene intesa come arte a portata di tutti per poter evadere dallo squallore della quotidianità. Il tutto in un’epoca in cui suonare uno strumento non era ancora ad appannaggio della stragrande maggioranza e quindi bastava anche possederne uno per potersi definire un musicista ed esibirsi su un palco. Una sorta di età dell’oro, ma dove il fatidico motto dalle stelle alle stalle era già in agguato. La dice lunga la scena in cui il personaggio interpretato da Bentivoglio arriva all’aeroporto e si trova dinanzi Niro: gli basta una sola occhiata, da vero professionista, per intuire che è alle prese con l’ennesimo smacco. O anche la fine che fa il maestro del protagonista (un Toni Servillo ancor più gradevole nella sua naturale napoletanità) il quale restando all’interno del mondo provinciale finisce con l’impazzire del tutto. Ma quello che colpisce, più di ogni altra cosa, è lo stile adottato da Bentivoglio per narrarci questa tenera storia. Al centro della storia troviamo un ragazzo i cui tratti ricordano molto quelli di un pellerossa, a tal punto da infondere la suggestione di essere alla prese con un selvaggio che si aggira in luoghi che stanno progressivamente smarrendo la loro innocenza. Un protagonista che parla poco con i vari personaggi del film, e che ciononostante è in continuo dialogo con noi spettatori. Poche parole, molti pensieri. Il tutto grazie ad una voce over che una volta tanto non ha l’apparenza di un espediente messo lì per facilitare la narrazione, ma che viene adoperata per il suo potenziale artistico. Il finale del film appare leggermente frettoloso e forse anche un po’ sconclusionato. Ma forse sarà stato utile a far comprendere a Faustino, e a tutti coloro che in lui si sono immedesimati, che il mondo della musica è più disponibile a distribuire fregature che non a concedere le comodità e gli agi legati al successo. Vale a dire, un mondo (quello della musica?) in cui forse è meglio non fidarsi di nessuno. In buona sostanza, se sei un tipo che non sa contare sulle proprie forze, finché sei in tempo.. lascia perdere Johnny!
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