andrea
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sabato 26 marzo 2005
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culto!!
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Film da culto assoluto. Attori in stato di grazia. Battute diventate luoghi comuni (gli schiaffi al treno, la supercazzola etc...).
Quando questo, raramente, succede, non è nemmeno possibile valutare il film.
Amici Miei è come il 1° fantozzi, i film di Leone, sono pezzi di Storia d'Italia del dopoguerra.
E fa rimpiangere un po' tutti quelli attori che avevamo e che oggi non ci sono più.
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ggg414
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lunedì 25 giugno 2007
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capolavoro assoluto italiano non riconosciuto
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Questo film spesso non viene riconosciuto dai critici per quello che è.
Amici miei non è solo la supercazzola, amici miei è un inno alla vita, amici miei insegna a ridere anche nelle cose brutte, perchè la vita è un gioco!!!E Monicelli questo lo riesce a trasmettere benissimo co un finale strappa lacrime e strappa risate, esaltando il concetto di gioia-dolore che è alla base di tutto.
IN ASSOLUTO UNO DEI FILM PIù BELLI DELLA FILMOGRAFIA ITALIANA.
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(di sergej89)
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simone
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mercoledì 31 gennaio 2007
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fuochi fatui
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Signori che dire...
Di capolavori nella storia del cinema ce ne sono stati tanti in passato e più che andiamo avanti con le generazioni se ne vedono sempre meno non occorre essere dei geni per capirlo..
Quello che il Maestro Monicelli ci ha regalato è una cultura cinematografica e un insieme di emozioni difficili da dimenticare.
Film che richiama una comicità/tragica per il susseguirsi degli eventi, come la morte del Perozzi o il malore del Mascetti e la vita che va avanti come è sempre andata con allegria senza mai prendere tutto sul serio tra risate scherzi battute prese in giro, il tutto legato da una profonda amicizia che ci fa capire quanto è bella la vita.
Per finire ringrazio antani come se fosse fochi fatui con saluti bitumati alla redazione.
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(di cinefila)
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i'lumo
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venerdì 17 giugno 2005
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bellissimo
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Blinda, la supercazzola prematurata, come se fosse antani? Non si può non amare questo capolavoro... ma non solo i fiorentini (che dovrebbero sentire ancora più proprio il film) ma tutta l'Italia dotata di umorismo!
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parsifal
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martedì 5 settembre 2017
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epopea goliardica
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Nel 1975 il grande Germi, con la collaborazione dei maggiori sceneggiatori dell'epoca, De bernardi , Benvenut e Pinelli, decise di dare vita a quest'opera , che narra delle imprese di un ristretto gruppo di amici affiatati da sempre, che affrontano la vita come se fosse un'eterna farsa, una burla senza fine. Si ispirò a persone realmente esistenti ed alle loro numerose imprese, note nella città di Firenze, patria del sarcasmo e dell'ironia, che fanno da padroni durante tutta la narrazione. Purtroppo Germi fu colto dal male che stroncò la sua esistenza e Monicelli, il padre della commedia all'italiana fu il suo prosecutore morale. Benchè i protagonisti siano toscani di provata genia, solo un attore era davvero toscano, Renzo Montagnani che in questo film doppia P.
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Nel 1975 il grande Germi, con la collaborazione dei maggiori sceneggiatori dell'epoca, De bernardi , Benvenut e Pinelli, decise di dare vita a quest'opera , che narra delle imprese di un ristretto gruppo di amici affiatati da sempre, che affrontano la vita come se fosse un'eterna farsa, una burla senza fine. Si ispirò a persone realmente esistenti ed alle loro numerose imprese, note nella città di Firenze, patria del sarcasmo e dell'ironia, che fanno da padroni durante tutta la narrazione. Purtroppo Germi fu colto dal male che stroncò la sua esistenza e Monicelli, il padre della commedia all'italiana fu il suo prosecutore morale. Benchè i protagonisti siano toscani di provata genia, solo un attore era davvero toscano, Renzo Montagnani che in questo film doppia P.Noiret ( IL Perozzi, giornalista) e nei successivi interpreta il Necchi, barista sagace e donnaiolo. Gli altri sono nell'ordine; Ugo Tognazzi, il conte Mascetti, aristocratico decaduto e spiantato che dopo aver dissipato i suoi averi, vive alla giornata , lasciando nell'indigenza la moglie e la figlia, Duilio del Prete il Necchi, Adolfo Celi nella parte del Prof Sassaroli, cinico e senza pietà e L'architetto Rambaldo Melandri , il più fragile e sognatore, è interpretato da Gastone MOschin. Le loro imprese sono all'insegna dell' irriverenza più spinta, senza scrupoli di sorta e nel contempo di grande leggerezza, per vincere il tedium vitae che portano con sè e di cui non parlano mai. Fu questo film che diede vita a dei veri e propri neologismi che entrarono a far parte del linguaggio comune: Le zingarate, ovvero vagabondaggi alla ricerca di scherzi da improvvisare andando a braccio m, facendo affidamento alla capacità di improvvisazione di ognuno di loro, la supercazzola , ossia un linguaggio onomatopeico simile al grammelot teatrale, riadattato in chiave osèè e con marcato accento fiorentino. Vi sono scene indimenticabil, come la zingarata alla stazione di S.M.Novella oppure la scena della cena al casa del Melandri, in cui tutti i suoi amici si coalizzano contro di lui sino al farlo crollare, salvo poi portarlo fuori a divertirsi e molte altre ancora. IL film ha segnato non solo un'epoca , ma per molti è diventato un punto di riferimento immancabile all'interno del panorama della commedia all'italiana. Interpretazione indimenticabile di tutti i protagonisti. E con un gran finale, in cui tutti ridono, fingendo di commuoversi al funerale del Perozzi, poichè neanche la Morte riesce a spegnere il fuoco dell'ironia.
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noia1
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mercoledì 27 gennaio 2016
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rompe il culo
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Quattro amici e le loro storie alle soglie dei cinquant’anni.
Forse il segreto del film è che vuole essere qualcosa di grandioso, un gigantesco sfottò a tutta la cinematografia. Mentre ancora, malgrado stessero già sfumando, il mondo elogiava i capolavori italiani delle commedie brillanti, senza scarabocchi, senza amarezza, dove l’italiano prosperava nella propria terra pulita e perfetta, ecco arrivare questo mostriciattolo spietato.
Già perché Amici Miei è un film fatto come si deve, gli attori erano quelli che al mondo se ne contavano una decina al pari, eppure tutto è desolazione. L’atmosfera iniziale, lenta, dove la notte sembra debba farci addormentare, è emblematica del fatto che questo film non sarà piacevole e ci accompagna dall’inizio alla fine.
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Quattro amici e le loro storie alle soglie dei cinquant’anni.
Forse il segreto del film è che vuole essere qualcosa di grandioso, un gigantesco sfottò a tutta la cinematografia. Mentre ancora, malgrado stessero già sfumando, il mondo elogiava i capolavori italiani delle commedie brillanti, senza scarabocchi, senza amarezza, dove l’italiano prosperava nella propria terra pulita e perfetta, ecco arrivare questo mostriciattolo spietato.
Già perché Amici Miei è un film fatto come si deve, gli attori erano quelli che al mondo se ne contavano una decina al pari, eppure tutto è desolazione. L’atmosfera iniziale, lenta, dove la notte sembra debba farci addormentare, è emblematica del fatto che questo film non sarà piacevole e ci accompagna dall’inizio alla fine.
Poi iniziano gli sfottò, uno schiaffone all’intero cinema, questi disperati ridono. La malinconia non è contemplativa anzi, si ride di gusto, non è il film che vuole essere di una certa qualità per forza, di qualità lo è sicuramente, è un filmone, eppure niente affatto noioso perché se non si ride, la scena diventa propedeutica alla risata, se non te la godi devi stare attento perché te la godrai da lì a cinque minuti.
Qualsiasi parola, frase o evento ̶ anche che sia piccolissimo ̶ è da seguire perché c’è veramente da morir dal ridere.
Una boccata d’aria nei rombanti film contemporanei dove succedono casini incomprensibili, incongruenti, che pur non facendo ridere rincoglioniscono e per questo accontentano. Qui si piange dal ridere per la finezza esplosiva, per gli sfottò continui anche di cattivo gusto spesso, ma sempre e comunque travolgenti.
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pisciulino
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sabato 22 ottobre 2011
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una sinfonia corale
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"Un film di Pietro Germi", che, gravemente ammalato, affidò la regia all'amico Monicelli (un regista tanto bravo che se fosse stato americano sarebbe ricordato come uno dei più grandi artigiani di Hollywood). Cosa ci vuole dire Germi con questo film? Ha voluto celebrare, lui così conservatore, i valori dell'amicizia? Ha inteso elogiare la presa della vita come gioco, lui così serio, ed esprimere la gelosia degli intellettuali verso i semplici che si divertono con poco? O forse ha voluto finalmente raggiungere il grande successo di pubblico che gli era stato, lui così intransigente nella sua integrità, sempre negato? Certo è venuto fuori un film che ha messo insieme, come si dice, il colto e l'inclita, in cui si riconoscono antiche tradizioni letterarie e il divertimento, per così dire, plebeo.
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"Un film di Pietro Germi", che, gravemente ammalato, affidò la regia all'amico Monicelli (un regista tanto bravo che se fosse stato americano sarebbe ricordato come uno dei più grandi artigiani di Hollywood). Cosa ci vuole dire Germi con questo film? Ha voluto celebrare, lui così conservatore, i valori dell'amicizia? Ha inteso elogiare la presa della vita come gioco, lui così serio, ed esprimere la gelosia degli intellettuali verso i semplici che si divertono con poco? O forse ha voluto finalmente raggiungere il grande successo di pubblico che gli era stato, lui così intransigente nella sua integrità, sempre negato? Certo è venuto fuori un film che ha messo insieme, come si dice, il colto e l'inclita, in cui si riconoscono antiche tradizioni letterarie e il divertimento, per così dire, plebeo. Caduto in un determinato periodo della società italiana (la prima metà degli anni settanta), di cui coglie gli umori cupi e amari che ben concorrono con la sua vena sarcastica, empia, burlesca, ha per questo uno spessore nettamente superiore, a mio avviso, ai seguenti della serie. Tra i personaggi, entrati nella memoria collettiva, forse il più riuscito è il Mascetti (Tognazzi, che inventa uno spassoso gioco di parole). Le donne, se non sono brave sono belle (come la giovane Silvia Dionisio, che si mostra nuda). Qualcuno ha scritto che dietro il nevrotico gallismo dei protagonisti, che manifestano una certa diffidenza per le donne, si nasconde una inconscia venatura omosessuale. Questo lo lascio a Freud; più pertinente mi pare l'esorcismo nei confronti della morte, presa perfino in giro alla fine del film. Nel complesso un'opera di grande armonia, in realtà molto finemente elaborata, ricca di significati, che colpisce quasi sempre nel segno, uno degli ultimi -e più grandi- traguardi della commedia all'italiana.
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francesco di benedetto
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venerdì 24 marzo 2006
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monicelli
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Cosa più caratterizza un film di Monicelli rispetto alle odierne commedie di Virzì? Probabilmente un humus di partenza di radicale disperazione, caducità, impotenza che coinvolga e impregni di sè tutta la messa in scena; e un’esigenza di radicalizzare, deformare, render brutali situazioni, personaggi e maschere attoriali che porti il film ai limiti dell’insostenibilità. L’universo umano che traspare da film come Amici miei, L’armata Brancaleone e Un borghese piccolo piccolo ci appare tanto estremo quanto manchevole, malato, dolorante: gli amici cinquantenni che spingono il pedale della derisione e della beffa fino allo stremo, fino all’infarto, non prendendo, in superficie, niente sul serio invece di affrontare le proprie frustrazioni, le proprie paure nei confronti dell’esterno, la propria difficoltà a scegliersi, a legarsi propositivamente e emotivamente con l’altro; la fame, la miseria atavica e stringente, la fragilità e l’inutilità dell’individuo che caratterizzano un’armata medievale, cui fa da contrappunto il nulla e la desolazione naturale ambientale in cui si muove; il borghese perdente che ripone ogni aspettativa di rivalsa sociale sul figlio.
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Cosa più caratterizza un film di Monicelli rispetto alle odierne commedie di Virzì? Probabilmente un humus di partenza di radicale disperazione, caducità, impotenza che coinvolga e impregni di sè tutta la messa in scena; e un’esigenza di radicalizzare, deformare, render brutali situazioni, personaggi e maschere attoriali che porti il film ai limiti dell’insostenibilità. L’universo umano che traspare da film come Amici miei, L’armata Brancaleone e Un borghese piccolo piccolo ci appare tanto estremo quanto manchevole, malato, dolorante: gli amici cinquantenni che spingono il pedale della derisione e della beffa fino allo stremo, fino all’infarto, non prendendo, in superficie, niente sul serio invece di affrontare le proprie frustrazioni, le proprie paure nei confronti dell’esterno, la propria difficoltà a scegliersi, a legarsi propositivamente e emotivamente con l’altro; la fame, la miseria atavica e stringente, la fragilità e l’inutilità dell’individuo che caratterizzano un’armata medievale, cui fa da contrappunto il nulla e la desolazione naturale ambientale in cui si muove; il borghese perdente che ripone ogni aspettativa di rivalsa sociale sul figlio. Anche il contesto in cui i personaggi operano si impone nella sua asfissia, crudezza, freddezza di toni, da condannarli a un destino di solitudine, di incompletezza, di sofferenza. In opposizione a tanta negatività di immaginario colpisce invece il forte calore, sentimento di pietà, afflato umano con cui l’autore insegue i suoi antieroi; lo scandalo della poetica monicelliana consiste forse proprio in questo parossistico paradosso e sadomasochismo, in questa partecipe sofferenza: uno scollamento radicale fra una lucidità eversiva, brutale di giudizio, un’ironia che (ci) denuda, e una vicinanza viscerale, un’identificazione maschile e cameratesca, un affetto e tenerezza per tanta umana veracità e imperfezione; coscienza dei nostri limiti, del nostro nulla e coscienza della nostra irrinunciabilità a noi stessi e ai nostri simili
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[+] troppo lunga
(di rocco)
[ - ] troppo lunga
[+] come si sta bene fra noi fra uomini...
(di conte mascetti)
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paolo 67
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giovedì 15 dicembre 2011
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così si divertiva l'italia del '75
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L'inizio notturno con le note di Carlo Rustichelli definisce il carattere dei protagonisti e del film, quella malinconia ribalda che cerca nell'incontro e nello scherzo di superare la solitudine e la disperazione di un fallimento esistenziale dietro la facciata della professione, nell'incapacità per poco impegno, per sfiducia di un inserimento costruttivo nella società. Germi, che affidò il film che aveva scritto all'amico Monicelli per l'aggravarsi della malattia, esprime i sentimenti contraddittori di un intellettuale nei riguardi del divertimento plebeo, criticando quello gratuito e in sostanza regressivo e reazionario di chi si rifiuta di crescere. Monicelli però non approfondisce troppo questo aspetto, preferendo lavorare (assai bene) sul grottesco più che sul tragico.
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L'inizio notturno con le note di Carlo Rustichelli definisce il carattere dei protagonisti e del film, quella malinconia ribalda che cerca nell'incontro e nello scherzo di superare la solitudine e la disperazione di un fallimento esistenziale dietro la facciata della professione, nell'incapacità per poco impegno, per sfiducia di un inserimento costruttivo nella società. Germi, che affidò il film che aveva scritto all'amico Monicelli per l'aggravarsi della malattia, esprime i sentimenti contraddittori di un intellettuale nei riguardi del divertimento plebeo, criticando quello gratuito e in sostanza regressivo e reazionario di chi si rifiuta di crescere. Monicelli però non approfondisce troppo questo aspetto, preferendo lavorare (assai bene) sul grottesco più che sul tragico. Ne è risultato un film scanzonato, anche se crudele, che però non può evitare una nota cupa dovuta anche agli anni critici che l'Italia stava vivendo, di cui il film può dirsi un'analisi satirica, ben resa dalla fotografia livida di Luigi Kuveiller. Germi era molto severo con L'Italia, che condannava nella cronica irresponsabilità civile dei protagonisti. Ma il film, con l'amarognolo che ne aumenta la forza, resta beffardamente allegro (e giustamente volgare), un colpo messo a segno dalla rediviva commedia all'italiana con grandi e simpatici attori, beniamini del pubblico (Tognazzi, che inventa il gioco di parole sulla "supercazzola", interpreta il personaggio forse più riuscito) e brave attrici, dalla sensibile Milena Vukotic alla bella Silvia Dionisio.
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benny
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giovedì 10 maggio 2007
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la super cazzola...
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Un vero e proprio cult della vecchia commedia all'italiana,con attoroni in stato di grazia,"Amici Miei" racconta le burlate o meglio zingarate di quattro amici burloni(a cui poi s'aggiungerà un quinto,il proffessor Sassaroli)sullo sfondo meraviglioso dei colli toscani,indimenticabili i personaggi,Tognazzi ed il suo conte Macetti,conte che ha divorato il proprio impero,donnaiolo,fregaiolo,ma che non perde la sua classe,l'architetto Melandri(Moschin),il brrista Necchi(qui interpretato da Duilio Del Prete)il giornalista Perozzi,con un figlio alquanto insopportabile e il propfessor Sassaroli(Celi)...la sequenza in cui alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze,i cinque amici schiaffeggiano i passeggeri del treno e memorabile.
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Un vero e proprio cult della vecchia commedia all'italiana,con attoroni in stato di grazia,"Amici Miei" racconta le burlate o meglio zingarate di quattro amici burloni(a cui poi s'aggiungerà un quinto,il proffessor Sassaroli)sullo sfondo meraviglioso dei colli toscani,indimenticabili i personaggi,Tognazzi ed il suo conte Macetti,conte che ha divorato il proprio impero,donnaiolo,fregaiolo,ma che non perde la sua classe,l'architetto Melandri(Moschin),il brrista Necchi(qui interpretato da Duilio Del Prete)il giornalista Perozzi,con un figlio alquanto insopportabile e il propfessor Sassaroli(Celi)...la sequenza in cui alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze,i cinque amici schiaffeggiano i passeggeri del treno e memorabile...Pur avendo un linguaggio un po spinto per l'epoca e ripiegandosi un po in un gergo piuttosto dialettare,resta una delle migliori commedie di tutti i tempi...
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[+] nomi dei protagonisti
(di anonimo49479)
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