arch stanton
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martedì 22 marzo 2005
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tarantino in salsa british
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Come già Guy Ritchie anche Glazer segue la strada pulp Tarantiniana rileggendola in chiave europea e meno citazionistica. La grande performance di Kingsley e la misurata prova di Winstone (King Arthur) costituiscono i punti cardine di un pregevolissimo film godibile fino in fondo. Grande la sequenza del diavolo in salsa spaghetti-western. Verboso e amabile.
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paolp78
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lunedì 13 aprile 2015
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sceneggiatura poco approfondita
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Si tratta di un gangster movie azzeccato per le atmosfere e la scelta degli interpreti, ma rovinato da alcune scelte registiche inopportune e da una trama poco approfondita ed inconsistente.
La pellicola prende le mosse da uno spunto valido, a cui però non viene dato il necessario sviluppo per via di una sceneggiatura che si perde in verbosi ed inutili dialoghi. Il regista aderisce, essendone influenzato, ad uno stile narrativo affermatosi verso la fine degli anni novata (sull’onda di alcuni successi di Tarantino), che prevede molto parlato a discapito dell’azione che dovrebbe caratterizzare film di questo genere. Personalmente non vado pazzo per questo tipo di scelta che produce personaggi insopportabilmente petulanti e impedisce alle pellicole di acquisire scioltezza narrativa: anche in questo caso il risultato non è un granché; solo la durata contenuta impedisce allo spettatore di prendere sonno.
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Si tratta di un gangster movie azzeccato per le atmosfere e la scelta degli interpreti, ma rovinato da alcune scelte registiche inopportune e da una trama poco approfondita ed inconsistente.
La pellicola prende le mosse da uno spunto valido, a cui però non viene dato il necessario sviluppo per via di una sceneggiatura che si perde in verbosi ed inutili dialoghi. Il regista aderisce, essendone influenzato, ad uno stile narrativo affermatosi verso la fine degli anni novata (sull’onda di alcuni successi di Tarantino), che prevede molto parlato a discapito dell’azione che dovrebbe caratterizzare film di questo genere. Personalmente non vado pazzo per questo tipo di scelta che produce personaggi insopportabilmente petulanti e impedisce alle pellicole di acquisire scioltezza narrativa: anche in questo caso il risultato non è un granché; solo la durata contenuta impedisce allo spettatore di prendere sonno.
La trama risulta negligentemente poco curata e mal spiegata.
Quando il regista si dimentica di voler emulare Tarantino, il film funziona offrendo qualche bella scena con la giusta tensione (su tutte quelle dei dialoghi inquisitori tra il boss, interpretato da un MacShane dallo sguardo fulminante, ed il protagonista, un Ray Winstone perfettamente a suo agio nei panni dell’ex-gangster, particolarmente cool).
Da salvare anche l’uso di alcuni simbolismi di notevole impatto visivo (le visioni del demone pistolero) e l’interpretazione di Ben Kingsley (di cui segnalo alcuni monologhi e la scena della sigaretta in aereo).
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noia1
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domenica 20 aprile 2014
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non eccezionale,ma dialoghi e inquadrature salvano
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Un ex delinquente dopo anni di prigione decide di ritirarsi a vita privata e vivere della rendita donatagli da una vita di scassi e rapine, con lui vive la moglie e un ragazzo che lavora in cambio di qualche soldo. Un giorno però torna il suo vecchio boss e gli propone una nuova missione, suo malgrado dovrà accettare.
Dialoghi eccezionali e inquadrature interessantissime sono il vero cuore di questo dramma venato di umorismo. Per quanto l’apertura possa dare intendere ad una commedia, per quanta simpatia posa esserci, questo resta un dramma a tutti gli effetti perché il vero fulcro sta nel dilemma e nell’oppressione che il povero protagonista deve sopportare dal boss che torna e lo costringe all’ultimo lavoro che ha per lui.
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Un ex delinquente dopo anni di prigione decide di ritirarsi a vita privata e vivere della rendita donatagli da una vita di scassi e rapine, con lui vive la moglie e un ragazzo che lavora in cambio di qualche soldo. Un giorno però torna il suo vecchio boss e gli propone una nuova missione, suo malgrado dovrà accettare.
Dialoghi eccezionali e inquadrature interessantissime sono il vero cuore di questo dramma venato di umorismo. Per quanto l’apertura possa dare intendere ad una commedia, per quanta simpatia posa esserci, questo resta un dramma a tutti gli effetti perché il vero fulcro sta nel dilemma e nell’oppressione che il povero protagonista deve sopportare dal boss che torna e lo costringe all’ultimo lavoro che ha per lui.
Forse è proprio questo illudere lo spettatore di essere presente ad una commedia, che poi si rivela in realtà drammatica, il vero punto a sfavore; e al di là dei dialoghi e delle inquadrature non c’è altro e la trama non ha particolari guizzi nemmeno nel momento clou della rapina.
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