rita branca
|
martedì 29 ottobre 2013
|
il mondo magico che pochi vedono
|
|
|
|
Il segreto del bosco vecchio, film (1993) di Ermanno Olmi con Paolo Villaggio, Giulio Brogi, Riccardo Zannantonio, Lino Pais Marden, Luciano Zandonella, Silvano Cetta, Ernesto de Martin Modolado, Antonio Vecellio Mattia; doppiatori : Omero Antonutti, Micaela Giustiniani, Ettore Conti.
Uno dei gioielli creati da Ermanno Olmi, basato sull’omonimo racconto di Dino Buzzati, in cui lo spettatore, privato degli inutili orpelli del vissuto, viene trasportato nel mondo magico di un bosco e folgorato dal pulsare della vita che vi regna e di cui il frettoloso e distratto passante è ignaro, in quanto privato dall’esperienza dell’innocenza necessaria per guardare e vedere oltre.
[+]
Il segreto del bosco vecchio, film (1993) di Ermanno Olmi con Paolo Villaggio, Giulio Brogi, Riccardo Zannantonio, Lino Pais Marden, Luciano Zandonella, Silvano Cetta, Ernesto de Martin Modolado, Antonio Vecellio Mattia; doppiatori : Omero Antonutti, Micaela Giustiniani, Ettore Conti.
Uno dei gioielli creati da Ermanno Olmi, basato sull’omonimo racconto di Dino Buzzati, in cui lo spettatore, privato degli inutili orpelli del vissuto, viene trasportato nel mondo magico di un bosco e folgorato dal pulsare della vita che vi regna e di cui il frettoloso e distratto passante è ignaro, in quanto privato dall’esperienza dell’innocenza necessaria per guardare e vedere oltre.
E’ ciò che accade al Generale Procolo, un uomo burbero, forse incallito dalla vita militare, che lo eredita da un vecchio parente, diventando il tutore di un bambino, destinatario di tutto il resto della cospicua eredità dello zio defunto, che lo fa invidiare dal generale al punto da auspicarne la morte.
Interpretato magistralmente da Paolo Villaggio, il generale Procolo, ormai in pensione, è un uomo pratico, abituato a comandare senza discussioni, che ha nuovi piani di sfruttamento per il bosco ereditato, il quale per secoli era cresciuto senza la minima interferenza dell’uomo, in rispetto del ricordo del suo primo leggendario proprietario, una sorta di bandito gentiluomo.
L’arrivo del generale porta scompiglio fra le numerose creature che vi abitano, ma qualcosa accade, e lentamente anche lui, a prima vista irrecuperabile, subisce una positiva ed inaspettata metamorfosi.
Il messaggio che se ne ricava è chiaro e positivo: il bello e il buono possono compiere miracoli, facendo recuperare l’innocenza smarrita e lo spettatore lo coglie mentre è avvolto da immagini e voci che toccano nel profondo, suscitando vibrazioni sopite.
Splendida recitazione, suggestiva fotografia, toccante colonna sonora e affascinanti voci doppianti.
Rita Branca
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rita branca »
[ - ] lascia un commento a rita branca »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
venerdì 13 aprile 2018
|
film quasi"panico"
|
|
|
|
IN questo"IL Segreto del bosco vecchio"(1993, Ermanno Olmi, da un racconto giovanile di Dino Buzzati)la fiaba ecologico e la narrazione filmica in chiave fantastica si fondono mirabilmente, anche se, forse, talora , qualche enfasi(sostanzialmente giustificata, però)nel film è riscontrabile. Quasi"panitco"(non dirò pantestico", che è altra cosa, notoriamente)questo film rende ragione di un senso"vivo"di ogni essere anche, anzi soprattutto, non umano-una poetica che il"cristiano"(ma anche critico)Olmi ha"captato"da Buzzati ma sente anche in sé da sempre. Due protagonisti, diremmo: il bosco in primis, con tutte le sue creature, animali, alberi, piante, vento etc.
[+]
IN questo"IL Segreto del bosco vecchio"(1993, Ermanno Olmi, da un racconto giovanile di Dino Buzzati)la fiaba ecologico e la narrazione filmica in chiave fantastica si fondono mirabilmente, anche se, forse, talora , qualche enfasi(sostanzialmente giustificata, però)nel film è riscontrabile. Quasi"panitco"(non dirò pantestico", che è altra cosa, notoriamente)questo film rende ragione di un senso"vivo"di ogni essere anche, anzi soprattutto, non umano-una poetica che il"cristiano"(ma anche critico)Olmi ha"captato"da Buzzati ma sente anche in sé da sempre. Due protagonisti, diremmo: il bosco in primis, con tutte le sue creature, animali, alberi, piante, vento etc. e il vecchio ex-colonnello(reso benissimo da Paolo Villaggio, per anni accusato da alcuni di non essere un grande interprete, qui completamente attore drammatico, con venature anche tragiche), che, dovendo rinunciare al suo rigido codice per anni interiorizzato, deve rinunciare a disboscare selvaggiamente il"bosco vecchio"di sua proprietà, arrivando persino(fino alla fine, che è la sua fine, proprio per salvare il bambino)a piangere per la falsa notizia che gli era stata comunicata(dal"vento Matteo")della morte del suo nipotino, giovanissimo cadetto della scuola militare. Ad un certo punto, Villaggio-colonnello viene persino lasciato dalla sua ombra-sembrerebbe una citazione da Poe, Nietzsche, ovviamente Jung, ma non importa sapere se Buzzati o Olmi c'abbiano pensato-probabilmente sì, ma lasciamo in sospeso la questione... Magia visiva, ma non solo, in questo film che vede anche Giulio Brogi come quasi"silente"co-interprete, dove è la natura (quasi natura naturans, dovrremmo dire)a farla da padrona. E'anche per un film come questo che Olmi è da qualche tempo, certamente, nel Gotha degli autori.-registi italiani e anche europeo. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
giovedì 26 gennaio 2012
|
imbarazzante
|
|
|
|
Negli ultimi diciotto anni, pensandoci "Bene", Olmi ha girato almeno tre opere che abbiano come argomenti la slvaguardia della natura e della "Semplicità" ed il rifiuto della guerra: basta pensare, oltre a questo, a pellicole più ecenti come "Cantando dietro i paraventi" e "Centochiodi", senza dimenticarsi film che non ho visto ma di cui parzialmente conosco l'argomento: Terra madre" ed "Il villaggio di cartone".
Il regista non è un no-global, ma un cattolico (Anche se le cose si escludono non SEMPREe NECESSARIAMENTE): ciò non gli impedisce, sia chiaro, di avere a cuore determinate tematiche. Sono i risultati ad essere sconfortanti: quattordici anni prima di "Centochiodi", ingenua parabola sul rifiuto per la cultura libreca e sofisticata, un uomo capace di realizzare "Il mestiere delle armi" ed i già citati"Paraventi" si era già impegnato (?) in questa, spiace dirlo, praticamente pessima trasposizione di un racconto di Buzzati.
[+]
Negli ultimi diciotto anni, pensandoci "Bene", Olmi ha girato almeno tre opere che abbiano come argomenti la slvaguardia della natura e della "Semplicità" ed il rifiuto della guerra: basta pensare, oltre a questo, a pellicole più ecenti come "Cantando dietro i paraventi" e "Centochiodi", senza dimenticarsi film che non ho visto ma di cui parzialmente conosco l'argomento: Terra madre" ed "Il villaggio di cartone".
Il regista non è un no-global, ma un cattolico (Anche se le cose si escludono non SEMPREe NECESSARIAMENTE): ciò non gli impedisce, sia chiaro, di avere a cuore determinate tematiche. Sono i risultati ad essere sconfortanti: quattordici anni prima di "Centochiodi", ingenua parabola sul rifiuto per la cultura libreca e sofisticata, un uomo capace di realizzare "Il mestiere delle armi" ed i già citati"Paraventi" si era già impegnato (?) in questa, spiace dirlo, praticamente pessima trasposizione di un racconto di Buzzati. Con un Villaggio bravo (E non solo a fare o ricalcare Fantozzi, come sostiene qualcuno) a calarsi nei panni di un manicheo colonnello, che è lì per distruggere una natura, sia detto senza alcuna ironia, innocente vittima del progresso. Il mondo antropomorfizzato gli propone molto didascalicamente di lasciar perdere, ma lui si ostina, fin quando una storia stupida nella storia (Anche essa stupida, di fondo) lo convincerà a desistere, regalandoci (Sic!) un finale "dalle tinte forti", stilisticamente adeguato a tutto il resto.
Dove a Villaggio viene detto dagli uomini, come dagli animali antropomorfizzati, di non distruggerli. Dove il vento potrebbe essere un'arma contro di lui, e poi non lo lascia in pace. In tutto questo stucchevole panorama, esistono un'occasione decisamente sprecata (Il "Colloquio" con la gazza)e qualche scena azzeccata, più autenticamente "Lirica" e meno retorica.
Ecco allora entrare in scena, in un contesto desolante come storia e come sceneggiatura, un nipote de lcolonnello; la cui storia, come già detto, gli servirà per redimere sé stesso. Ma sarà troppo tardi, da un certo punto di vista, anche se avremo evitato un'ingiustizia, anzi due (Chi ha visto il film mi capirà).
Un film indefinito, credo, come ubicazione geografica e come collocazione cronologica: ma questo non basta a conferigli leggerezza. La leggerezza è altra cosa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
|