il cinefilo
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martedì 27 luglio 2010
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tutta la forza del cinema d'impegno sociale
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Il film ripercorre minuziosamente la vicenda storica riguardante il bandito Salvatore Giuliano(prima "ribelle" indipendentista e poi "strumento" della mafia siciliana)dalla sua misteriosa uccisione e poi,attraverso l'uso geniale dei flash-back,di tutti i fatti tragici del periodo precedente e successivi alla sua morte tra cui la strage di Portella Della Ginestra e poi successivamente,l'avvelenamento in carcere di Gaspare Pisciotta.
Il regista Francesco Rosi(che è anche sceneggiatore insieme a Suso Cecchi D'amico,Enzo Provenzale e Franco Solinas)riesce nella non facile impresa di trasportare sullo schermo la "storia" piena,completa e magistralmente "autentica" di uno dei periodi storici più oscuri del nostro paese.
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Il film ripercorre minuziosamente la vicenda storica riguardante il bandito Salvatore Giuliano(prima "ribelle" indipendentista e poi "strumento" della mafia siciliana)dalla sua misteriosa uccisione e poi,attraverso l'uso geniale dei flash-back,di tutti i fatti tragici del periodo precedente e successivi alla sua morte tra cui la strage di Portella Della Ginestra e poi successivamente,l'avvelenamento in carcere di Gaspare Pisciotta.
Il regista Francesco Rosi(che è anche sceneggiatore insieme a Suso Cecchi D'amico,Enzo Provenzale e Franco Solinas)riesce nella non facile impresa di trasportare sullo schermo la "storia" piena,completa e magistralmente "autentica" di uno dei periodi storici più oscuri del nostro paese.
Il regista realizza un opera in cui "la cronaca viene innalzata a storia e si trasforma in tragedia sociale"(M.Morandini)e dove la descrizione della Sicilia come una società "fondata",almeno parzialmente,sulla inquietante connivenza dei suoi abitanti con la criminalità organizzata rispecchia tragicamente la realtà dei fatti.
Francesco Rosi riesce a trovare,con questo film,il magico punto di fusione tra la tecnica meramente documentaristica e lo stile del cinema "Normale" con gli attori e le loro varie caratterizzazioni(a cominciare da Frank Wolff che interpreta Gaspare Pisciotta).
La lunga sequenza dell'processo contro alcuni vari esponenti del "banditismo" possiede il grande potere di "resuscitare" la storia e di renderla viva e palpabile agli occhi degli spettatori che hanno finalmente la possibilità di visionare una pellicola coraggiosamente capace di raccontare la drammaticità di questi eventi che hanno fatto "tremare" la Sicilia a partire dal secondo dopoguerra con la formazione del gruppo indipendentista di cui faceva parte anche Salvatore Giuliano(il quale non viene mai mostrato "direttamente")fino all'analisi-inchiesta sul profondo rapporto che ormai si è legato tra gli uomini delle istituzioni,la mafia e con gli stessi banditi.
Quando si parla di film da fare trasmettere nelle scuole per permettere alla gioventù odierna di contribuire a costruirsi una "coscienza civile" non ci si può che riferire a opere docu-cinematografiche come SALVATORE GIULIANO.
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stenoir
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martedì 31 dicembre 2019
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portella della ginestra, 1° maggio 1947
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Francesco Rosi scrive e dirige questo film -inchiesta- con alcune scene girate in stile “documentaristico”. Una voce fuori campo racconta i fatti più importanti avvenuti in Sicilia dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, passando inevitabilmente dall’eccidio di Portella della Ginestra (il 1° maggio 1947, la banda di Giuliano fece fuoco sulla folla, riunitasi per celebrare la Festa del Lavoro) e dal ritrovamento del cadavere del bandito tre anni dopo. Le riprese in esterna, con notevoli inquadrature a campo lungo –rimandano, in anticipo di qualche anno, ai western di Leone- si alternano a quelle di tuguri utilizzati come nascondigli e, nella parte finale del film, alle aule del tribunale per il processo agli indagati.
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Francesco Rosi scrive e dirige questo film -inchiesta- con alcune scene girate in stile “documentaristico”. Una voce fuori campo racconta i fatti più importanti avvenuti in Sicilia dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, passando inevitabilmente dall’eccidio di Portella della Ginestra (il 1° maggio 1947, la banda di Giuliano fece fuoco sulla folla, riunitasi per celebrare la Festa del Lavoro) e dal ritrovamento del cadavere del bandito tre anni dopo. Le riprese in esterna, con notevoli inquadrature a campo lungo –rimandano, in anticipo di qualche anno, ai western di Leone- si alternano a quelle di tuguri utilizzati come nascondigli e, nella parte finale del film, alle aule del tribunale per il processo agli indagati. Consigliato a chi vuole approfondire uno dei -tanti- fatti oscuri d’Italia.
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enzo70
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venerdì 13 maggio 2016
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film di rigorosa ricostruzione storica dei fatti
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Una pellicola dura, come dura fu la vita di Salvatore Giuliano, il bandito per eccellenza, il responsabile del massacro di Portella della Ginestra, una delle pagine più dure e inesplorate della storia d’Italia. Il taglio di Rosi è, al solito, essenziale, al ruolo del regista di qualità affianca quello tipico dello storico, con attenzione al particolare, all’analisi dei documenti, dei fatti: l’obiettivo del regista napoletano non è quello di raccontare la storia di Giuliano; ma di chiarire i troppi aspetti poco chiari della storia del bandito siciliano e dei suoi rapporti non solo con il movimento indipendentista siciliano ma anche con il potere centrale.
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Una pellicola dura, come dura fu la vita di Salvatore Giuliano, il bandito per eccellenza, il responsabile del massacro di Portella della Ginestra, una delle pagine più dure e inesplorate della storia d’Italia. Il taglio di Rosi è, al solito, essenziale, al ruolo del regista di qualità affianca quello tipico dello storico, con attenzione al particolare, all’analisi dei documenti, dei fatti: l’obiettivo del regista napoletano non è quello di raccontare la storia di Giuliano; ma di chiarire i troppi aspetti poco chiari della storia del bandito siciliano e dei suoi rapporti non solo con il movimento indipendentista siciliano ma anche con il potere centrale. I misteri della morte di Giuliano sono tutti racchiusi nella vicenda del suo principale collaboratore, Gaspare Pisciotta, che aveva lasciato l’impressione di poter raccontare molto sulla vera storia di quel periodo. Come detto Rosi posa gli occhiali del regista ed indossa quelli dello storico, per molti versi questo film è una sorta di documentario narrato dei fatti. Un cinema di altri tempi, di un regista di altri tempi.
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