dj.sergio
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lunedì 22 ottobre 2007
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bravo mazzacurati!
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Nord est della penisola italiana, una comunità dimenticata, lontana da tutto, anche dall'Italia, tant’è che metà dei suoi abitanti sono extra comunitari. C'è chi sogna di scappare e chi per necessità ci approda; Giovanni, il tipico adolescente alla ricerca, e Mara, bella trentenne toscana supplente alle elementari. Il resto è una società stagnante come la laguna, che vive problematica, rigida, chiusa e solo il pullman del paese, che scorre per tutto il film, è l'unico mezzo per non sentirsi emarginati. A sciogliere il freddo e la nebbia è una breve e fragile passione amorosa tra Mara e Hassan, tunisino meccanico dallo sguardo intenso.
Protagoniste assolute sono le distanze e le diversità, in una storia che descrive dal vero eventi del nostro stato che spesso non interessano.
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Nord est della penisola italiana, una comunità dimenticata, lontana da tutto, anche dall'Italia, tant’è che metà dei suoi abitanti sono extra comunitari. C'è chi sogna di scappare e chi per necessità ci approda; Giovanni, il tipico adolescente alla ricerca, e Mara, bella trentenne toscana supplente alle elementari. Il resto è una società stagnante come la laguna, che vive problematica, rigida, chiusa e solo il pullman del paese, che scorre per tutto il film, è l'unico mezzo per non sentirsi emarginati. A sciogliere il freddo e la nebbia è una breve e fragile passione amorosa tra Mara e Hassan, tunisino meccanico dallo sguardo intenso.
Protagoniste assolute sono le distanze e le diversità, in una storia che descrive dal vero eventi del nostro stato che spesso non interessano. Una pellicola ricca di elementi; visioni, personaggi, cani, voci fuori campo e colpi di scena, che nonostante la complessa scrittura, scorre leggera, vivace e vitale. Mazzacurati, direttore attento, dirige sensibilmente questa opera corale.
Gli attori sono la vera sorpresa, tutti disegnati alla perfezione come in un cartone animato. Giovanni Capovilla, Valentina Lodovini, Stefano Scandaletti, Marina Rocco, sono i giovani da notare, mentre i grandi nomi si mettono a disposizione della storia come raramente accade nel cinema italiano.
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[+] ottima recensione
(di delfo)
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gianni sarro
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martedì 30 settembre 2008
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una tranquilla tragedia per bene
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Una favola prima delicata, poi triste che improvvisamente si trasforma in una tragedia. Un viaggio nella follia umana, narrata con pudore, sottovoce, sussurrata.
Profondo nord italiano, in un paese vive Giovanni un ragazzo che vuole diventare giornalista. È lui il filo rosso che conduce lo spettatore attraverso l’evolversi di una vicenda che vede protagonisti Hassan (un meccanico tunisino, da anni in Italia) e Marta ( una maestra, che ha deciso, concluso l’anno scolastico, di partire per il Brasile per un progetto di cooperazione). Hassan e Marta iniziano una storia d’amore che s’interrompe quando la donna ha paura del suo stesso sentimento, di quell’attrazione travolgente che sembra sbaragliare le sue convinzioni, le sue certezze: dopo tanto tempo è nuovamente innamorata e la paura indotta da questo sentimento le fa scegliere la via più facile, la fuga.
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Una favola prima delicata, poi triste che improvvisamente si trasforma in una tragedia. Un viaggio nella follia umana, narrata con pudore, sottovoce, sussurrata.
Profondo nord italiano, in un paese vive Giovanni un ragazzo che vuole diventare giornalista. È lui il filo rosso che conduce lo spettatore attraverso l’evolversi di una vicenda che vede protagonisti Hassan (un meccanico tunisino, da anni in Italia) e Marta ( una maestra, che ha deciso, concluso l’anno scolastico, di partire per il Brasile per un progetto di cooperazione). Hassan e Marta iniziano una storia d’amore che s’interrompe quando la donna ha paura del suo stesso sentimento, di quell’attrazione travolgente che sembra sbaragliare le sue convinzioni, le sue certezze: dopo tanto tempo è nuovamente innamorata e la paura indotta da questo sentimento le fa scegliere la via più facile, la fuga.
Ambientata in un paesaggio poetico e onirico la pellicola di Mazzacurati trae spunto da episodi di cronaca nera degli ultimi anni dai quali viene generata una sceneggiatura lineare, che cela abilmente alcuni passaggi per sorprendere con un epilogo affatto scontato. Tra gli attori emerge Ahmed Hussein, personaggio simbolo del film: con la sua pacatezza, la sua fierezza tratteggia bene il dramma di un immigrato accettato, ma non integrato. Quando il sospetto lo sfiora, la sua vita è segnata, distrutta.
Mazzacurati propone un cinema che potremmo definire “crossover”, si muove bene nel contaminare tre generi il dramma di un amore che non regge la pressione dei fantasmi del passato, il giallo e una spietata quanto non urlata denuncia sociale. Un capolavoro? No un ottimo film girato con gusto, recitato con misura (ottimo, al solito, l’apporto, pur se marginale all’interno della storia, di Fabrizo Bentivoglio), che mette a disagio nel suo mettere a nudo gli anfratti più oscuri dell’anima umana.L
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lucio
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giovedì 25 ottobre 2007
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umanità al bivio
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" La giusta distanza " è divisibile in tre distinte parti : commedia , giallo e documento sociale . Nessuna delle tre prevale sull'altra . Il merito è del regista che ha saputo trovare la sintesi fra il bene e il male che albergano in ognuno di noi . Nel Polesine si tenta di avviare un processo di integrazione culturale attraverso un rimescolamento delle situazioni ambientali date . Gli extracomunitari , oggi come oggi , siamo noi italiani che abitiamo la terra di Dante e di Leopardi , oppure sono coloro che , fisicamente , provengono da luoghi lontani dall'Europa ? Penso che questa domanda se la sia posta Mazzacurati durante la fase di progettazione del film . La risposta al quesito la si trova in ogni sequenza , in ogni primo piano e nei dialoghi fra esseri umani , di origine diversa , che si interrogano sul proprio destino .
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" La giusta distanza " è divisibile in tre distinte parti : commedia , giallo e documento sociale . Nessuna delle tre prevale sull'altra . Il merito è del regista che ha saputo trovare la sintesi fra il bene e il male che albergano in ognuno di noi . Nel Polesine si tenta di avviare un processo di integrazione culturale attraverso un rimescolamento delle situazioni ambientali date . Gli extracomunitari , oggi come oggi , siamo noi italiani che abitiamo la terra di Dante e di Leopardi , oppure sono coloro che , fisicamente , provengono da luoghi lontani dall'Europa ? Penso che questa domanda se la sia posta Mazzacurati durante la fase di progettazione del film . La risposta al quesito la si trova in ogni sequenza , in ogni primo piano e nei dialoghi fra esseri umani , di origine diversa , che si interrogano sul proprio destino . Il meccanico tunisino che lavora in una officina piccola piccola si è integrato perfettamente al ritmo di vita ( lento e pigro ) degli abitanti di un paesello di provincia . Tutti lo stimano e gli vogliono bene , nella misura in cui si può comunque voler bene a colui che viene da fuori e rimane , nei fatti , un " estraneo " . Un giorno , in quel posto placido e greve , ecco che arriva una maestrina briosa e affascinante che , nel breve volgere di qualche ora , mette a soqquadro l'intero territorio . Gli uomini la cercano , la vogliono , la braccano . In lei vedono la possibilità di trovare ricovero alle pulsioni nascoste dalle consuetudini e dal perbenismo borghese . Insomma , lei diventa , suo malgrado , un oggetto di desiderio per giovani e adulti , già fidanzati o sposati . Dentro questa multiforme fauna maschile emerge prepotente la figura di uomo dalla carnagione scura , dai capelli neri e dalla forte personalità . La bella insegnante si innamora del cavaliere del deserto , del tuareg che egli incarna alla perfezione . I due , belli e dannati , danno vita ad una storia erotica bollente e fascinosa all'interno della quale si cercano senza trovarsi : specchio vivido di una umanità dolente e rassegnata al tempo stesso . Splendido e disarmante il biglietto che lui lascia a lei dopo aver fatto l'amore . " Ho sentito la vita ... Dopo tanto tempo " . Il mistero arcano della esistenza di ciascuno di noi lo si può certamente trovare nel Sacro , ma è possibile incontrarlo anche nella confusione temporanea di due corpi tremanti che sfidano la notte con la forza primigenia dell'istinto di conservazione . A questo punto termina la commedia e irrompe il fatto di cronaca nera che cambia le carte in tavola . Di fronte alla morte della giovane docente tutto il borgo accusa l'uomo del sud del mondo dell'omicidio . Qui entrano in gioco fattori sociali e di integrazione difficili da risolvere . Carlo Mazzacurati ci prova con la fuga catartica dei personaggi . Via da paesello , dunque . In tal modo il fiume torna ad offuscare , con il suo liquido mantello , la campagna circostante , le zone golenali e la mente dei residenti . La speranza di trovare un equilibrio nuovo tra occidente e oriente non fa passi avanti . E la nave disperata dell'umanità naviga a vista . Il pazzerello che saluta il ragazzo a bordo della sua improbabile moteretta chiude il racconto con un velo di tristezza che oscura l'orizzonte .
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(di anonimo382656)
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(di andrea)
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gabry
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sabato 15 dicembre 2007
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storia di provincia e dintorni
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Altro esempio di buon cinema italiano, dopo la ragazza del lago un'altra vicenda che si svolge in un piccolo paese di provincia che culmina con una tragedia, anche questo ambientato nel triveneto, stavolta nel padovano, esattamente a Concadalbero. Un giorno arriva in paese una giovane maestra che subito catalizza l'attenzione di tutti gli uomini del paese , tra i quali Hassan, giovane meccanico tunisino, pefettamente integrato nella tranquilla comunità del paese veneto. Tra la maestra e Hassan, nasce un'intesa che diventa ben presto una relazione, anche se entrambi la vivono in maniera diversa; Benchè entrambi fortemente attratti l'uno dall'altra, per lei è una storia di passaggio, per lui, qualcosa di ben più importante, La loro storia è "spiata" da Giovanni, aspirante giornalista che essendosi impossessato della password della ragazza, legge la sua posta, quindi la sua vita.
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Altro esempio di buon cinema italiano, dopo la ragazza del lago un'altra vicenda che si svolge in un piccolo paese di provincia che culmina con una tragedia, anche questo ambientato nel triveneto, stavolta nel padovano, esattamente a Concadalbero. Un giorno arriva in paese una giovane maestra che subito catalizza l'attenzione di tutti gli uomini del paese , tra i quali Hassan, giovane meccanico tunisino, pefettamente integrato nella tranquilla comunità del paese veneto. Tra la maestra e Hassan, nasce un'intesa che diventa ben presto una relazione, anche se entrambi la vivono in maniera diversa; Benchè entrambi fortemente attratti l'uno dall'altra, per lei è una storia di passaggio, per lui, qualcosa di ben più importante, La loro storia è "spiata" da Giovanni, aspirante giornalista che essendosi impossessato della password della ragazza, legge la sua posta, quindi la sua vita.
Ma quando il corpo della ragazza verrà trovato privo di vita nel fiume, per tutti il colpevole non può essere che Hassan, il quale, dopo essersi proclamato innocente fino alla fine, si suicida in carcere.Giovanni , nonostante il suo caporedattore gli abbia spiegato l'atteggiamento che dovrebbe avere un giornalista di fronte ad un fatto di cronaca, cioè mantenere "la giusta distanza", non troppo lontano, perchè si perde di vista il soggetto, non troppo vicino, perchè il coinvolgimento non produce notizie, fa a modo suo, non rispetta la regola , ma l'affronta a distanza ravvicinata.
Capirà dall'avvocato difensore , che se avesse voluto, Hassan, se la sarebbe cavata con pochi anni di carcere, ma no "Ha voluto fare di testa sua, ha insistito sulla sua innocenza" e ha perso.Forse Hassan credeva in una giustizia, quella che difende gli innocenti e condanna i colpevoli, pensava che la verità avrebbe trionfato, non aveva capito che tutti lo avevano già condannato, solo Giovanni caparbiamente va a fondo e finalmente il vero colpevole potrà scontare la sua colpa.
Amarissimo e vero, crudemente vero, un film da consigliare
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(di marchi)
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sandy orlando
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sabato 9 ottobre 2010
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distanze
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qual'è la giusta distanza che deve mantenere un giornalista per "cogliere" e "rendere" in modo più efficace, obbiettivo e soprattutto più tempestivo una notizia ? se questa è la chiave di interpretazione più immediata del titolo del film in realtà la pellicola di Mazzacurati offre tante e latre chiavi di lettura: è, la distanza tra le diverse etnie che impedisce una reale integrazione degli stranieri nel chiuso e circoscritto assetto sociale di questo piccolo paese del Nord italia umido, desolato e desolante;è la distanza è sentimentale che frappone Marta nella sua storia con Hassan vista già in partenza come qualcosa che prima o poi deve terminare, è la distanza che separa l'ombra scura e piovosa da cui Hassan osserva in silenzio e in modo inquietante Marta dalla sua finestra sempre illuminata.
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qual'è la giusta distanza che deve mantenere un giornalista per "cogliere" e "rendere" in modo più efficace, obbiettivo e soprattutto più tempestivo una notizia ? se questa è la chiave di interpretazione più immediata del titolo del film in realtà la pellicola di Mazzacurati offre tante e latre chiavi di lettura: è, la distanza tra le diverse etnie che impedisce una reale integrazione degli stranieri nel chiuso e circoscritto assetto sociale di questo piccolo paese del Nord italia umido, desolato e desolante;è la distanza è sentimentale che frappone Marta nella sua storia con Hassan vista già in partenza come qualcosa che prima o poi deve terminare, è la distanza che separa l'ombra scura e piovosa da cui Hassan osserva in silenzio e in modo inquietante Marta dalla sua finestra sempre illuminata..è la distanza silenziosa da cui Giovanni impara a conoscere Marta e la sua vita attraverso le sue e-mail all'amica del cuore..
Aldilà di ogni interpretazione questo di Mazzacurati è un film vero, che ti entra dentro con la sua e ti porta in quel luogo freddo e inquieto, e che ti fà avvertire sulla pelle l'umido delle pianure su cui passeggia Marta col suo cappotto rosso di speranza..
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lindab
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lunedì 27 aprile 2009
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un film a pennello coi nostri tempi
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Un film che ti porti dentro anche dopo molto tempo, di grande attualità, in cui vengono affrontati a mio parere temi importanti come la difficoltà di integrazione e il giudizio che spesso si da solo per ciò che appare. Sarà il protagonista di questa vicenda a far la differenza andando oltre gli schemi, un giovane apprendista giornalista che ha molta passione per il mestiere e imparerà ad approcciarsi alla sua mansione con la giusta distanza per l'appunto, dosando così passionalità nel scrivere i suoi articoli, ma nemmeno in maniera troppo obiettiva. Altra protagonista della vicenda è la brava Lodovini che da precaria insegnante troverà in questo paesino un pò bigotto un giovane tunisino con cui instaurerà una breve relazione destinata ad interrompersi per via delle diverse esigenze correlate alle ambizioni professionali di lei ma soprattutto per differenze culturali di entrambi, finendo poi costui drammaticamente vittima di un’accusa ingiusta.
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britannico
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sabato 16 ottobre 2010
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ottimo,
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Finalmente un film corretto con il pubblico,, attori professionisti e meno, tutti bravi, storia, atmosfere, ambienti, fotografia, testi, ottimi, splendido Bentivoglio e il giovane Giovanni Capovilla, insomma finalmente una sceneggiattura che convince e va diretta alla fine, ottime anche le battute comiche di Balasso. Bravo Mazzacurati e produzione, altri film così.
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stefanocapasso
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mercoledì 7 maggio 2014
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oltre le apparenze
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Quando Mara bella e spigliata cittadina arriva a Concadalbero, nebbioso paesino nella campagna del polesine, per iniziare il suo lavoro di maestra, tutta la comunità ha un sussulto.
Il tranquillo e monotono scorrere delle giornate e dei rapporti sociali dei membri della comunità viene rivitalizzato dalla presenza di questa giovane donna, che sembra avere una marcia in più rispetto agli altri. E attira le attenzioni di molti uomini del paese. Tra loro c'è Giovanni, un diciottenne aspirante giornalista, che come gli altri rimane rapito dalla bellezza di Mara. E' lui, con le su indagini, con la sua curiosità e con le sue passioni a condurci attraverso lo svolgimento della storia.
Dopo un primo periodo di ambientamento, tra il giovane autista, bravo ragazzo per antonomasia, il ricco tabaccaio naif, è Hassan, meccanico tunisino, che avvia una relazione amorosa con la giovane.
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Quando Mara bella e spigliata cittadina arriva a Concadalbero, nebbioso paesino nella campagna del polesine, per iniziare il suo lavoro di maestra, tutta la comunità ha un sussulto.
Il tranquillo e monotono scorrere delle giornate e dei rapporti sociali dei membri della comunità viene rivitalizzato dalla presenza di questa giovane donna, che sembra avere una marcia in più rispetto agli altri. E attira le attenzioni di molti uomini del paese. Tra loro c'è Giovanni, un diciottenne aspirante giornalista, che come gli altri rimane rapito dalla bellezza di Mara. E' lui, con le su indagini, con la sua curiosità e con le sue passioni a condurci attraverso lo svolgimento della storia.
Dopo un primo periodo di ambientamento, tra il giovane autista, bravo ragazzo per antonomasia, il ricco tabaccaio naif, è Hassan, meccanico tunisino, che avvia una relazione amorosa con la giovane. Sono due persone inquiete, con radici culturali profondamente diverse che li porterà presto a interrompere la relazione.
Quando Mara viene trovata morta inevitabilmente è Hassan ad essere accusato e poi condannato. Giovanni, amico di Hassan con le sue indagini, riuscirà a scoprire la verità.
Il film assume diverse direzioni emotive narrative ed emotive durante il suo svolgimento. E costantemente gioca sul concetto della giusta distanza, ovvero sul tipo di partecipazione emotiva necessaria per interpretare correttamente gli eventi.
Si può accettare la distanza dettata dalla consuetudine e dal conformismo, come fanno ad un certo punto tutto i protagonisti di fronte al delitto di Mara. Il diverso, lo straniero, non può che essere colpevole. Ma se abbiamo voglia di cercare qualcosa in piu e di ascoltare quello che l’istinto e l’emozione ci dicono, possiamo intuire un’altra verità.
Che è quella che scopre Giovanni, spinto dall’amicizia e dalla passione per Mara. In ultima analisi la giusta distanza è quella che ci consente di partecipare alla vita con la verità delle emozioni e del pensiero libero dai condizionamenti sociali e culturali.
Particolarmente bella e incisiva la fotografia che crea immediatamente l'atmosfera dei luoghi raccontati e conduce nell’indagine attraverso i luoghi comuni, il pregiudizio, il razzismo.
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rob8
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venerdì 27 luglio 2018
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denuncia del pregiudizio
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Sessant’anni dopo “Ossessione” di Visconti, il fiume Po torna ad ospitare una storia di passione destinata ad un tragico finale. Medesima è l’ambientazione ambigua e brumosa, medesima è la dinamica che porta uno “straniero” a scombinare la vita di una donna. Ma qui occorre fermarsi nelle analogie, perché Mazzacurati segue una sua linea originale e pur servendosi anch’egli di uno stilema “americano” (il noir), mira a mettere in scena un dramma dalle componenti diverse.
Come la realtà della provincia, stagnante almeno quanto le paludi del Polesine, eppure albergata da nuovi soggetti sociali: dai cinesi sfruttati di una fabbrica clandestina alle telefoniste slave di un call center; dalla moglie rumena dell’arricchito del luogo ai fratelli tunisini che si sono integrati, l’uno cucinando piadine più buone di quelle romagnole, l’altro facendosi apprezzare come meccanico.
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Sessant’anni dopo “Ossessione” di Visconti, il fiume Po torna ad ospitare una storia di passione destinata ad un tragico finale. Medesima è l’ambientazione ambigua e brumosa, medesima è la dinamica che porta uno “straniero” a scombinare la vita di una donna. Ma qui occorre fermarsi nelle analogie, perché Mazzacurati segue una sua linea originale e pur servendosi anch’egli di uno stilema “americano” (il noir), mira a mettere in scena un dramma dalle componenti diverse.
Come la realtà della provincia, stagnante almeno quanto le paludi del Polesine, eppure albergata da nuovi soggetti sociali: dai cinesi sfruttati di una fabbrica clandestina alle telefoniste slave di un call center; dalla moglie rumena dell’arricchito del luogo ai fratelli tunisini che si sono integrati, l’uno cucinando piadine più buone di quelle romagnole, l’altro facendosi apprezzare come meccanico.
Ed è proprio questa dimensione e questo contrasto culturale che il regista indaga, utilizzando il pretesto della trama “gialla” ed approdando alla denuncia – nella forma civile e misurata che gli è propria – del pregiudizio e del razzismo, che come fiume carsico periodicamente riemergono e tutto travolgono. Come purtroppo le cronache di questi giorni si incaricano di confermare.
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