turkish
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domenica 7 marzo 2010
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una sublime regia d'avanguardia
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Martin Scorsese non sbaglia un colpo ed anche stavolta in al di là della vita si ha l'immediata conferma.Si nota chiaramente l'abilità di Scorsese nel rappresentare uno spaccato dell'altra New York, quella non da cartolina, ma quella cruda è tragica delle periferie dove la povertà, l'eccesso e la criminalità regnano sovrani.Scorsese rappresenta tutto ciò attraverso la vita quotidiana lavorativa di un paramedico (Nicolas Cage) che si trova ogni notte a fare "da testimone alla morte".Il film è un continuo climax di esasperazione (per il protagonista come anche per i suoi colleghi) con conseguenti tentativi di evasione dalla tragica realtà.Scorsese firma a meraviglia la pellicola facendo svolgere un ruolo primario alla camera, che mostra le strade di New York attraverso l'ambulanza, alternando sequenze rapide ed adrenaliniche ad altre in slow motion dove il protagonista da spazio ai suoi pensieri e ai suoi commenti legati alle immagini che sta vedendo.
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Martin Scorsese non sbaglia un colpo ed anche stavolta in al di là della vita si ha l'immediata conferma.Si nota chiaramente l'abilità di Scorsese nel rappresentare uno spaccato dell'altra New York, quella non da cartolina, ma quella cruda è tragica delle periferie dove la povertà, l'eccesso e la criminalità regnano sovrani.Scorsese rappresenta tutto ciò attraverso la vita quotidiana lavorativa di un paramedico (Nicolas Cage) che si trova ogni notte a fare "da testimone alla morte".Il film è un continuo climax di esasperazione (per il protagonista come anche per i suoi colleghi) con conseguenti tentativi di evasione dalla tragica realtà.Scorsese firma a meraviglia la pellicola facendo svolgere un ruolo primario alla camera, che mostra le strade di New York attraverso l'ambulanza, alternando sequenze rapide ed adrenaliniche ad altre in slow motion dove il protagonista da spazio ai suoi pensieri e ai suoi commenti legati alle immagini che sta vedendo.La regia sperimentale e d'avanguardia è assemblata a meraviglia con le musiche ( Rem, The clash, Van Morrison, UB40) che contribuiscono al ritmo frenetico e impazzito di buone sequenze del film.Il film affronta anche il tema dell'eutanasia ma in maniera fine e leggera senza inserire una semplice morale.Film che rimarrà un Cult nel mondo del cinema e un Must da vedere.
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(di darkovic)
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nic
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mercoledì 8 agosto 2007
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allucinato
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Nicolas Cage sembra perfettamente immergersi nel ruolo di un apparentemente calmo, raziocinante paramedico,che si rivela ben presto,per quello che è il suo vero carattere: a tratti violento, a tratti sbandato,psichedelico,insomma sulla via dell'autodistruzione.Durante il viaggio in ambulanza,ottima metafora del suo viaggio introspettivo alla ricerca del perchè della sua vita, scopre il senso del suo fare:egli è un uomo con il compito di unirsi alla sofferenza altrui,che con un'alta dose di nichilismo,allevia il dolore altrui (della bella Mary) proiettandolo come un fantasma in sè stesso (la visione,che dà un tono ulteriormente allucinato e ossessivo al film, della povera Rose),minando la propria salute mentale fino all'atto conclusivo,liberatorio,quasi espiatorio di concedere l'eutanasia al padre di Mary.
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Nicolas Cage sembra perfettamente immergersi nel ruolo di un apparentemente calmo, raziocinante paramedico,che si rivela ben presto,per quello che è il suo vero carattere: a tratti violento, a tratti sbandato,psichedelico,insomma sulla via dell'autodistruzione.Durante il viaggio in ambulanza,ottima metafora del suo viaggio introspettivo alla ricerca del perchè della sua vita, scopre il senso del suo fare:egli è un uomo con il compito di unirsi alla sofferenza altrui,che con un'alta dose di nichilismo,allevia il dolore altrui (della bella Mary) proiettandolo come un fantasma in sè stesso (la visione,che dà un tono ulteriormente allucinato e ossessivo al film, della povera Rose),minando la propria salute mentale fino all'atto conclusivo,liberatorio,quasi espiatorio di concedere l'eutanasia al padre di Mary.
Tutt'attorno,un corollario di sbandati, persi nella notte newyorchese,confusione (troppa all'interno dell'ospedale,che sembra più un asilo alle 9 di mattina),e una serie di personaggi che stemperano i toni nudi e crudi del film: i 3 idiotipi che accompagnano Cage nel suo viaggio e lo stralunato Elon (a tratti divertente).
Se vogliamo trovare delle note stonate possiamo cercare in alcune delle varie situazioni che si affrontano nel film, dalla scarsa credibilità di talune scene dentro l'ospedale,al soggetto infilzato da una ringhiera all'ultimo piano...
Trascurando queste ultime cose,è un film da vedere,crudo e fresco,giovane,da assaporare con la giusta dose di cinismo!
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bahamuth
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lunedì 21 agosto 2006
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non male
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NICHOLAS CAGE COME SEMPRE HA UN RUOLO STREPITOSO CHE SA INTERPRETARE DA VERO MAESTRO DEL CINEMA.L'INFERMIERE CHE INTERPRETA, E' UNA PERSONA STANCA DEL SUO LAVORO, CHE CERCA IN TUTTI I MODI DI ABBONDONARE UNA VITA DEDITA ALL'ORRORE, NEL VEDERE PERSONE CHE LA MAGGIOR PARTE SI INFLIGGONO DOLORE IN MODO O NELL'ALTRO.E' UN FILM CON TOCCHI DI IRONIA,VIOLENZA,AMICIZIA SULLO STILE DI VITA DI UN OSPEDALE,I VARI COMPAGNI CHE LO AIUTANO NEL SUO LAVORO DANNO UN INTERPRETAZIONE PROPRIA DELLA VITA , AVENDO ANCHE UN INFLUENZA SUL PROTAGONISTA CHE A SECONDA DEI COLLEGHI CAMBIA MODO DI ESSERE.IL FINALE DEL FILM VUOLE ESSERE UNA LIBERAZIONE CHE DA AD UNA PERSONA CHE SOFFRE,MA NELLO STESSO TEMPO LIBERA ANCHE SE STESSO.
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NICHOLAS CAGE COME SEMPRE HA UN RUOLO STREPITOSO CHE SA INTERPRETARE DA VERO MAESTRO DEL CINEMA.L'INFERMIERE CHE INTERPRETA, E' UNA PERSONA STANCA DEL SUO LAVORO, CHE CERCA IN TUTTI I MODI DI ABBONDONARE UNA VITA DEDITA ALL'ORRORE, NEL VEDERE PERSONE CHE LA MAGGIOR PARTE SI INFLIGGONO DOLORE IN MODO O NELL'ALTRO.E' UN FILM CON TOCCHI DI IRONIA,VIOLENZA,AMICIZIA SULLO STILE DI VITA DI UN OSPEDALE,I VARI COMPAGNI CHE LO AIUTANO NEL SUO LAVORO DANNO UN INTERPRETAZIONE PROPRIA DELLA VITA , AVENDO ANCHE UN INFLUENZA SUL PROTAGONISTA CHE A SECONDA DEI COLLEGHI CAMBIA MODO DI ESSERE.IL FINALE DEL FILM VUOLE ESSERE UNA LIBERAZIONE CHE DA AD UNA PERSONA CHE SOFFRE,MA NELLO STESSO TEMPO LIBERA ANCHE SE STESSO.
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f.vassia 81
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giovedì 23 dicembre 2010
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un altro viaggio allucinante
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Un altro viaggio allucinante di Scorsese in una New York cupa e violenta, caotica e nauseabonda, qui vista con gli ochhi di un uomo ossessionato dai sensi di colpa e dai fantasmi di persone che non può aiutare; è desolante l'impotenza dell'Uomo di fronte a una città incarnazione del Male. Ottimo Cage, ma bravi anche tutti gli altri interpreti.
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andrejuve
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giovedì 3 dicembre 2015
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il ritratto di una società frenetica e malata
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco.
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco. Contro ogni previsione l’uomo è ancora vivo ma ha bisogno di essere trasportato d‘urgenza in ospedale. Frank conosce Mary Burke, la figlia dell’uomo, la quale è scioccata dall’evento accaduto e esprime a Frank il suo rimorso per aver avuto nel corso della sua esistenza un rapporto conflittuale col padre. L’incontro con Mary e la possibilità di salvare il padre potrebbero costituire dei punti di svolta per la vita di Frank e per il suo continuo disagio interiore. La pellicola, attraverso il racconto di tre giorni lavorativi del protagonista, riesce a sviluppare tematiche importanti. Innanzitutto Frank rappresenta uno “spettatore” esterno di una società troppo spesso malata e degradata. Ogni notte è costretto ad assistere persone in fin di vita a causa dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, oppure perché affette da istinti suicida o comunque coinvolte in vicende legate alla criminalità. Sembra quasi un segno del destino che il padre di Frank, colpito invece da un incolpevole e imprevedibile arresto cardiaco, nutra speranze di salvezza. Il regista sottolinea anche il rapporto conflittuale con la religione che inevitabilmente viene accentuato nell’ambito del binomio vita-morte. Quando una persona rimane in vita si inneggia al miracolo ma quando cessa di vivere vengono immediatamente ricercate le colpe e le responsabilità di ciascuno. A causa di tutto questo e per la posizione che ricopre, Frank vive in uno stato di depressione mista alla paura in quanto non riesce a frasi una ragione di quanto accade sotto i suoi occhi, delle ingiustizie che si verificano quotidianamente e della sofferenza che costella il nostro mondo. Vorrebbe salvare tutti “sostituendosi” a Dio e sa che questo non è realizzabile ma, nonostante prenda coscienza di questa triste realtà, non riesce a staccarsi dall’immagine di Rose. Quando l’uomo non riesce a darsi delle risposte spesso ricorre alla “volontà divina” che può giustificare qualsiasi cosa, anche ciò che appare disumano e inquietante. La morte viene allora affrontata in maniera superficiale a prescindere dalle modalità con la quale essa sia avvenuta perché ormai la società è abituata ad assistere a qualsiasi tipo di evento con disinteresse e distacco senza cecare di reagire. Frank è scoraggiato e stanco cosi come lo sono le persone attorno a lui. Ma nella vita può sempre esserci una svolta e può essere coltivata una speranza di miglioramento che per Frank potrebbe essere riposta in Mary, una ragazza sicuramente enigmatica e problematica che però riesce a donare a Frank dei rari momenti di serenità, di felicità e di distacco dalla realtà circostante. Tutti noi abbiamo degli incubi che ci seguono costantemente e la difficoltà consiste nel cercare di scacciarli o quantomeno di conviverci senza provocare del male a noi stessi. In un mondo ricco di violenza, di contraddizioni e di paradossi non è facile trovare la serenità ed è inevitabile esserne coinvolti negativamente. Scorsese riesce ad effettuare un’eccellente introspezione psicologica di Frank trasmettendo allo spettatore un senso di insofferenza costante e continui sbalzi di umore legati allo stress, naturale conseguenza della professione che esercita. La frenesia del lavoro di un paramedico viene resa al meglio grazie a cambi di inquadratura repentini e a sequenze volutamente accelerate al fine di esternare un confuso vortice di emozioni. In pratica l’attività di Frank e tutto quello che è costretto a vedere possono esser visti come metafora dell’involuzione della società. Un bel film diretto dal maestro Martin Scorsese il quale spazia su differenti argomenti facendo riflettere lo spettatore e non lasciandolo indifferente, riuscendo anche a tratti ad essere ironico. La narrazione è originale e lascia spazio a differenti interpretazioni. Bravo Nicolas Cage, nei panni di Frank, in quanto riesce a mettere in evidenza tutte le sfaccettature del protagonista grazie anche a un’espressività che non sempre questo attore riesce a trasmettere in maniera egregia. Un film da vedere.
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giovedì 3 dicembre 2015
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il ritratto di una società frenetica e malata
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco.
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco. Contro ogni previsione l’uomo è ancora vivo ma ha bisogno di essere trasportato d‘urgenza in ospedale. Frank conosce Mary Burke, la figlia dell’uomo, la quale è scioccata dall’evento accaduto e esprime a Frank il suo rimorso per aver avuto nel corso della sua esistenza un rapporto conflittuale col padre. L’incontro con Mary e la possibilità di salvare il padre potrebbero costituire dei punti di svolta per la vita di Frank e per il suo continuo disagio interiore. La pellicola, attraverso il racconto di tre giorni lavorativi del protagonista, riesce a sviluppare tematiche importanti. Innanzitutto Frank rappresenta uno “spettatore” esterno di una società troppo spesso malata e degradata. Ogni notte è costretto ad assistere persone in fin di vita a causa dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, oppure perché affette da istinti suicida o comunque coinvolte in vicende legate alla criminalità. Sembra quasi un segno del destino che il padre di Frank, colpito invece da un incolpevole e imprevedibile arresto cardiaco, nutra speranze di salvezza. Il regista sottolinea anche il rapporto conflittuale con la religione che inevitabilmente viene accentuato nell’ambito del binomio vita-morte. Quando una persona rimane in vita si inneggia al miracolo ma quando cessa di vivere vengono immediatamente ricercate le colpe e le responsabilità di ciascuno. A causa di tutto questo e per la posizione che ricopre, Frank vive in uno stato di depressione mista alla paura in quanto non riesce a frasi una ragione di quanto accade sotto i suoi occhi, delle ingiustizie che si verificano quotidianamente e della sofferenza che costella il nostro mondo. Vorrebbe salvare tutti “sostituendosi” a Dio e sa che questo non è realizzabile ma, nonostante prenda coscienza di questa triste realtà, non riesce a staccarsi dall’immagine di Rose. Quando l’uomo non riesce a darsi delle risposte spesso ricorre alla “volontà divina” che può giustificare qualsiasi cosa, anche ciò che appare disumano e inquietante. La morte viene allora affrontata in maniera superficiale a prescindere dalle modalità con la quale essa sia avvenuta perché ormai la società è abituata ad assistere a qualsiasi tipo di evento con disinteresse e distacco senza cecare di reagire. Frank è scoraggiato e stanco cosi come lo sono le persone attorno a lui. Ma nella vita può sempre esserci una svolta e può essere coltivata una speranza di miglioramento che per Frank potrebbe essere riposta in Mary, una ragazza sicuramente enigmatica e problematica che però riesce a donare a Frank dei rari momenti di serenità, di felicità e di distacco dalla realtà circostante. Tutti noi abbiamo degli incubi che ci seguono costantemente e la difficoltà consiste nel cercare di scacciarli o quantomeno di conviverci senza provocare del male a noi stessi. In un mondo ricco di violenza, di contraddizioni e di paradossi non è facile trovare la serenità ed è inevitabile esserne coinvolti negativamente. Scorsese riesce ad effettuare un’eccellente introspezione psicologica di Frank trasmettendo allo spettatore un senso di insofferenza costante e continui sbalzi di umore legati allo stress, naturale conseguenza della professione che esercita. La frenesia del lavoro di un paramedico viene resa al meglio grazie a cambi di inquadratura repentini e a sequenze volutamente accelerate al fine di esternare un confuso vortice di emozioni. In pratica l’attività di Frank e tutto quello che è costretto a vedere possono esser visti come metafora dell’involuzione della società. Un bel film diretto dal maestro Martin Scorsese il quale spazia su differenti argomenti facendo riflettere lo spettatore e non lasciandolo indifferente, riuscendo anche a tratti ad essere ironico. La narrazione è originale e lascia spazio a differenti interpretazioni. Bravo Nicolas Cage, nei panni di Frank, in quanto riesce a mettere in evidenza tutte le sfaccettature del protagonista grazie anche a un’espressività che non sempre questo attore riesce a trasmettere in maniera egregia. Un film da vedere.
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giovedì 3 dicembre 2015
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il ritratto di una società frenetica e malata
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco.
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco. Contro ogni previsione l’uomo è ancora vivo ma ha bisogno di essere trasportato d‘urgenza in ospedale. Frank conosce Mary Burke, la figlia dell’uomo, la quale è scioccata dall’evento accaduto e esprime a Frank il suo rimorso per aver avuto nel corso della sua esistenza un rapporto conflittuale col padre. L’incontro con Mary e la possibilità di salvare il padre potrebbero costituire dei punti di svolta per la vita di Frank e per il suo continuo disagio interiore. La pellicola, attraverso il racconto di tre giorni lavorativi del protagonista, riesce a sviluppare tematiche importanti. Innanzitutto Frank rappresenta uno “spettatore” esterno di una società troppo spesso malata e degradata. Ogni notte è costretto ad assistere persone in fin di vita a causa dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, oppure perché affette da istinti suicida o comunque coinvolte in vicende legate alla criminalità. Sembra quasi un segno del destino che il padre di Frank, colpito invece da un incolpevole e imprevedibile arresto cardiaco, nutra speranze di salvezza. Il regista sottolinea anche il rapporto conflittuale con la religione che inevitabilmente viene accentuato nell’ambito del binomio vita-morte. Quando una persona rimane in vita si inneggia al miracolo ma quando cessa di vivere vengono immediatamente ricercate le colpe e le responsabilità di ciascuno. A causa di tutto questo e per la posizione che ricopre, Frank vive in uno stato di depressione mista alla paura in quanto non riesce a frasi una ragione di quanto accade sotto i suoi occhi, delle ingiustizie che si verificano quotidianamente e della sofferenza che costella il nostro mondo. Vorrebbe salvare tutti “sostituendosi” a Dio e sa che questo non è realizzabile ma, nonostante prenda coscienza di questa triste realtà, non riesce a staccarsi dall’immagine di Rose. Quando l’uomo non riesce a darsi delle risposte spesso ricorre alla “volontà divina” che può giustificare qualsiasi cosa, anche ciò che appare disumano e inquietante. La morte viene allora affrontata in maniera superficiale a prescindere dalle modalità con la quale essa sia avvenuta perché ormai la società è abituata ad assistere a qualsiasi tipo di evento con disinteresse e distacco senza cecare di reagire. Frank è scoraggiato e stanco cosi come lo sono le persone attorno a lui. Ma nella vita può sempre esserci una svolta e può essere coltivata una speranza di miglioramento che per Frank potrebbe essere riposta in Mary, una ragazza sicuramente enigmatica e problematica che però riesce a donare a Frank dei rari momenti di serenità, di felicità e di distacco dalla realtà circostante. Tutti noi abbiamo degli incubi che ci seguono costantemente e la difficoltà consiste nel cercare di scacciarli o quantomeno di conviverci senza provocare del male a noi stessi. In un mondo ricco di violenza, di contraddizioni e di paradossi non è facile trovare la serenità ed è inevitabile esserne coinvolti negativamente. Scorsese riesce ad effettuare un’eccellente introspezione psicologica di Frank trasmettendo allo spettatore un senso di insofferenza costante e continui sbalzi di umore legati allo stress, naturale conseguenza della professione che esercita. La frenesia del lavoro di un paramedico viene resa al meglio grazie a cambi di inquadratura repentini e a sequenze volutamente accelerate al fine di esternare un confuso vortice di emozioni. In pratica l’attività di Frank e tutto quello che è costretto a vedere possono esser visti come metafora dell’involuzione della società. Un bel film diretto dal maestro Martin Scorsese il quale spazia su differenti argomenti facendo riflettere lo spettatore e non lasciandolo indifferente, riuscendo anche a tratti ad essere ironico. La narrazione è originale e lascia spazio a differenti interpretazioni. Bravo Nicolas Cage, nei panni di Frank, in quanto riesce a mettere in evidenza tutte le sfaccettature del protagonista grazie anche a un’espressività che non sempre questo attore riesce a trasmettere in maniera egregia. Un film da vedere.
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dandy
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lunedì 12 novembre 2018
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correndo all'impazzata nella notte.
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Adattamento del romanzo di Joe Connelly,su sceneggiatura di Paul Schrader.Una sorta di "Taxi Driver" aggiornato ai primi anni'90,a pochi passi dalla "pulizia" perpretrata da Rudolph Giuliani.Tiratissimo ed esagitato come il suo protagonista,il film è una lucida riflessione sulla colpa,il male,la redenzione,come di consueto nella tradizione del regista.Redenzione destinata a passare attraverso un gesto "estremo",ma del tutto appropriato.Scorsese bilancia benissimo i toni e sa rendere in modo mirabile l'allucinante caos che contraddistingue il lavoro di paramedico,passando dal tragico al grottesco al nichilismo con ritmo vertiginoso,ma senza mai scadere nel gratuito,con grandissimo rispetto e commozione verso le tragedie mostrate(fino alla questione scottante dell'eutanasia nel finale).
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Adattamento del romanzo di Joe Connelly,su sceneggiatura di Paul Schrader.Una sorta di "Taxi Driver" aggiornato ai primi anni'90,a pochi passi dalla "pulizia" perpretrata da Rudolph Giuliani.Tiratissimo ed esagitato come il suo protagonista,il film è una lucida riflessione sulla colpa,il male,la redenzione,come di consueto nella tradizione del regista.Redenzione destinata a passare attraverso un gesto "estremo",ma del tutto appropriato.Scorsese bilancia benissimo i toni e sa rendere in modo mirabile l'allucinante caos che contraddistingue il lavoro di paramedico,passando dal tragico al grottesco al nichilismo con ritmo vertiginoso,ma senza mai scadere nel gratuito,con grandissimo rispetto e commozione verso le tragedie mostrate(fino alla questione scottante dell'eutanasia nel finale).Cage,perfetto nella sua fissità,incarna uno dei migliori anti-eroi scorsesiani di sempre.Catatonico e a tratti quasi schizofrenico,circondato da colleghi indifferenti o spregiudicati,incapace di liberarsi dai propri fantasmi personali.Ma destinato forse a un barlume di speranza,grazie all'incontro con Mary...Confezione di prim'ordine(ottima fotografia),perfetto uso delle musiche in chiave ironica(REM,Van Morrison,La sagra della primavera,Martha and the Vandellas),bellissimi lampi sperimentali onirici e quasi horror.Egregio l'uso del digitale(poco)a cura della Industrial Light & Magic.Tra le scene indimenticabili,il parto nella casa fatiscente,lo spacciatore infilzato,l'incidente con l'ambulanza.Uno dei migliori film del regista,vergognosamente snobbato da pubblico e critici,sia in patria che qui.
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pispus
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domenica 26 ottobre 2003
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di nuovo new york
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Come Taxi driver tanta voglia di rappresentare New York attraverso il percorso individuale del personaggio, le bellissime immagini a colori di un tempo, i virtuosismi della macchina da presa di ora. Scorsese è un ottimo regista di ambientazione (L'età dell'innocenza, Casinò, le strade, la gente, gli interni di Mean streets) ma l'impressione è un po' quella del pesce fuor d'acqua; Al di là della vita mi dice poco, Taxi driver è un film troppo aperto, voluto, programmatico e definitivo.
[+] non ho capito...
(di filmtalker 98)
[ - ] non ho capito...
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