iolanda la carrubba
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mercoledì 16 luglio 2008
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il musical di woody allen
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In Tutti dicono I love you Woody Allen appassiona il pubblico con una forma nuova del musical, travolgente e generoso che sfiora ricordi appartenenti unicamente a film surreali.
Allen gestisce un acrobatico movie governando con maestria ogni singolo dettaglio, il suo stile psicologico e ironico dona carattere ai personaggi da lui modellati che vivono in una New York esclusiva, romantica a al contempo nostalgica ritrovata nei lunghi viali dove Allen nel ruolo di Joe Berlin, uno scrittore intellettuale ed insicuro, li descrive passeggiando o intonando un divertente jogging con Bob Dandridge (Alan Alda) amico trovato per caso nel giorno in cui il suo matrimonio finiva, e Bob subentrava a fare le veci di marito devoto e politico affermato.
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In Tutti dicono I love you Woody Allen appassiona il pubblico con una forma nuova del musical, travolgente e generoso che sfiora ricordi appartenenti unicamente a film surreali.
Allen gestisce un acrobatico movie governando con maestria ogni singolo dettaglio, il suo stile psicologico e ironico dona carattere ai personaggi da lui modellati che vivono in una New York esclusiva, romantica a al contempo nostalgica ritrovata nei lunghi viali dove Allen nel ruolo di Joe Berlin, uno scrittore intellettuale ed insicuro, li descrive passeggiando o intonando un divertente jogging con Bob Dandridge (Alan Alda) amico trovato per caso nel giorno in cui il suo matrimonio finiva, e Bob subentrava a fare le veci di marito devoto e politico affermato.
Con la sua ex moglie, una insolita Goldie Hawan che tralascia l’aspetto comico per calarsi nel ruolo dell’alto ceto borghese riuscendo e interpretare le sottili linee invisibili, rimane un soffuso legame echeggiando verso l’amicizia profonda che Allen spesso descrive nei suoi film ricollegandosi a luoghi impolverati dei ricordi d’amore.
Joe si è trasferito a Parigi ma nella città che dovrebbe diventare la sua affermazione sociale, vive in un continuo stato comatoso dato che le sue relazioni proseguono a lasciargli amaro nel cuore, non crede più in se stesso e torna a far visita alla famiglia allargata di Bob per trarne consiglio o semplicemente per sfogarsi.
In casa, descritta da una scenografia accurata, viva, realmente costruita attorno ai caratteri dei protagonisti, prende vita spesso un’animata discussione, perfettamente colorata dalla sceneggiatura di Woody Allen, tra Bob e suo figlio Scott per questioni politiche.
Il padre non si capacita del fatto che Scott si sia intestardito a difendere le parti opposte, ma più tardi risplenderà il sorriso sul suo volto perché si scoprirà che Scott, dopo essere svenuto ed esaminato dal medico, aveva un danno celebrale non grave che gli procurava cambi di personalità.
Joe viene accolto festosamente in casa coccolato dalla sua ex moglie e da sua figlia Dj, la quale sarà la voce fuori campo dell’intero film delineando il carattere dei protagonisti in maniera disinvolta, creativa, permettendo così allo spettatore di non perdere il nesso logico nella trama ben intrecciata.
Joe, per le vacanze estive si rifugia con sua figlia a Venezia, la città lacustre che vede Allen come suo affezionato coinquilino, è dipinta nella sua interezza tra arte e labirinti architettonici dove Joe, conquista l’affascinante Von Sidell (Julia Roberts) tramite i consigli di sua figlia che conobbe Von quando, in un pomeriggio afoso, decise di andare a casa di una sua amica. Come passatempo un buco sul muro collegava la stanza della ragazza con lo studio psichiatrico della madre e lì Von lasciava libero sfogo alle sue fantasie. Ora Joe sapeva, sapeva del Tintoretto, sapeva delle gerbere, sapeva dell’appartamento di Parigi celato nei sogni di Von.
Un fiabesco anno li travolge fin quando lei ormai soddisfatta nei suoi più intimi segreti lo lascia.
Joe ritorna a New York, ora intonata da un’alea malinconica, e qui d’improvviso la trama riprende brio attraverso uno stravagante succedersi di eventi che vede coinvolto Edward Norton nei panni di Golden Spence, giovane romantico innamorato della prima figlia di Bob, a riconquistarla dopo che Charles il gangster ripulito la vuole per se.
Di colpo muore il padre di Bob, ed il funerale si inebria di colori ed effetti magici, ironici che solo Woody Allen poteva gestire su un tema così profondo.
E’ sorprendente l’autoironia che Allen descrive nella festa di fine anno in una Parigi snob, rivedere la somiglianza somatica e l’attaccamento intellettuale nei confronti dei fratelli Marx colpisce l’attenzione ricollocandola verso un soffuso gioco amoroso con la sua ex compagna.
Eccezionale cast per un film svolto completamente senza tralasciare nulla al caso, l’ironia è incastonata perfettamente con la fiaba che appartiene unicamente a Woody Allen.
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greanagio
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martedì 4 dicembre 2007
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l'amore tra canali di venezia e valzer sulla senna
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Non si può parlare di declino quando si tratta di Woody Allen, sopratutto se per declino si intende un piccolo gioiello di regia come Tutti dicono I love you, certo non è Manhattan o Io e Annie, ma non si può certo dire di trovarsi di fronte all'inizio della fine. Tutti dicono I love you è una splendida commedia che riesce a far innamorare anche se la narrazione è puntualmente interrotta dalle canzoni cantate dagli attori. In ogni caso, anche la colonna sonora è fantastica, capace di far tornare all'amore coloro che ne sono rimasti delusi. Le situazioni comiche e farsesche riescono a rendere buffa una trama all'apparenza superficiale, ma in realtà tanto complessa e magistralmente resa dal grande regista che riesce ad aggiungere un tocco di magica ironia anche nelle situazioni meno allegre o nei film erroneamente considerati minori.
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Non si può parlare di declino quando si tratta di Woody Allen, sopratutto se per declino si intende un piccolo gioiello di regia come Tutti dicono I love you, certo non è Manhattan o Io e Annie, ma non si può certo dire di trovarsi di fronte all'inizio della fine. Tutti dicono I love you è una splendida commedia che riesce a far innamorare anche se la narrazione è puntualmente interrotta dalle canzoni cantate dagli attori. In ogni caso, anche la colonna sonora è fantastica, capace di far tornare all'amore coloro che ne sono rimasti delusi. Le situazioni comiche e farsesche riescono a rendere buffa una trama all'apparenza superficiale, ma in realtà tanto complessa e magistralmente resa dal grande regista che riesce ad aggiungere un tocco di magica ironia anche nelle situazioni meno allegre o nei film erroneamente considerati minori. Tutti dicono I love you è una sorta di album di famiglia vivente, sempre pronto a ricordarci di come l'amore e il dolore siano sempre accompagnati da quel pizzico di assurdità che la vita ci regala.
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fedeleto
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lunedì 15 ottobre 2012
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tutti diciamo i love you allen!
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L'amore e' un sentimento sublime,ti porta ad essere felice,ad amare tutto il mondo,ma soprattutto ti porta a CANTARE! Dopo la frizzante commedia della DEA DELL'AMORE,Woody Allen ci trascina in una commedia decisamente ottima che ci fa' divertire quanto basta,condendola come un musical di vecchio stampo.La storia inizia con Holden e Skylar che si sono innamorati e vogliono sposarsi,cosi come racconta Djuna,tutti incominciano a innamorarsi gradualmente,a partire dal suo simpatico padre biologico(Allen) che tenta di far colpo su una donna che la figlia conosce perche' ha spiato le sue sedute dalla psicologa,a un galeotto appena uscito che si innamora di Skylar,e in tutto questo pero' il padre di Djuna scoprira' di essere ancora innamorato della sua ex moglie,e si cimenteranno in un delizioso balletto.
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L'amore e' un sentimento sublime,ti porta ad essere felice,ad amare tutto il mondo,ma soprattutto ti porta a CANTARE! Dopo la frizzante commedia della DEA DELL'AMORE,Woody Allen ci trascina in una commedia decisamente ottima che ci fa' divertire quanto basta,condendola come un musical di vecchio stampo.La storia inizia con Holden e Skylar che si sono innamorati e vogliono sposarsi,cosi come racconta Djuna,tutti incominciano a innamorarsi gradualmente,a partire dal suo simpatico padre biologico(Allen) che tenta di far colpo su una donna che la figlia conosce perche' ha spiato le sue sedute dalla psicologa,a un galeotto appena uscito che si innamora di Skylar,e in tutto questo pero' il padre di Djuna scoprira' di essere ancora innamorato della sua ex moglie,e si cimenteranno in un delizioso balletto.Allen dirige un film come omaggio ai vecchi musical in stile Fred Astaire,gli attori cantano e ballano(non tutti),e provano a fare del loro meglio,l'amore accomuna tutti e li fa' appunto cambiare,persino lo spirito del nonno torna a ballare con enjoy yourself.Grandi scene(gli spiriti che ballano,il ballo finale),e tra Venezia,Parigi e New York si canta e si balla con passione.Una cosa e' certa ,tutti dicono I love you.Sicuramente uno dei migliori Allen, che come sempre firma sceneggiatura,soggetto e regia.Cosa possiamo chiedere di piu'?Grande successo di pubblico.Buono anche Edward norton nella parte di Holden.Un film degli anni novanta,mescolato con gli anni quaranta.Allen va alla grande.Piccola parte per Julia Roberts,non cosi essenziale al film.Da vedere per passare una serata divertente e spensierata.Buona ancora una volta la fotografia di Di palma.Graziosa Drew Barrymore(doppiata perche' nel canto stonava).Tutti in coro diciamo I LOVE YOU ALLEN!
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francesco
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giovedì 26 ottobre 2006
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il tramonto di woody
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Utile per comprendere l'idea che gli yankee hanno di Venezia - un posto dove si puo' fare footing come a Central Park - questo film segna forse il tramonto dell'impero di Woody Allen. Che infatti, in seguito, azzecca solo il viscerale 'Harry a pezzi'. Certo, c'e' l'intero repertorio del genio di Brooklyn - i giochi d'amore e il culto per un cinema che non c'e' piu', la malattia e la morte, l'ironia per (illudersi di) farsi beffe di entrambe, la psicanalisi e l'alta borghesia newyorkese - ma quasi tutto ha il sapore di un bicchiere d'acqua sgasata e tiepida se paragonato al Woody di qualche anno prima. Chi per anni si è abbeverato, per esempio, ai dialoghi del miglior Allen, restera' assetato.
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Utile per comprendere l'idea che gli yankee hanno di Venezia - un posto dove si puo' fare footing come a Central Park - questo film segna forse il tramonto dell'impero di Woody Allen. Che infatti, in seguito, azzecca solo il viscerale 'Harry a pezzi'. Certo, c'e' l'intero repertorio del genio di Brooklyn - i giochi d'amore e il culto per un cinema che non c'e' piu', la malattia e la morte, l'ironia per (illudersi di) farsi beffe di entrambe, la psicanalisi e l'alta borghesia newyorkese - ma quasi tutto ha il sapore di un bicchiere d'acqua sgasata e tiepida se paragonato al Woody di qualche anno prima. Chi per anni si è abbeverato, per esempio, ai dialoghi del miglior Allen, restera' assetato. Si salvano i numeri musicali (l'ospedale, il funerale, il finale), incuriosisce la galleria di volti noti del cinema americano, stimolano (vabbè...) le autocitazioni (la paziente della psicanalista spiata come nel notevole 'Un'altra donna') ma per il resto si vola bassino. Si', al cinema 'basta crederci'. Ma 'far credere' e' un'arte che richiede ispirazione. Qui rimasta in gran parte sulla carta. Terrificante il doppiaggio del gondoliere innamorato della ragazza-narratrice. Julia Roberts sembra un'attrice: che ricordi c'e' riuscito solo Soderbergh in 'Erin Brockovich'.
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