paskmark
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sabato 25 gennaio 2014
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eppure riesce ad essere un capolavoro!
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Non è certo il capolavoro di Robert Wise ma il compromesso fra il suo cinema ed il Disney Style è riuscitissimo. Il soggetto ha dello zuccheroso ed il rischio di fare un film minore era molto alto...invece? Ottima sceneggiatura, regia impeccabile, recitazione molto poco bozzettistica, colonna sonora da urlo. Robert Wise riesce a sottintendere a tal punto il dramma psicologico di Maria, divisa fra vocazione e amore, da esplicitarlo completamente. I toni malinconici e direi, ambigui della magistrale recitazione di Julie Andrews fanno il resto. Impeccabile Christopher Plummer nel definire il processo di trasformazione di un uomo. I toni sono leggeri ma non troppo. i lucidi colori della prima parte si amalgamano perfettamente con la fotografiai più cupa dell'ultima parte fino ad affrontare il grande trauma del Novecento, il Nazismo, con un acume privo di ogni melensaggine.
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Non è certo il capolavoro di Robert Wise ma il compromesso fra il suo cinema ed il Disney Style è riuscitissimo. Il soggetto ha dello zuccheroso ed il rischio di fare un film minore era molto alto...invece? Ottima sceneggiatura, regia impeccabile, recitazione molto poco bozzettistica, colonna sonora da urlo. Robert Wise riesce a sottintendere a tal punto il dramma psicologico di Maria, divisa fra vocazione e amore, da esplicitarlo completamente. I toni malinconici e direi, ambigui della magistrale recitazione di Julie Andrews fanno il resto. Impeccabile Christopher Plummer nel definire il processo di trasformazione di un uomo. I toni sono leggeri ma non troppo. i lucidi colori della prima parte si amalgamano perfettamente con la fotografiai più cupa dell'ultima parte fino ad affrontare il grande trauma del Novecento, il Nazismo, con un acume privo di ogni melensaggine. Alla fine della fiera, questo film raggiunge una dimensione archetipica per ogni spettatore e lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni.
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nicolas bilchi
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giovedì 22 settembre 2011
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tutti insieme appassionatamente.
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Film della piena maturità di Robert Wise, paradossalmente è anche uno dei suoi che risente in modo maggiore dei dettami del cinema hollywoodiano del tempo. Wise, che nelle sue opere precedenti aveva saputo trarre giovamento dai grandi vantaggi economici delle case di produzione americane riuscendo comunque a mantenere una certa distanza dalla loro tradizionale concezione di cinema, qui si lascia influenzare dai "modelli" di Hollywood; il risultato è che questo film, pur sempre di alto livello, perde parte della profondità di riflessione propria del cinema di questo grande regista. O meglio, le tematiche morali ci sono, ed anche importanti, ma ridimensionate da una dimensione macrocosmica (l'allarmismo e l'appello alla concordia di Ultimatum alla Terra) ad una microcosmica, che investe la sfera dei rapporti familiari ed affettivi.
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Film della piena maturità di Robert Wise, paradossalmente è anche uno dei suoi che risente in modo maggiore dei dettami del cinema hollywoodiano del tempo. Wise, che nelle sue opere precedenti aveva saputo trarre giovamento dai grandi vantaggi economici delle case di produzione americane riuscendo comunque a mantenere una certa distanza dalla loro tradizionale concezione di cinema, qui si lascia influenzare dai "modelli" di Hollywood; il risultato è che questo film, pur sempre di alto livello, perde parte della profondità di riflessione propria del cinema di questo grande regista. O meglio, le tematiche morali ci sono, ed anche importanti, ma ridimensionate da una dimensione macrocosmica (l'allarmismo e l'appello alla concordia di Ultimatum alla Terra) ad una microcosmica, che investe la sfera dei rapporti familiari ed affettivi. In ogni caso, film come questo non possono essere giudicati solamente sulla base del loro effettivo valore artistico, ma è necessario tenere in considerazione anche tutta una serie di fattori circostanziali che, pur non legandosi direttamente alla qualità dell'opera, ne contribuiscono al successo in modo determinante: il divismo della Andrews, reduce dal clamoroso successo, sia al botteghino che personale, di Mary Poppins; gli strepitosi incassi, che riuscirono a superare "il gigante" Via col vento; le deliziose canzoni, divenute oggi immortali. Wise realizzò un film veramente "per tutti", nel senso cioè di un'opera composita, in grado di trasmettere contemporaneamente una pluralità di messaggi diversi (o uno stesso messaggio leggibile da angolazioni differenti), dalla più basilare e sincera riflessione sulla famiglia alle grandi tematiche storico-politiche relative al nazismo e, come conseguenza, legate al patriottismo, sintetizzate dalla bellissima "Edelweiss". In questo modo possono vedere Tutti insieme appassionatamente senza annoiarsi (perchè a conti fatti si tratta di un film di intrattenimento nel senso più positivo del termine) sia i bambini, che rimarranno incantati dalla zuccherosità dei paesaggi, delle musiche, dei personaggi, sia gli adulti, che potranno ritrovare nella pellicola temi seri di dibattito ed analisi di un determinato periodo storico... e non è detto che non vengano conquistati anche dagli aspetti del film legati ai più piccini.
Una menzione a parte merita l'ultima fase dell'opera, in cui l'ombra della follia tedesca, sempre presente, si è finalmente materializzata; in questi passaggi Wise abbandona quasi del tutto i toni leggeri mantenuti fino a quel momento per fare ritorno su binari più consoni al suo cinema, cercando di ricostruire sul piano psicologico gli stravolgimenti dovuti all'avvento del nazismo. I colori si incupiscono notevolmente, alla luce chiara si sostituisce il buio e la freddezza di una notte senza stelle, o il grigiore dei muri su cui sventola la svastica di Hitler. Gli stessi personaggi che si snodano attorno alla famiglia Trapp subiscono un cambiamento: diventano più silenziosi, meno cordiali, a tratti meschini, corrotti anch'essi, indirettamente, dal nuovo ordine di cose. Non sarebbe giusto dire che questo frangente sia il più bello del film, perchè significherebbe partire da un preconcetto di inferiorità del cinema "lieve" su quello più serio ed impegnato a livello critico, ma sicuramente si può affermare che si tratta del momento in cui Wise si svincola da tutte le convenzioni del genere per tornare ad imporsi nella propria unicità, mostrandoci con eleganza e quasi con nonchalance la storia di una caduta, sia individuale che nazionale, nell'abisso e la successiva rinascita, che si ha nel momento in cui gli animi degli austriaci (in questo caso, ma il messaggio è riferibile a tutti gli oppressi di ogni tempo e spazio), resi fiacchi e passivi, risorgono orgogliosamente all'udire le vigorose parole di "Edelweiss". Forse ci vorrebbe ancora un Robert Wise nel nostro cinema.
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