danilodac
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mercoledì 24 marzo 2010
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rosemary's baby- la quintessenza di polanski
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Il sospetto di Rosemary Woodhouse è che suo marito, con la complicità dei suoi arzilli vicini di casa, abbia fatto un patto con il diavolo: dare suo figlio in cambio del successo e della ricchezza. Sarà vero?
E’ forse uno dei migliori horror psicologici della storia del cinema; un mirabile esempio di suspense, paura, angoscia; un film di genere che ne trascende i limiti per virtù di stile.
Nel mostrare il regno del Male Polanski si affida ad una scrittura claustrofobica, sinuosa, quasi perfida ma mai sadica, mantenendo sempre una costante sobrietà nello stile e lucidità nella descrizione psicologica dei personaggi. Sceglie quasi sempre di mettere spavento usando la tecnica del “non mostrare”, iniettando così nello spettatore un’ansia che è frutto proprio dell’impossibilità di vedere cosa c’è al di là del visibile.
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Il sospetto di Rosemary Woodhouse è che suo marito, con la complicità dei suoi arzilli vicini di casa, abbia fatto un patto con il diavolo: dare suo figlio in cambio del successo e della ricchezza. Sarà vero?
E’ forse uno dei migliori horror psicologici della storia del cinema; un mirabile esempio di suspense, paura, angoscia; un film di genere che ne trascende i limiti per virtù di stile.
Nel mostrare il regno del Male Polanski si affida ad una scrittura claustrofobica, sinuosa, quasi perfida ma mai sadica, mantenendo sempre una costante sobrietà nello stile e lucidità nella descrizione psicologica dei personaggi. Sceglie quasi sempre di mettere spavento usando la tecnica del “non mostrare”, iniettando così nello spettatore un’ansia che è frutto proprio dell’impossibilità di vedere cosa c’è al di là del visibile.
Nella 6° pellicola di Roman Polanski il mistero è l’elemento principale. La verità è nascosta sino alla fine, utilizzando il celebre dilemma: follia o ragione? Mia Farrow è straordinaria nell’aderire al proprio personaggio: donna sola incontro a una miriade di difficoltà e ostilità. L’inquietante atmosfera creata dalla regia è un ammirevole esempio di orchestrazione dei contenuti. Avendo imparato la lezione di Hitchcock, il regista dosa ogni ingrediente: suspense, mistero, talento visivo e narrativo, con un gruppo di “cattivi” memorabile e impressionabile. E’ tipico di Polanski affidare la parte più minacciosa a Ruth Gordon (che si guadagnò anche un Oscar), esemplare vicina premurosa, forse troppo. Con il passare degli anni, “Rosemary’s baby” è divenuto un classico “film di mezzanotte”; non ha perso nulla; anzi, guardando il panorama cinematografico “horror” degli ultimi anni, innesca un’imprevedibile vena di nostalgia.
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andrea d
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mercoledì 5 gennaio 2011
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l'horror è solo nella testa
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Leggendo molti dei commenti su questo film, ho capito che c'è stato un fraintendimento: non si tratta di un horror. Un film non può essere definito un horror solo perché fa o cerca di fare paura. Quello che Polanski prova ad attuare sia in Rosemary's Baby che ne L'inquilino del terzo piano (opera contigua a questa) è la rivisitazione di una situazione da genere horror in chiave psicologica, mentale, la quale dovrebbe essere sempre il punto di partenza per qualsiasi tipo di analisi. E in questo caso si tratta della struttura psicologica di una donna di nome Rosemary, tanto buona ma ingenua, troppo, nei confronti di tutti quelli che nel corso della pellicola vorranno usarla per i loro scopi. Un giorno, drogata da una mousse al cioccolato fatta dalla vicina pseudo-fattucchiera sviene e fa un sogno essenziale per l'interpretazione del film: sogna infatti una creatura demoniaca che ha un rapporto sessuale con lei, il quale dovrebbe generare l'Anticristo.
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Leggendo molti dei commenti su questo film, ho capito che c'è stato un fraintendimento: non si tratta di un horror. Un film non può essere definito un horror solo perché fa o cerca di fare paura. Quello che Polanski prova ad attuare sia in Rosemary's Baby che ne L'inquilino del terzo piano (opera contigua a questa) è la rivisitazione di una situazione da genere horror in chiave psicologica, mentale, la quale dovrebbe essere sempre il punto di partenza per qualsiasi tipo di analisi. E in questo caso si tratta della struttura psicologica di una donna di nome Rosemary, tanto buona ma ingenua, troppo, nei confronti di tutti quelli che nel corso della pellicola vorranno usarla per i loro scopi. Un giorno, drogata da una mousse al cioccolato fatta dalla vicina pseudo-fattucchiera sviene e fa un sogno essenziale per l'interpretazione del film: sogna infatti una creatura demoniaca che ha un rapporto sessuale con lei, il quale dovrebbe generare l'Anticristo. E qui fermiamoci, e torniamo sul personaggio: Rosemary dice di aver avuto un'educazione cattolica, e infatti nel sogno insieme alla creatura diavolesca (espressione di un senso di colpa sessuale tipicamente religioso) vediamo anche delle suore che la sgridano e personaggi del clero. E qui avviene una scissione negli spettatori: una parte di essi continuerà a credere, come Rosemary, che la protagonista ha avuto un rapporto con il diavolo stesso e che darà alla luce l'anticristo; un'altra parte vedrà Rosemary come una donna facilmente vittima della crudeltà della setta che abita nell'appartamento accanto a causa di un background psicologico in cui il credo religioso ha aperto con sé anche la diga della superstizione, e ciò si nota nel fatto che Rosemary si lascia curare da una specie di paramedico rifiutando il suo ostretrico e accetta tutti gli intrugli da bere della sua vicina pseudo-fattucchiera, insieme ad un amuleto "portafortuna", che si scoprirà essere in realtà una dannosa muffa. Polanski dà continui segnali per tutto il film della dicotomia tra scienza e superstizione, la quale fa soffrire e porta gravi danni, senza escludere che la superstizione viene sempre e comunque favoreggiata da un tipo di educazione più grande e ufficiale, cioè quella religiosa. Rosemary finirà così per accettare di fare la madre al bambino adottato ormai dalla setta di satanisti, perché se si crede in Dio inevitabilmente si crede anche nel suo opposto, e quindi sia la dolce Rosemary che la setta sono solo due facce (Bene e Male) della stessa medaglia, quella della credenza religiosa. Così come l'Anticristo è l'opposto del Cristo, Rosemary sarà l'opposto della Madonna (e il suo vestito azzurro lo suggerisce), a sua volta "vaso" che conterrà il seme di un Diavolo-padre (opposto al Dio-padre) incaricato di far continuare la linearità di una struttura patriarcale che si serve della donna solo come mezzo di passaggio ma che punta a garantire la linearità dell'eternità, e quindi della spiritualità, che è appunto una cosa tutta maschile, un desiderio dell'uomo di vincere la naturale circolarità della vita data da una povera madre. Le donne così finiscono per essere solo un tramite di creature divine (non è un caso se maschilismo e religiosità si evolvono a pari passo). E Rosemary, infatti, resta l'unica completamente usata e sfruttata, in quell'appartamento del Dakota Building a New York. E' per questo che l'horror è solo nella testa, in quella della protagonista.
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daniele'80
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venerdì 22 aprile 2005
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taglio di capelli
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Pur non essendo incasellabile in un genere specifico,il grande Roman Polanski ha confezionato una fiaba-nera di una modernità sconcertante che al tempo stesso si pone alla confluenza di tre generi cinematografici diversi ma complementari:horror,thriller e dramma di rara finezza psicologica.E' un horror perchè l'elemento magico-soprannaturale è preponderante e costituisce il vero e proprio motore della vicenda.Sicuramente è un thriller:tutte le premesse e ogni singolo particolare,anche il più insignificante come l'armadio,il guanto dell'amico della coppia apparentemente smarrito o l'improvvisa cecità del rivale professionale di Guy,il marito di Rosemary,vengono lasciati cadere ad uno ad uno da una sceneggiatura esemplare e poi vengono gradualmente recuperati con imprevedibili colpi di scena che accrescono la tensione culminante nell'amara e grottesca verità del finale.
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Pur non essendo incasellabile in un genere specifico,il grande Roman Polanski ha confezionato una fiaba-nera di una modernità sconcertante che al tempo stesso si pone alla confluenza di tre generi cinematografici diversi ma complementari:horror,thriller e dramma di rara finezza psicologica.E' un horror perchè l'elemento magico-soprannaturale è preponderante e costituisce il vero e proprio motore della vicenda.Sicuramente è un thriller:tutte le premesse e ogni singolo particolare,anche il più insignificante come l'armadio,il guanto dell'amico della coppia apparentemente smarrito o l'improvvisa cecità del rivale professionale di Guy,il marito di Rosemary,vengono lasciati cadere ad uno ad uno da una sceneggiatura esemplare e poi vengono gradualmente recuperati con imprevedibili colpi di scena che accrescono la tensione culminante nell'amara e grottesca verità del finale.Ma 'Rosemary's baby' è anche e soprattutto il dramma angoscioso e angosciante di una donna che vede il lieto evento per antonomasia trasformarsi inesorabilmente in un incubo e in una condanna.Ottima la direzione dell'intero cast:Mia Farrow è nata per questa parte e grazie alla sua interpretazione sentita e personale il personaggio acquista spessore,credibilità e un certo fascino.John Cassavetes,esponente di punta del cinema indipendente targato U.S.A. dagli anni '60 agli anni '80,è un comprimario da applauso nella parte dell'ambiguo marito Guy in una delle sue poche incursioni nel cinema 'commerciale'(ma di altissimo livello).Molto bravi anche Ralph Bellamy e Ruth Gordon nella parte di una vicina di casa troppo premurosa,ficcanaso ma a modo suo simpatica che si è aggiudicata il premio Oscar quale migliore attrice non protagonista.Infine,nel film compare anche un giovanissimo Charles Grodin che di lì a qualche anno avrebbe partecipato ad alcune commedie di successo come 'Il paradiso può attendere','La signora in rosso','Lo strizzacervelli' e 'Prima di mezzanotte'(con Robert De Niro).Regia di alta scuola e molto efficace anche il montaggio che grazie ad alcune 'riprese ravvicinate' provoca inquietanti 'effetti claustrofobici'.Scene-cult:tutte le scene in cui la Farrow sfoggia il taglio di capelli corto(su tutte quella in cui soffre per un dolore al petto raggomitolata davanti alla televisione in vestaglia e ciabatte);la scena in cui anagramma il nome del libro con le lettere del gioco dello 'Scarabeo';tutta la grottesca sequenza finale con la culla nera.Un capolavoro insuperato.Voto:Otto.
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claudio bartoleschi
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martedì 12 aprile 2005
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il miglior horror di tutti i tempi
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una giovane donna viene a sua insaputa fecondata dal male atavico per soddisfare la maniacale voglia di successo che perennemente perseguita il suo consorte e lo rende facile preda della corruzione di una setta di adoratori della Bestia.inquietante è la sigla che apre e chiude il film,migliaia di voci sottili che si avvicendano partorendo una cantilena melanconica e angosciosamente martellante.tante voci colme di quiete ed al contempo di rabbia repressa,di passione inespressa;voci,voci,voci come di Mia Farrow,grande attrice dalla fievole vocina e dall'esimia abilità artisica,dalla bellezza pallida e smunta,dal cuore grande esempre pronto a donare passioni dopo passioni,interiezioni di amore e affanno che ben sposate la palesano impaurita,dopo che le venne distrutto tutto quel castello di sicurezze su cui aveva fondato abilmente la propria normale e banale esistenza.
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una giovane donna viene a sua insaputa fecondata dal male atavico per soddisfare la maniacale voglia di successo che perennemente perseguita il suo consorte e lo rende facile preda della corruzione di una setta di adoratori della Bestia.inquietante è la sigla che apre e chiude il film,migliaia di voci sottili che si avvicendano partorendo una cantilena melanconica e angosciosamente martellante.tante voci colme di quiete ed al contempo di rabbia repressa,di passione inespressa;voci,voci,voci come di Mia Farrow,grande attrice dalla fievole vocina e dall'esimia abilità artisica,dalla bellezza pallida e smunta,dal cuore grande esempre pronto a donare passioni dopo passioni,interiezioni di amore e affanno che ben sposate la palesano impaurita,dopo che le venne distrutto tutto quel castello di sicurezze su cui aveva fondato abilmente la propria normale e banale esistenza.lo scibile umano non è portato alla comprensione del sovrannaturale,specie se va ad identificarsi con due vecchi vicini un po' troppo curiosi...una Ruth Gordon premio oscar per la sua incantevole interpretazione di amabile impicciona di turno che durante la gestazione di Rosemary Woodhouse non indugia ad offrirle preparati con strane droghe spacciate per spezie di raro uso e di inestimabile purezza.il film è superbo,incantevole,sopra la media:il migliore horror fino ad ora realzzato.altro che l'esorcista...
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(di ...)
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[+] bello ma altri lo superano ampiamente
(di zarathustra)
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il cinefilo
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mercoledì 16 giugno 2010
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il punto più alto del cinema horror americano
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TRAMA:La storia è ambientata(come nel romanzo di Ira Levin da cui Roman Polanski e William Castle hanno tratto il film)in un inquietante ma affascinante condominio di New York e dove la giovane Rosemary inizia a convincersi che ci sia un "complotto"dei vicini di casa e del marito contro il bambino che porta in grembo...RECENSIONE: Questo geniale film del orrore rivela già dalle prime scene la capacità di fare muovere l'intera vicenda solo e unicamente intorno al punto di vista della protagonista permettendo allo spettatore di crearsi una forma di "identificazione" con Mia Farrow e costruendo progressivamente e in maniera quasi surreale una catena di eventi strani e ambigui(l'ambiguità è uno dei "pilastri" del film)si fornisce agli spettatori la libertà di credere che rosemary abbia ragione o sia solo vittima di una grossa paranoia.
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TRAMA:La storia è ambientata(come nel romanzo di Ira Levin da cui Roman Polanski e William Castle hanno tratto il film)in un inquietante ma affascinante condominio di New York e dove la giovane Rosemary inizia a convincersi che ci sia un "complotto"dei vicini di casa e del marito contro il bambino che porta in grembo...RECENSIONE: Questo geniale film del orrore rivela già dalle prime scene la capacità di fare muovere l'intera vicenda solo e unicamente intorno al punto di vista della protagonista permettendo allo spettatore di crearsi una forma di "identificazione" con Mia Farrow e costruendo progressivamente e in maniera quasi surreale una catena di eventi strani e ambigui(l'ambiguità è uno dei "pilastri" del film)si fornisce agli spettatori la libertà di credere che rosemary abbia ragione o sia solo vittima di una grossa paranoia.
Questo film è,a mio giudizio,degno di potersi definire SUPERIORE allo stesso romanzo di Ira Levin(Polanski ha "tagliato" molti elementi "inutili" che venivano descritti nel libro e la scelta si è rivelata vincente)ed è da ritenersi,molto probabilmente,il più grande film horror realizzato negli Stati Uniti poichè riesce a costruire un clima da incubo senza l'ausilio di inutili effetti speciali e l'orrore non viene mostrato "in diretta" come ne L'ESORCISTA o SHINING(che rimangono comunque due importanti "pietre miliari" di questo genere cinematografico attualmente allo sbando)ma viene lasciato intuire attraverso l'angoscia claustrofobica che si avverte all'interno del condominio Dakota e dal volto progressivamente "tormentato" della protagonista e questi due elementi vengono a loro volta "amplificati" dall'azzeccatissima colonna sonora che aggiunge ulteriore orrore all'orrore.
Quest'opera può vantare almeno due sequenze indimenticabili quali il "sogno demoniaco" della giovane protagonista e la "rivelazione" finale della verità.
P.S: se si guarda questo film anche solamente in chiave di "horror demoniaco" esso possiede un intensità raggelante talmente forte da far sembrare opere come IL PRESAGIO delle benemerite bambinate.
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viola96
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martedì 10 agosto 2010
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in dolce attesa dell'anticristo
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La lenta discesa negli inferi della giovane e bella Rosemary viene raccontata dal genio di Roman Polanski nel classico trhiller/horror Rosemary's baby.Lei,la giovane Mia Farrow(famosa specialmente per il suo matrimonio e poi divorzio da Franck Sinatra.Lui,l'attore che stringe un patto col diavolo accettando di far fecondare la moglie da quest'ultimo pur di sfondare.Il film è diretto con una regia da brividi dal genio di Polanski si mette esattamente al centro della trilogia sugli "orrori da appartamento".è un film meraviglioso,per la leggera sottigliezza della trama da incubo e della regia da brivido che sembra orientarsi in un orizzonte parallelo tra la realtà e ciò che non esiste.
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La lenta discesa negli inferi della giovane e bella Rosemary viene raccontata dal genio di Roman Polanski nel classico trhiller/horror Rosemary's baby.Lei,la giovane Mia Farrow(famosa specialmente per il suo matrimonio e poi divorzio da Franck Sinatra.Lui,l'attore che stringe un patto col diavolo accettando di far fecondare la moglie da quest'ultimo pur di sfondare.Il film è diretto con una regia da brividi dal genio di Polanski si mette esattamente al centro della trilogia sugli "orrori da appartamento".è un film meraviglioso,per la leggera sottigliezza della trama da incubo e della regia da brivido che sembra orientarsi in un orizzonte parallelo tra la realtà e ciò che non esiste.Memorabili le ultima scene.
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paolo 67
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sabato 7 luglio 2012
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nastro rosso a new york
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Primo film americano di Polanski, un perfetto gioiello di raffinata scrittura cinematografica. Il regista è stato in in grado di fare proprio il clima di una società, di cogliere la presenza del male, del diavolo nel cuore dell'America. Infatti, purtroppo, durante il lancio del film avvenne la tragedia di Bel Air, dove la bellissima moglie di Polanski Sharon Tate (nel film in un cameo), all'ottavo mese di gravidanza, venne barbaramente uccisa assieme ad altri amici da membri della setta di Charles Manson. Come nel film nell'angoscia e nell'ambiguità la realtà è indistinguibile dall'incubo, così nella vita la coincidenza della tragedia colla pubblicità del film (che parla di una trama di un gruppo di adoratori di Satana ai danni di una moglie -uno stupro rituale-, col marito consenziente frequentatore della setta per far carriera) è inquietante.
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Primo film americano di Polanski, un perfetto gioiello di raffinata scrittura cinematografica. Il regista è stato in in grado di fare proprio il clima di una società, di cogliere la presenza del male, del diavolo nel cuore dell'America. Infatti, purtroppo, durante il lancio del film avvenne la tragedia di Bel Air, dove la bellissima moglie di Polanski Sharon Tate (nel film in un cameo), all'ottavo mese di gravidanza, venne barbaramente uccisa assieme ad altri amici da membri della setta di Charles Manson. Come nel film nell'angoscia e nell'ambiguità la realtà è indistinguibile dall'incubo, così nella vita la coincidenza della tragedia colla pubblicità del film (che parla di una trama di un gruppo di adoratori di Satana ai danni di una moglie -uno stupro rituale-, col marito consenziente frequentatore della setta per far carriera) è inquietante. Molto apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, interpretato sia in senso filosofico (i fermenti esoterici di quegli anni, il neosatanismo nella spiritualità contemporanea) che sociologico (la difficoltà di integrazione nella società, oltre la solita osservazione sulla meschinità piccolo borghese e la crisi dei valori nella società capitalistica). Il film consente una doppia lettura (da un punto di vista psichiatrico, il film potrebbe essere la storia di un delirio demoniaco), la sua chiave è l'ambiguità: Rosemary (primo ruolo di protagonista per Mia Farrow) è pazza o è vittima di oscure forze demoniache (secondo la filosofia orientale, il demone o il dio alberga in tutti coloro che credono in lui)?
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andystat
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domenica 14 febbraio 2010
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un anticristo immortalato in una foto ricordo
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In un film come Rosemary’s Baby, dove gli attori sono tutti perfetti nei loro ruoli, i più piccoli gesti, ogni minimo sguardo, hanno la loro precisa ragion d’essere e contribuiscono a creare un'atmosfera di composta perfezione, dove tutto appare giusto e calibrato al millimetro, nulla è ridondante, e quasi niente viene concesso alla classica iconografia da film horror, nemmeno quei bruschi movimenti di macchina, quelle improvvise apparizioni, quegli spaventosi cambiamenti di ritmo che ci fanno sobbalzare dalla poltrona, in un film come questo l’inquietudine è piuttosto un’atmosfera quasi impalpabile ma onnipresente. Si pensi alla discrezione della musica, che è sempre nello sfondo, appena accennata.
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In un film come Rosemary’s Baby, dove gli attori sono tutti perfetti nei loro ruoli, i più piccoli gesti, ogni minimo sguardo, hanno la loro precisa ragion d’essere e contribuiscono a creare un'atmosfera di composta perfezione, dove tutto appare giusto e calibrato al millimetro, nulla è ridondante, e quasi niente viene concesso alla classica iconografia da film horror, nemmeno quei bruschi movimenti di macchina, quelle improvvise apparizioni, quegli spaventosi cambiamenti di ritmo che ci fanno sobbalzare dalla poltrona, in un film come questo l’inquietudine è piuttosto un’atmosfera quasi impalpabile ma onnipresente. Si pensi alla discrezione della musica, che è sempre nello sfondo, appena accennata. E' una musica extradiegetica o viene da dietro il muro che separa la normalità, la vita dell'onesta e razionale famiglia americana dall'appartamento che il diavolo ha scelto come sua dimora?Quest’incertezza, quest'indecisione sull'origine della musica non fanno che riflettere il carattere di generale ambiguità e di indecisione che a mio avviso è la caratteristica principale del film.
Polanski produce un capolavoro nel riuscire a descrivere, per così dire, la storia del raggiungimento di una consapevolezza, da parte del personaggio di Rosemary, certo, ma anche e soprattutto da parte del pubblico: la consapevolezza di un complotto che si sta realizzando. Questa consapevolezza passa attraverso gradi differenti, che possono essere analizzati dal punto di vista di Rosemary e da quello del pubblico.
Questi due punti di vista, quello del pubblico e quello di Rosemary, sono caratterizzati da un'evidente asimmetria. Il pubblico ne sa apparentemente di più e impiega meno tempo di Rosemary a capire le intenzioni dei vicini e del marito. Eppure nel momento di massima consapevolezza, proprio nel momento in cui il suo punto di vista e quello di Rosemary coincidono, anche il pubblico viene colto dal sospetto che la sua costruzione sia frutto del tranello che il regista gli ha teso fin dall'inizio. La prima volta in cui si ha il sospetto che Rosemary sia pazza è quando lei capisce quel che noi sapevamo già da circa metà film. Ma proprio quando siamo quasi rassicurati sul fatto che le più terribili congetture fossero frutto della fantasia di Rosemary (e della nostra), ecco che il regista ci tende un altro tranello: nella scena finale del film vediamo senza ombra di dubbio che l'Anticristo è davvero nato, e che come tutti i bambini in fasce dentro la sua culla piange e si dispera fino a quando la sua vera mamma, che porta dentro il suo nome le tracce della Maria cristiana, non accetta di accudirlo secondo natura, in questa natività capovolta, in un interno iperrealista, dove la presenza del mostro-bambino pare casuale, normale come quella di un mobile o come le foto che il giapponese gli scatta. Un Anticristo immortalato in una foto ricordo, anche lui suo malgrado invischiato nella nostra società consumistica.
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elma82
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mercoledì 25 marzo 2009
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...chi non trema ascoltando la ninna nanna?
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Leggendo il libro e guardando poi il film,le immagini che vengono a crearsi sono le stesse:immagini di una vita sconvolta dal male, di una solitudine che non riesce ad uscire da un vortice di terrore,e non può scappare da qualcuno mosso dalla sete di successo,che dimentica ciò che davvero conta nella vita.E' facile immedesimarsi immediatamente nel personaggio di Mia Farrow,straordinaria interprete di una donna sola,alla quale tutto (o quasi) viene tolto con violenza,ma con la lentezza di un sottile gioco para-psicologico. E la ninna nanna che accompagna i titoli di testa del film catapultano lo spettatore in un'atmosfera sempre più claustrofobica,sempre più tetra.Il coraggio di questa donna la porta ad accettare una condizione di infelicità "eterna",grazie ad un innato senso materno.
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Leggendo il libro e guardando poi il film,le immagini che vengono a crearsi sono le stesse:immagini di una vita sconvolta dal male, di una solitudine che non riesce ad uscire da un vortice di terrore,e non può scappare da qualcuno mosso dalla sete di successo,che dimentica ciò che davvero conta nella vita.E' facile immedesimarsi immediatamente nel personaggio di Mia Farrow,straordinaria interprete di una donna sola,alla quale tutto (o quasi) viene tolto con violenza,ma con la lentezza di un sottile gioco para-psicologico. E la ninna nanna che accompagna i titoli di testa del film catapultano lo spettatore in un'atmosfera sempre più claustrofobica,sempre più tetra.Il coraggio di questa donna la porta ad accettare una condizione di infelicità "eterna",grazie ad un innato senso materno.E tra un misterioso ciondolo dal cattivo odore,e le altrettanto disgustose bevande,gentilmente offerti dall'invadente vecchina della porta accanto,Rosemary comprende di non avere scampo.Un vero capolavoro,trasposizione fedele di un romanzo angosciante.Capostipite di un filone di successo,anche pochissime pellicole dello stesso genere possono eguagliarlo.Forse nessuna.Assolutamente da vedere e rivedere.
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adriano sgarrino
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sabato 17 ottobre 2009
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rosemary's baby
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Paese di prod.: USA Anno: 1968 Di: Roman Polanski Con: Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon, Sydney Blackmer, Ralph Bellamy, Charles Grodin. Una giovane coppia (Farrow e Cassavetes) decide di andare a vivere nel condominio newyorchese "Dakota". Ma gli strani accadimenti che avvolgono lo stabile e la pressante invadenza dei suoi sempre più misteriosi vicini, i coniugi Castevet (Gordon e Blackmer), convincono la donna di essere vittima di una setta satanica dalla quale prova a liberarsi. Tratto dall'omonimo romanzo di Ira Levin, Roman Polanski ha diretto uno dei migliori horror di sempre. Rimanendo sostanzialmente fedele allo spirito del libro, il regista si rivela un maestro nel creare la tensione dal nulla, sfruttando al meglio l'ambientazione angosciosa del condominio.
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Paese di prod.: USA Anno: 1968 Di: Roman Polanski Con: Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon, Sydney Blackmer, Ralph Bellamy, Charles Grodin. Una giovane coppia (Farrow e Cassavetes) decide di andare a vivere nel condominio newyorchese "Dakota". Ma gli strani accadimenti che avvolgono lo stabile e la pressante invadenza dei suoi sempre più misteriosi vicini, i coniugi Castevet (Gordon e Blackmer), convincono la donna di essere vittima di una setta satanica dalla quale prova a liberarsi. Tratto dall'omonimo romanzo di Ira Levin, Roman Polanski ha diretto uno dei migliori horror di sempre. Rimanendo sostanzialmente fedele allo spirito del libro, il regista si rivela un maestro nel creare la tensione dal nulla, sfruttando al meglio l'ambientazione angosciosa del condominio. Così la paura non scaturisce dalla messa in scena "ex abrupto" di spaventi disseminati qua e là, ma dalla progressiva presa di coscienza della protagonista, osteggiata nella sua faticosa scoperta della verità da un marito sospettosamente restio nell'assecondare i dubbi della consorte. Proprio perché horror non condizionato da eventi ad effetto o truculenti, lo spettatore si ritrova ancor più coinvolto nella vicenda, spinto com'è nel ricercare assieme alla donna la spiegazione al suo stato di malessere. Nel complesso un film volutamente disturbante, che non può lasciare indifferenti alla sua visione. Ruth Gordon vinse il premio Oscar come miglior attrice non protagonista. Esiste un sequel televisivo del 1976 - "Look What's Happened to Rosemary's Baby (conosciuto anche col titolo "Rosemary's Baby II) di Sam O'Steen -, da evitare con la massima cura, nonostante l'impiego di attori di rilievo (tra cui la stessa Ruth Gordon, sempre nei panni della signora Castevet).
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