dr. o' le'
|
giovedì 27 luglio 2006
|
l'uomo in più del cinema italiano
|
|
|
|
Opera prima della premiata ditta S & S (Sorrentino & Servillo) campani D.O.C., dotati di enormi qualità e di una originalità quasi inconsueta per il cinemaccio italiano di Muccino, Veronesi e co.
L'uomo in più del titolo è quello che Antonio Pisapia - Renzi - ormai anziano calciatore dalla carriera interrotta per un grave infortunio procurato in allenamento (e probabilmente causato volontariamente dai compagni in quanto il buon Toni si era rifiutato di partecipare all'organizzazione di una partita truccata) sogna di poter schierare in attacco una volta divenuto allenatore, utilizzando un insolito e pazzesco modulo a quattro punte.
Parallelamente, nella Napoli degli anni '80, un altro Antonio Pisapia (Servillo), in arte Toni, è un cantante di grande successo, arrivato, la cui carriera viene però stroncata dal vizio della droga e soprattutto da uno scandalo relativo ad una sua relazione con una ragazza minorenne.
[+]
Opera prima della premiata ditta S & S (Sorrentino & Servillo) campani D.O.C., dotati di enormi qualità e di una originalità quasi inconsueta per il cinemaccio italiano di Muccino, Veronesi e co.
L'uomo in più del titolo è quello che Antonio Pisapia - Renzi - ormai anziano calciatore dalla carriera interrotta per un grave infortunio procurato in allenamento (e probabilmente causato volontariamente dai compagni in quanto il buon Toni si era rifiutato di partecipare all'organizzazione di una partita truccata) sogna di poter schierare in attacco una volta divenuto allenatore, utilizzando un insolito e pazzesco modulo a quattro punte.
Parallelamente, nella Napoli degli anni '80, un altro Antonio Pisapia (Servillo), in arte Toni, è un cantante di grande successo, arrivato, la cui carriera viene però stroncata dal vizio della droga e soprattutto da uno scandalo relativo ad una sua relazione con una ragazza minorenne.
Nel giro di qualche anno perciò i due Antonio passano da idoli delle folle ad illustri signor Nessuno, sprofondando il enorme depressione.
Le loro due vite si incrocieranno fatalmente nel massimo momento di scoramento per entrambi, ma uno dei due Antoni saprà reagire davvero "di petto" alla vita, vendicando anche con un estremo gesto le angherie subite dall'altro.
La prima opera di Sorrentino è un film davvero notevole, grandemente originale e coraggioso, affronta tematiche non semplici con grande naturalezza e decisione, senza lasciare fuori una giusta dose di ironia e di napoletanità (diverse scene sono recitate in partenopeo).
Servillo porta avanti il suo ruolo, così come Renzi, in modo magistrale.
Il buon Toni però ci mette qualcosa in più, con la sua recitazione sempre al limite tra il drammatico ed il comico, perfetta sintesi di una grandissima espressività e di un talento indiscutibile.
Insomma l'uomo in più, del cinema italiano questa volta, sembra proprio essere il poco più che trentenne regista napoletano.
Un piccolo, grande bijoux.
[-]
[+] l'uomo in più... finale
(di andrea)
[ - ] l'uomo in più... finale
|
|
[+] lascia un commento a dr. o' le' »
[ - ] lascia un commento a dr. o' le' »
|
|
d'accordo? |
|
cattivotenente
|
domenica 3 febbraio 2008
|
la notte
|
|
|
|
Tony Pisapia: chansonnier maledetto, cocainomane incallito, ballantine a fiumi e sorriso strafottente che nasconde incubi notturni e solitudine. Nostalgia. Incompletezza.
Antonio Pisapia: calciatore, timido, voce bassa e sguardo triste che allontana. Che crea distanze.
Si muovono in ambienti sordidi, appariscenti,ipocriti. Dove onestà e disonestà si confondono, creando mix letali che ti entrano dentro, ti penetrano nelle ossa, ti attaccano le cellule e ti cambiano.
Ritmo lento e incalzante, dolce e slabbrato. Sullo sfondo, ma non assente, Napoli: senza sole, senza luoghi comuni. Atmosfera sfumata, cielo spesso grigio. O scuro come la notte che avvolge tutto, annulla le differenze e accomuna le creature instaurando tra loro una sottile debole solidarietà.
|
|
[+] lascia un commento a cattivotenente »
[ - ] lascia un commento a cattivotenente »
|
|
d'accordo? |
|
maximilione
|
martedì 16 ottobre 2012
|
una nuova speranza per il cinema italiano
|
|
|
|
Tutta la straziante ed intensa poetica del primo lungometraggio di Paolo Sorrentino sembra palesarsi immediatamente a parole con le due citazioni d'apertura, che assumono -con il senno di poi- l'importanza strategica di un prologo vero e proprio. Due citazioni che si succedono, si mescolano, si intercambiano, agiscono una sull'altra fino a condensarsi in un'unica conclusione, che a conti fatti coi
ncide con la trama stessa del film.
[+]
Tutta la straziante ed intensa poetica del primo lungometraggio di Paolo Sorrentino sembra palesarsi immediatamente a parole con le due citazioni d'apertura, che assumono -con il senno di poi- l'importanza strategica di un prologo vero e proprio. Due citazioni che si succedono, si mescolano, si intercambiano, agiscono una sull'altra fino a condensarsi in un'unica conclusione, che a conti fatti coi
ncide con la trama stessa del film.
"Che posso dire? E' meglio aver amato e perso, piuttosto che mettere lineolum nei vostri salotti" e "Il pareggio non esiste" (pronunciata da un certo Pelè, in un riferimento calcistico che ritornerà prepotentemente a livello diegetico). Entrambe le frasi, nella loro rilevanza di bianco su nero, costituiscono l'oscura ma perfetta metafora della condizione dell'uomo posto di fronte alle circostanze della vita. Entrambe si rendono portavoci della più intima aspirazione umana alla libertà di scegliere e di agire, della razionale necessità di vivere secondo le proprie regole e del conseguente rigetto di ogni ordine limitante imposto dall'alto, da un'autorità, umana o cosmica che sia. Come a dire: sul palcoscenico dell'esistenza non esistono mezze misure o consolazioni; o vince la vita, con tutta la montagna di storture e laceranti compromessi che ne seguono, o vince l'uomo. Così, prima di rappresentare un rigoroso spaccato della Napoli degli anni '80 -il decennio dell'esagerazione e della degenerazione- o uno spietato attacco a quelle illusorie fabbriche di sogni che sono il mondo del calcio e quello della musica, "L'uomo in più" si presenta come un film sulla solitudine, sul rimorso, sulla difficoltà di risalire la china dell'esistenza e sull'atroce e beffarda lotta che sempre e ovunque l'uomo consuma contro le inspiegabili circostanze della vita. I due protagonisti omonimi, ma tutt'altro che uguali, vivono in scena il crollo delle proprie sicurezze e la caduta inarrestabile nel baratro del fallimento, immersi in una cronologia filmica lineare ma dominata da lunghe ellissi e in una narrazione che procede per parallelismi. Infatti, tra l'Antonio calciatore e il Tony cantautore (due personaggi che richiamano rispettivamente le biografie dei celebri Di Bartolomei e Califano) c'è molto più di un nome a far da collante. La macchina da presa di Sorrentino s'insinua rumorosamente nelle loro grigie esistenze e ne illumina, passo dopo passo, i punti di contatto. E più che mostrare (o dimostrare) semplicisticamente l'identico itinerario di degenerazione morale e solitudine che investe i protagonisti, l'autore napoletano riesce con grande forza registica a illuminarne le cause più intime, forse inconsce. Così ritorna, come un filo rosso e costante per tutta la durata della pellicola, quell'uomo in più del titolo, citato in modo esplicito solo nel finale, a mo' di funereo ed omaggistico epilogo. Uomo in più inteso non solo come schema di gioco rivoluzionario (quattro punte invece di tre) su cui Antonio Pisapia lavora senza sosta nè distrazione per anni ma soprattutto come indispensabilità di una presenza, necessità dell'altro, o forse degli altri. L'uomo in più di cui parla il film diventa il motore capace rendere il cammino dei protagonisti una vita e non una semplice e arrancata esistenza. L'egocentrico cantante e l'ingenuo e riflessivo calciatore, nella loro sterile caduta verso l'asettico mondo dell'oblio e della solitudine, sentono sulla propria pelle la mancanza di un uomo in più, di un pubblico (che li applauda magari) cioè di quella presenza altra che gli permetta di risalire la china, ritrovare sè stessi e riprendere il proprio posto nello stadio della vita.
Ma l'uomo in più del titolo, all'interno del montaggio alternato del film, si riferisce in misura maggiore a ciò che ognuno dei due protagonisti rappresenta per l'altro. E soprattutto in questo si esprime la grandezza del regista che, raccontando storie parallele e penetrandole con forza spiazzante, riesce a istituire un indelebile legame tra due solitudini e a trapiantare magicamente su celluloide la forza irrazionale del destino, per il quale nulla può impedire a due anime affini di riconoscersi e trovarsi, seppur nel breve attimo di uno sguardo imprevisto. E proprio nel finale, i due volti si scontrano in uno sguardo eterno, irripetibile, liberatorio. Solo allora la complessa battaglia con la vita in cui i due protagonisti si dibattono senza pace si esaurisce: tutto diventa chiaro, entrambi comprendono cosa fare per recuperare la propria libertà. Uno sceglie la morte, l'altro il carcere.
Questa sterminata plurivocità del centro nodale della pellicola (il tema dell'uomo in più che si trasfigura diegeticamente come tattica di gioco e metaforicamente prima come necessità di un pubblico poi come rapporto privilegiato tra due anime affini) riflette la poliedrica complessità strutturale del cinema di Sorrentino. Alla vastità tematica si lega quella narrativa, registica e persino musicale. Il film alterna tragico e grottesco, passando per l'immenso ventaglio di varietà intermedio, senza tralasciare neanche il tuffo nell'onirico; la musica, che pure diventa un elemento centrale, va dalla disco-dance a quella leggera fino al pop anni '80. Il tutto si snoda sotto le redini di una regia iper-esibita, esplicita, palesata; di una macchina da presa impazzita, mai doma, sempre inusuale e tesa a valorizzare l'artificio cinematografico più che la naturalezza realista di un cinema inteso come statica e immobile finestra sul mondo.
Sin dal suo primo lungometraggio, dunque, Sorrentino si distacca nettamente dalla mediocrità -purtroppo- dominante di tanto cinema italiano contemporaneo grazie a uno stile registico nuovo e fresco e ad una capacità di scrittura pluriprospettica e aperta. L'innovazione del regista napoletano scarta i luoghi comuni e si batte contro il trionfo dell'apparenza (assai ricorrente in altri autori nostrani) attraverso una sceneggiatura mai banale e sempre passibile di stupire. Un solo esempio: Antonio incontra una donna che sembra poterlo salvare, mentre Tony perde la possibilità di gestire un ristorante, attività sempre sognata e possibile riscatto per il protagonista. Eppure, nel duplice e parallelo tentativo di risalire la china, proprio Antonio, che più ci crede, finirà per fallire, approdando al suicidio mentre Tony, dopo aver vendicato anche lo sconosciuto "compagno", riuscirà a trovare la sua personale libertà tra le sbarre di una prigione, avvolto da calore umano, divo di un pubblico di ammiratori che apprezzano la sua cucina e finiscono per applaudirlo con sincerità.
Nulla da eccepire: il cinema italiano esiste, nonostante tutto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maximilione »
[ - ] lascia un commento a maximilione »
|
|
d'accordo? |
|
andrea battantier
|
mercoledì 30 novembre 2005
|
|
|
|
|
Cinque David di Donatello tra cui, la migliore regia, la migliore
sceneggiatura e il miglior film per le "Conseguenze dell'amore". Ma il primo
film di Paolo Sorrentino è "l'uomo in più", storia di due perdenti. 1980:
Antonio Pisapia è un calciatore all'apice della propria carriera, Antonio
"Tony" Pisapia è un cantante di musica leggera; entrambi sembrano avere il
mondo ai loro piedi. Liberamente ispirato alle vicende di Agostino Di
Bartolomei e di Fred Bongusto (o Franco Califano?), il destino dei due
protagonisti che sale dolce, e amaro scende inesorabile, si sfiora fino ad
incrociarsi, per un attimo. Tony cantante è cinico, spavaldo, egocentrico;
Antonio calciatore è timido, chiuso, fondamentalmente ingenuo e triste.
[+]
Cinque David di Donatello tra cui, la migliore regia, la migliore
sceneggiatura e il miglior film per le "Conseguenze dell'amore". Ma il primo
film di Paolo Sorrentino è "l'uomo in più", storia di due perdenti. 1980:
Antonio Pisapia è un calciatore all'apice della propria carriera, Antonio
"Tony" Pisapia è un cantante di musica leggera; entrambi sembrano avere il
mondo ai loro piedi. Liberamente ispirato alle vicende di Agostino Di
Bartolomei e di Fred Bongusto (o Franco Califano?), il destino dei due
protagonisti che sale dolce, e amaro scende inesorabile, si sfiora fino ad
incrociarsi, per un attimo. Tony cantante è cinico, spavaldo, egocentrico;
Antonio calciatore è timido, chiuso, fondamentalmente ingenuo e triste. "Mi
sono svegliato tardi", dice Tony Pisapia, e il senso di inadeguatezza
nell'affrontare la scomparsa del sogno accompagna i due protagonisti. E il
fallimento incide la volontà e l'orgoglio. Tony, che solo pochi anni prima
riempiva i teatri, canta ora, in una delle scene più cupe, in una piazza
gelida e semi vuota. E il calciatore perde il ginocchio, la squadra, la
donna, senza vedere altro se non le proprie ossessioni. E quando potrebbe
provare almeno a vivere ancora, decide di segnarsi il suo più bel autogol.
Un grande primo film, grezzo (la trama è davvero semplice nei suoi aspetti
razionali, e piacevolmente confusa via via che si avviluppa nella sfera
onirica), generoso, comunque ben fatto, come ben fatta è la canzone di
battaglia del Pisapia cantante (colonna del film), canzone azzeccatamente
kitsch dedicata alla notte e che il sottoscritto non nasconde di suonare al
piano, alle volte, quando ha bisogno di sognare ("e sognare troppo è sempre
un po' kitsch" sosteneva lo psichiatra M.Thompson Nati). I due attori sono
bravi, secondo il mio parere, molto. Servillo è potentemente strabordante
nel cavalcare i tristi e un po' vuoti anni '80 e Renzi ha dalla sua la
tenuta del silenzio, l'espressività che nasce dal bisogno di non parlare. Un
film sul destino che si sarebbe potuto cambiare, se solo ci si fosse
guardati, se solo ci si fosse svegliati prima, se solo... E come accennato,
i due "sosia" s'incontrano alla fine, per poi darsi alla vita e per darsi
alla morte. Vita nell'altro, vita per l'altro. Riscatto, coraggio di vivere
de "l'uomo in più", schema di gioco che sfuma dalla disperazione al coraggio
e che trova trasposizione nell' opposto alter ego. Nella seconda parte la
storia si sviluppa in maniera ripetitiva, ed è un bene perché si entra nel
sentimento di vuoto e inutilità che si insinua ed alberga nei protagonisti,
fino alla duplice esplosione finale. Uno soccomberà, uno sopravviverà per
l'altro in un poco epico riscatto finale. "I will survive" di Gloria Gaynor,
una musica che accompagna il viaggio nel nulla.
[-]
[+] anche a me mi ha commosso
(di chiara)
[ - ] anche a me mi ha commosso
[+] un film che trasmette passione per la vita...
(di e. di liberto)
[ - ] un film che trasmette passione per la vita...
[+] trise
(di nick nomentana)
[ - ] trise
[+] grande
(di sunbiuty)
[ - ] grande
[+] prendero esempio
(di ciuffo)
[ - ] prendero esempio
|
|
[+] lascia un commento a andrea battantier »
[ - ] lascia un commento a andrea battantier »
|
|
d'accordo? |
|
kobayashi
|
domenica 10 agosto 2008
|
l'uomo di troppo!
|
|
|
|
Un'omonimia ridicola. Un cantautore figlio di buonadonna, rassomigliante a Fred Buongusto. Un calciatore di una squadra del sud. Entrambi si chiamano Antonio (diminuito in Tony per il cantante) Pisapia. Ma sono diversi. Il cantante è un cocainomane e sopra le righe Toni Servillo, con una improbabile capigliatura e improbabili compagnie. L'altro è un timido e un introverso, silenzioso, intelligente Andrea Renzi, stopper della squadra di calcio della sua città. Questo è un film di perdenti e di gente che, in una maniera o nell'altra, diventa "di troppo". Renzi si infortuna gravemente in allenamento ad un ginocchio ed è costretto al ritiro. Dopo la promessa del boss della sua ex squadra di trovargli un posto da allenatore prende il patentino a Coverciano, ma il lavoro, per una scusa o per l'altra, non arriva mai.
[+]
Un'omonimia ridicola. Un cantautore figlio di buonadonna, rassomigliante a Fred Buongusto. Un calciatore di una squadra del sud. Entrambi si chiamano Antonio (diminuito in Tony per il cantante) Pisapia. Ma sono diversi. Il cantante è un cocainomane e sopra le righe Toni Servillo, con una improbabile capigliatura e improbabili compagnie. L'altro è un timido e un introverso, silenzioso, intelligente Andrea Renzi, stopper della squadra di calcio della sua città. Questo è un film di perdenti e di gente che, in una maniera o nell'altra, diventa "di troppo". Renzi si infortuna gravemente in allenamento ad un ginocchio ed è costretto al ritiro. Dopo la promessa del boss della sua ex squadra di trovargli un posto da allenatore prende il patentino a Coverciano, ma il lavoro, per una scusa o per l'altra, non arriva mai. Il cantante, Servillo, viene beccato a letto con una minorenne e per questo piantato dalla moglie, che, parafrasando una canzone, "ormai lo disprezza", ma forse nemmeno prima lo amava poi così tanto. Già perchè la vita del cantante melodico napoletano Tony Pisapia è degna di una tristissima recita delle parti ed è fasulla e corrotta fino al midollo. Cosa che non è la vita del calciatore Antonio Pisapia, integerrimo al punto da rifiutare vantaggiosissimi guadagni da scommesse illegali e tanto attaccato all'ambiente dello sport da rifiutare, anche se in difficoltà economica, dopo l'infortunio, un altro mestiere. Lui vuole fare l'allenatore e, dopo anni di disperazione e dopo essersi raccontato in uno show televisivo si toglie la vita. Per lui non c'era posto nel mondo, la moglie lo aveva lasciato e il lavoro non arrivava. Aveva inventato uno schema, però, pronto per quando fosse sceso in campo. L'uomo in più. Che, drammaticamente, non è che egli stesso, uno di più e in più tanto da poter essere considerato di troppo. All'alienazione ci arriva anche il cantante omonimo del calciatore, Tony Pisapia, ma per altre vie. Per colpe sue, da carnefice della vita, da drogato e da pedofilo; alla fine del film le storie si fondono, ma a morire è solo il giovane sportivo. Per il cantante c'è la galera. Emozionante e tristissimo (nei temi) esordio alla regia di Paolo Sorrentino. Di solito lo si vede "di riflesso" dopo aver visto "le conseguenze dell'amore", almeno per me è stato così. Non è proprio un capolavoro, ma è emozionante, intenso e ricco di contenuti. Andrea Renzi forse supera Servillo, in questo caso, rendendo in pieno la timidezza del giovane calciatore, la sua scarsa predisposizione all'adattamento a tutti i costi e la sua alienazione e sofferenza per un mondo che, dopo averlo coperto di allori, ha smesso di accettarlo e lo usa. Qualcosa da dire anche sulle donne del film: la moglie di Renzi alla prima crisi economica lo molla per un altro. Conclusione? La donna c'è fino a che l'uomo è sulla cresta dell'onda, poi scompare. Nel film il calciatore si accorge del tradimento, ma tace, perchè, per lui, è aperta la questione di come rientrare nel suo mondo e di riprendere a lavorare. L'accumulo delle delusioni, però, anche per un uomo forte come lui, lo porterà a togliersi la vita. Film cinico nella visione delle donne, quindi, ma anche di certi untosi uomini del sud che fanno i soldi vendendo canzonacce alle persone e spacciandole per arte. Io in Tony Pisapia cantante ci ho visto certi cantanti partenopei sempre al centro del gossip, che stanno a galla a chiacchiere. Bravo Paolo Sorrentino!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a kobayashi »
[ - ] lascia un commento a kobayashi »
|
|
d'accordo? |
|
stefano capasso
|
giovedì 20 novembre 2014
|
estroversi e introversi
|
|
|
|
Nella Napoli degli anni 80, due personaggi omonimi che rispondono al nome di Antonio Pisapia, sono al culmine della carriera: uno come calciatore l'altro è un cantautore. Due persone molto diverse, uno dalla personalità timida, integro e leale; l''altro, il cantante, cocainomane, privo di scrupoli. Entrambi cadono in disgrazia e tenteranno di rientrare nel giro che conta a modo loro
Primo film di Paolo Sorrentino, che mette in evidenza buone intuizioni e diversi punti che rimangono poco chiari. Evidentemente ispirato alle storie di Califano e Di Bartolomei, emerge dalla storia, la capacita di a sopravvivenza del cantante, capace di gettarsi alle spalle le ferite della vita, di adattarsi meglio al momento della vita che cambia, a differenza del calciatore imprigionato lealmente al suo mondo ideale.
[+]
Nella Napoli degli anni 80, due personaggi omonimi che rispondono al nome di Antonio Pisapia, sono al culmine della carriera: uno come calciatore l'altro è un cantautore. Due persone molto diverse, uno dalla personalità timida, integro e leale; l''altro, il cantante, cocainomane, privo di scrupoli. Entrambi cadono in disgrazia e tenteranno di rientrare nel giro che conta a modo loro
Primo film di Paolo Sorrentino, che mette in evidenza buone intuizioni e diversi punti che rimangono poco chiari. Evidentemente ispirato alle storie di Califano e Di Bartolomei, emerge dalla storia, la capacita di a sopravvivenza del cantante, capace di gettarsi alle spalle le ferite della vita, di adattarsi meglio al momento della vita che cambia, a differenza del calciatore imprigionato lealmente al suo mondo ideale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialò
|
venerdì 16 luglio 2010
|
sorrentino, non male la prima
|
|
|
|
Storia di due vite parallele, quella degli Antonio Pisapia: uno, cantante di musica leggera, all'apice del successo, conteso tra donne e cocaina; l'altro, amato mediano di una squadra di metà classifica, serio, già pronto alla carriera di allenatore. Per entrambi però arriveranno degli imprevisti che ne sconvolgeranno le rispettive vite, con le difficoltà connesse per riprendersi. Il primo quell'imprevisto se l'è cercato, ma per il carattere che ha, resta sempre spavaldo e sicuro di sè; l'altro, che quell'imprevisto non se lo è certo cercato, fa più fatica a risalire la china. Le loro vite, così diverse, si incroceranno proprio per le rispettive difficoltà.
[+]
Storia di due vite parallele, quella degli Antonio Pisapia: uno, cantante di musica leggera, all'apice del successo, conteso tra donne e cocaina; l'altro, amato mediano di una squadra di metà classifica, serio, già pronto alla carriera di allenatore. Per entrambi però arriveranno degli imprevisti che ne sconvolgeranno le rispettive vite, con le difficoltà connesse per riprendersi. Il primo quell'imprevisto se l'è cercato, ma per il carattere che ha, resta sempre spavaldo e sicuro di sè; l'altro, che quell'imprevisto non se lo è certo cercato, fa più fatica a risalire la china. Le loro vite, così diverse, si incroceranno proprio per le rispettive difficoltà...
Buon esordio alla regia per Sorrentino, fino ad allora dedito prevalentemente ai cortometraggi, sebbene il film spesso calchi un pò la mano, con un finale forse troppo idealizzato. Buona comunque l'idea delle due storie parallele, ispirate a Califano e Di Bartolomei.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialò »
[ - ] lascia un commento a luca scialò »
|
|
d'accordo? |
|
reservoir dogs
|
mercoledì 6 aprile 2011
|
semplice e virtuoso
|
|
|
|
Le vite sull' orlo del precipizio dei due Antonio Pisapia; uno cantante cocainomane, egoista ed amante delle donne "di ogni età"(Servillo) e l'altro calciatore zoppato col sogno di diventare allenatore con in serbo una strategia a quattro punte (Renzi), sullo sfondo una Napoli degli anni 80 sordida e cinica.
Le vite dei due protagonisti si incontrano finendo per confondersi in un sogno in cui Tony stringe il tagliente futuro nella mano destra e osserva il passato ancora presente in riva al mare.
Il primo Sorrentino ci offre la storia di due moderni anti-eroi basata sul montaggio parallelo.
[+]
Le vite sull' orlo del precipizio dei due Antonio Pisapia; uno cantante cocainomane, egoista ed amante delle donne "di ogni età"(Servillo) e l'altro calciatore zoppato col sogno di diventare allenatore con in serbo una strategia a quattro punte (Renzi), sullo sfondo una Napoli degli anni 80 sordida e cinica.
Le vite dei due protagonisti si incontrano finendo per confondersi in un sogno in cui Tony stringe il tagliente futuro nella mano destra e osserva il passato ancora presente in riva al mare.
Il primo Sorrentino ci offre la storia di due moderni anti-eroi basata sul montaggio parallelo.
Il regista pecca in quanto calca troppo la mano nell'essere didascalico, teme forse che quanto affermato sulla tremenda realtà non sia pienamente compreso da chi ne fruisce ma attraverso virtuosisimi stilistici (piani sequenza, attenzione ai dettagli e la freneticità nel montaggio) esibisce la sua successiva capacità autoriale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a reservoir dogs »
[ - ] lascia un commento a reservoir dogs »
|
|
d'accordo? |
|
ultimoboyscout
|
venerdì 16 settembre 2011
|
pisapia & pisapia.
|
|
|
|
Illusi e disillusi potrebbe esere il sottotitolo perfetto per questo film, non bellissimo ma ricco di significati. Siamo a Napoli, la storia va dal 1980 al 1984, e narra delle vite parallele di due Antonio Pisapia, così diversi ma accomunati da un triste destino. Tony è un cantante di successo, Antonio un calciatore di Serie A capitano della squadra nella quale gioca, ma entrambi per motivi differenti cadono in disgrazia, precipitando in un abisso dal quale non sapranno riemergere e che li porterà all'estremo e all'irreparabile, distruggendo le proprie esistenze. Film particolarmente critico, per fortuna non retorica ne predicatoria, sui mondi del calcio e della musica, con una fortissima amarezza (più che indignazione), essenza vera della pellicola.
[+]
Illusi e disillusi potrebbe esere il sottotitolo perfetto per questo film, non bellissimo ma ricco di significati. Siamo a Napoli, la storia va dal 1980 al 1984, e narra delle vite parallele di due Antonio Pisapia, così diversi ma accomunati da un triste destino. Tony è un cantante di successo, Antonio un calciatore di Serie A capitano della squadra nella quale gioca, ma entrambi per motivi differenti cadono in disgrazia, precipitando in un abisso dal quale non sapranno riemergere e che li porterà all'estremo e all'irreparabile, distruggendo le proprie esistenze. Film particolarmente critico, per fortuna non retorica ne predicatoria, sui mondi del calcio e della musica, con una fortissima amarezza (più che indignazione), essenza vera della pellicola. Si fa forza delle interpretazioni intense dei due attori, Renzi e il sempre straordinario Servilllo, premiato nell'occasione con la Grolla d'oro (e come ti sbagli?). Perchè ciò che conta non è tanto la storia, o meglio le storie che finiranno inevitabilmente per legarsi, quanto i personaggi e i loro ritratti così dettagliati, precisi, setacciati con mestiere e finezza dall'esordiente Sorrientino. Il risultato è incerto e va a fasi alterne, a livello narrativo va a marce ridotte, l'elogio del perdente non convince ed è ridondante, ma il giovane regista fa sfoggio di un certo stile e savoir faire. Le vicende del Pisapia stopper mi hanno ricordato quelle del grande e indimenticato Ago DiBartolomei.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ultimoboyscout »
[ - ] lascia un commento a ultimoboyscout »
|
|
d'accordo? |
|
jackmalone
|
domenica 4 maggio 2014
|
il coraggio di non vivere
|
|
|
|
Due persone famose che hanno in comune solo il nome : il cantante di successo che sta invecchiando ha passato indenne problemi personali e persino il carcere , menefreghista ,cocainomane, anaffettivo nei rapporti familiari sembra spuntarla finchè la sua carriera finisce, non per il suo vissuto e la sua condotta amorale, ma perchè incastrato da una minorenne consenziente . L'altro, un calciatore leale e appassionato che rifiuta il calcio scommesse e una volta infortunato cerca in tutti i modi di risalire la china cercando di diventare allentore: troverà solo porte chiuse fino al suicidio finale, solo e abbandonato da tutti. E' lui l'uomo in più? Chi non è abbastanza forte da superare la disillusione e gli avversi colpi della sorte non può lasciare nulla dietro di sè e non dovrebbe nemmeno esistere.
[+]
Due persone famose che hanno in comune solo il nome : il cantante di successo che sta invecchiando ha passato indenne problemi personali e persino il carcere , menefreghista ,cocainomane, anaffettivo nei rapporti familiari sembra spuntarla finchè la sua carriera finisce, non per il suo vissuto e la sua condotta amorale, ma perchè incastrato da una minorenne consenziente . L'altro, un calciatore leale e appassionato che rifiuta il calcio scommesse e una volta infortunato cerca in tutti i modi di risalire la china cercando di diventare allentore: troverà solo porte chiuse fino al suicidio finale, solo e abbandonato da tutti. E' lui l'uomo in più? Chi non è abbastanza forte da superare la disillusione e gli avversi colpi della sorte non può lasciare nulla dietro di sè e non dovrebbe nemmeno esistere. Il cantante invece cerca di riscattarsi , prova a cambiare mestiere, diventa assassino per pareggiare i conti con un inutile senso di giustizia ma solo perchè ha capito che è tutto perduto e che l'unica cosa che nella vita lo ha reso felice è cucinare il pesce per qualcuno che lo apprezzi come gli è capitato solo in carcere. Il carcere o la morte sono lo stesso rifugio ,la rinuncia,il gettare la spugna : troppo comodo per chi dalla vita ha avuto tutto e rimane comunque un privilegiato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jackmalone »
[ - ] lascia un commento a jackmalone »
|
|
d'accordo? |
|
|