raptus
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lunedì 13 marzo 2006
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una gemma nel mare insulso del cinema italiano
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Un film che affronta i problemi sia in maniera comica sia in maniera drammatica. Mi spiace, ma Verdone è una spanna sopra i registi attuali, anche se la sceneggiatura non è opera sua. La forza di Verdone sta nell'osservazione scevra da qualsiasi sovrapposizione ideologica. Anzi egli è il primo a giudicare i fallimenti delle ideologie. E' stato così per la "morte" della psicanalisi, vista per anni ossessivamente come la chiave per comprendere l'uomo sotto tutti i suoi aspetti (mi riferisco a "Ma che colpa abbiamo noi"). E' stato così per "Un sacco bello", dove la delusione traboccava sotto ogni aspetto (il prete che non sa dare le ragioni della morale cristiana, il padre comunista che non sa avere un rapporto coi propri figli, il figlio arancione sbandato, il cugino borghesuccio, la tenerezza infantile tradita dal male, il coatto privo di cultura e di amici veri).
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Un film che affronta i problemi sia in maniera comica sia in maniera drammatica. Mi spiace, ma Verdone è una spanna sopra i registi attuali, anche se la sceneggiatura non è opera sua. La forza di Verdone sta nell'osservazione scevra da qualsiasi sovrapposizione ideologica. Anzi egli è il primo a giudicare i fallimenti delle ideologie. E' stato così per la "morte" della psicanalisi, vista per anni ossessivamente come la chiave per comprendere l'uomo sotto tutti i suoi aspetti (mi riferisco a "Ma che colpa abbiamo noi"). E' stato così per "Un sacco bello", dove la delusione traboccava sotto ogni aspetto (il prete che non sa dare le ragioni della morale cristiana, il padre comunista che non sa avere un rapporto coi propri figli, il figlio arancione sbandato, il cugino borghesuccio, la tenerezza infantile tradita dal male, il coatto privo di cultura e di amici veri). E così è stato per "Compagni di scuola" . Ora Verdone riscopre il valore della famiglia, dell'amicizia e della paternità e lo fa nel modo che meglio gli riesce: il "melancomico", come l'ha definito suo padre. In un confronto fra due persone che provengono da mondi diversi, quello borghese e quello proletario, e che lasciano alle spalle il disastro provocato da quei mondi, si scopre il valore della vera umanità. Non è padre chi ti abbandona, o chi finge di interessarsi alla tua vita imponendoti degli schemi. Non è madre chi non sa offrire un'educazione, ma cerca confortodal figlio nelle proprie bravate adolescenziali. E' padre chi ti guida in un cammino, magari sbagliando a sua volta strada ogni tanto. E' padre colui che ti accetta come figlio, coi tuoi limiti. Colui che sa offrirti la propria esperienza. Ed è figlio chi sa perdonare i limiti del padre. Un gran bel film!
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mirco
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martedì 14 marzo 2006
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ottima partenza...poi?
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Come moltissimi film italiani dell'ultimo periodo, ad esempio "La terra" di Rubini, "Il mio miglior nemico" è caratterizzato da un ottimo avvio e da un discreto corpus, che si scontrano però con un finale non sempre all'altezza. Nonostante la presenza di scene esilaranti e la buona prestazione delle 2 prime donne Verdone e Muccino, quello che si nota è qualche buco nella sceneggiatura. Per far si che tutto quadri e che la storia abbia un seguito ci si arrampica un po sugli specchi: avete presente il famigerato cantante inglese che trova Orfeo a Roma senza alcun tipo di problema? Un personaggio inutile ai fini del film (anche se dipinge in minima parte il degrado della filgia di Achille) che viene citato per disincagliare la storia da un punto morto.
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Come moltissimi film italiani dell'ultimo periodo, ad esempio "La terra" di Rubini, "Il mio miglior nemico" è caratterizzato da un ottimo avvio e da un discreto corpus, che si scontrano però con un finale non sempre all'altezza. Nonostante la presenza di scene esilaranti e la buona prestazione delle 2 prime donne Verdone e Muccino, quello che si nota è qualche buco nella sceneggiatura. Per far si che tutto quadri e che la storia abbia un seguito ci si arrampica un po sugli specchi: avete presente il famigerato cantante inglese che trova Orfeo a Roma senza alcun tipo di problema? Un personaggio inutile ai fini del film (anche se dipinge in minima parte il degrado della filgia di Achille) che viene citato per disincagliare la storia da un punto morto.
Per il resto tante risate, un tradimento svelato che pur lasciando una scia di drammi e veleni non manca di quel classico umorismo all'italiana, e diverse scene di grande emozione, in cui i due acerrimi nemici si ritrovano come padre e figlio nello stesso abbraccio.
Sottile il finale ambientato ad Istanbul: Verdone sottolinea in un incontro all'università IULM di Milano, la semantica di questa scena, che vuole essere un ponte tra oriente e occidente. Nessuna presunzione, ma un piccolo gioco di contrasti che salva un finale poco originale, e forse un po troppo carico di buoni sentimenti.
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revenant44
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giovedì 12 marzo 2009
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l'esperimento di verdone.
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Film meno stupido degli altri ma anche meno comico,in effetti in questo film piu che le battutte , sono divertenti le scene di "lotta" tra i due,buona prestazione di Verdone, Muccino deve ancora crescere.Mentre a Verdone come vota di prestazione gli si può dare un 7,a Muccino gli si dà un 4.5,non fà ridere,battute da circo,recitazione penosa.Tornando al film,fino a quando non diventano "amici" il film è positivo,poi una noia mortale.Verdone in questo film ha tralasciatola volgarita sostituoendola con una commedia soft.,anche se il film non è poi così divertente.Ora analiziamo i punti tecnici:Ritmo:8.5,se c'è una cosa che non manca nei film di Verdone è il ritmo,almeno il film scorre in modo molto veloce.
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Film meno stupido degli altri ma anche meno comico,in effetti in questo film piu che le battutte , sono divertenti le scene di "lotta" tra i due,buona prestazione di Verdone, Muccino deve ancora crescere.Mentre a Verdone come vota di prestazione gli si può dare un 7,a Muccino gli si dà un 4.5,non fà ridere,battute da circo,recitazione penosa.Tornando al film,fino a quando non diventano "amici" il film è positivo,poi una noia mortale.Verdone in questo film ha tralasciatola volgarita sostituoendola con una commedia soft.,anche se il film non è poi così divertente.Ora analiziamo i punti tecnici:Ritmo:8.5,se c'è una cosa che non manca nei film di Verdone è il ritmo,almeno il film scorre in modo molto veloce.Humor:6.5,come già detto divertente quando sono nemici,poi... .Volgarità:assente,eccetto qualche parolaccia la volgarità come la intendiamo noi è del tutto assnte:film per tutti.Trama:5, banale e scontata,soliti intrecci e dei nemici di sangue.Verdone:7,8 come attore,6 come regista;divertente allegro,serio,severo,molto bravo come attore,ma la regia è appena sufficiente,certo,ha delle belle pretese dopo aver fatto per 20 anni autentiche stupidaggini creare un opera del cinema italiano.Muccino:4.5,mio Dio, mio Dio...non mi piace come attore per due motivi:1)recita in modo troppo aggressivo e isterico;2)battute ridicole,non fà ridere,motivi piu che sufficienti per bocciarklo totalmente.Voto finale.6.5,troppe pretese per Verdone,Muccino inespressivo,comunque il film nella prima parte mantiene un umorismo abbastanza alto,nella seconda parte crolla ,setessa cosa per il ritmo.Film da considerare un esperimento di Verdone che mentre gli anni scorsi si piazzava agli stessi livelli di Boldi & De Sica ora fà un saltino più in alto e va alla ricerca di un film che possa essere decente quindi buona fortuna Carlo,ultime parole per Muccino:dedicati ad altro.
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scarlett
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venerdì 21 febbraio 2014
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verdone vs muccino
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Achille De Bellis è il proprietario di una prestigiosa catena di alberghi, ha una bella moglie, una bella casa, un bel conto in banca e, perfino, una bella amante.
Orfeo è un giovane senza aspirazioni né sogni; non ha mai conosciuto il suo vero padre, ma vive alle prese con una madre depressa, a cui è profondamente legato e di cui sopporta in silenzio capricci, follie e piagnistei.
Accade così che quando la donna viene accusata di furto ai danni di un cliente dell’hotel e licenziata da Achille in persona, Orfeo decide di distruggere la vita perfetta dell’uomo che ha umiliato sua madre, rivelando (durante la festa per l’anniversario di matrimonio) la relazione di costui con la cognata.
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Achille De Bellis è il proprietario di una prestigiosa catena di alberghi, ha una bella moglie, una bella casa, un bel conto in banca e, perfino, una bella amante.
Orfeo è un giovane senza aspirazioni né sogni; non ha mai conosciuto il suo vero padre, ma vive alle prese con una madre depressa, a cui è profondamente legato e di cui sopporta in silenzio capricci, follie e piagnistei.
Accade così che quando la donna viene accusata di furto ai danni di un cliente dell’hotel e licenziata da Achille in persona, Orfeo decide di distruggere la vita perfetta dell’uomo che ha umiliato sua madre, rivelando (durante la festa per l’anniversario di matrimonio) la relazione di costui con la cognata.
Ma Achille non è il solo a uscirne annientato: appena compiuto il misfatto, lo stesso Orfeo scopre che l’unica figlia di Achille è Cecilia, la ragazza che ama, malgrado l’abbia da poco conosciuta… insieme alla consapevolezza di averla persa.
E’ stata una donna a farli scontrare e sarà un’altra donna a farli riappacificare in quanto solo alleandosi con il suo miglior nemico, Orfeo potrà ritrovare Cecilia, scomparsa misteriosamente…
Campione d’incassi nel 2006, “Il mio miglior nemico” è una commedia originale e dal ritmo incalzante, in cui si fronteggiano sprezzanti Carlo Verdone e Silvio Muccino, tra gag esilaranti e momenti di grande sentimentalismo, senza mai rivelarsi eccessivo o pedante in nessuno dei due casi.
Ne sono un esempio le scene girate al pronto soccorso, prima con un Orfeo sanguinante per via del naso rotto e poi con Achille malconcio grazie a un occhio nero, ma entrambe comiche per il modo in cui medici e infermieri interpretano i fatti.
Momenti comici sono anche quelli tra Achille e la sua amante in cui riconosciamo per l’ennesima volta lo stereotipo del tradimento “all’italiana” ai danni di una moglie talmente isterica da ricordare Santippe e con una mezza parente (la cognata), il tutto cade a fagiolo proprio in vista di una ricorrenza familiare importante, quale le Nozze d’argento.
Parti più sentimentali ci raccontano la genesi di questa tenera, passionale e “giovane” storia d’amore fra Orfeo e Cecilia, mentre altri drammi nella vita del ragazzo ci riportano ad un’amara realtà. Una madre avventata, che non è mai cresciuta e oserei definire “egoista”. Un padre assente che non sa nemmeno di avere il proprio figlio di fronte, quando, presso la centrale dei carabinieri, dice ad Achille (convinto che sia il padre di Orfeo il quale si è introdotto in casa sua) che i figli vanno seguiti con attenzione.
E così, come lo stesso Muccino rivela durante un’intervista, una storia che sembra raccontare un complesso e spinoso rapporto padre-figlio, tra un “non padre” e “non figlio”, in quanto sarà Achille a perdonare (anche grazie a qualche sonoro schiaffo) e abbracciare un giovane in lacrime fuori dalla centrale, comprendendone la rabbia e il dolore che lo rodono da dentro.
Viene accennato anche il tema del viaggio, visto quasi come una fuga dai problemi reali e allo stesso tempo come un modo per redimersi e ritrovare sé stessi, assieme a ciò che davvero conta dopo aver perso tutto, come a voler fare tabula rasa del passato, in vista di un nuovo avvenire.
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kiky
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venerdì 21 aprile 2006
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verdone/muccino
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partenza buona, il film appare divertente, verdone sembra aver finalmente capito la strada giusta dopo alcuni film non troppo divertenti, muccino molto bravo, ma dopo il primo tempo il film cala, le risate scarseggiano...
probabilmente se la trama fosse stata ridotta sarebbe stato più gradevole, comunque è sicuramente un film carino, divertente, da vedere per passare una serata simpatica, alcune scene sono veramente molto divertenti e gli attori molto bravi...alla fine verdone è sempre verdone, e qui finalmente, dopo c'era un cinese in coma o sono pazzo di iris blond, ritorna alla regia con un bel film.
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robert pocket
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martedì 4 settembre 2007
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un verdone finalmente maturo in un film pensato
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"Il mio miglior nemico" ovvero: il padre. Quel padre che Orfeo Rinalduzzi non ha mai avuto ma che ha (malauguratamente e in una circostanza alquanto sgradevole) avuto modo di vedere e che finira' per essere "sostituito" proprio dal suo acerrimo nemico Achille De Bellis (bellissima e toccante in tal senso la scena al commissariato).
Il Verdone piu' maturo, risoluto e inedito e' tutto qui', in un'opera intrisa di sentimenti e di contrasti che dimostra come la fiducia dei figli nei confronti dei genitori sia molto spesso mai del tutto ripagata. Straordinario Silvo Muccino e finalmente lontano dai cliche' ormai stantii Carlo Verdone che dopo "L'amore e' eterno finche' dura" ha finalmente compiuto quel salto di qualita' che ci sia aspettava e che era nell'aria gia' nell'episodio interpretato dallo stesso Verdone in "Manuale d'amore" tra l'altro set galeotto che aveva fatto scattare la scintilla della collaborazione tra i due (Muccino qui anche in veste di sceneggiatore insieme a Pasquale Plastino, Silvia Ranfagni e lo stesso Verdone).
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"Il mio miglior nemico" ovvero: il padre. Quel padre che Orfeo Rinalduzzi non ha mai avuto ma che ha (malauguratamente e in una circostanza alquanto sgradevole) avuto modo di vedere e che finira' per essere "sostituito" proprio dal suo acerrimo nemico Achille De Bellis (bellissima e toccante in tal senso la scena al commissariato).
Il Verdone piu' maturo, risoluto e inedito e' tutto qui', in un'opera intrisa di sentimenti e di contrasti che dimostra come la fiducia dei figli nei confronti dei genitori sia molto spesso mai del tutto ripagata. Straordinario Silvo Muccino e finalmente lontano dai cliche' ormai stantii Carlo Verdone che dopo "L'amore e' eterno finche' dura" ha finalmente compiuto quel salto di qualita' che ci sia aspettava e che era nell'aria gia' nell'episodio interpretato dallo stesso Verdone in "Manuale d'amore" tra l'altro set galeotto che aveva fatto scattare la scintilla della collaborazione tra i due (Muccino qui anche in veste di sceneggiatore insieme a Pasquale Plastino, Silvia Ranfagni e lo stesso Verdone). Pochissime gag e un finale bellissimo (per come si sviluppa) a suggello di un film pensato e non solamente ben impacchettato. Onnipresenti ma bellissime le musiche di Paolo Buonvino (gia' "Ultimo Bacio" e "Ricordati di Me") che sembra tanto una raccomandazione di Muccino Jr. a Verdone dal momento che e' stato chiamato a rimpiazzare il musicista di una vita quel Fabio Liberatori sempre presente dai tempi di "Borotalco" (prima c'era stato Morricone su fido suggerimento del compianto producer Sergio Leone) e bellissima fotografia di Danilo Desideri. Produzione Filmauro che chiude di fatto un'altra collaborazione storica, ovvero quella tra la Checchi Gori Group e Verdone.
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great steven
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martedì 12 agosto 2014
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un film garbato che contrappone due uomini diversi
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IL MIO MIGLIOR NEMICO (IT, 2006) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE – SILVIO MUCCINO – ANA CATERINA MORARIU – AGNESE NANO – PAOLO TRIESTINO – CORINNE JIGA – SARA BERTELà – LEONARDO PETRILLO – MARCO GUADAGNO – LORIS PAIUSCO § Achille De Bellis è manager di una catena alberghiera appartenente a sua sorella e suo cognato. Tradisce impunemente lei con la moglie di lui, un’avvenente rumena. Orfeo Rinalduzzi è un giovane cameriere di bar che non nutre grandi ambizioni come la maggioranza dei suoi coetanei, assiste con pazienza e sopportazione una madre depressa e non ha mai conosciuto suo padre.
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IL MIO MIGLIOR NEMICO (IT, 2006) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE – SILVIO MUCCINO – ANA CATERINA MORARIU – AGNESE NANO – PAOLO TRIESTINO – CORINNE JIGA – SARA BERTELà – LEONARDO PETRILLO – MARCO GUADAGNO – LORIS PAIUSCO § Achille De Bellis è manager di una catena alberghiera appartenente a sua sorella e suo cognato. Tradisce impunemente lei con la moglie di lui, un’avvenente rumena. Orfeo Rinalduzzi è un giovane cameriere di bar che non nutre grandi ambizioni come la maggioranza dei suoi coetanei, assiste con pazienza e sopportazione una madre depressa e non ha mai conosciuto suo padre. L’incontro fra i due avviene dopo che Achille licenzia in tronco Annarita Rinalduzzi per il furto di un bagaglio in partenza. Orfeo sconvolge la vita del cinquantenne manager alberghiero spinto da motivi di vendetta per rivalsa verso sua madre, e scopre le debolezze e gli altarini di Achille, svergognandolo pubblicamente senza pietà e facendogli perdere in un solo colpo lavoro, moglie, figlia e dignità. La primogenita di Achille, Cecilia, intrattiene un rapporto amoroso con Orfeo che inizialmente ignora chi sia suo padre, ma poi sparisce misteriosamente e di lei non si sa più nulla. Dopo alterne vicende di antipatia e rincorse sporadiche, Orfeo e Achille decidono di mettere da parte gli antichi rancori e di allearsi definitivamente per ritrovare Cecilia, dispersa probabilmente fra Svizzera e Turchia. Fra i due nasce dunque uno strano ed edificante rapporto che fa crescere entrambi e tira fuori il meglio di ciascuno di loro, trovando finalmente una risposta affermativa ai tanti vagabondaggi del cuore e alle tante insicurezze di una vita rattoppata e incerta. Ventesimo film di Verdone, scritto – ben sette stesure, fra rifacimenti e ripensamenti – con Muccino, Pasquale Plastino e Silvia Rafagni, prodotto dalla Filmauro di Aurelio De Laurentiis. Centotrenta scene, girate fra Roma, Sabaudia, lago di Como, Ginevra, Istanbul. Commedia ambiziosa di struttura laboriosa con qualche cucitura a fil bianco, divisa decisamente in due parti: la prima è più elementare e ridanciana, mentre la seconda appartiene al regista maturo e crepuscolare. La pellicola è girata nettamente col taglio di un film drammatico. La contrapposizione recitativa Muccino-Verdone funziona con un accorto dosaggio di battute e situazioni comiche, o nuove o reinventate. Se i nomi dei due protagonisti rimandano a personaggi mitologici, gesta eroiche e amori intensi e disperati, le loro azioni sono invece sanguigne e pragmatiche. Il ritmo è scorrevole, le sequenze fluiscono alternando una comicità mai volgare a momenti maggiormente riflessivi – forse soltanto con qualche indugio di troppo verso la parte finale del film – e la trama, anche se non originale (Verdone fatica a scrollarsi di dosso queste storie poco costruttive imperniate su tradimenti coniugali), funziona a pieno vapore. Con l’unica eccezione di una condivisione non sempre ben bilanciata sul piano recitativo, con picchi verso l’alto quando nelle scene è presente l’attore/regista e con qualche vuoto di presenza in sua assenza. Muccino conferma le sue doti di caratterista che sa reggere pienamente anche la parte del protagonista, incarnando perfettamente il giovane senza sogni da inseguire né obiettivi utopici da raggiungere che sa però riscattarsi trovando un amore giusto ed equo e aiutando un vecchio nemico che si trasforma quasi nel padre che non ha mai avuto (esemplare la scena all’interno del commissariato, dopo che Orfeo s’è introdotto abusivamente nella proprietà privata del suo vero genitore e Achille si finge suo padre per trarlo fuori dai guai). La Morariu, attrice rumena che da anni lavora in Italia, dimostra ottime doti recitative e rappresenta sullo schermo una ragazza assennata, di sani principi, che detesta l’ipocrisia del padre e biasima l’incoscienza del fidanzato, pur continuando ad amarli entrambi, e cerca in una scappatella di lunga durata la soluzione per fuggire da un mondo che non sente più come suo, coadiuvata anche dalle sue abilità artistiche (scrive poesie e redige testi per un gruppo musicale underground). Bene gli altri attori, che ricoprono ruoli secondari con sapiente mestiere e corretta professionalità. Un film consigliabile a tutti coloro che hanno dei torti da redimere e qualche conto in sospeso che potrebbe trasformarsi in un’esperienza istruttiva ed educativa che innalza l’animo umano, proprio come accade nei loro vari percorsi al trio dei protagonisti, sopra le facezie, le arroganze e le presunzioni che devono essere sconfitte per far posto ad ideali e comportamenti ben più nobili e altruisti. Un’opera certamente di primo piano e di innegabile spessore in tutto il trentennale itinerario cinematografico di C. Verdone, consacrato ormai a mito del cinema italiano.
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daniela colucci
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mercoledì 29 agosto 2007
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un viaggio nel me, per ritrovare l'io!
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E’ la rappresentazione di un incontro/scontro tra Achille De Bellis e Orfeo Rinalduzzi – i due protagonisti del film - che si apre a ventaglio in un viaggio nello spazio e nel tempo, dove il paesaggio e lo scenario di vita diventa protagonista anch’esso del film. Questo “road movie” dove il viaggio di una “convivenza forzata” - spinto da un fine comune - diviene lo strumento che permette ai protagonisti di ritrovare loro stessi, la loro serenità, il proprio ruolo. La prima parte del film poggia invece tutto su questo scontro – in realtà un duplice scontro: generazionale, tra Achille ed il giovanissimo Orfeo; e quello classico di incomprensione tra padre e figli.
Achille (Carlo Verdone) rappresenta la categoria della “borghesia ipocrita” troppo distratta dall’ambizione di realizzazione e conservazione del potere, per dedicarsi alla cura della famiglia e in particolare della figlia Cecilia (Ana Caterina Morariu), che nel frattempo ha incontrato e si è innamorata di Orfeo).
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E’ la rappresentazione di un incontro/scontro tra Achille De Bellis e Orfeo Rinalduzzi – i due protagonisti del film - che si apre a ventaglio in un viaggio nello spazio e nel tempo, dove il paesaggio e lo scenario di vita diventa protagonista anch’esso del film. Questo “road movie” dove il viaggio di una “convivenza forzata” - spinto da un fine comune - diviene lo strumento che permette ai protagonisti di ritrovare loro stessi, la loro serenità, il proprio ruolo. La prima parte del film poggia invece tutto su questo scontro – in realtà un duplice scontro: generazionale, tra Achille ed il giovanissimo Orfeo; e quello classico di incomprensione tra padre e figli.
Achille (Carlo Verdone) rappresenta la categoria della “borghesia ipocrita” troppo distratta dall’ambizione di realizzazione e conservazione del potere, per dedicarsi alla cura della famiglia e in particolare della figlia Cecilia (Ana Caterina Morariu), che nel frattempo ha incontrato e si è innamorata di Orfeo). Padre di famiglia e top manager di una importante catena alberghiera di proprietà della moglie Gigliola Duranti (Agnese Nano) e del cognato Guglielmo Duranti (Paolo Triestino), Achille si trova a scontrarsi con Orfeo (Silvio Muccino), che rappresenta invece la categoria di giovani di oggi, spesso poco “ambiziosi” perché distratti da problemi in famiglia, come la farmacodipendenza della madre Annarita (Sara Bertelà). Spinto da una idea di vendetta per il licenziamento - creduto ingiusto - di sua madre dall’albergo “Duranti”, Orfeo si propone e realizza la completa distruzione della vita sociale ed economica di Achille, svelando pubblicamente le sue “debolezze”, ed una particolare: la bella cognata Ramona (Corinne Jiga), giovane moglie del cognato.
L’iniziale odio tra i due protagonisti, si tramuta in una insolita collaborazione tra due apparenti nemici, che divengono alleati nel viaggio alla ricerca di Cecilia, che dopo la delusione familiare, decide di evadere da quella famiglia che non riconosce più come propria, rifugiandosi a Ginevra, dove si “inventa” cameriera.
La seconda parte del film si sposta e si concentra su questo viaggio, che non ha una meta fisica ben identificata, ma che certamente porterà i due protagonisti a ritrovare loro stessi e ciò che per loro è davvero importante: Achille ritrova il suo ruolo di padre affettuoso ed Orfeo trova quella famiglia che non ha mai avuto, ma che ha sempre desiderato; con Cecilia, Orfeo impara a lasciarsi guidare dai sentimenti – vero motore della vita - buttando giù quella maschera di ragazzetto, delle volte arrogante, che interpreta per affrontare e gestire la mancanza di un padre che non ha mai conosciuto.
Non a caso il film termina, sulle dolcissime note di chiusura di Paolo Buonvino, con la frase morale che spiega il senso di un viaggio che noi spesso intraprendiamo senza rendercene conto, andando alla ricerca di un qualcosa che possa cambiare la nostra esistenza. Ma la vera essenza è ciò che già abbiamo, ma che ancora non comprendiamo: “Allora è proprio vero quello che si dice? Bisogna perdere tutto per trovare ciò che è veramente importante.. E io, io che cosa ho trovato? Ancora non lo so! Ma per la prima volta in vita mia ho sentito di far parte di qualcosa, e quel senso di vuoto, quella rabbia dentro di me, improvvisamente è sparita. Era forse quella la mia famiglia? Non lo so. Forse!”
Daniela Colucci
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toty bottalla
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sabato 24 gennaio 2015
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film divertente che a tratti commuove!
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La storia che il grande carlo racconta scorre liscia e veloce in una sceneggiatura essenziale con tagli di scene al punto giusto, le coincidenze che assecondano il racconto sono troppo poco credibili e le vicende di achille de bellis sono simili a quelle di saverio in "stasera a casa di alice" tuttavia, qui, il film di verdone regala momenti di misurata commozione, in mezzo, il consolidato clichè dell'artista romano fatto di situazioni imbarazzanti e manie tipicamente italiane che facili si prestano a gag esilaranti, un film gradevole che il regista divide con il giovane ma non impeccabile muccino. Saluti.
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antonello villani
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martedì 14 marzo 2006
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tragicommedia con scontro generazionale
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La commedia italiana parla romanesco. Al suo ventesimo film Carlo Verdone sembra aver abbandonato i personaggi macchiettistici anni ’70 che l’avevano catapultato nel cinema che conta: “Il mio miglior nemico” segna la svolta iniziata con “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” perché al genere comico s’accompagna il tragico in quel giuoco di equivoci e malintesi tipici della migliore commedia nostrana. In questa operazione non sempre riuscita –troppi fili da tenere legati- l’attore e regista romano coinvolge Silvio Muccino, fratello del più famoso Gabriele, per uno scontro generazionale che si preannuncia irresistibile. La storia. Achille è un uomo di successo, felicemente sposato e manager di una catena di grandi alberghi, che perde tutto quando decide di licenziare una dipendente per furto; Orfeo, ventiquattrenne con nessuno scopo nella vita, è figlio della donna accusata di aver rubato un portatile dall’albergo, depressa e con una vita allo sfascio… Normale che i due protagonisti si scontrino, ma se ci fosse anche la figlia dell’imprenditore a complicare le cose? Verdone è davvero abile a mescolare i destini dei protagonisti, gioca con il tradimento per iniziare un tourbillon di gag farsesche; così all’anniversario del matrimonio spuntano le foto del padre di famiglia con l’amante, la figlia scappa all’estero mentre i due nemici sono costretti ad allearsi per mettere le cose a posto.
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La commedia italiana parla romanesco. Al suo ventesimo film Carlo Verdone sembra aver abbandonato i personaggi macchiettistici anni ’70 che l’avevano catapultato nel cinema che conta: “Il mio miglior nemico” segna la svolta iniziata con “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” perché al genere comico s’accompagna il tragico in quel giuoco di equivoci e malintesi tipici della migliore commedia nostrana. In questa operazione non sempre riuscita –troppi fili da tenere legati- l’attore e regista romano coinvolge Silvio Muccino, fratello del più famoso Gabriele, per uno scontro generazionale che si preannuncia irresistibile. La storia. Achille è un uomo di successo, felicemente sposato e manager di una catena di grandi alberghi, che perde tutto quando decide di licenziare una dipendente per furto; Orfeo, ventiquattrenne con nessuno scopo nella vita, è figlio della donna accusata di aver rubato un portatile dall’albergo, depressa e con una vita allo sfascio… Normale che i due protagonisti si scontrino, ma se ci fosse anche la figlia dell’imprenditore a complicare le cose? Verdone è davvero abile a mescolare i destini dei protagonisti, gioca con il tradimento per iniziare un tourbillon di gag farsesche; così all’anniversario del matrimonio spuntano le foto del padre di famiglia con l’amante, la figlia scappa all’estero mentre i due nemici sono costretti ad allearsi per mettere le cose a posto. Situazioni paradossali per questa tragicommedia che si affida completamente alla coppia Verdone-Muccino: i due funzionano a meraviglia anche se la voglia di strafare del regista rende le cose poco credibili; il padre ritrovato al commissariato, la mamma sessantottina, il cantante rock che arriva dall’Inghilterra, gli incastri non sempre risultano riusciti. Perché dopo un folgorante avvio, “Il mio miglior nemico” perde di ritmo e vivacità nelle battute finali, riuscendo a strappare qualche sorriso grazie alla verve dei simpatici protagonisti. Come prevedibile l’happy end buonista ricompone gli equilibri familiari, promuovendo con qualche riserva l’ultimo film del regista romano: la sceneggiatura scritta col suo “miglior nemico” scricchiola, ma la vis comica dei due fa chiudere un occhio su alcuni scivoloni. Verdone contro Muccino, il vecchio contro il nuovo, in uno scontro all’ultimo sangue. Chi vincerà?
Antonello Villani
(Salerno)
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