matteo bettini corinaldo
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martedì 28 gennaio 2014
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un cast "all-star" dà vita a un giallo di classe
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Istanbul,primi anni '10.Un gruppo di facoltose persone è in attesa di accomodarsi sull' "Orient-express",celebre treno che in quel periodo,così si dice,era il mezzo di spostamento preferito di spie e doppiogiochisti.Così,fanno il loro ingresso sul treno l'anziana principessa Dragomiroff,i giovani neo sposi conti Andreny,la logorroica e noiosa-ma tutt'altro che ingenua..-signora Hubbard e altri personaggi,all'apparenza tutti estranei tra loro.Ci sono pure il signor Ratchett(un calibrato Widmarck),che di primo acchito lascia intendere un senso sgradevole e di repulsione,accompagnato dal segretario-interprete MacQueen(un Perkins nervoso,duttile e ancorato,in un qualche modo,al suo mondo infantile) e dal cameriere Beddoes(Gielgud,sobrio ed efficace).
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Istanbul,primi anni '10.Un gruppo di facoltose persone è in attesa di accomodarsi sull' "Orient-express",celebre treno che in quel periodo,così si dice,era il mezzo di spostamento preferito di spie e doppiogiochisti.Così,fanno il loro ingresso sul treno l'anziana principessa Dragomiroff,i giovani neo sposi conti Andreny,la logorroica e noiosa-ma tutt'altro che ingenua..-signora Hubbard e altri personaggi,all'apparenza tutti estranei tra loro.Ci sono pure il signor Ratchett(un calibrato Widmarck),che di primo acchito lascia intendere un senso sgradevole e di repulsione,accompagnato dal segretario-interprete MacQueen(un Perkins nervoso,duttile e ancorato,in un qualche modo,al suo mondo infantile) e dal cameriere Beddoes(Gielgud,sobrio ed efficace).Tutti,ad ogni modo,sono accolti da Pierre Michel,il solerte capo-treno che ha il compito di assegnare i wagon-lits ai passeggeri.Ultimo a salire,tra gli sguardi preoccupati di qualcuno,vi è pure Hercule Poirot(Finney:che dal trucco neanche si riconosce e che avrebbe meritato l'Oscar).Se il primo giorno di viaggio scorre via tranquillo,la seconda notte,mentre il treno è bloccato dalla neve nei Balcani(tra le proteste dei passeggeri,tra cui spiccano Sean Connery,Jacqueline Bisset e la Bergman:lei lo prese,l'Oscar),si odono rumori sordi e un continuo via via di gente("mi verrà una crisi di nervi!"commenta tra sé l'impagabile detective BELGA..!).Poi il silenzio.Che,in effetti,cela una tremenda verità:al mattino si scopre che Ratchett(in realtà Cassetti,il gangster che organizzò il rapimento e l'uccisione della piccola Daisy Armstrong tempo prima,anticipata dal prologo del film,è stato a sua volta brutalmente assassinato).Così,mentre si è in attesa dei soccorsi che vengano a liberare il treno dalla montagna di neve da cui è bloccato,Bianchi(Balsam,ottimo)chiede a Poirot di tentare di risolvere il caso.Finale davvero intricato,ma mi fermo qui per non sciupare la suspense e il buon gusto che in questo film davvero ben realizzato(pure le cabine del treno sono quelle originali!)si respirano a pieni polmoni.Un ritmo e una regia infallibili.
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tomek
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sabato 6 maggio 2006
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il giallo della versione italiana!
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Introduco la recensione partendo dalla considerazione che nella versione italiana è stata tolta l'ultima battuta dell'ispettore Poirot! Chiunque vedesse l'originale in inglese potrebbe inserire qui nei commenti la traduzione di quella frase?
A parte la curiosità di sapere come va a finire il giallo del giallo, il regista Lumet intesse il film di descrizioni tipiche di un romanzo (presentazione iniziale dei personaggi) miscelate a scene teatrali (il saluto finale degli interpreti).
Il treno è protagonista quanto Poirot!Il treno dà i ritmi alla storia e ne determina l'andamento...occhio quindi più al treno che al resto(addorittura interviene durante il culmine della risoluzione del caso da parte di Poirot)!
La ricostruzione finale di Poirot è una cavalcata stupenda.
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Introduco la recensione partendo dalla considerazione che nella versione italiana è stata tolta l'ultima battuta dell'ispettore Poirot! Chiunque vedesse l'originale in inglese potrebbe inserire qui nei commenti la traduzione di quella frase?
A parte la curiosità di sapere come va a finire il giallo del giallo, il regista Lumet intesse il film di descrizioni tipiche di un romanzo (presentazione iniziale dei personaggi) miscelate a scene teatrali (il saluto finale degli interpreti).
Il treno è protagonista quanto Poirot!Il treno dà i ritmi alla storia e ne determina l'andamento...occhio quindi più al treno che al resto(addorittura interviene durante il culmine della risoluzione del caso da parte di Poirot)!
La ricostruzione finale di Poirot è una cavalcata stupenda. Il regista mostra tutti i punti di vista mostrati precedentemente, in una visione ad effetto che cattura la dinamica visione dello spettatore.
La quinta stella se la merita tutta per quelle scene chiavi come la scomparsa di uno degli interpreti, come il treno che entra nella nebbia del suo stesso vapore, come il ritrovamento dell'arma del delitto.
Nessuno vedendolo può non ricordarlo con piacere.
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skrat
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martedì 5 agosto 2008
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intelligente ed elegante
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Pochi adattamenti cinematografici hanno saputo rendere omaggio al talento narrativo della Christie, ma il solido mestiere di Lumet vince la scommessa e la pellicola è, forse, uno dei migliori gialli di sempre, che rilegge intelligentemente il classico tema della “camera chiusa”. La struttura narrativa, direttamente desunta dal romanzo originale con poche (per fortuna) aggiunte, si snoda elegantemente nell’arco delle due ore che compongono il film e la sapiente regia sa dosare abilmente la suspanse dell’intreccio senza abusarne (cosa rara, al giorno d’oggi). Il ritmo narrativo, cadenzato sugli sbuffi di vapore del treno, avvince anche lo spettatore più restio, senza risentire di una certa teatralità di fondo (la quale, comunque, anche quando è più evidente, non disturba, ma aumenta la sensazione di eleganza, che traspare dalla raffinatezza drammaturgica dell’insieme e dall’ottima ricostruzione d’epoca).
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Pochi adattamenti cinematografici hanno saputo rendere omaggio al talento narrativo della Christie, ma il solido mestiere di Lumet vince la scommessa e la pellicola è, forse, uno dei migliori gialli di sempre, che rilegge intelligentemente il classico tema della “camera chiusa”. La struttura narrativa, direttamente desunta dal romanzo originale con poche (per fortuna) aggiunte, si snoda elegantemente nell’arco delle due ore che compongono il film e la sapiente regia sa dosare abilmente la suspanse dell’intreccio senza abusarne (cosa rara, al giorno d’oggi). Il ritmo narrativo, cadenzato sugli sbuffi di vapore del treno, avvince anche lo spettatore più restio, senza risentire di una certa teatralità di fondo (la quale, comunque, anche quando è più evidente, non disturba, ma aumenta la sensazione di eleganza, che traspare dalla raffinatezza drammaturgica dell’insieme e dall’ottima ricostruzione d’epoca). Forse, in definitiva, sono i particolari a vincere sul tutto, nel senso che il fascino dell’ambientazione (le carrozze sono quelle vere dell’Orient Express) offusca in più di un’occasione la recitazione o nasconde qualche (raro) intoppo di regia, ma in definitiva ci si può dire più che soddisfatti. Interminabile carrellata di star hollywodiane e meritatissimo Oscar alla Bergman come attrice non protagonista. Meraviglioso il finale, in cui Lumet, rispolverando la tecnica del suo luminoso esordio nel cinema con “La parola ai giurati”, avvince come non succedeva da tempo, giocando unicamente sugli attori e le movenze di macchina.
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il tenente brook
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lunedì 5 marzo 2007
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assasinio sull'orient express di sidney lumet
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Creare tensione cinematografica con uno dei migliori gialli di Agatha Christie non è cosa impossibile per un buon regista con i relativi mezzi di produzione, senza dimenticare un manipolo di attori, forse un po' stereotipati e statici ma senza ombra di dubbio caratterizzati e pienamente all'altezza del compito.
Così si potrebbe banalizzare L'Assasinio sull'Orient Express di Lumet rammentando che a sua tempo Alfred Hitchcock faceva il triplo con un quarto, ma lì era arte e non intrattenimento.
Poi però viene l'eleganza, servita con un stile registico semplice ma senza sbavature, una trama solida come l'acciaio e il giudizio da 3/5 diventa 4/5, complice i costumi e gli usi di un epoca incastonati nel mitico Orient Express.
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Creare tensione cinematografica con uno dei migliori gialli di Agatha Christie non è cosa impossibile per un buon regista con i relativi mezzi di produzione, senza dimenticare un manipolo di attori, forse un po' stereotipati e statici ma senza ombra di dubbio caratterizzati e pienamente all'altezza del compito.
Così si potrebbe banalizzare L'Assasinio sull'Orient Express di Lumet rammentando che a sua tempo Alfred Hitchcock faceva il triplo con un quarto, ma lì era arte e non intrattenimento.
Poi però viene l'eleganza, servita con un stile registico semplice ma senza sbavature, una trama solida come l'acciaio e il giudizio da 3/5 diventa 4/5, complice i costumi e gli usi di un epoca incastonati nel mitico Orient Express.
Diciamo che la Crhistie fece il 70%, Lumet ne fa il 20% e Finney si gode il suo 10%.
Very Good.
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nicolò
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domenica 20 maggio 2007
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da agatha christie, il giallo per eccellenza
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Rappresentazione del miglior giallo di Agatha Christie sotto il segno di un meccanismo d'indagine scontato e lento, ma capace di inchiodare alla poltrona anche i meno irriducibili. Tutto sta nella bravura degli interpreti, una parata di stelle hollywoodiane con in testa l'irriconosbile Albert Finney nella parte di Poirot: da Connery alla Redgrave, dalla Bergman alla Bisset, da Perkins a Balsam, il cast è messo alle strette nella lunga ma interessante scena dell'interrogatorio. Dice bene Kezich quando afferma che John Gielgud si è ben messo a confronto con lo stereotipato personaggio del maggiordomo, ma è ammirevole anche il passaggio di Jean-Pierre Cassel, padre del ben più famoso Vincent, anche lui alle prese con un'interpretazione troppo vittima dei luoghi comuni ma efficace.
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Rappresentazione del miglior giallo di Agatha Christie sotto il segno di un meccanismo d'indagine scontato e lento, ma capace di inchiodare alla poltrona anche i meno irriducibili. Tutto sta nella bravura degli interpreti, una parata di stelle hollywoodiane con in testa l'irriconosbile Albert Finney nella parte di Poirot: da Connery alla Redgrave, dalla Bergman alla Bisset, da Perkins a Balsam, il cast è messo alle strette nella lunga ma interessante scena dell'interrogatorio. Dice bene Kezich quando afferma che John Gielgud si è ben messo a confronto con lo stereotipato personaggio del maggiordomo, ma è ammirevole anche il passaggio di Jean-Pierre Cassel, padre del ben più famoso Vincent, anche lui alle prese con un'interpretazione troppo vittima dei luoghi comuni ma efficace. Occhio alla sceneggiatura, ben calcolata, di Paul Dehn, già autore dello script di "Agente 007, missione Goldfinger", e alla regia, un po' teatraleggiante, ma fatta con buon mestiere e ambizioni, di Sidney Lumet.
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redfantos
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lunedì 5 febbraio 2018
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ennesimo remake o geniale trasposizione teatrale…
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Assassinio sull’ Orient Express, è un film del 2017 tratto dal romanzo giallo della pioniera femminista Agatha Christie.
Il libro fu scritto a Istanbul nella stanza 411 del Pera Palace Hotel (attualmente adibita a museo in onore di A.
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Assassinio sull’ Orient Express, è un film del 2017 tratto dal romanzo giallo della pioniera femminista Agatha Christie.
Il libro fu scritto a Istanbul nella stanza 411 del Pera Palace Hotel (attualmente adibita a museo in onore di A.Christie ), e fu pubblicato a “puntate” nell’estate del 1933 dal Saturday Evening Post, ne venne pubblicata in Italia una versione nel 1935 censurata sotto il regime fascista sia per i riferimenti al sesso, che al suicidio e ai luoghi comuni sugli italiani ( gangster per eccellenza );
e solo nel 1987 ne venne pubblicata una versione integrale.
Il personaggio principale è il detective belga Hercule Poirot, un soggetto baffuto e goloso, narcisista ed esteta, ma anche un sensibile gentiluomo, con una personalità spesso riconosciuta come arrogante perché profondamente consapevole di se stesso in una maniera decisamente introspettiva, tanto da rendere alla sua mente genialmente quadrata, il mondo esterno costantemente in disordine; da qui la sua mania ossessiva per la perfezione e l’equilibrio.
La storia ha inizio a Gerusalemme, siamo nel 1934 davanti al muro del pianto, Chiesa del Santo Sepolcro, Poirot ha appena risolto un caso e si accinge a scrollarsi di dosso la realtà andando in ferie ad Istanbul, progetto vanificato da un caso urgente che lo aspetta a Londra.
Per cui si unisce alla compagnia di un treno in teoria già al completo, su cui trova accesso solo grazie all’amicizia col direttore del mezzo..ed ecco l’ Orient Express in questione, tratta Istanbul - Trieste - Calais.
Sul treno viene quasi immediatamente avvicinato, tra gli altri, dal Signor Samuel Edward Ratchett, che gli propone un lavoro da “sentinella”, rivelandogli di essere minacciato e di sentirsi ormai costantemente in pericolo, ma Poirot rifiuta di immischiarsi ad un soggetto così losco.
Poco dopo il treno è costretto a fermarsi in seguito ad una slavina di neve sulle rotaie di una tratta in Jugoslavia, e all’indomani mattina viene ritrovato il corpo esanime di Ratchett.
L’amico capotreno è costretto a chiedere aiuto a Poirot in maniera da chiudere il caso prima che arrivino i soccorsi, visto che altrimenti il treno non riuscirebbe a ripartire.
Dopo le prime verifiche e i primi interrogatori emerge subito che il Signor Ratchett è in realtà un ricercato italiano di nome John Cassetti, fuggitivo da anni per il delitto della piccola Daisy Armstrong, (ispirato alla tragedia dell’aviatore Statunitense Charles Lindbergh noto per aver compiuto la prima traversata in solitaria dell’oceano Atlantico, suo figlio Charles fu uno dei primi casi di rapimento di risonanza internazionale proprio per questa notorietà del padre,e anche perché nonostante avesse pagato il riscatto del rapimento fu comunque ucciso a soli due anni, e ritrovato a poche miglia di distanza da casa, il presunto colpevole sempre dichiaratosi innocente venne condannato alla sedia elettrica; questione che ispirò anche un altro libro stavolta di J. Roth e il film con L.Di Caprio J.Edgar) figlia del colonnello John e Sonia Armstrong che incinta del secondo figlio partorì prematuramente per lo shock, parto al quale non sopravvissero entrambi, e motivo per cui il colonnello stesso trovò conforto solo nel suicidio.
Le indagini sono un susseguirsi di indizi, così com’era stata tutta la campagna pubblicitaria, i poster e le interviste. Il film diventa un susseguirsi di incroci tra le due storie.
Le immagini sono di pura teatralità, con le inquadrature tipiche dalle tende di velluto rosso, e con un elegante tocco bretone ( vedi scena sotto alla galleria ).
Il film è un remake, dopo le versioni del 2010/2001, dell’ancor più storica versione del 1974 di Sidney Lumet con A.Finney, L.Bacall, I.Bergman, e S.Connery, versione girata con la pellicola 65mm, quindi con una definizione decisamente miglior e in netto contrasto con le altre, ed è chiaro in ogni fotogramma rinforzato dalla costruzione in digitale; costato ben 50 milioni di dollari ne ha incassati 330 in tutto il mondo.
Motivo per cui è stato subito annunciato un sequel, riferito al libro “Poirot sul Nilo”, un pò come preannunciato anche da questo finale.
Le riprese sono state fatte in gran parte ai Longcross studios di Londra, e poi a Malta, e al Colle del Gran San Bernardo tra Italia e Svizzera, è uscito nelle sala Usa il 10/11/2017 e in Italia il 30/11/2017. Prodotto tra gli altri da Ridley Scott, e Kenneth Branagh ( noto membro irlandese della Royal Academy of Dramatic Arts di Londra, visto di recente anche in Dunkirk di C.Nolan ) che si occupa anche della regia e del ruolo principale, porta la firma di Michael Green (Blade Runner 2049/Alien/Thor/Logan) la sceneggiatura, e quella di Haris Zambarloukos (Cenerentola, Thor, Mamma mia ) la fotografia , le musiche sono di Patrick Doyle ( Cenerentola, Mamma mia, Thor ) ed il cast stellare comprende tra gli altri P. Cruz, W.Dafoe, J. Dench, J. Depp, M. Pfeiffer che non eccellono in un contesto così ibridato tra teatralità e commercialità, e una promettente D.Ridley già vista di recente in alcuni Star Wars.
La versione è decisamente sopra le righe per quello che è il libro in se, e per quello che è stato il primo film, non si può confrontare un' icona della letteratura britannica come Poirot a quello che è questa versione decisamente moderna ma con classe.
Il grande pubblico potrebbe tranquillamente appassionarsi a questo personaggio ultra baffuto e palesemente melenso, specialmente se in compagnia di cast di attori così riconosciuti dai più.
“L’omicidio prevede una frattura nell’animo umano”, ci fa notare il detective nel film, teoria che evidentemente accomuna gli scrittori inglesi visto che viene subito in mente l’analogia degli Horcrux, per lo meno agli appassionati della saga della scrittrice bretone J.K.Rowling, chissà allora in questo nostro momento storico cosa penserebbe Poirot sull’animo umano…
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antoniopagano
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martedì 6 febbraio 2018
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agatha christie + sidney lumet
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Quando davanti alla macchina per scrivere c’è Agatha Christie e dietro la macchina da presa c’è Sidney Lumet (45 film in 50 anni di carriera) il classico è assicurato. Non si sa da dove cominciare a parlarne bene. Un buon inizio potrebbe essere ricordare il cast: Albert Finney, Lauren Bacall, Vanessa Redgrave, Sean Connery, Jaqueline Bisset (guardate le sue mise nel film e capirete che lo charme non è un’opinione), Anthony Perkins, Ingrid Bergmann, Richard Widmark. Oppure potremmo magnificarne la scenografia: le boiserie, le tappezzerie, le vetrate, gli arredi e i servizi da tavola delle carrozze dell’Orient Express, il mitico treno dove è ambientato uno degli intrighi che ha reso famoso il genere giallo nella letteratura e nel cinema.
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Quando davanti alla macchina per scrivere c’è Agatha Christie e dietro la macchina da presa c’è Sidney Lumet (45 film in 50 anni di carriera) il classico è assicurato. Non si sa da dove cominciare a parlarne bene. Un buon inizio potrebbe essere ricordare il cast: Albert Finney, Lauren Bacall, Vanessa Redgrave, Sean Connery, Jaqueline Bisset (guardate le sue mise nel film e capirete che lo charme non è un’opinione), Anthony Perkins, Ingrid Bergmann, Richard Widmark. Oppure potremmo magnificarne la scenografia: le boiserie, le tappezzerie, le vetrate, gli arredi e i servizi da tavola delle carrozze dell’Orient Express, il mitico treno dove è ambientato uno degli intrighi che ha reso famoso il genere giallo nella letteratura e nel cinema. E che dire della buffa parure notturna con la quale Poirot si appresta al sonno: retina per i capelli impomatati, molletta fermamustacchi e guanti. Hercule Poirot (interpretato da un Albert Finney che lavorerà ancora per Sidney Lumet più di trent’anni dopo, nel 2007, in “Onora il padre e la madre”, ultimo film del maestro) è un investigatore privato (… non un ispettore di polizia!) belga (… e non francese!) che si imbarca sull’Orient Express sulla rotta Istambul – Sofia – Belgrado – Zagabria – Trieste – Venezia – Milano – Losanna – Parigi – Calais per ritornare a casa dopo una delle sue incredibili avventure. L’analogia con la navigazione marittima non sembri forzata: l’Orient Express era un transatlatico che solcava le terre d’Europa da est a ovest esattamente nella stessa epoca in cui le grandi navi congiungevano Europa e Americhe attraverso l’Oceano Atlantico. Durante il viaggio, Poirot si trova casualmente a districare un mistero a bordo dell’Orient Express: un ricco americano con pochi scrupoli e molti nemici viene assassinato nottetempo nella cuccetta del proprio scompartimento con dodici pugnalate. Il colpevole non può che essere uno degli altri passeggeri, sì, ma quale? Lo spettatore attento (… ma molto attento) potrebbe essere condotto a svelare il mistero da una battuta chiave di Poirot, pronunciata nella carrozza ristorante prima che si verifichi l’omicidio: «Che tema, per la penna di un Balzac. Per tre giorni persone che non si sono mai viste vengono trascinate da una locomotiva accomunate nel loro destino.». Leggendola all’inverso, si anticipa che i passeggeri non erano sconosciuti tra di loro e che non è la “locomotiva” ad accomunare il loro destino. Del resto, tutti i dialoghi, essendo di provenienza letteraria, sono molto ricchi, anche negli interrogatori di Poirot ai passeggeri (… a proposito, attenti a come Poirot pone le domande e a quello che gli indagati rispondono). A proposito di letteratura: a omicidio avvenuto e indagini in corso, Poirot, rivolgendosi a Mrs. Hubbard (Lauren Bacall) che ha rinvenuto lo stiletto con cui è stato compiuto l’omicidio, declama enfaticamente: «Perché hai riportato qui i pugnali?». Poirot si diverte a richiamare una battuta che Lady Macbeth rivolge a Macbeth quando quest’ultimo torna da lei recando i pugnali insanguinati con cui ha appena ucciso il re Duncan: la citazione di Shakespeare è profetica, nell’economia narrativa, e crediamo che Albert Finney non abbia penato più di tanto a proferirla visto che aveva cominciato la sua carriera proprio come attore del teatro elisabettiano.
Da gustare la scena finale in cui si svela il mistero in un crescendo sinfonico: dirige l’orchestra Hercule Poirot.
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nicolòmatta
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giovedì 15 aprile 2010
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assassinio sull'orient express
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Un giallo di Agatha Christie è sempre un soggetto interessante: Assassinio sull'Orient Express, pubblicato per la prima volta nel 1934, è uno di quei gioielli della suspense: imperniati sui colloqui fra il belga Poirot e i sospettati di un delitto sul celebre treno, ma è assai incalzante nel suo cocktail di tensione e mistero che ancora oggi cattura il suo spettatore. Siamo nel 1935 sull'Orient Express, in viaggio da Istanbul per Calais. Tra i personaggi a bordo c'è un ricco uomo d'affari, Ratchett (Richard Widmark), che viene trovato nel suo scompartimento, pugnalato, la mattina dopo la partenza. La fortuna del caso vuole che sul treno ci sia anche Hercule Poirot (Albert Finney), il celebre investigatore belga, che viene subito assunto dal direttore della compagnia (Martin Balsam) dei wagon-lits per scoprire chi è l'assassino.
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Un giallo di Agatha Christie è sempre un soggetto interessante: Assassinio sull'Orient Express, pubblicato per la prima volta nel 1934, è uno di quei gioielli della suspense: imperniati sui colloqui fra il belga Poirot e i sospettati di un delitto sul celebre treno, ma è assai incalzante nel suo cocktail di tensione e mistero che ancora oggi cattura il suo spettatore. Siamo nel 1935 sull'Orient Express, in viaggio da Istanbul per Calais. Tra i personaggi a bordo c'è un ricco uomo d'affari, Ratchett (Richard Widmark), che viene trovato nel suo scompartimento, pugnalato, la mattina dopo la partenza. La fortuna del caso vuole che sul treno ci sia anche Hercule Poirot (Albert Finney), il celebre investigatore belga, che viene subito assunto dal direttore della compagnia (Martin Balsam) dei wagon-lits per scoprire chi è l'assassino. Il delitto Ratchett è collegato ad un tragico fatto avvenuto l'anno prima: il rapimento e omicidio di una bambina americana, Daisy Armstrong, a cui seguì anche la morte dei genitori. C'è sotto una vendetta, il cui autore è difficile da riconoscere, ma Poirot è intelligente e sa come muovere le pedine nel suo gioco di detective. Fra i meriti di questo film di confezione britannica (il primo prodotto dalla EMI dei tre gialli di Agatha Christie) c'è una sceneggiatura che procede fedelmente al romanzo della Christie, opera di Paul Dehn (lo stesso di Agente 007, missione Goldfinger), ma soprattutto una splendida compagnia di attori che riesce nell'intento di tracciare memorabilmente gli stereotipati personaggi del giallo: menzion fatta per Albert Finney (Poirot), John Gielgud (il maggiordomo Beddoes), Sean Connery (il colonnello Arbuthnot) e Anthony Perkins (Hector McQueen). Tra le donne c'è una superba Ingrid Bergman vincitrice dell'Oscar, mentre Lauren Bacall e Jacqueline Bisset appaiono spaesate.
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mondolariano
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sabato 7 maggio 2011
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un copione verbosissimo ma eccezionale
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Lo svolgimento di una storia statica come poche altre si è valso di un copione eccezionale, verbosissimo ma mai noioso, che ha impegnato duramente la memoria del protagonista. Strepitoso Finney, dunque, anche per la mimica particolare con cui tratteggia un Poirot inamidato, al limite dell’infermità fisica. Tutto il film si potrebbe riassumere in un elenco di domande e in una sfilata monotona di personaggi, eppure l’atmosfera si sente eccome. Anzi, di tutte le riduzioni cinematografiche di Agatha Christie questa è forse la migliore, giusto per il carattere più cupo e drammatico che avvolge la vicenda. E se il racconto difetta di descrizioni d’ambiente, qui non manca una bella battellata sul Bosforo e l’ottima scena nella stazione al momento della partenza.
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Lo svolgimento di una storia statica come poche altre si è valso di un copione eccezionale, verbosissimo ma mai noioso, che ha impegnato duramente la memoria del protagonista. Strepitoso Finney, dunque, anche per la mimica particolare con cui tratteggia un Poirot inamidato, al limite dell’infermità fisica. Tutto il film si potrebbe riassumere in un elenco di domande e in una sfilata monotona di personaggi, eppure l’atmosfera si sente eccome. Anzi, di tutte le riduzioni cinematografiche di Agatha Christie questa è forse la migliore, giusto per il carattere più cupo e drammatico che avvolge la vicenda. E se il racconto difetta di descrizioni d’ambiente, qui non manca una bella battellata sul Bosforo e l’ottima scena nella stazione al momento della partenza. Eccellente Richard Widmark nella sua breve parte, mentre anche Connery interpreta un personaggio secondario. Efficace il preambolo iniziale. Tre stelle abbondanti.
I molti italiani presenti sono tutti meridionali e non fanno una bella figura. Durante la prima edizione del libro, alcuni nomi vennero cambiati rendendoli stranieri: il Fascismo non voleva che la “razza italica” venisse diffamata dai loschi personaggi ideati dalla scrittrice inglese.
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