taniamarina
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sabato 25 aprile 2009
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miracolo dell'orrore a basso costo
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Spacciato in Inghilterra per un vero documentario, questo strano e terribile film ha spaventato come l'uscita de "L'esorcista", se non di più. Il bosco è il vero protagonista indiscusso, gli attori esordienti sono bravi e nella parte, ma i rami e le rocce e i torrenti e le querce sono molto più "esperti" di loro. Mettono tensione, scandiscono una cieca cattiveria che esplode di notte, nelle tende, al gridolino di un bambino che tormenta e spaventa a morte. Il doppiaggio è orribilmente perfetto e le urla di Josch nel bosco di notte, rimarranno nella memoria di tutti. Con una cinquantina di migliaia di dollari, nasce un capolavoro che vanterà parecchie imitazioni. E' stato un grave sbaglio farne un sequel.
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Spacciato in Inghilterra per un vero documentario, questo strano e terribile film ha spaventato come l'uscita de "L'esorcista", se non di più. Il bosco è il vero protagonista indiscusso, gli attori esordienti sono bravi e nella parte, ma i rami e le rocce e i torrenti e le querce sono molto più "esperti" di loro. Mettono tensione, scandiscono una cieca cattiveria che esplode di notte, nelle tende, al gridolino di un bambino che tormenta e spaventa a morte. Il doppiaggio è orribilmente perfetto e le urla di Josch nel bosco di notte, rimarranno nella memoria di tutti. Con una cinquantina di migliaia di dollari, nasce un capolavoro che vanterà parecchie imitazioni. E' stato un grave sbaglio farne un sequel. Capolavoro del genere
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francesco manca
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lunedì 8 settembre 2008
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"verita' - pubblicita'"
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Nel 1999, due giovani cineasti, Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez, sparsero la voce di una presunta storia che vedeva tre ragazzi video amatori che, in seguito ad una escursione nei boschi del Maryland alla ricerca di informazioni sulla “leggenda”(?) della strega di Blair, non fecero più ritorno… Un anno dopo fu ritrovato il loro filmato.
E’ bastato questo alla pellicola di Myrick e Sanchez per registrare, con la loro opera prima, incassi strabilianti ai botteghini americani (e non solo)? Ovviamente no!
Infatti, benché “Blair Witch Project” sia un prodotto superindipendente e realizzato interamente con attrezzatura di modesta qualità, vanta un movimento pubblicitario non indifferente, per cui si è impiegata la maggior parte del budget a disposizione.
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Nel 1999, due giovani cineasti, Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez, sparsero la voce di una presunta storia che vedeva tre ragazzi video amatori che, in seguito ad una escursione nei boschi del Maryland alla ricerca di informazioni sulla “leggenda”(?) della strega di Blair, non fecero più ritorno… Un anno dopo fu ritrovato il loro filmato.
E’ bastato questo alla pellicola di Myrick e Sanchez per registrare, con la loro opera prima, incassi strabilianti ai botteghini americani (e non solo)? Ovviamente no!
Infatti, benché “Blair Witch Project” sia un prodotto superindipendente e realizzato interamente con attrezzatura di modesta qualità, vanta un movimento pubblicitario non indifferente, per cui si è impiegata la maggior parte del budget a disposizione. E’ debito informare chi non abbia ancora avuto modo di vedere il film, che tutto ciò che è riportato nel documentario/horror di Myrick e Sanchez, non è altro che pura finzione, quindi, anche se posso sembrare eccessivamente drastico, vorrei comunque disilludere chiunque pensi di trovarsi di fronte ad una clamorosa “verità su pellicola”. La “genialata”, se si può definire tale, dei due registi, è stata appunto quella di aver saputo trascinare nelle sale milioni e milioni di spettatori, utilizzando una delle armi multimediali più potenti (e dannose) degli ultimi decenni: la pubblicità. Nella pellicola non si vede altro che la fitta boscaglia nel quale vagano, alla ricerca della “fantomatica” strega, i tre ragazzi, i quali riprendono con le loro due telecamere, tutto ciò che possa servire per vendere il loro reportage e fare successo. Ma allora dove sono le creature misteriose ed inquietanti che lo spettatore muore dalla voglia di vedere? O, come dice lo stesso titolo, la vera e propria Strega di Blair? La risposta è molto semplice: di tutte queste cose non vi è alcuna traccia. Il film gioca tutto sull’angoscia, sulla paura psicologica, sulle fobie della natura umana che si presentano quando ci troviamo sperduti nel nulla in balia del freddo, della fama e della ipotetica presenza oscura e maligna che non ci da tregua. Sono da sottolineare alcuni momenti di tensione che riescono a tenere, almeno per qualche istante, col fiato sospeso, ma subito, come dice anche la protagonista femminile Heather Dunahue, si ritorno nuovamente al sicuro sotto la luce del giorno. Leggende metropolitane e racconti del terrore ci narrano che le streghe sono solite a fare, nel cuore della notte, strani e inquietanti mugolii e agghiaccianti risatine, ma anche di ciò, assolutamente nulla, e a questo punto, c’è da chiedersi: è davvero questo che il pubblico cercava (e voleva) da “Blair Witch Project”? Resta un enigma, ma sicuramente la paura non visiva ma introspettiva che il film di Myrick e Sanchez riesce a trasmettere, seppur in poche occasioni, è la vera carta vincente che ha portato al successo i due giovani registi, che si sono aggiudicati anche il Premio Giovani al Festival di Cannes del ’99 come miglior film straniero. Nella maggior parte dei casi, la “legge del successo” vuole che, se un film riscuote un determinato e notevole successo, venga fatto immediatamente un seguito, e anche in questa occasione, così è stato; infatti, un anno più tardi, è stato realizzato il sequel intitolato “Il libro segreto delle streghe” diretto da Joe Berlinger. In sintesi, “Blair Witch Project” non è senz’altro da annoverare tra i più eclatanti horror sfornati negli ultimi periodi cinematografici, ma il tentativo è apprezzabile.
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giu/da(g)
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lunedì 17 gennaio 2011
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il dubbio
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Tre ragazzi partono per girare un documentario su una leggendaria strega, il cui spirito si aggirerebbe nei boschi di Burkittsville. La foresta popolata da strane presenze però li risucchierà nel nulla. The Blair Witch Project in sé è un film che ha intuito quanto la paura sia un'emozione molto semplice e che per amplificarla si debba agire direttamente sulla realtà scatenando il dubbio. Gli ideatori hanno qui giocato abilmente spacciando questa pellicola come una bobina ritrovata nei boschi che ritrae avvenimenti realmente accaduti, fino a montare tramite internet un caso con segnalazioni e presunte associazioni dei genitori dei ragazzi scomparsi.
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Tre ragazzi partono per girare un documentario su una leggendaria strega, il cui spirito si aggirerebbe nei boschi di Burkittsville. La foresta popolata da strane presenze però li risucchierà nel nulla. The Blair Witch Project in sé è un film che ha intuito quanto la paura sia un'emozione molto semplice e che per amplificarla si debba agire direttamente sulla realtà scatenando il dubbio. Gli ideatori hanno qui giocato abilmente spacciando questa pellicola come una bobina ritrovata nei boschi che ritrae avvenimenti realmente accaduti, fino a montare tramite internet un caso con segnalazioni e presunte associazioni dei genitori dei ragazzi scomparsi. Un'intuizione contestabile, ma indubbiamente efficace, che ha dato l'illusione che la finzione potesse essere la verità (c'è chi ancora contesta che il film sia un falso). Il terrore nasce più da ciò che non si vede ma che si immagina, piuttosto che da ciò che è tangibile; chi si è perso in una gita in montagna o ha dormito in tenda in un bosco può capire come nel silenzio un rumore anomalo possa diventare improvvisamente inquietante, principalmente per il fatto che non si vede cosa possa essere. E qui la nostra mente è capace di voli pindarici. Divertente è il fatto che gli attori possedessero solo un vago canovaccio e che ogni mattina ricevessero istruzioni a distanza dai registi che nel frattempo si dedicavano a spaventarli. A smontare il film però è paradossalmente quello che dovrebbe essere il suo punto di forza: l'uso della ripresa amatoriale che segue l'azione fino al macabro finale appare improvvisamente irreale. Chi, scappando, si trascinerebbe dietro una telecamera ingombrante? Un limite non da poco che può a tratti diventare ridicolo, soprattutto nelle giustificazioni banali addotte dalla protagonista ai suoi amici che la pregano di smetterla di riprendere. Un film che nella sua particolarità ha fatto storia, ma ci si chiede se il genere horror possa vivere ormai solo con prodotti preconfezionati simil realistici, come i successivi Rec, Cloverfield e Paranormal Activity, tutti a loro modo condizionati da questo film.
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zero99
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giovedì 5 novembre 2015
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invece di far paura è un film che annoia.
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Non voglio dargli una stella perchè è uno dei primi film che usavano la telecamera a mano, e anche l'idea è carina. Tre ragazzi che vanno in un bosco maledetto, dove dovrebbe esserci una strega, e dove ci girano attorno un pò di leggende. Però per tutto il film non succede nulla. Si vedono solo questi 3 ragazzi che prima fanno qualche domanda agli abitanti della cittadina vicino al bosco, poi vanno in questo bosco e non succede/vede nulla. Ok che il regista voleva mettere paura senza far vedere nulla, e far immaginare tutto allo spettatore, ma in questo caso ha esagerato! Non si vede neppure la strega alla fine. Carini i bastoncini appesi agli alberi e i mucchietti di sassi, ma poi il nulla cosmico.
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Non voglio dargli una stella perchè è uno dei primi film che usavano la telecamera a mano, e anche l'idea è carina. Tre ragazzi che vanno in un bosco maledetto, dove dovrebbe esserci una strega, e dove ci girano attorno un pò di leggende. Però per tutto il film non succede nulla. Si vedono solo questi 3 ragazzi che prima fanno qualche domanda agli abitanti della cittadina vicino al bosco, poi vanno in questo bosco e non succede/vede nulla. Ok che il regista voleva mettere paura senza far vedere nulla, e far immaginare tutto allo spettatore, ma in questo caso ha esagerato! Non si vede neppure la strega alla fine. Carini i bastoncini appesi agli alberi e i mucchietti di sassi, ma poi il nulla cosmico. in un ora e 15 minuti mi sono inquietata solo nel finale, quando entrano nella casa in mezzo al bosco. Ma il finale non l'ho capito. L'ho trovato un film mediocre e a tratti noioso.
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francesco2
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domenica 8 dicembre 2019
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rivalutiamolo
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Ho visto finalmente questo film, dopo venti anni> Se trovo eccessivo che sia diventato un cult, mi paiono fuor di luogo i vari giudizi negativi espressi dagli addetti ai lavori, e non solo.
La 5non-storia trae spunto da una leggenda popolare, radicata nell immaginario locale, come dimostrano le interviste flash ai pur scettici abitanti> Tre giovani sui venti-venticinque anni nel 99. quindi piu o meno coetanei di chi scrive, decidono di avventurarsi in un bosco per sfidare tale archetipo, o forse soprattutto loro stessi.
Si insinua, tuttavia, una prsesenza sconosciuta ed inquietante, quasi una quarta persona che li spinge a comportarsi in un certo modo, o che addirittura compie azioni di cui i protagonisti appaiono ignari.
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Ho visto finalmente questo film, dopo venti anni> Se trovo eccessivo che sia diventato un cult, mi paiono fuor di luogo i vari giudizi negativi espressi dagli addetti ai lavori, e non solo.
La 5non-storia trae spunto da una leggenda popolare, radicata nell immaginario locale, come dimostrano le interviste flash ai pur scettici abitanti> Tre giovani sui venti-venticinque anni nel 99. quindi piu o meno coetanei di chi scrive, decidono di avventurarsi in un bosco per sfidare tale archetipo, o forse soprattutto loro stessi.
Si insinua, tuttavia, una prsesenza sconosciuta ed inquietante, quasi una quarta persona che li spinge a comportarsi in un certo modo, o che addirittura compie azioni di cui i protagonisti appaiono ignari. Ma fosse stato solo questo, sarebbe stato un 5=orse-divertente teen-movie> Invece, i tre protagonisti si perdono nel bosco, e il loro diviene un timore per l ignoto, inteso non solo come ipotetica entita trascendente, ma anche -molto piu prosaicamente-come paura di non ritrovare la strada di casa. Proprio questa paura diviene un pretesto per fare i conti con loro stessi e con le loro -o nostre/= insicurezze. Incluso, forse, le reali motivazioni che li hanno spinti a cimentarsi in tale esperienza. Il finale si presta a mille interpretazioni,senza tuttavia dimenticare che il racconto di base si fonda su un fatto realmente accaduto.
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luigiluke
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mercoledì 20 dicembre 2023
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voglio tornare a casa!
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Non è antesignano del mockumentary (il ruolo spetta ai film di Deodato) ma in qualche modo anticipa il fiorire del genere nel cinema del 2000 Non è il primo film incentrato su boschi ed entità sovrannaturali che li abitano, streghe soprattutto, ma in qualche modo riapre la strada a soggetti con queste caratteristiche. Non è stata la prima operazione di furbo marketing cinematografico, ma di sicuro la più redditizia, con un rapporto 1000/1 tra incassi e spese. Non è il primo esperimento di commistione tra finzione e realtà visto che una parte della storia narra delle vicende del serial killer Rustin Parr, una sorta di figlio di Sam degli anni 40, che sembra realmente esistito e giustiziato per i suoi 7 omicidi di bambini.
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Non è antesignano del mockumentary (il ruolo spetta ai film di Deodato) ma in qualche modo anticipa il fiorire del genere nel cinema del 2000 Non è il primo film incentrato su boschi ed entità sovrannaturali che li abitano, streghe soprattutto, ma in qualche modo riapre la strada a soggetti con queste caratteristiche. Non è stata la prima operazione di furbo marketing cinematografico, ma di sicuro la più redditizia, con un rapporto 1000/1 tra incassi e spese. Non è il primo esperimento di commistione tra finzione e realtà visto che una parte della storia narra delle vicende del serial killer Rustin Parr, una sorta di figlio di Sam degli anni 40, che sembra realmente esistito e giustiziato per i suoi 7 omicidi di bambini. Sembra, appunto, come quasi tutto nel film. Quello che manca, in molte analisi è recensioni, è la considerazione di The Blair Witch Project come un survival film in cui il senso di angoscia alla spettatore deriva non tanto dall'idea della strega che (forse) verrà, ma dalla crescente tensione, poi isteria, poi disperazione dei tre ragazzi che non riescono più a trovare la strada per uscire dal bosco. Certo, non siamo di fronte ad un capolavoro, sul piano squisitamente tecnico; ciò nonostante il film riesce perfettamente nell’intento di disturbarti durante la visione, nel momento in cui ti immedesimi nella situazione dei tre protagonisti: attori dilettanti, fortemente manipolati dalla regia nel tentativo di rendere la loro interpretazione quanto più realistica possibile. Facendo così riaffiorare ancestrali paure che hanno come riferimento, per l’appunto, la perdita del senso dell’orientamento all’interno di un luogo sconosciuto e che ti incute soggezione proprio per questo motivo. I tre hanno prima ancora di temere qualcosa o qualcuno all’interno del bosco, hanno il terrore di non uscirne mai più. E quindi “voglio tornare a casa” diventa la frase più importante del film, che da possibile horror sovrannaturale, così come era stato presentato già nel titolo, si trasforma in un progetto di sopravvivenza. Che tu però, come spettatore, capisci che viene inseguito da chi, proprio come te, non sarebbe in grado di tirarsi fuori da quella situazione. In questo senso il bosco del Maryland può valere come la giungla del Vietnam od altre situazioni di straniamento o spaesamento, fisiche o psicologiche in cui ci si può venire a trovare nel corso della vita, e comunque alzi la mano chi non abbia mai attraversato luoghi sconosciuti con il timore di perdersi e non riuscire a ritrovare la strada di casa. Io non posso alzarla.
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luigiluke
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giovedì 21 dicembre 2023
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voglio tornare a casa!
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Non è antesignano del mockumentary (il ruolo spetta ai film di Deodato) ma in qualche modo anticipa il fiorire del genere nel cinema del 2000 Non è il primo film incentrato su boschi ed entità sovrannaturali che li abitano, streghe soprattutto, ma in qualche modo riapre la strada a soggetti con queste caratteristiche. Non è stato il primo esperimento di marketing cinematografico, ma di sicuro il più redditizio, con un rapporto 1000/1 tra incassi e spese. Non è il primo esperimento di commistione tra finzione e realtà visto che una parte della storia narra delle vicende del serial killer Rustin Parr, una sorta di figlio di Sam degli anni 40, che sembra realmente esistito e giustiziato per i suoi 7 omicidi di bambini.
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Non è antesignano del mockumentary (il ruolo spetta ai film di Deodato) ma in qualche modo anticipa il fiorire del genere nel cinema del 2000 Non è il primo film incentrato su boschi ed entità sovrannaturali che li abitano, streghe soprattutto, ma in qualche modo riapre la strada a soggetti con queste caratteristiche. Non è stato il primo esperimento di marketing cinematografico, ma di sicuro il più redditizio, con un rapporto 1000/1 tra incassi e spese. Non è il primo esperimento di commistione tra finzione e realtà visto che una parte della storia narra delle vicende del serial killer Rustin Parr, una sorta di figlio di Sam degli anni 40, che sembra realmente esistito e giustiziato per i suoi 7 omicidi di bambini. Sembra, appunto, come quasi tutto del film. Quello che manca, in molte analisi è recensioni, è la considerazione di The Blair Witch Project come un survival film in cui il senso di angoscia alla spettatore deriva non tanto dal’idea della strega che (forse) verrà, ma dalla crescente tensione, poi isteria, poi disperazione dei tre ragazzi che non riescono più a trovare la strada per uscire dal bosco. Certo, non siamo di fronte ad un capolavoro, sul piano squisitamente tecnico; ciò nonostante il film riesce perfettamente nell’intento di disturbarti durante la visione, nel momento in cui ti immedesimi nella situazione dei tre protagonisti: attori dilettanti, fortemente manipolati dalla regia nel tentativo di rendere la loro interpretazione quanto più realistica possibile. Facendo così riaffiorare ancestrali paure che hanno come riferimento, per l’appunto, la perdita del senso dell’orientamento all’interno di un luogo sconosciuto e che ti incute soggezione proprio per questo motivo. I tre hanno prima ancora di temere qualcosa o qualcuno all’interno del bosco, hanno il terrore di non uscirne mai più. E quindi “voglio tornare a casa” diventa la frase più importante del film, che da possibile horror sovrannaturale, così come era stato presentato già nel titolo, si trasforma in un progetto di sopravvivenza. Che tu però, come spettatore, capisci che viene inseguito da chi, proprio come te spettatore, non è in grado di tirarsi fuori da quella situazione. In questo senso il bosco del Maryland può valere come la giungla del Vietnam ed altre situazioni di straniamento o spaesamento in cui puoi venirti a trovare, e comunque alzi la mano chi non abbia mai attraversato luoghi sconosciuti con il timore di perdersi e non riuscire a ritrovare la strada di casa.
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paolo salvaro
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lunedì 10 febbraio 2014
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........ veramente?
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Veramente? Veramente questo film ha incassato così tanto in Italia? .... Ah, ok.
Sono le cinque del mattino, sono nottambulo e ho appena finito di vedere questo presunto capolavoro del cinema horror. Devo dire che alla luce di quanto è stato costruito attorno a questo film mi aspettavo decisamente qualcosa di importante da quello che è reputato dai critici come il film che ha rifondato il cinema horror .....
Avrete già capito che non sono rimasto particolarmente colpito da questo film. Del resto, non mi era assolutamente piaciuto nemmeno Rec, per non parlare di Paranormal Activity che vedendolo al cinema a diciotto anni mi aveva ben impressionato.
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Veramente? Veramente questo film ha incassato così tanto in Italia? .... Ah, ok.
Sono le cinque del mattino, sono nottambulo e ho appena finito di vedere questo presunto capolavoro del cinema horror. Devo dire che alla luce di quanto è stato costruito attorno a questo film mi aspettavo decisamente qualcosa di importante da quello che è reputato dai critici come il film che ha rifondato il cinema horror .....
Avrete già capito che non sono rimasto particolarmente colpito da questo film. Del resto, non mi era assolutamente piaciuto nemmeno Rec, per non parlare di Paranormal Activity che vedendolo al cinema a diciotto anni mi aveva ben impressionato. Non capivo proprio un cazzo di cinema. Tutti questi film in presa diretta variano tra la sufficienza striminzita e la bocciatura totale a seconda della pellicola, ma certo pensare che questa dovrebbe essere la nuova frontiera dell'horror ..... non so se sia più inquietante o esilarante, francamente. Anche se ho poca voglia di ridere al momento. Questo perchè ho riso già abbastanza guardando il film.
L'unico aspetto interessante è che la trama è terrificante più ancora del film stesso. Viene trovata una cassetta in un bosco che mostra tre giovani intenti a realizzare un documentario, usando una telecamera a mano (Cannibal Holocaust? Ti hanno riesumato dopo due decenni?). Tale documentario tratta della strega Blair. O almeno, questo secondo il titolo del film. Poi, in realtà, sarà tutta un'altra cosa. Il momento più imbarazzante dal punto di vista del realismo e della credibilità è stato vedere la protagonista femminile avvicinarsi anzichè fuggire dal rumore misterioso che ode provenire dalle profondità della foresta, ma questo se non altro è un clichè horror per cui diamogliela buona, e poi esclamare a pieni polmoni : "Chi c'è? Chi c'è??? .... Deve trattarsi di qualcosa di sovrannaturale!" EHHHHHHHHHHHHHHHHH ? Scusa? Ma sulla base di che cosa fai codesta affermazione? Non hai visto un cazzo e già tiri in ballo il sovrannaturale? E poi ma che cavolo urli? Siamo nel cuore della notte, dentro un bosco misterioso che conserva ancora le tracce di strani ed arcani riti pagani, cazzo ti dice il cervello, sei cretina? Ahhhhhhh .... calma.
Allora. C'è da dire, spezzando una lancia in favore di questo film, che è stato realizzato con pochissimi soldi e con mezzi di fortuna, perciò non si deve essere troppo severi giudicandone l'apparato tecnico - scenografico. Che poi anzi, a voler essere sinceri, l'ambientazione e l'impatto sonoro sono le uniche due cose convincenti dell'intero film. Per cui non riesco proprio a capire perchè la sceneggiatura sia scritta in un modo tanto ridicolo. Ma dai, potevano inventarsi una qualunque cosa, una qualunque accidenti di cosa per far perdere la mappa ai protagonisti e la cosa migliore che è venuto in mente a chi ha scritto la scena è .... far confessare di sua spontanea volontà ad uno dei due ragazzi di aver gettato via la cartina con un calcio e di averla gettata nel fiume. No, no ma così proprio a caso, perchè a suo dire non serviva a niente. Sul serio? ... Veramente? Non riesco davvero a capire. Non riesco a capacitarmi di come i critici cinematografici possano aver esaltato le qualità di questo lungometraggio che poi lungometraggio non lo è quasi nemmeno. Era dai tempi di Georges Mèlies che un film non era così corto. Ma non solo i critici, addirittura una buona fetta di pubblico. Ma siamo seri? E poi magari sono gli stessi che stroncano le carriere dei registi emergenti con giudizi impietosi! Mi rivolgo a voi, gente uscita dalle università dopo aver studiato per anni le tecniche di montaggio e dopo aver guardato fino alla nausea i film di Fellini e Bergman .... questi sarebbero i film horror del futuro che io dovrei applaudire?
.... Ma non ci penso manco per il cazzo. Io torno a guardare Noroi - The Curse, quello si che è un grande horror-documentario. Saluti.
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wynorski guiaz '80s
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domenica 17 gennaio 2010
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il mistero della strega di blair
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Tre amici, Heather, Josh e Mike decidono di trascorrere il weekend nei boschi della contea di Burketsville nella speranza di riprendere con le loro telecamere, dei fenomeni paranormali riguardanti alla leggenda della strega di Blair. Dopo le prime due notti, i tre si rendono conto che nelle ore notturne qualcuno o qualcosa li stia spiando peraltro lasciandoli man mano privi di cibarie e senza orientamento. Passano i giorni e i tre, impauriti, cominciano a credere di essere veramente le prossime vittime della strega di Blair. Da una campagna su Internet che nel 1999 fece successo ed epoca, nasce e viene prodotto questo horror a basso costo giustamente colto da un successo (in)aspettato di critica e pubblico.
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Tre amici, Heather, Josh e Mike decidono di trascorrere il weekend nei boschi della contea di Burketsville nella speranza di riprendere con le loro telecamere, dei fenomeni paranormali riguardanti alla leggenda della strega di Blair. Dopo le prime due notti, i tre si rendono conto che nelle ore notturne qualcuno o qualcosa li stia spiando peraltro lasciandoli man mano privi di cibarie e senza orientamento. Passano i giorni e i tre, impauriti, cominciano a credere di essere veramente le prossime vittime della strega di Blair. Da una campagna su Internet che nel 1999 fece successo ed epoca, nasce e viene prodotto questo horror a basso costo giustamente colto da un successo (in)aspettato di critica e pubblico. Come riscontrabile durante la visione della pellicola, il film offre un elemento nuovo per il suo modo di narrare diretto: l'alternarsi delle due telecamere dei tre protagonisti; vera fonte rivelatoria delle loro vicissitudine fino al loro spegnimento nell'inquietante finale. Vista la durata (un'ora e un quarto) il pubblico ci si aspetta più spaventi che dialoghi ma la coppia di esordienti registi Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez gioca il proprio modo di narrare anche attraverso dialoghi, ok non particolarmente elaborati e significativi ma almeno in grado di mostrare il terrore e la paura dei tre protagonisti. Quello che di The Blair Witch Project piace su di tutti(film, attori e trama) è proprio il mistero che avvolge quei boschi e l'alone di leggenda locale attorno al film e ai fatti peraltro basati sulle vicissitudini del pazzo omicida Rustin Parr; ispiratore si dice del film e del mistero della strega di Blair. Il primo film interamente girato con delle telecamere a mano e per questo capace di rendere reale e immedesimativa tutta la vicenda. Con un sequel nel 2000: Blair Witch 2: Il Libro Segreto Delle Streghe e degli ovvi cloni sempre riusciti ma con trame diverse: tra gli altri si citano i bellissimi Rec 1 e 2, Diary Of The Dead: Le Cronache Dei Morti Viventi, Cloverfield e Paranormal Activity.
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samara
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mercoledì 22 aprile 2009
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a volte bisogna cambiare..piccolo miky 6 grande..
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L'ho visto ben 5 volte,ogni volta sempre con più attenzione,non è il solito film "macelleria" ma è capace di incutere timore.Io credevo fosse verità,ma ora che sono venuta a sapere che la pubblicità fatta sulla scomparsa dei 3 ragazzi è tutta una finzione sono un pò delusa.Comunque tutto sommato non è niente male.Il mio protagonista preferito resta Michael soprannominato -il piccolo Miky-Io credo nella storie di streghe, fantasmi e cose varie,l'horror è il mio genere preferito,e con questo film sono stati in grado di mostrare un horror(finalmente)senza l'uso di spargimenti di sangue,ma nello stesso tempo di creare nello spettatore curiosità,brividi e tensione che andava aumentando molto nel finale.
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L'ho visto ben 5 volte,ogni volta sempre con più attenzione,non è il solito film "macelleria" ma è capace di incutere timore.Io credevo fosse verità,ma ora che sono venuta a sapere che la pubblicità fatta sulla scomparsa dei 3 ragazzi è tutta una finzione sono un pò delusa.Comunque tutto sommato non è niente male.Il mio protagonista preferito resta Michael soprannominato -il piccolo Miky-Io credo nella storie di streghe, fantasmi e cose varie,l'horror è il mio genere preferito,e con questo film sono stati in grado di mostrare un horror(finalmente)senza l'uso di spargimenti di sangue,ma nello stesso tempo di creare nello spettatore curiosità,brividi e tensione che andava aumentando molto nel finale.sono davvero curiosa di verede il secondo.Vorrei fare una domanda:chi è capace di dirma cosa erao quelle "cose" che ha trovato Heater all'entrata della tenda la mattina dopo la scomparsa di Josh????????grazie in anticipo x la risposta........SAMARA
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