fabercage
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lunedì 4 aprile 2005
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straordinario
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un film che riesce a far comprendere l'assurdità delle leggi, in un paese democratico come dice di essere l'Italia. Per Stefania Sandrelli è stato il film che dopo Divorzio all'italiana, l'ha incoronata come stella del cinema italiano, oserei dire altro che Sofia Loren
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luigighirri
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domenica 18 luglio 2010
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capolavoro assoluto della commedia all'italiana
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Uno dei film più belli e più veri girati in Italia e sull'Italia. Un meccanismo a orologeria perfetto, divertente, grottesco, godibile e verissimo, che dice grandi verità con un registro che si colloca tra il perfettamente verosimile e il perfettamente filmico. Una sceneggiatura impeccabile, senza sbavature e personaggi splendidi e ben costruiti per un regista che ha saputo leggere l'Italia di allora come pochi, e che in film come questo e "Signore e signori" ha saputo restituirla con un'ironia e una leggerezza/pesantezza ineguagliabili.
Una vetta irraggiungibile del cinema italiano
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(di giorgio)
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fabio1957
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venerdì 3 luglio 2015
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autentico capolavoro
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Pietro Germi è stato un grande regista e questo forse è il suo film migliore.Bisogna vederlo e rivederlo per poter apprezzare le sfumature di un lavoro grandioso, che oltre ad essere una denuncia del degrado e della miseria morale della Sicilia e forse dell'Italia dei primi anni 60,offre uno spietato affresco di una classe piccolo-borghese benpensante, che lungi dall'essere morale, è senz'altro moralista,ipocrita e falsa.I tratti del film sono grotteschi,la location è volutamente luminosa,c'è caldo nel paese e nella testa del suo patetico protagonista.La recitazione di Urzi da antologia.La Sandrelli strepitosa.
Il film con i suoi dialoghi surreali è superlativo
Autentico capolavoro
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paolp78
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domenica 17 settembre 2017
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grandissimo germi
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Pietro Germi è un autore e regista che adoro. Oltre ai tanti successi avuti (su tutti ricorderei Divorzio all'italiana), forse non molti sanno che si deve proprio a Germi pure il soggetto di Amici Miei, film che non potè girare solo in quanto le condizioni di salute in cui versava non glielo permisero (morì di lì a poco, prima dell'uscita del film nelle sale cinematografiche).
Questo film è uno dei suoi capolavori.
La sceneggiatura costituisce certamente un punto di forza del film: si tratta di una sceneggiatura geniale, che fotografa in modo impietosamente macchiettistico la grottesca realtà di alcune parti del nostro paese (anche in questo caso come in Divorzio all'italiana, la pellicola è ambientata in Sicilia).
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Pietro Germi è un autore e regista che adoro. Oltre ai tanti successi avuti (su tutti ricorderei Divorzio all'italiana), forse non molti sanno che si deve proprio a Germi pure il soggetto di Amici Miei, film che non potè girare solo in quanto le condizioni di salute in cui versava non glielo permisero (morì di lì a poco, prima dell'uscita del film nelle sale cinematografiche).
Questo film è uno dei suoi capolavori.
La sceneggiatura costituisce certamente un punto di forza del film: si tratta di una sceneggiatura geniale, che fotografa in modo impietosamente macchiettistico la grottesca realtà di alcune parti del nostro paese (anche in questo caso come in Divorzio all'italiana, la pellicola è ambientata in Sicilia).
La pellicola è speciale perchè tra una risata e l'altra fa anche riflettere (questo è certamente il principale proposito di Germi), con una denuncia lucida ed impietosa dell'arretratezza culturale della società italiana (particolarmente quella del meridione). Ne esce una commedia brillante di denuncia sociale.
La regia è perfetta nello sviluppare in modo lineare ed avvincente la storia. Germi si conferma un MAESTRO.
Le recitazioni sono meravigliose! Tutti gli attori sono splendidamente in parte e tutti i personaggi restano impressi per la loro particolarità ed in definitiva per la loro simpatia. Saro Urzì è quello che sta più in scena e diviene inevitabilmente mattatore indiscusso della pellicola: se fosse nato oltre oceano gli avrebbero dato l'oscar. Tra le altre interpretazioni segnalo quelle di Lando Buzzanca, divertentissimo fratello mammone e succube dell'autoritario padre (da antologia la scena in cui cerca aiuto dalle sorelle e dalla madre per evitare di compiere il delitto d'onore); dell'attrice che interpreta la svampita Matilde (di cui non conosco il nome); ed infine del sempre bravissimo Leopoldo Trieste, qui in una delle sue migliori caratterizzazioni.
Film mai noioso, con un gran ritmo ed un finale immancabilmente amaro.
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stefanocapasso
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lunedì 21 maggio 2018
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costretti in ruoli fuori tempo
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Agnese è poco più che adolescente e attira le attenzioni del fidanzato, promesso sposo, della sorella Matilde. Un giorno approfittando del riposo post prandiale il giovane riesce ad ottenere le grazie di Agnese, che rimane incinta. Nel piccolo paese Siciliano dei primi anni ’60, questo è un fatto gravissimo che va lavato o con il matrimonio riparativo o con il delitto d’onore. Si mettono in moto una serie di vicende che tenteranno di accomodare i fatti.
Pietro Germi usa toni grotteschi e satira per raccontare una situazione sociale limite, che si basa su una una legge Italiana che prevede che il matrimonio può riparare ad un’offesa fatta da un uomo ad una donna.
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Agnese è poco più che adolescente e attira le attenzioni del fidanzato, promesso sposo, della sorella Matilde. Un giorno approfittando del riposo post prandiale il giovane riesce ad ottenere le grazie di Agnese, che rimane incinta. Nel piccolo paese Siciliano dei primi anni ’60, questo è un fatto gravissimo che va lavato o con il matrimonio riparativo o con il delitto d’onore. Si mettono in moto una serie di vicende che tenteranno di accomodare i fatti.
Pietro Germi usa toni grotteschi e satira per raccontare una situazione sociale limite, che si basa su una una legge Italiana che prevede che il matrimonio può riparare ad un’offesa fatta da un uomo ad una donna. Usa toni concitati, come sono concitati tutti i protagonisti, stretti dalle esigenze della convivenza sociale che la società impone loro, e le personali pulsioni. Un film dai forti contrasti anche fotografici, dovuti all’ambientazione dell’entroterra siciliano dove il sole regna incontrastato. Tutti i personaggi sono chiamati a fare qualcosa che non vogliono fare e lo scontento generale mina alle basi la convivenza della società che richiede ai suoi esponenti di assumere atteggiamenti e posizioni che cominciano a non essere più consone all’epoca.
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noia1
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martedì 3 dicembre 2019
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la crudele classica commedia all'italiana
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Un ragazzo compie uno stupro, dovrà quindi sposare la vittima ora perdutamente innamorata di lui.
Classico esempio della commedia nostrana del tempo, l’affresco di un’Italia trascinata dal BUM economico e al contempo divorata da una millenaria arretrata mentalità senza speranza; come il filone vuole, la trama è fortemente drammatica ma lo sviluppo, i meccanismi, è quello tipico della commedia. Il punto però è che quando si parla di commedia all’italiana ci si dimentica di menzionare la caratteristica preponderante di ciò che la caratterizza: la crudeltà, come il pacioccoso padre di famiglia che ben vestito ride con gli amici ma che, dinnanzi al disagio della figlia risponde con brutalità, né l’aiuta né la sostiene ma ne abusa per i suoi scopi, col solo intento di non perdere la faccia.
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Un ragazzo compie uno stupro, dovrà quindi sposare la vittima ora perdutamente innamorata di lui.
Classico esempio della commedia nostrana del tempo, l’affresco di un’Italia trascinata dal BUM economico e al contempo divorata da una millenaria arretrata mentalità senza speranza; come il filone vuole, la trama è fortemente drammatica ma lo sviluppo, i meccanismi, è quello tipico della commedia. Il punto però è che quando si parla di commedia all’italiana ci si dimentica di menzionare la caratteristica preponderante di ciò che la caratterizza: la crudeltà, come il pacioccoso padre di famiglia che ben vestito ride con gli amici ma che, dinnanzi al disagio della figlia risponde con brutalità, né l’aiuta né la sostiene ma ne abusa per i suoi scopi, col solo intento di non perdere la faccia. I personaggi stessi che orbitano attorno alla povera protagonista sono quelli tipici della commedia, brillantemente scritti con caratteristiche sopra le righe, sono però anche terribili, presi dalle tipiche nevrosi di chi non si sa adattare ai tempi che forse all’epoca correvano davvero troppo in fretta; come l’ereditiere in rovina che, non sapendo dove sbattere la testa, prova continuamente a suicidarsi.
La Sandrelli, qui protagonista, oltre ad essere bella è anche bravissima; regge alla perfezione il ruolo antipatico di una vittima quasi martirizzata, un ruolo che spesso cade nel patetico, un ruolo che distanzia il pubblico che vorrebbe vedere sempre l’irreale protagonista vincente e positivo, lo stesso protagonista in veste di vittima diventa insopportabile. Proprio dagli occhi della ragazza esce in tutta quella violenza un’Italia di cui si parla troppo poco; poi, nella visione del bugiardo stupratore che cerca di discolparsi, interpreta alla perfezione per quei due minuti la parte della diabolica seduttrice: un improvviso cambio di vesti – tanto rapido ed intenso – da far l’effetto di un vero e proprio pugno nell’occhio: insomma, un’attrice che sa il fatto suo, preparatissima oltre che ben diretta.
L’anatomia della Sicilia del tempo qui viene usata per rappresentare il piccolo borgo italico nei minimi particolari, dalla testa ai piedi; la mentalità di provincia intrappolata nei suoi tribali meccanismi, se si chiedono informazioni nessuno sa niente, davanti alla violenza tutti tacciono; un ambiente nel quale gli istinti esasperati sono sfoderati con sotterfugi e, frustrati, cadono sempre nella violenza costretti da uno stato di angosciante parossismo.
Un classico insomma che ha fatto storia, difficile da mandare giù, difficile da levarsi di dosso, quasi un film dell’orrore alla fin fine.
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elgatoloco
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domenica 4 luglio 2021
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classico assoluto
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"Sedotta e abbandonata"(Pietro Germi, scritto con Luciano Vincenzoni, Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, 1964)è la storia di una sedicenne che, quasi"per caso", in una torrida giornata estiva, veine concupita da un ragazzo, studente universitario in legge,in realtà prima del fatto fidanzato con un'altra ragazza, sorella della sedotta Angese. che poi , però, "se la svigna". Siamo nella Sicilia degli anni 1960, prima metà, e l'onore è la cosa più importante per un certo tipo di famiglia patriarcale come quella del "dueno"della casa. Sostanzialmente si arriva a vari compromessi, a soluzioni abborracciate, con avvocati cugini del"supercapo -pater familias", ma nulla sembra convincere né la ragazza né il fedifrago "seduttore"finché ci si accorda per un rapimento e finale matrimonio, riparatore, però, per modo di dire, con il pater familias morto di vergogna per quanto ha voluto/dovuto subire di fronte al paese, mentre la sorella"reietta"si fa monaca, Conclusione amara per il "clan perdente", conseguenze neppure troppo incoraggianti per tutti gli altri/le altre.
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"Sedotta e abbandonata"(Pietro Germi, scritto con Luciano Vincenzoni, Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, 1964)è la storia di una sedicenne che, quasi"per caso", in una torrida giornata estiva, veine concupita da un ragazzo, studente universitario in legge,in realtà prima del fatto fidanzato con un'altra ragazza, sorella della sedotta Angese. che poi , però, "se la svigna". Siamo nella Sicilia degli anni 1960, prima metà, e l'onore è la cosa più importante per un certo tipo di famiglia patriarcale come quella del "dueno"della casa. Sostanzialmente si arriva a vari compromessi, a soluzioni abborracciate, con avvocati cugini del"supercapo -pater familias", ma nulla sembra convincere né la ragazza né il fedifrago "seduttore"finché ci si accorda per un rapimento e finale matrimonio, riparatore, però, per modo di dire, con il pater familias morto di vergogna per quanto ha voluto/dovuto subire di fronte al paese, mentre la sorella"reietta"si fa monaca, Conclusione amara per il "clan perdente", conseguenze neppure troppo incoraggianti per tutti gli altri/le altre. Dopo"Divorzio all'italiana", Germi firma un altro capolavoro, nel quale le trinte grottesche, il rire jaune, il "rider giallo"domina su tutto, evidenziando l'assurdità di una legislazione che prevedeva ancora"diritto d'onore", "matironmio riparatore"etc. , ma anche e soprattutto una mentalità assolutamente insopportabile, quella del moralismo ipocrtita, del"si fa ma non si dice"che, all'opposto delle spinte alla liberazione sessuale che poi, anche e soprattutto tramite la via referendaria, avrebbero portato a leggi civilissime, ma all'epoca tabù nello Stato italiano legato a doppio filo al Vaticnao(altro che il cavouriano"Libera Chiesa in libero Stato"). Spinte che all'epoca erano ben presenti, ma trabuizzate, considerate peccaminose anche solo a fomrularle e questo speicalmente in un ambiente retrogrado, anzi tetragono a ogni modernità. come quello descritto ampiamente nel film Tra gli interpreti , oltre a Saro Urzi come"Patriarca", una bravissisma e splendida Stefania Sandrelli, bravo Aldo Puglisi, come seduttore, molto bravo Lando Buzzanca come"vendicatore"promesso .minacciato(fratello della sedotta), notevole Leopoldo Trieste nella parte del barone spiantato, ridotto in miseria, sempre ponto al suiciidio, che conserva una dignità"altra". El Gato
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