laly
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giovedì 6 dicembre 2007
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rosso come il cielo. ricominciare a vivere
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Ricominciare è difficile per un adulto figurarsi per un bambino! Eppure Mirco, il protagonista del film “Rosso come il cielo” diretto e sceneggiato da Cristian Bortone e prodotto dalla sua ORISA PRODUZIONI, non ha perso la gioia e l’entusiasmo per la vita neppure quando è rimasto vittima di un tragico incidente che gli ha causato la perdita della vista e l’allontamento dalla famiglia e dagli amici per andare in un istituto adatto a lui in quanto la legge italiana di quel tempo non gli permetteva di studiare in una scuola “normale”. Forse la sua innocenza e il suo animo bambino gli hanno dato la forza per ricominciare la vita in un luogo lontano e sconosciuto, dove ogni bambino veniva emarginato dal mondo esterno.
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Ricominciare è difficile per un adulto figurarsi per un bambino! Eppure Mirco, il protagonista del film “Rosso come il cielo” diretto e sceneggiato da Cristian Bortone e prodotto dalla sua ORISA PRODUZIONI, non ha perso la gioia e l’entusiasmo per la vita neppure quando è rimasto vittima di un tragico incidente che gli ha causato la perdita della vista e l’allontamento dalla famiglia e dagli amici per andare in un istituto adatto a lui in quanto la legge italiana di quel tempo non gli permetteva di studiare in una scuola “normale”. Forse la sua innocenza e il suo animo bambino gli hanno dato la forza per ricominciare la vita in un luogo lontano e sconosciuto, dove ogni bambino veniva emarginato dal mondo esterno. Mirco in quell’istituto così chiuso ha portato felicità, voglia di inventare, andando contro tutti coloro che non lo capivano, cercando di portare un po’ di colore in quel mondo grigio che voleva proteggere quei bambini e che invece non si rendeva conto che li stava rovinando. In quell’istituto è riuscito a trovare l’amore, a far capire ai genitori dei bambini ciechi che non vedere non significava non vivere. Questo film ci porta a riflettere molto sulla vita, sulla sua importanza, su come una sventura non può farci perdere la voglia di vivere, su come un po’ di fantasia possa cambiare il mondo circostante. La visione di questo film è stata gradita a molti e ha causato lacrime o occhi lucidi, e dunque è più che meritato l’applauso che ha ricevuto.
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germano
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giovedì 15 marzo 2007
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un mondo di uomini bambini
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In un mondo fatto di immagini etanta superficialità, finalmente l'icona sonora riesce dove l'occhio non può arrivare; a percorrere la via dell'immaginazione, che vede rappresentato un tuono col rumore di un vassoio di alluminio, oppure dei passi con una busta di plastica.
E' questo ed altro che racconta Rosso come il cielo, un film ispirato ad una storia vera di una persona non vedente.
Da non vedente ho visto il film in modo forse un po'' scettico, oiché di film, patetici, se ne sono fatti talmente tanti; ma uscito dal Giulio Cesare, mi sono dovuto ricredere; forse perché finalmente qualcuno ha colto nel segno. Una realtà dura, quella degli istituti, dove anch'io ho vissuto, dove le suore ed un direttore davvero fuori dal tempo vorrebbero uccidere la fantasia di un bambino.
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In un mondo fatto di immagini etanta superficialità, finalmente l'icona sonora riesce dove l'occhio non può arrivare; a percorrere la via dell'immaginazione, che vede rappresentato un tuono col rumore di un vassoio di alluminio, oppure dei passi con una busta di plastica.
E' questo ed altro che racconta Rosso come il cielo, un film ispirato ad una storia vera di una persona non vedente.
Da non vedente ho visto il film in modo forse un po'' scettico, oiché di film, patetici, se ne sono fatti talmente tanti; ma uscito dal Giulio Cesare, mi sono dovuto ricredere; forse perché finalmente qualcuno ha colto nel segno. Una realtà dura, quella degli istituti, dove anch'io ho vissuto, dove le suore ed un direttore davvero fuori dal tempo vorrebbero uccidere la fantasia di un bambino. Non c'è pietismo, né compatimento, abbiamo anche i cattivi di turno, compagni e figure istituzionali. E chiaramente non manca la bella principessa che saprà toccare, nel senso letterale del termine, il cuore del protagonista (ma dovremmo dire il viso), vincendo anche l'imbarazzo che forse, da grandi, avrebbe avuto il sopravvento.
L'effetto acustico poi, catapulta lo spettatore in un mondo a tre dimensioni, dove nulla è trascurato: dal rumore che fa un insetto, muovendosi per tutto il cinema attraverso il surround, al rumore di un bacio. Non c'è che dire, un film eccezionale, che probabilmente non avrà il successo che merita, sopraffatto da altri film, che forse hanno piu' impatto sociale; ne è testimonianza il fatto che in una città come Roma venga proiettato in una sola sala e forse ancora per poco.
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mattia
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mercoledì 21 febbraio 2007
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il coraggio può essere una favola ad occhi chiusi
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1970,i bambini non vedenti non venivano accettati nelle scule pubbliche,ma solo in istituti apposta per loro.
Questa storia è ispirata alla vita di Mirco Mencacci (noto montatore del suono),raccontata da Cristiano Bortone in "rosso come il cielo".
Il cast è composto principalmente da attori debuttanti,come il piccolo Luca capriotti,che ricopre il ruolo da protagonista nella sua prima esperienza cinematografica.
Il film è commovente,tocca l'animo dello spettatore fino a fargli suscitare commozione e tenerezza,un film che non deve assolutamente passare inosservato e che merita riconoscimenti da parte della critica e del pubblico.
Uscirà nelle sale italine il 9 marzo.
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cinematofilo
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venerdì 22 marzo 2013
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una storia vera trattata con garbo
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Divenuto ipovedente, Mirco viene mandato per obbligo di legge a un istituto apposito; tutt'altro che rassegnato al nuovo stile di vita, rifiuta inizialmente di imparare il Braille, che considera alla stregua di un'umiliazione, e decide di esprimersi a modo suo usando un registratore. Dinanzi alla rigida opposizione del direttore dell'istituto, il maestro Don Giulio si schiera in segreto dalla parte di Mirco e lo aiuta a coltivare il suo interesse via via crescente per il suono...
Tratto da una storia vera, il film di Cristiano Bortone dimostra una delicatezza fuori dal comune nel trattare temi tutt'altro che semplici senza mai cadere in facili moralismi, nel narrare il dolore mantenendo un certo riguardo nei confronti dei personaggi che lo vivono e in particolare del protagonista; il prodotto finale funziona sotto tutti i punti di vista, valendosi di ottime componenti: un'atmosfera malinconica ma priva di qualsiasi pesantezza, ben resa nelle ottime inquadrature ed evocata da un uso sapiente delle luci come dall'accompagnamento sonoro, una sceneggiatura azzeccata nella costruzione dell'intreccio narrativo come nella resa dei dialoghi, una prova del cast più che convincente e, ultimo ma non da meno, una regia molto attenta e ben curata.
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kimkiduk
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martedì 17 dicembre 2013
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quando fare qualcosa ancora valeva
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Ho trovato questo film uno dei più rivoluzionari che ho visto. Anni 70 dove un bambino "diverso" per la società lotta senza saperlo contro la diversità e dove una società, che in quegli anni esisteva si muove, crede in qualcosa e ottiene. Un film che raccoglie tutto: l'impotenza delle famiglie nei confronti delle ingiustizie della società, le istituzioni preposte alla cura e tutela inadatte, la chiesa che insegnava senza insegnare con le belle parole del vangelo non applicate neanche ai bambini; il cattivo che diventa buono con una rivoluzione non violenta e soprattutto culturale; inno al cinema come strumento di vita e gioia. Ho trovato tutto in questo film e soprattutto mi sono commosso.
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Ho trovato questo film uno dei più rivoluzionari che ho visto. Anni 70 dove un bambino "diverso" per la società lotta senza saperlo contro la diversità e dove una società, che in quegli anni esisteva si muove, crede in qualcosa e ottiene. Un film che raccoglie tutto: l'impotenza delle famiglie nei confronti delle ingiustizie della società, le istituzioni preposte alla cura e tutela inadatte, la chiesa che insegnava senza insegnare con le belle parole del vangelo non applicate neanche ai bambini; il cattivo che diventa buono con una rivoluzione non violenta e soprattutto culturale; inno al cinema come strumento di vita e gioia. Ho trovato tutto in questo film e soprattutto mi sono commosso. Non ci sono tante parole, ma spesso sono quasi violente nel loro significato e soprattutto è pieno di gesti bellissimi che racchiudono tutto: i sogni di mirco mentre vede le scene che i suoni trasmettono, la recita fatta di suoni con i genitori costretti a vivere e vedere la recita nello stesso mondo dei figli ciechi, mirco e francesca che si toccano per sentirsi belli ma belli dentro sfiorandosi e provando timidezza per un gesto bellissimo.
Complimenti a Bortone film sicuramente poco visto iin Italia ma da far vedere nelle scuole. Unica pecca una forzatura politica del momento con bandiere rosse sventolate, ma erano gli anni del 68 e quindi diciamo che è un film sul 68 in italia e accettiamo anche questo. Ultima considerazione amara del film è il fatto che guardando l'italia indietro negli anni si scopre che 40 anni sono 100. Si scopre che una società che lottava senza chiedere niente, un popolo che voleva credere in valori importanti non esiste più. 40 anni buttati al vento. Nel 75 l'Italia tolse le scuole per non vedenti e i collegi. Nella Germania evoluta ancora esistono. Quanto era avanti l'Italia 50 anni fa e come è rimasta indietro ora. Peccato.
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chiarialessandro
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domenica 1 marzo 2009
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potere alla speranza
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Abbastanza difficilino parlare di un film senza raccontarne più di tanto la trama; ma la trama non è l'essenza di un film e a me, per quanto possibile con le mie modeste capacità, piace tentare di arrivare all'essenza delle cose. Le immagini iniziali mi hanno immediatamente e piacevolmente rimandato con la mente ad un'altra opera cinematografica: "Lo scafandro e la farfalla" che è più completa, matura, da non perdere assolutamente; "Rosso come il cielo" rimane comunque una pellicola calibrata e misurata che riesce a parlare soprattutto al nostro cuore, rimanendo tuttavia libera da facilissimi pietismi di facciata. E' un piccolo film che riesce a raccontarci, senza epica e grandi trionfalismi, la lotta quotidiana contro convenzioni e formalismi duri da morire in quanto retaggio di idee radicate nel tempo e appoggiate da una cultura "cieca" e sorda proprio perchè spesso appoggiata da un potere (laico e religioso) frequentemente espressione di un rigido e retrivo conservatorismo a cui sfugge il senso vero e profondo della vita, della felicità, della libertà, dell'amore, dell'uguaglianza pur nella diversità.
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Abbastanza difficilino parlare di un film senza raccontarne più di tanto la trama; ma la trama non è l'essenza di un film e a me, per quanto possibile con le mie modeste capacità, piace tentare di arrivare all'essenza delle cose. Le immagini iniziali mi hanno immediatamente e piacevolmente rimandato con la mente ad un'altra opera cinematografica: "Lo scafandro e la farfalla" che è più completa, matura, da non perdere assolutamente; "Rosso come il cielo" rimane comunque una pellicola calibrata e misurata che riesce a parlare soprattutto al nostro cuore, rimanendo tuttavia libera da facilissimi pietismi di facciata. E' un piccolo film che riesce a raccontarci, senza epica e grandi trionfalismi, la lotta quotidiana contro convenzioni e formalismi duri da morire in quanto retaggio di idee radicate nel tempo e appoggiate da una cultura "cieca" e sorda proprio perchè spesso appoggiata da un potere (laico e religioso) frequentemente espressione di un rigido e retrivo conservatorismo a cui sfugge il senso vero e profondo della vita, della felicità, della libertà, dell'amore, dell'uguaglianza pur nella diversità. Molte le scene da incastonare come gioiellini (il colloquio tra i genitori di Mirco, non pienamente consapevoli delle parole pronunciate o il bacio tra adolescenti, leggero come un soffio di vita); qualche lieve caduta non inficia certo la validità complessiva. "Vedere" per credere ma soprattutto credere per poter vedere anche senza vista.
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bertorso
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sabato 14 aprile 2007
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una storia intima
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Il nuovo film di Cristiano Bordone, altro non è che la piccola, intima storia di Mirco, un bambino rimasto cieco per un incidente domestico. Trattato dalla legge italiana come un handicappato (nel senso più politically-incorrect, per usare un anacronismo), è costretto a frequentare un collegio per ciechi dove, con l’aiuto di un maestro comprensivo e di un’amica speciale, riesce a sconvolgere l’austera e conservatrice direzione della scuola.
Fin qui, nulla di speciale. Anzi, la trama di questa favola moderna puzza di già visto. Rimediano un titolone iniziale che, quasi a scusarsi, ci avverte che si tratta di una storia vera; e rimedia soprattutto la regia che riesce ad aggirare magistralmente il patetico utilizzando toni leggeri e allegri nel descrivere il dramma di un bambino.
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Il nuovo film di Cristiano Bordone, altro non è che la piccola, intima storia di Mirco, un bambino rimasto cieco per un incidente domestico. Trattato dalla legge italiana come un handicappato (nel senso più politically-incorrect, per usare un anacronismo), è costretto a frequentare un collegio per ciechi dove, con l’aiuto di un maestro comprensivo e di un’amica speciale, riesce a sconvolgere l’austera e conservatrice direzione della scuola.
Fin qui, nulla di speciale. Anzi, la trama di questa favola moderna puzza di già visto. Rimediano un titolone iniziale che, quasi a scusarsi, ci avverte che si tratta di una storia vera; e rimedia soprattutto la regia che riesce ad aggirare magistralmente il patetico utilizzando toni leggeri e allegri nel descrivere il dramma di un bambino.
Le domande ingenue dei bambini del collegio, le scene dei giochi nel cortile fanno sorridere, almeno fino a quando non ci si ricorda che loro a calcio non ci possono giocare, che il rosso non sanno cosa sia. Allora un sapore amaro invade la bocca, e questa sensazione non se ne va nemmeno dopo l’uscita dal cinema.
Dal punto d vista della sceneggiatura, la semplicità di certe battute purtroppo non è giustificata dalla giovane età e inesperienza degli attori. Mentre la regia si lascia andare a perdite di concentrazione ingiustificate (come le manifestazioni degli anni ’70, incontestualizzate e stereotipate fino all’assurdo.).
Il capolavoro: il suono. Un film effettivamente da ascoltare più che da vedere, l’apoteosi dei piccoli accorgimenti sonori. Ma in fin dei conti, da un film su Mirco Mencacci non potevamo aspettarci nulla di meno.
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[+] informati prima di dare giudizi affrettati
(di uragano45)
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