gianchi
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domenica 14 gennaio 2007
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le mani e la neve
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Film che tocca i cuori. importanti i particolari: le mani che si sfiornano o che non si toccano mai. la neve che esprime il freddo dei sentimenti. Molto meglio il titolo originale francese (Piccole Paure Condivise).
il personaggio del barman che dice la sua vera vita attaverso le bugie (!).
recitato per sottrazione (solo la Azema sbaglia caricando in alcune sequenze la sua recitazione).
Commuove, fa pensare. un film di parole e allo stesso tempo di sielnzi, con immagini molto belle.
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enrike b
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martedì 26 gennaio 2016
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la vendetta è un piatto che va servito freddo?!
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Un film che in partenza promette molto bene: un serial killer che non si fa prendere, qualche scena d'azione e l'investigatore suo antagonista resta sfregiato in volto per il resto della vita. Passano gli anni, il seliar killer è scomparso e l'investigatore annega le sue notti nell'alcol nel ricordo di quello che poteva essere. Il giorno in cui gli omicidi passano in prescrizione e il presunto killer non può più penalmente essere perseguitato, eccolo che si propone come star mediatica: si autoaccusa, scrive un libro che vende milioni di copie, conquista le fan del paese e si dice pentito di ciò che ha fatto. Partecipa a dibattiti televisivi, a confronti con l'ispettore ecc.
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Un film che in partenza promette molto bene: un serial killer che non si fa prendere, qualche scena d'azione e l'investigatore suo antagonista resta sfregiato in volto per il resto della vita. Passano gli anni, il seliar killer è scomparso e l'investigatore annega le sue notti nell'alcol nel ricordo di quello che poteva essere. Il giorno in cui gli omicidi passano in prescrizione e il presunto killer non può più penalmente essere perseguitato, eccolo che si propone come star mediatica: si autoaccusa, scrive un libro che vende milioni di copie, conquista le fan del paese e si dice pentito di ciò che ha fatto. Partecipa a dibattiti televisivi, a confronti con l'ispettore ecc. Questo accade nella prima mezz'ora, senz'altro un notevole inizio piuttosto brillante, anche sulla denuncia dei media che speculano spesso sul dolore. Gli effetti speciali sono buoni e la regia e gli attori fanno i loro compiti molto bene. Il film sfocia in un sentimentalismo tipico asiatico, un pò mieloso, nella seconda parte e perde un po' di tono. Comunque per gli appassionati del cinema asiatico, questo thriller è sicuramente un buon boccone da non farsi scappare. Una nota: complimenti al doppiatore italiano del killer, fa la differenza nella caratterizzazione del personaggio.
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jayan walter - scrittore
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venerdì 18 maggio 2007
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bello, bellissimo, non troppo, anzi, deludente
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Nel tentativo di realizzare un capolavoro, un film d'autore - e ci sono tutti gli ingredienti, dalla grande regia di Resnais alle superbe interpretazioni di attori affermati - è venuto fuori un film che parte bene, come idee, come recitazione e ambienti (è chiaro il messaggio che vuole lanciare: tanti cuori isolati che cercano in altri, nuovi compagni/e quel che non trovano nel compagno/a che hanno, ma alla fine, delusi tornano all'ovile) ma che si sviluppa in una noiosa ripetizione di scene, in una noiosa e sonnacchiosa Parigi, dove la vitalità e la gioia di vivere per cui tanto è famosa diviene l'emblema della più profonda depressione. Mi sembra strano che qualcuno l'abbia trovato un film divertente, a me mi ha annoiato fino alla morte di ogni sentimento.
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Nel tentativo di realizzare un capolavoro, un film d'autore - e ci sono tutti gli ingredienti, dalla grande regia di Resnais alle superbe interpretazioni di attori affermati - è venuto fuori un film che parte bene, come idee, come recitazione e ambienti (è chiaro il messaggio che vuole lanciare: tanti cuori isolati che cercano in altri, nuovi compagni/e quel che non trovano nel compagno/a che hanno, ma alla fine, delusi tornano all'ovile) ma che si sviluppa in una noiosa ripetizione di scene, in una noiosa e sonnacchiosa Parigi, dove la vitalità e la gioia di vivere per cui tanto è famosa diviene l'emblema della più profonda depressione. Mi sembra strano che qualcuno l'abbia trovato un film divertente, a me mi ha annoiato fino alla morte di ogni sentimento. Manca completamente di sentimento e non c'è alcuna forma di pathos o intreccio nella sceneggiatura. E' un film scialbo e mentale, lontano dalla realtà.
Jayan Walter
www.jayanwalter.com
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melies
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venerdì 4 marzo 2011
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un premio alla longevità
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Il regista francese Alain Resnais è riuscito a conquistare, alla veneranda età di ottantaquattro anni, il Leone d’argento alla Mostra di Venezia 2006 per il film “Cuori”. Proprio a Venezia aveva ricevuto nel 1961 il Leone d’oro per “L’anno scorso a Marienbad” e nel 1995 il Leone d’oro alla carriera.
Basandosi su un testo scritto dal commediografo inglese Alan Ayckbourn, Alain Resnais ha trasposto la piéce in territorio francese e ha confezionato un’opera cinematografica raffinata.
Il plot propone sei personaggi contemporanei osservati nella loro dimensione privata e pubblica, durante tre giorni e tre notti a Parigi, incessantemente ricoperta dalla neve. Essi sono Nicole (Laura Morante) e Dan (Lambert Wilson) una coppia di conviventi sull’orlo di una crisi sentimentale, impegnati a risolverla cercando un appartamento più grande; Thierry (André Dussolier) agente immobiliare, coabitante insieme alla sorella Gaelle, una giovane donna alla ricerca dell’amore, dello stesso appartamento; Lionel (Pierre Arditi) barman nel locale di cui Dan è un assiduo cliente, e figlio premuroso di un padre malato e allettato, facilmente irritabile (Claude Rich); Charlotte (Sabine Azema) collega di lavoro di Thierry e badante di sera dell’anziano malato, di cui non si vede mai il volto, ma di cui si ode solo la voce irata che lancia pesanti offese all’indirizzo della donna.
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Il regista francese Alain Resnais è riuscito a conquistare, alla veneranda età di ottantaquattro anni, il Leone d’argento alla Mostra di Venezia 2006 per il film “Cuori”. Proprio a Venezia aveva ricevuto nel 1961 il Leone d’oro per “L’anno scorso a Marienbad” e nel 1995 il Leone d’oro alla carriera.
Basandosi su un testo scritto dal commediografo inglese Alan Ayckbourn, Alain Resnais ha trasposto la piéce in territorio francese e ha confezionato un’opera cinematografica raffinata.
Il plot propone sei personaggi contemporanei osservati nella loro dimensione privata e pubblica, durante tre giorni e tre notti a Parigi, incessantemente ricoperta dalla neve. Essi sono Nicole (Laura Morante) e Dan (Lambert Wilson) una coppia di conviventi sull’orlo di una crisi sentimentale, impegnati a risolverla cercando un appartamento più grande; Thierry (André Dussolier) agente immobiliare, coabitante insieme alla sorella Gaelle, una giovane donna alla ricerca dell’amore, dello stesso appartamento; Lionel (Pierre Arditi) barman nel locale di cui Dan è un assiduo cliente, e figlio premuroso di un padre malato e allettato, facilmente irritabile (Claude Rich); Charlotte (Sabine Azema) collega di lavoro di Thierry e badante di sera dell’anziano malato, di cui non si vede mai il volto, ma di cui si ode solo la voce irata che lancia pesanti offese all’indirizzo della donna.
Solo alcuni di questi personaggi si incrociano nel corso del film, ma sono tutti indissolubilmente legati tra loro, perché sono tutti impegnati a combattere la solitudine, ritenuta dal regista, non un male odierno, ma una condizione perenne dell’uomo che tenta di fronteggiarla come può, al fianco dei suoi simili, condividendo spazi e consuetudini, a volte anche ricorrendo alla memoria del passato, aggrappandosi ai ricordi, se li ritiene migliori della contemporaneità che sta vivendo.
Ricco di dialoghi, a tratti superflui, il film è stato girato tutto in interni, che si succedono l’uno dopo l’altro e diventano il piccolo palcoscenico su cui ogni personaggio recita la propria quotidianità indefinita e ambigua, sempre all’affannosa ricerca di uno stato di benessere.
Si vedono scorrere, pertanto, tante piccole scene, girate con piani-sequenza, legate tra loro da dissolvenze a tendina, a cui fa da sfondo la neve che cade senza sosta su Parigi.
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theophilus
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sabato 28 dicembre 2013
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lieve come la neve
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COEURS
Leit-motif di Cuori, l’ultimo film di Alain Resnais, è la presenza impalpabile della neve.
La neve appare come una visione onirica, offusca lievemente le cose, smorza i rumori, provoca una leggera malinconia. Quando nevica fa freddo, ma non gela. I protagonisti della storia sono proprio così. Vivono una vita distaccata, priva di slanci ed emozioni, sembrano in attesa di eventi che stiano covando dentro di loro senza averne sentore. I loro desideri si perdono fra quei minuti coriandoli bianchi e silenziosi, i sogni svaporano a contatto con la terra, come la neve che, aerea, non attecchisce. Impreparati alla vita e non baciati da un destino favorevole, non appena una scintilla sembra poter scaldare i loro cuori, quegli uomini e quelle donne ricadono in una sommessa abulia, sono rispediti indietro, all’interno di una sorta di limbo in cui l’immaturità adolescenziale si mescola con pudore alle sottili disillusioni della vita.
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COEURS
Leit-motif di Cuori, l’ultimo film di Alain Resnais, è la presenza impalpabile della neve.
La neve appare come una visione onirica, offusca lievemente le cose, smorza i rumori, provoca una leggera malinconia. Quando nevica fa freddo, ma non gela. I protagonisti della storia sono proprio così. Vivono una vita distaccata, priva di slanci ed emozioni, sembrano in attesa di eventi che stiano covando dentro di loro senza averne sentore. I loro desideri si perdono fra quei minuti coriandoli bianchi e silenziosi, i sogni svaporano a contatto con la terra, come la neve che, aerea, non attecchisce. Impreparati alla vita e non baciati da un destino favorevole, non appena una scintilla sembra poter scaldare i loro cuori, quegli uomini e quelle donne ricadono in una sommessa abulia, sono rispediti indietro, all’interno di una sorta di limbo in cui l’immaturità adolescenziale si mescola con pudore alle sottili disillusioni della vita.
Alain Resnais ricama in modo raffinato e discreto attorno a quel mondo e ai suoi piccoli personaggi, che non vivono di luce propria ma lo assecondano docili, non essendo altro che sue dirette emanazioni.
L’intreccio è fondato su lievi malintesi che danno vita ad altrettanto minute aspettative, destinate a mutarsi subito in disillusioni di uguale portata. Un mondo riservato, fatto di eroi invisibili che non vengono a capo di nulla, travet della speranza quotidiana che si sopisce sul far del giorno.
Questi cuori parlano forse di tratti comuni ad un’umanità che, attaccata da un mondo caotico fatto di rumori ottusi e insensata rapidità, si ripiega su se stessa a rimpiangere ciò che, non avendo mai avuto, non potrà comunque mai più ottenere.
Non v’è ombra, però, di analisi sociale nel tessuto narrativo del film. Quella di Resnais è poesia, in punta di piedi, fiabesca, delicata quasi al limite della fragilità. Thierry, agente immobiliare impersonato da André Dussollier, si adopra a soddisfare le esigenze di clienti che, in realtà, non sanno neppure quello che stanno cercando e perché. Appartiene ad un altro tempo, sembra quasi uscire dal mondo grafico dei personaggi di Peynet. La sua Valentina, però, non la raggiungerà mai. Charlotte (Sabine Azéma), collega d’ufficio, si libra, infatti, in un’ambiguità che non viene svelata ed è destinata a rimanere un punto interrogativo senza risposta, come accade spesso nella vita. Lo stesso capita agli altri protagonisti di Coeurs, le cui esistenze s’intrecciano per brevi attimi sufficienti ad increspare uno sfondo immobile, ma solo per creare equivoci, suscitare fuochi fatui.
Tutti gli attori concorrono in maniera molto efficace a rendere questo elegiaco specchio esistenziale. Da Isabelle Carré che è Gaelle, sorella di Thierry, a Laura Morante e Lambert Wilson, Nicole e Dan, coppia in crisi alla ricerca di un appartamento. Da Pierre Arditi, Lionel, barman in un locale dai colori freddi e spenti che potrebbe richiamare le atmosfere livide di Eyes Wide Shut, l’ultimo film di Kubrick, a Claude Rich, padre petulante di Lionel, di cui ascoltiamo nel film solo le sgradevoli invettive, senza mai vederlo.
Enzo Vignoli,
1 febbraio 2007.
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piernelweb
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martedì 8 maggio 2007
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cuori infranti
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Resnais, riferimento assoluto del cinema francese dal dopoguerra fino ai giorni nostri, alla ragguardevole di 84 anni dimostra di avere ancora la forza e la passione di mettersi in discussione e di sudare dietro la macchina da presa. Questo "Cuori", commedia dolceamara che gravita attorno alle vicende di sei personaggi dalle vite private desolate e fredde quanto il nevoso inverno Parigino, è stato premiato per la miglior regia all'ultimo Festival del cinema di Venezia. Un premio da leggersi in onore alla gloriosa carriera del regista transalpino, piuttosto che per il reale valore di questo lavoro, che nel complesso non è di certo eccezionale. Infatti tutta la prima ora è piuttosto scialba e monocorde e la regia "ostenta come se fosse quasi un pregio una qualità televisiva da sitcom stile Casa Vianello".
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Resnais, riferimento assoluto del cinema francese dal dopoguerra fino ai giorni nostri, alla ragguardevole di 84 anni dimostra di avere ancora la forza e la passione di mettersi in discussione e di sudare dietro la macchina da presa. Questo "Cuori", commedia dolceamara che gravita attorno alle vicende di sei personaggi dalle vite private desolate e fredde quanto il nevoso inverno Parigino, è stato premiato per la miglior regia all'ultimo Festival del cinema di Venezia. Un premio da leggersi in onore alla gloriosa carriera del regista transalpino, piuttosto che per il reale valore di questo lavoro, che nel complesso non è di certo eccezionale. Infatti tutta la prima ora è piuttosto scialba e monocorde e la regia "ostenta come se fosse quasi un pregio una qualità televisiva da sitcom stile Casa Vianello". Per fortuna via via che le storie si snodano gli intrecci amorosi, reali o solo immaginati, ridestano l'attenzione e le emozioni e l'ironia si fanno più convincenti. Davvero azzeccato l'accostamento climatico a quello degli animi dei personaggi, perennemente innevati nei cuori e negli abiti. Così così il cast, se l'Azéma (insospettabile erotomane bigotta) e Arditi sono notevoli, deludono le prove della Morante (perennemente gracchiante e imprigionata nell'isteria del suo personaggio) e soprattutto di Dussollier (70 anni portati malissimo e recitazione spesso patetica e improbabile). In definitiva un film che forse accontenta gli amanti del cinema francese che fu, cinema che oggi è praticamente senza un pubblico e sopravvive a stento grazie alle poche mostre-vetrina come Venezia. Gradevole ma non troppo.
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(di nathanael)
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lunedì 4 dicembre 2006
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cuori versus crash
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L’ultima fatica dell’84enne Maestro Alain Resnais, Cuori, ispirato a una piéce di Alan Ayckbourn “Private fears in public places”rappresenta la disincantata e sofisticata via europea per raffigurare il disagio delle vita nella metropoli contemporanee ed evoca, per opposizione, Crash-contatto fisico, il film di Haggis, vincitore dell’Oscar: nella pellicola ambientata a Los Angeles un coro di personaggi emblematici vedeva i riflessi delle proprie paure nel groviglio urbano multirazziale e interclassista, concepito però anche come occasione di conoscenza di sé e di riscatto; nel lungometraggio francese i sei protagonisti l’inferno lo hanno all’interno di casa o dell’ ufficio, nel padre, nel compagno/a, nella segretaria o nella sorella, mentre la città, avvolta nella nebbia, lattiginosa, resta presenza evanescente, giacché per le strade si incrociano, senza sfiorarsi, tante solitudini diverse e incomunicabili se non per caso e per brevi istanti.
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L’ultima fatica dell’84enne Maestro Alain Resnais, Cuori, ispirato a una piéce di Alan Ayckbourn “Private fears in public places”rappresenta la disincantata e sofisticata via europea per raffigurare il disagio delle vita nella metropoli contemporanee ed evoca, per opposizione, Crash-contatto fisico, il film di Haggis, vincitore dell’Oscar: nella pellicola ambientata a Los Angeles un coro di personaggi emblematici vedeva i riflessi delle proprie paure nel groviglio urbano multirazziale e interclassista, concepito però anche come occasione di conoscenza di sé e di riscatto; nel lungometraggio francese i sei protagonisti l’inferno lo hanno all’interno di casa o dell’ ufficio, nel padre, nel compagno/a, nella segretaria o nella sorella, mentre la città, avvolta nella nebbia, lattiginosa, resta presenza evanescente, giacché per le strade si incrociano, senza sfiorarsi, tante solitudini diverse e incomunicabili se non per caso e per brevi istanti. Danno una mesta cadenza alle microstorie i fiocchi di neve che come lievi singhiozzi o lacrime troncano dialoghi ed incontri inutili. Cuori taglia fuori da un qualunque contesto sociale i sei protagonisti e ne mette alla gogna la sconfortata impotenza isolandoli e costringendoli alla claustrofobia di un palcoscenico, inquadrandone spesso dall’alto la vuota disperazione e il goffo tentativo di sfuggirvi: obbligato a far parte di un gioco, diretto da un enigmatico altrove, ciascuno improvvisa le sue mosse e spostandosi nella scacchiera, diventa per l’altro inconsapevole strumento di tortura. La disposizione delle pedine crea ad intermittenza un equilibrio illusorio ed apparente: i rapporti umani e le convivenze significano abitare una stanza divisa a metà con una solo finestra, ove si soffoca o si gela insieme. Per tutti il passato lascia rimpianti e desideri mai realizzati, rancori e sensi di colpa, soggiogando presente e futuro: una coppia cerca un luogo ideale per trovare pace e stabilità ma scopre dopo la passione la reciproca indifferenza, un agente immobiliare si macera nel desiderio per la fedele segretaria incapace di ricambiarlo, in costei la devozione al Dio dei testi sacri convive grottescamente con l’ esibizionismo, un barista subisce gli insulti del vecchio padre infermo, un ex militare disoccupato ciondola per i bar ubriaco, non sapendo che fare di se stesso, una giovane donna mette annunci per trovare l’anima gemella e si reca agli appuntamenti al buio con un vistoso fiore rosso, tradizionale simbolo di eros, e ne torna immancabilmente delusa. Dunque un intrecciarsi di aspirazioni e frustrazione pretestuoso ma quasi sempre orchestrato razionalmente: religione, amore, pietà filiale che nell’apatia nebbiosa si tramutano in fantasmi e fanno diventare il dramma della volontà spenta commedia.http://slilluzicando.splinder.com
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