kiky '94
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giovedì 10 agosto 2006
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1 grande gianluca di gennaro
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questo film è molto istruttivo x i miei gusti. Ho 12 anni e l' ho già visto 3 volte... non ho ancora avuto la possibilità di leggere il libro del grande De Silva, ma sarà una delle mie prossime tappe nell' infinito percorso di conoscenza di questo inimitabile film. Molti complimenti vanno ai fratelli Frazzi, ma soprattutto ai piccoli attori senza esperienza di questo film. Anche se il migliore in assoluto è stato, senza ombra di dubbio, Gianluca Di Gennaro: Quei suoi okki dolci, ma allo stesso tempo così freddi in certi punti del film lo rendono perfetto!!! Grandiosa è stata l' idea dei flashback durante il viaggio in metropolitana di Rosario, verso una meta che si comprende solo verso la fine: il suo primo omicidio.
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questo film è molto istruttivo x i miei gusti. Ho 12 anni e l' ho già visto 3 volte... non ho ancora avuto la possibilità di leggere il libro del grande De Silva, ma sarà una delle mie prossime tappe nell' infinito percorso di conoscenza di questo inimitabile film. Molti complimenti vanno ai fratelli Frazzi, ma soprattutto ai piccoli attori senza esperienza di questo film. Anche se il migliore in assoluto è stato, senza ombra di dubbio, Gianluca Di Gennaro: Quei suoi okki dolci, ma allo stesso tempo così freddi in certi punti del film lo rendono perfetto!!! Grandiosa è stata l' idea dei flashback durante il viaggio in metropolitana di Rosario, verso una meta che si comprende solo verso la fine: il suo primo omicidio. Colpisce molto il suo innamoramento x 1 ragazza + grande di lui, che sembra portarlo verso la giusta via, ma lo getta definitivamente tra le braccia della malavita; Dopo la sua morte x parto. Innocentemente vestito x giocare a pallone, dopo aver ucciso un uomo con una pistola he già da tempo portava con sè, chiede ad alcuni ragazzini di poter tirare "due calci al pallone" lasciandosi alle spalle le tracce del suo omicidio. Un grande film!!!
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(di lost angel)
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oreste
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domenica 2 settembre 2007
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film uguale alla realtà !
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Io sono cresciuto come il protagonista del film "CERTI BAMBINI" ed é per questo che vi dico che il film é ( purtroppo) integralmente uguale alla realtà napoletana!
Purtroppo a Napoli (periferie), per un ragazzo di 10-13 anni é difficile non prendere cattive strade o compagnie!
Ogni volta che guardo il film certi bambini mi fà venire la pelle d'oca pensando a tutte le "bravate" che ho fatto alla stessa età di Rosario.
Certi Bambibni per me é un capolavoro che dovrà avere un seguito, facendo la seconda parte del film, perché a me personalmente non mi é piaciuta molto la fine.
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(di anonimo703851)
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conte di bismantova
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lunedì 31 ottobre 2011
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sarebbe potuto essere essere un capolavoro.....
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...se qualcuno si fosse accorto di qualche "semplicismo" di regìa e qualche ingenuità qua e là, ad esempio qualche dialogo stucchevole e scontato, qualche forzatura (a Napoli i dodicenni trombano con le prostitute bambine con la madre che fa il caffè?? ) e qualche colpo alla "film di Nino D'Angelo" (tipo la presentazione di Damiano che si gira levandosi i Ray-ban come se stesse facendo la pubblicità dello shampoo Clear: "perchè io valgo". Il resto è splendido post-neorealismo di quartiere (forse è ora di eliminare questo termine e di trovare un nome per questa corrente cinematografica: Certi Bambini, Mary per sempre, Ragazzi Fuori, Pater Familias, Gomorra e molti altri...potremmo chiamarlo Filone Scampìa.
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...se qualcuno si fosse accorto di qualche "semplicismo" di regìa e qualche ingenuità qua e là, ad esempio qualche dialogo stucchevole e scontato, qualche forzatura (a Napoli i dodicenni trombano con le prostitute bambine con la madre che fa il caffè?? ) e qualche colpo alla "film di Nino D'Angelo" (tipo la presentazione di Damiano che si gira levandosi i Ray-ban come se stesse facendo la pubblicità dello shampoo Clear: "perchè io valgo". Il resto è splendido post-neorealismo di quartiere (forse è ora di eliminare questo termine e di trovare un nome per questa corrente cinematografica: Certi Bambini, Mary per sempre, Ragazzi Fuori, Pater Familias, Gomorra e molti altri...potremmo chiamarlo Filone Scampìa...). Molto bravo il ragazzino protagonista, le sue foto odierne su facebook con le "labbra a becco che fanno U" e l'intasarsi di questo forum con messaggi d'amore di teenager impazzite ci dicono che qui non si recita, qui ci siamo dentro di brutto, questo film è vita vera. La nonna che spegne l'abat-jour in uno scenario di tenerissima rassegnazione, la scena della lite sul molo per la pistola ("gliel'agge fatt'vedè io u'pesce!") e la scena finale della partita di calcio - che assolve Rosario per manifesta innocenza - sono da Leone d'Oro. Poi mi vien da dire....ma Caterina doveva proprio morire? è proprio tutto così disperatamente drammatico? Da quello che abbiamo visto si evince che a Napoli non si ha scampo: o si muore o si uccide, che è tutto orrore, che non c'è il minimo rispetto per gli esseri umani, è un posto fatto di palazzi in rovina e capannoni in degrado, le mamme vendono le figlie bambine, i pedofili sono dappertutto come i cadaveri seminati qua e là e poi ti imbatti in scugnizzi randagi armati, se prendi una metro ne esci che hai bisogno della terapia psichiatrica, gli adulti fanno tutti schifo, manca solo l'invasione dei Visigoti... ....oddìo cari signori Frazzi io a Napoli ci sono stato e almeno una pizza buonissima a Forcella l'ho mangiata... un filoncino di speranza almeno per farmi felice potevate metterla. Comunque complimenti davvero, in particolare ai ragazzi, speriamo che questa pellicola aiuti qualcuno ad incazzarsi come si deve.
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time_traveler
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mercoledì 13 luglio 2011
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se questi sono gli adulti...
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Nella Napoli dei giorni nostri.Un ragazzino si trova invischiato in una realtà devastata dal disagio sociale e dalla malavita organizzata. Rosario, questo il suo nome, farà i conti con tutte le sfaccettature di una realtà difficile da sopportare, soprattutto difficile da credere. Un film molto intenso, forte visivamente parlando, con dialoghi in dialetto che accentuano la verosimilanza del racconto. Un film che non discredita una generazione, ma anzi cerca di preservarne quasi l'innocenza; un film che non è un duro attacco alla città partenopea, né ai napoletani, è un racconto oggettivo di ciò che vuol dire vivere in una palude nella quale anche il più forte di noi non potrebbe che impantanarsi.
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Nella Napoli dei giorni nostri.Un ragazzino si trova invischiato in una realtà devastata dal disagio sociale e dalla malavita organizzata. Rosario, questo il suo nome, farà i conti con tutte le sfaccettature di una realtà difficile da sopportare, soprattutto difficile da credere. Un film molto intenso, forte visivamente parlando, con dialoghi in dialetto che accentuano la verosimilanza del racconto. Un film che non discredita una generazione, ma anzi cerca di preservarne quasi l'innocenza; un film che non è un duro attacco alla città partenopea, né ai napoletani, è un racconto oggettivo di ciò che vuol dire vivere in una palude nella quale anche il più forte di noi non potrebbe che impantanarsi. Un film che andrebbe visto non con gli occhi di chi è pronto a guardarlo con occhio critico, ma con gli occhi del cuore. Ottima pellicola.
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gianni quilici
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giovedì 30 gennaio 2020
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da non dimenticare
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L’inizio è folgorante. Veniamo subito investiti dalla violenza di una corsa di un branco di bambini-ragazzi, con la macchina da presa che sta loro addosso, mentre oltrepassano un canneto e salgono verso la collina su fino all’autostrada. Qui inizia la sfida: attraversare la strada, a rischio della vita, mentre le auto sfrecciano velocissime. Chi non ha il coraggio è considerato “nu ricchione”.
Li vediamo in questa gara insensata, ad uno ad uno, ne partecipiamo, in un alternarsi di soggettive ed oggettive, gli azzardi, le paure.
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L’inizio è folgorante. Veniamo subito investiti dalla violenza di una corsa di un branco di bambini-ragazzi, con la macchina da presa che sta loro addosso, mentre oltrepassano un canneto e salgono verso la collina su fino all’autostrada. Qui inizia la sfida: attraversare la strada, a rischio della vita, mentre le auto sfrecciano velocissime. Chi non ha il coraggio è considerato “nu ricchione”.
Li vediamo in questa gara insensata, ad uno ad uno, ne partecipiamo, in un alternarsi di soggettive ed oggettive, gli azzardi, le paure. Si pensa immediatàmente a Respiro per la violenza e la selvatichezza con cui i bambini si presentano sulla scena e per il dialetto molto stretto, a volte incomprensibile, con cui si esprimono.
Ma ci si potrebbe sbizzarrire su un cinema italiano (e su una letteratura), che comincia a scoprire gli adolescenti: da Respiro a L’isola, da lo non ho paura a Il miracolo, per citare soltanto le ultime pellicole, che hanno avuto anche una corrispondenza di pubblico.
Non va dimenticato, però, il film forse più vicino a Certi bambini, uno dei film più intensi e sconvolgenti degli anni ‘90 in Italia, Vito e gli altri di Antonio Capuano, che, come questo, mostra una fotografia di come si diventa piccoli mafiosi, facendo vedere anche le cause, per così dire, strutturali.
È un film questo che sembra nascere dal concorso di molte intelligenze e sensibilità: il romanzo omonimo di Diego De Silva, che è partecipe anche della sceneggiatura, le musiche mediterranee e arabeggianti di Almamegretta, la fotografia di una Napoli a metà fra la metropoli anonima e la città degli scugnizzi e della camorra, la recitazione convincentemente neorealista di tutto il cast, attori professionisti o di strada, tra cui emerge il protagonista Gianluca Di Gennaro e la vecchia nonna di lui, una indimenticabile Nuccia Fumo.
Tutto concorre ad evitare il rischio del film di maniera, nonostante la materia a forti tinte drammatiche si presti perfettamente, perché non c’è enfatizzazione, né falsa commozione. C’è, invece, la verità scolpita nei luoghi, nei volti, nei corpi, nel loro linguaggio. Corpi che non recitano, che vivono. Sono soprattutto i bambini lasciati allo sbaraglio, che già da piccoli sono costretti a difendersi, ad imparare i codici della giungla di queste periferie partenopee: la prepotenza, la furbizia, il ladrocinio, l’ostentazione. Questa violenza è filtrata e rappresentata, soprattutto attraverso il vissuto d’un ragazzino 12enne, Rosario, che risulta un personaggio composito e credibile: in casa accudisce con affetto la nonna, simpatica arteriosclerotica; nella vita sociale, a soli 12 anni, diventa un assassino. Il film ti fa comprendere questo processo: come un ragazzo sensibile, premuroso e intelligente possa diventare un piccolo killer della camorra.
La vicenda si snoda attraverso un viaggio in metrò di Rosario verso il suo primo “incarico”, che diventa anche viaggio interiore.
I registi Antonio e Andrea Frazzi scelgono di narrarla attraverso flashback, veri e propri lampi associativi, che evitano il rischio della piattezza naturalistica e che ci permettono di capire e ricostruire progressivamente le motivazioni della storia, percorrendola insieme e al livello, in cui la sta vivendo il ragazzo.
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