claire_
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mercoledì 23 febbraio 2011
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magnifica braschi
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La scelta di un tema di tale portata, e mai affrontato prima, la sceneggiatura sapiente e precisa fanno di questo un film grande. Ma senza esagerare mi sento di dire che Nicoletta Braschi è la scelta vincente di tutto il film. Lei che si conofonde tra i toni tenui e sbiaditi di tutta la narrazione ma che al tempo stesso è capace di portarla in alto; che ha la tenacia di intenerire e la dolcezza di appassionare. Anche gli attori non professionisti risultano all'altezza (e in alcuni casi anche sorprendentemente di più!) Nel complesso un film davvero sorprendente con un'immensa Braschi che ormai l'abbiamo capito, da il meglio di sè qualunque panni vesta, qualunque parte interpreti, e si vede!
Eleonora, Torino
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principessa88
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mercoledì 29 agosto 2007
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il mobbing colpisce un pò tutti!!! bellissimo film
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Grandissima Francesca Comencini, molto sublime l'interpretazione della Braschi!!! E'stato un film divertententissimo ma anche interessante perchè affronta un argomento fondamentale di cui si parla ancora oggi in televisione e sui giornali!!!Qui la Braschi ha dimostrato di essere un' attrice in gamba e si è saputa difendere dagli insulti chefiglia riceveva ! questo film si è consigliabile da vedere!!! Fortissima l'interpretazione di Camille-Dugay-Comencini nella parte della figlia Morgana perchè quando la madre andava a lavorare lei faceva tutto da sola: spesa, scuola ecc.....!!! Un film bellissimo assolutamente da rivedere!!! Bravissima Nicoletta!!! sei molto in gamba quando reciti nei film con tuo marito ma anche qui (anche se non reciti affianco a Roberto) hai dimostrato di nuovo di ess
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Grandissima Francesca Comencini, molto sublime l'interpretazione della Braschi!!! E'stato un film divertententissimo ma anche interessante perchè affronta un argomento fondamentale di cui si parla ancora oggi in televisione e sui giornali!!!Qui la Braschi ha dimostrato di essere un' attrice in gamba e si è saputa difendere dagli insulti chefiglia riceveva ! questo film si è consigliabile da vedere!!! Fortissima l'interpretazione di Camille-Dugay-Comencini nella parte della figlia Morgana perchè quando la madre andava a lavorare lei faceva tutto da sola: spesa, scuola ecc.....!!! Un film bellissimo assolutamente da rivedere!!! Bravissima Nicoletta!!! sei molto in gamba quando reciti nei film con tuo marito ma anche qui (anche se non reciti affianco a Roberto) hai dimostrato di nuovo di essere molto in gamba!!!
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lorenzo
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domenica 5 marzo 2006
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un grande film, non un documentario.
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Sicuramente un buon film, diretto in maniera eccellente ed ottimamente interpretato non soltanto da Nicoletta Braschi (che meno del massimo non sa dare) ma anche dai collaboratori non professionisti.
Lo spettatore è coinvolto progressivamente dal cambiamento di sensazioni del personaggio e queste ultime sono il vero soggetto del film. Bisogna invece avvertire che non si tratta di un documentario: tratta di un particolare caso di mobbing (strategico verticale) di cui spiega frettolosamente l'origine ma non analizza l'eziologia, passa in rassegna quelle che sono le più frequenti azioni vessatorie di origine manageriale. Credo che chiunque abbia lavorato si riconosca in almeno uno dei comportamenti che fanno di Anna una vittima; non è facile spiegare e comprendere come opera la precisa strategia che fa la differenza ed il film è frettoloso nel descriverla.
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Sicuramente un buon film, diretto in maniera eccellente ed ottimamente interpretato non soltanto da Nicoletta Braschi (che meno del massimo non sa dare) ma anche dai collaboratori non professionisti.
Lo spettatore è coinvolto progressivamente dal cambiamento di sensazioni del personaggio e queste ultime sono il vero soggetto del film. Bisogna invece avvertire che non si tratta di un documentario: tratta di un particolare caso di mobbing (strategico verticale) di cui spiega frettolosamente l'origine ma non analizza l'eziologia, passa in rassegna quelle che sono le più frequenti azioni vessatorie di origine manageriale. Credo che chiunque abbia lavorato si riconosca in almeno uno dei comportamenti che fanno di Anna una vittima; non è facile spiegare e comprendere come opera la precisa strategia che fa la differenza ed il film è frettoloso nel descriverla.
Lo consiglio a chi vuol vedere un film coinvolgente; chi desideri invece comprendere il fenomeno del mobbing dovrebbe preferire un manuale scientifico.
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abigeil
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mercoledì 6 giugno 2012
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il realismo della comencini
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Il realismo di questo film spiazza, rappresenta senza troppi fronzoli ciò che molti lavoratori, non solo in Italia, hanno vissuto o viovono.Affronta una tematica abbastanza recente quella del mobbing, serie di soprusi che avvengono nei confronti di un dipendente per metterlo in difficoltà, umiliarlo con mansioni inutili,trasferire il lavoratore da un compito all'altro, isolarlo il tutto per esasperarlo e spingerlo a gettare la spugna e lasciare il posto di lavoro.Questo è ciò che succede alla protagonista del film interpetrata dalla signora Benigni Nicoletta Braschi, mamma singol, che esce di casa la mattina presto per tornare a casa la sera, pressocchè sola, la sua unica compagnia è la figlia nel cui letto trva conforto dalla pesante giornata lavorativa.
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Il realismo di questo film spiazza, rappresenta senza troppi fronzoli ciò che molti lavoratori, non solo in Italia, hanno vissuto o viovono.Affronta una tematica abbastanza recente quella del mobbing, serie di soprusi che avvengono nei confronti di un dipendente per metterlo in difficoltà, umiliarlo con mansioni inutili,trasferire il lavoratore da un compito all'altro, isolarlo il tutto per esasperarlo e spingerlo a gettare la spugna e lasciare il posto di lavoro.Questo è ciò che succede alla protagonista del film interpetrata dalla signora Benigni Nicoletta Braschi, mamma singol, che esce di casa la mattina presto per tornare a casa la sera, pressocchè sola, la sua unica compagnia è la figlia nel cui letto trva conforto dalla pesante giornata lavorativa.In seguito a una fusione la donna viene costretta a continiui cambi di incarichi sempre più inutili e mortificanti,tra colleghi che non la rispettano,rendendole le cose sempre più difficili,fino a farla sentire invisibile.Il finale si discosta dal relismo e dall'amarezza del resto del film.La Braschi riesce ad averla vinta sul sistema, anche se nella gran parte dei casi le cose vanno diversamente,il lavoratore reagisce proprio come il sistema si spetta,licenziandosi!
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odissea 2001
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martedì 18 dicembre 2007
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un racconto piatto
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L'inferno in ufficio. Il film di Cristina Comencini mette il dito nella piaga e racconta l'ingiustizia e la crudeltà, l'irrazionalità e l'alienazione nel rapporto quotidiano col lavoro che diventa un incubo quando la gerarchia aziendale si piega esclusivamente all'interesse privato (il che può succedere anche in un'azienda pubblica). Il lavoratore appare allora come un numero mentre l'arroganza di cui è capace il potere schiaccia diritti e dignità personale. Le cronache ospitano spesso racconti che assomigliano a questa storia, che si riflette nel volto triste e incolore di Nicoletta Braschi. Peccato che la scelta direzionale che si abbatte sulla vita della dipendente attraverso le angherie inflitte dai superiori e l'indifferenza e le beffe stampate sui volti dei colleghi non venga elaborata dall'attrice, che fin dalla prima scena si presenta impacciata e rigida più del dovuto.
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L'inferno in ufficio. Il film di Cristina Comencini mette il dito nella piaga e racconta l'ingiustizia e la crudeltà, l'irrazionalità e l'alienazione nel rapporto quotidiano col lavoro che diventa un incubo quando la gerarchia aziendale si piega esclusivamente all'interesse privato (il che può succedere anche in un'azienda pubblica). Il lavoratore appare allora come un numero mentre l'arroganza di cui è capace il potere schiaccia diritti e dignità personale. Le cronache ospitano spesso racconti che assomigliano a questa storia, che si riflette nel volto triste e incolore di Nicoletta Braschi. Peccato che la scelta direzionale che si abbatte sulla vita della dipendente attraverso le angherie inflitte dai superiori e l'indifferenza e le beffe stampate sui volti dei colleghi non venga elaborata dall'attrice, che fin dalla prima scena si presenta impacciata e rigida più del dovuto. Non si capisce, cioè, se il malessere è un dato insopprimibile del rapporto di lavoro al di là del "mobbing", che rende ancora più estraneo e odioso per la protagonista il contatto quotidiano con quel mondo. La Braschi, comunque, è capace di rappresentare in modo personale ed efficace le fasi più dure del conflitto riscattando una recitazione complessivamente grigia e monotona. Il finale però risulta eccessivamente ottimistico, sembra che la "vittima" abbia risolto tutti i suoi problemi con la bacchetta magica, quando è pacifico che prima o poi dovrà tornare ad affrontare le incognite di un nuovo lavoro e di una vita familiare "dimezzata". Per rendere più reale il contenuto non avrebbe stonato punteggiare tutto il racconto con qualche scena più leggera. Il rischio di mostrare solo le disgrazie senza offrire un punto di vista alternativo (un po' di ironia, ad esempio) non viene mai superato in tutta la pellicola, solo nel finale (come si diceva, con un eccesso). E' il problema di buona parte del cinema italiano, che quasi mai riesce a tratteggiare personaggi dotati di volume e complessità tali che tentino almeno di "sintetizzare" la realtà. Certamente buona, tuttavia, l'idea di voler rappresentare un mondo che tutti sanno che esiste ma troppo spesso resta celato dietro alle porte degli uffici, tra le scrivanie e le fotocopiatrici, lo sguardo del capo e i certificati medici.
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