Nel 1998 la Giuria di Venezia scelse come vincitore un normalissimo film come "Cosi ridevano", a scapito di Rohmer e Pintillie, ma quantomeno senza assegnare premi immeritati a certo cinema iraniano. Perché questo "Silenzio" è
veramente modesto, è solo una parabola simpatica sui diversi e sulla lorosensibilità, magari bistrattata dal mondo, che non incide praticamente mai, dato che -neanche tanto- paradossalmente, si autoavvolge della stessa cappa
semplicistica che circonda il protagonista. La cui storia non viene praticamente affrontata, mentre la sceneggiatura bozzettistica, volta semmai a fare uno "spettacolo" non cosi indispensabile -il ragazzino che arriva da solo dal
direttore della banda, per esempio- aiuta assai poco.
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Nel 1998 la Giuria di Venezia scelse come vincitore un normalissimo film come "Cosi ridevano", a scapito di Rohmer e Pintillie, ma quantomeno senza assegnare premi immeritati a certo cinema iraniano. Perché questo "Silenzio" è
veramente modesto, è solo una parabola simpatica sui diversi e sulla lorosensibilità, magari bistrattata dal mondo, che non incide praticamente mai, dato che -neanche tanto- paradossalmente, si autoavvolge della stessa cappa
semplicistica che circonda il protagonista. La cui storia non viene praticamente affrontata, mentre la sceneggiatura bozzettistica, volta semmai a fare uno "spettacolo" non cosi indispensabile -il ragazzino che arriva da solo dal
direttore della banda, per esempio- aiuta assai poco. In tale (con)testo il personaggio più simpatico rischia di apparire la madre, una donna abbastanza giovane, apparentemente poco incline ai facili pietismi sulla situazione del
figlio.
E verrebbe da chiedersi se la figliadi Makhmalbaf, Samira, non abbia dimostrato in certe opere ("Alle cinque della sera", per esempio) uno sguardo, sulla realtà del suo paese, penetrante almeno quanto quello del padre.
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