luigi chierico
|
sabato 29 giugno 2013
|
come andare a teatro
|
|
|
|
Tratto da un lavoro teatrale di David Mamet, che ne ha curato la sceneggiatura, il film è un pezzo di teatro prestato al cinema. Non vedere lo schermo ma un palcoscenico; è quello della vita su cui tutti ci muoviamo per conquistare il primo piano, l’applauso.
Tra la polvere di un vecchio palcoscenico di legno, come è il mondo, battuto da tanti artisti,emerge sempre qualcuno, gli altri andranno “ due volte sugli altari e due volte nella polvere”.
Questa è la guerra per il potere, non ci sono limiti e coscienze a porre a freno la corsa senza risparmio di colpi, i migliori sopravviveranno, gli altri soccombono; poi arriva sempre il turno dei migliori, superati da altri ancora migliori.
Lasciamo che il senso dell’umanità e il rispetto dell’uomo siano di guida al successo meritocratico e che la famiglia e non il lavoro ci veda impegnati alla ricerca del vero successo, che è quello che ci fa dire: finalmente a casa mia, con il sorriso negli occhi, guardando moglie e figli.
[+]
Tratto da un lavoro teatrale di David Mamet, che ne ha curato la sceneggiatura, il film è un pezzo di teatro prestato al cinema. Non vedere lo schermo ma un palcoscenico; è quello della vita su cui tutti ci muoviamo per conquistare il primo piano, l’applauso.
Tra la polvere di un vecchio palcoscenico di legno, come è il mondo, battuto da tanti artisti,emerge sempre qualcuno, gli altri andranno “ due volte sugli altari e due volte nella polvere”.
Questa è la guerra per il potere, non ci sono limiti e coscienze a porre a freno la corsa senza risparmio di colpi, i migliori sopravviveranno, gli altri soccombono; poi arriva sempre il turno dei migliori, superati da altri ancora migliori.
Lasciamo che il senso dell’umanità e il rispetto dell’uomo siano di guida al successo meritocratico e che la famiglia e non il lavoro ci veda impegnati alla ricerca del vero successo, che è quello che ci fa dire: finalmente a casa mia, con il sorriso negli occhi, guardando moglie e figli.
Torniamo al film in cui si muovono mostri sacri del cinema : Americani !!!
Il cast: Jack Lemmon, Ed Harris, Alec Baldwin, Jonathan Pryce, Al Pacino
Tutti encomiabili, la gara al successo diventa gara di recitazione , uno scontro ininterrotto di battute, di azioni…che salgono e scendono come in borsa.
Teatro puro ad alto livello al costo di un biglietto d’ingresso in una sala cinematografica, forse neanche delle migliori, a chi interessa il teatro, un film al maschile, senza languide carezze? A pochi, ma provate ad andarci se amate il teatro e ne uscirete soddisfatti, non capita facilmente di assistere ad un capolavoro.
chigi
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
linda polverari
|
venerdì 20 novembre 2009
|
una perla di teatro puro
|
|
|
|
Una filiale di un’agenzia immobiliare di Chicago è in crisi. Per risollevarne le sorti, un cambio al vertice. Il quale stabilisce nuove disposizioni societarie: l’agente che realizzerà il maggior numero di vendite per la fine del mese, vincerà una Cadillac; per il secondo classificato, un servizio di coltelli da cucina; terzo premio, per tutti gli altri, il licenziamento. Fra gli agenti si scatena la caccia al cliente. Sono tutti dei poveri disperati, sia chi fa il gradasso, pesta i piedi agli altri, non si cura di niente e di nessuno; sia chi è già consapevole del proprio fallimento, chi rifiuta questo gioco al suicidio. In un mondo di lupi, dove tutto è mercificato dove il valore di un uomo si giudica dal tasso di produttività, patetici burattini, disposti a tutto pur di non annegare, lottano per la sopravvivenza nel loro micromondo: l’ufficio, dove la competizione è l’unica energia per sentirsi vivi.
[+]
Una filiale di un’agenzia immobiliare di Chicago è in crisi. Per risollevarne le sorti, un cambio al vertice. Il quale stabilisce nuove disposizioni societarie: l’agente che realizzerà il maggior numero di vendite per la fine del mese, vincerà una Cadillac; per il secondo classificato, un servizio di coltelli da cucina; terzo premio, per tutti gli altri, il licenziamento. Fra gli agenti si scatena la caccia al cliente. Sono tutti dei poveri disperati, sia chi fa il gradasso, pesta i piedi agli altri, non si cura di niente e di nessuno; sia chi è già consapevole del proprio fallimento, chi rifiuta questo gioco al suicidio. In un mondo di lupi, dove tutto è mercificato dove il valore di un uomo si giudica dal tasso di produttività, patetici burattini, disposti a tutto pur di non annegare, lottano per la sopravvivenza nel loro micromondo: l’ufficio, dove la competizione è l’unica energia per sentirsi vivi.I colleghi non sono altro che rivali, in una realtà in cui per chiudere un contratto non si esita a mentire, ingannare, approfittare della buonafede altrui. Il Capo ufficio, odioso, detiene un potere assoluto perché è l’unico ad avere gli indirizzi dei migliori polli da agganciare per la stipula di un contratto. E non ha intenzione di rivelarli a dei falliti come loro.Il tutto si tinge di giallo, quando, nell’ultima notte prima della premiazione, avviene il furto dei suddetti elenchi e dei contratti. Allora sarà la fine dell’etica professionale, la sconfitta e la rovina di chi ha perso anche la dignità: colui che per disperazione si è reso responsabile del furto.Girato, per la maggior parte delle scene, dentro una sola stanza, con inquadrature fisse, una splendida fotografia e una regia intelligente, il film è teatro puro. Dialoghi serrati e pungenti recitati da grandissimi attori come Al Pacino e Jack Lemmon.Il film meriterebbe di essere visto solo per la magnifica straziante interpretazione di Jack Lemmon, qui in una delle sue ultime apparizioni. Al Pacino straordinario nella parte dello scaltro agente Ricky Roma, tanto da aggiudicarsi una candidatura all’Oscar. Alec Baldwin, Ed Harris, Jonathan Pryce e Kevin Spacey tutti bravissimi in questo film diretto, concreto, raffinato ed elegante.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a linda polverari »
[ - ] lascia un commento a linda polverari »
|
|
d'accordo? |
|
flavio
|
lunedì 28 marzo 2005
|
il vero teatro al cinema (non dogville).
|
|
|
|
Un cast da brividi, per una "storiella" teatrale, che per tre quarti di film è resa con luci e tonalità che potrebbero ricordare il quadro del bar di Edward Hopper. E in questo contesto solo gli attori: maestria di Al Pacino e Lemmon, solo per citare due dei venditori "bastardi", pronti a tutto, forgiati in modo così reale dalla sceneggiatura e dai dialoghi di Mamet (Premio Pulitzer). Guardate l'interpretazione di Jack Lemmon e... il primo monologo di Al Pacino nel ristorante cinese e ditemi se non è puro godimento (e/o arte) questo piccolo film che ha bisogno di due inquadrature esterne proprio perché "devono" esserci visto che si parla di cinema. Da vedere assolutamente.
|
|
[+] lascia un commento a flavio »
[ - ] lascia un commento a flavio »
|
|
d'accordo? |
|
alieno
|
domenica 4 settembre 2011
|
disperata sopravvivenza
|
|
|
|
Uomini che lavorano, portati alla disperazione e alla competizione di squadra per la loro sopravvivenza professionale. La classifica del valore di questi personaggi è stilata inesorabilmente da quanto questi riescono a vendere (terreni) dove come premio viene concessa a uno di loro una Cadilac e come punizione alla loro nullità il licenziamento. E' una di quelle infamie perpetrate dagli uomini che spesso calpestano i sentimenti degli altri senza accorgersi che siamo tutti sulla stessa barca sospinti dal bisogno di vivere con dignità giorno dopo giorno fino alla fine dei nostri giorni. C'è chi non vive con dignità e onestà. Mi riferisco ai ladri e ai disonesti dal guadagno facile ottenuto in pochi istanti.
[+]
Uomini che lavorano, portati alla disperazione e alla competizione di squadra per la loro sopravvivenza professionale. La classifica del valore di questi personaggi è stilata inesorabilmente da quanto questi riescono a vendere (terreni) dove come premio viene concessa a uno di loro una Cadilac e come punizione alla loro nullità il licenziamento. E' una di quelle infamie perpetrate dagli uomini che spesso calpestano i sentimenti degli altri senza accorgersi che siamo tutti sulla stessa barca sospinti dal bisogno di vivere con dignità giorno dopo giorno fino alla fine dei nostri giorni. C'è chi non vive con dignità e onestà. Mi riferisco ai ladri e ai disonesti dal guadagno facile ottenuto in pochi istanti. L'onestà non paga ed è per questo che gli uomini del film descritti sopra tentano il tutto per tutto pur di ottenere un contratto sconfinando dai loro ideali, dalla loro onestà, costretti dalla dura legge della sopravvivenza commerciale e finanziaria americana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alieno »
[ - ] lascia un commento a alieno »
|
|
d'accordo? |
|
robert de nirog
|
lunedì 9 novembre 2020
|
il teatro arriva sul grande schermo
|
|
|
|
Una piece teatrale di David Mamet che gli valse il Pulitzer viene adattata per il grande schermo dal regista Foley. Adattare una piece teatrale per farne un film necessita per la sua riuscita di un grande cast in gran spolvero. E in questa opera i giganti di certo non mancano e per fortuna sono anche in stato di grazia. Specie i mostri sacri Jack Lemmon e Al Pacino, ma anche Alec Baldwin, Kevin Spacey ed Ed Harris. La trama del film ripercorre 24 ore o poco più all'interno di una agenzia immobiliare in crisi. Alec Baldwin viene mandato in questo ufficio dai suoi capi della direzione centrale a dare una lavata di capo ai 4 agenti: solo i primi due in classifica con le vendite saranno confermati mentre gli altri due se ne dovranno andare a casa.
[+]
Una piece teatrale di David Mamet che gli valse il Pulitzer viene adattata per il grande schermo dal regista Foley. Adattare una piece teatrale per farne un film necessita per la sua riuscita di un grande cast in gran spolvero. E in questa opera i giganti di certo non mancano e per fortuna sono anche in stato di grazia. Specie i mostri sacri Jack Lemmon e Al Pacino, ma anche Alec Baldwin, Kevin Spacey ed Ed Harris. La trama del film ripercorre 24 ore o poco più all'interno di una agenzia immobiliare in crisi. Alec Baldwin viene mandato in questo ufficio dai suoi capi della direzione centrale a dare una lavata di capo ai 4 agenti: solo i primi due in classifica con le vendite saranno confermati mentre gli altri due se ne dovranno andare a casa. L'opera di Mamet come anche il film di Foley cercano di scavare le diverse reazioni nel profondo dell'animo umano di fronte ad una tragedia (la perdita del lavoro) imminente. Chi è sicuro di se e di farcela, chi si butta capofitto per salvare il salvabile, chi trama ed escogita una scorciatoia, chi quasi si rassegna all'inevitabile. Lo sviluppo del film analizza bene le personalità e i caratteri dei protagonisti. La sceneggiatura è di rilievo e come detto l'interpretazione regge alla grande. Alla regia basta il minimo sindacale per portare a casa il risultato. (ps: peccato quella traduzione del titolo in italiano ...)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a robert de nirog »
[ - ] lascia un commento a robert de nirog »
|
|
d'accordo? |
|
carloalberto
|
giovedì 20 maggio 2021
|
sceneggiatura capolavoro, lemmon da oscar
|
|
|
|
La sceneggiatura di Mamet è un capolavoro, il resto lo fanno gli attori che formano un cast mirabolante nel quale spiccano la performance attoriale di Al Pacino e la straordinaria e commovente interpretazione di Lemmon, che avrebbe. Invero, meritato l’Oscar. Alla regia di Foley rimane ben poco da aggiungere a quest’opera, in sé perfetta, ideata per una messa in scena teatrale e adattata per il cinema dallo stesso Mamet. Il turpiloquio costante e la ripetizione nevrotica di una sola idea ossessiva, avere i contatti giusti ovvero i nominativi di potenziali clienti, nei dialoghi serrati e ritmati di un manipolo di venditori immobiliari, ben rendono l’ambiente di lavoro e la psicologia di uomini costretti ad essere falsamente gentili ed obbligati a concludere un certo numero di contratti per incassare le provvigioni e sopravvivere oppure aspirare al premio di produzione, una Cadillac, simbolo del benessere economico da raggiungere a tutti i costi per non sentirsi dei falliti nell’America edonistica di quell’epoca.
[+]
La sceneggiatura di Mamet è un capolavoro, il resto lo fanno gli attori che formano un cast mirabolante nel quale spiccano la performance attoriale di Al Pacino e la straordinaria e commovente interpretazione di Lemmon, che avrebbe. Invero, meritato l’Oscar. Alla regia di Foley rimane ben poco da aggiungere a quest’opera, in sé perfetta, ideata per una messa in scena teatrale e adattata per il cinema dallo stesso Mamet. Il turpiloquio costante e la ripetizione nevrotica di una sola idea ossessiva, avere i contatti giusti ovvero i nominativi di potenziali clienti, nei dialoghi serrati e ritmati di un manipolo di venditori immobiliari, ben rendono l’ambiente di lavoro e la psicologia di uomini costretti ad essere falsamente gentili ed obbligati a concludere un certo numero di contratti per incassare le provvigioni e sopravvivere oppure aspirare al premio di produzione, una Cadillac, simbolo del benessere economico da raggiungere a tutti i costi per non sentirsi dei falliti nell’America edonistica di quell’epoca. E’ un microcosmo che rappresenta l’intera società americana, fondata su un sistema impietoso che esalta il successo individuale, comunque ottenuto, e frustra i perdenti, soprattutto gli onesti, in una lotta tra pescecani, in cui il più debole è destinato a soccombere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
michelangeloscali
|
sabato 25 marzo 2017
|
il sogno americano si fa incubo
|
|
|
|
ATTENZIONE: PUÒ CONTENERE SPOILER
Americani, si può dirlo senza timore, è il film definitivo sul cosiddetto Sogno Americano per come apparso negli anni '90 del Novecento, uscito peraltro proprio negli anni '90 del Novecento.
Si potrebbe portare a paragone Il Grande Lebowski, ma Americani punta rappresentazione pura e semplice, non alla satira.
[+]
ATTENZIONE: PUÒ CONTENERE SPOILER
Americani, si può dirlo senza timore, è il film definitivo sul cosiddetto Sogno Americano per come apparso negli anni '90 del Novecento, uscito peraltro proprio negli anni '90 del Novecento.
Si potrebbe portare a paragone Il Grande Lebowski, ma Americani punta rappresentazione pura e semplice, non alla satira.
Siamo negli uffici di un'agenzia di vendita immobiliare che usa i metodi del call center: l'agente chiama dei perfetti sconosciuti (i quali hanno però lasciato incautamente i loro dati), insistendo finché non ottiene un appuntamento. Trovatosi faccia a faccia con il potenziale cliente, l'agente tenterà di fargli acquistare degli immobili.
Ma la filiale dei protagonisti ha un problema. Gli agenti che vi operano sono il fanalino di coda della Compagnia, e un motivatore appositamente inviato dalla sede centrale li pone di fronte al dilemma: chi venderà di più otterrà la famigerata Cadillac, premio per il venditore del mese; l'ultimo invece sarà licenziato. Il fatto che il primo premio sia appunto una Cadillac e il secondo un set di coltelli da bistecca la dice lunga su quanto la competizione tipica del precariato sia giunta al suo limite estremo, ai confini del ridicolo.
I Nostri sono quindi l'ultima ruota del carro, e c'è di tutto: dal timido e nervoso Aaronow a Shelley Levene, apparentemente uno scafato venditore della vecchia scuola, in realtà poco più di un disperato (chi vi ha riconosciuto Gil de I Simpson ha visto bene), a Dave Moss, disperato anche lui ma con grandi ambizioni. Su su fino a Ricky Roma, l'astro nascente, al vertice della classifica delle vendite e che punta alla Cadillac, protagonista di un monologo sul senso della vita che però (guarda caso) porta l'ascoltatore dove non si aspetterebbe.
Da questa premessa ci viene mostrata la notte decisiva per la vita dei protagonisti e le loro miserie, disperazioni, piccole o grandi truffe a danno di consumatori, clienti, superiori, colleghi.
E in effetti il film è questo: gente che finge di avere una segretaria parlando a vuoto mentre il cliente attende in linea al telefono, truffe vere e proprie, false identità millantate per riuscire a rompere il ghiaccio, situazioni in cui una parola è capace di distruggere una carriera, e di riflesso la nascita di una nuova omertà, quella del business e delle clausole scritte in piccolo.
Dopo aver assistito a tutto questo, anche il furto dei contatti dei potenziali clienti, il crimine vero, appare meno credibile, meno criminoso: chi è più delinquente, un disperato che ruba una lista di contatti o chi appioppa un rudere a una persona colpevole solo di aver risposto al telefono?
E il ladro è davvero così innocente? E l'agente importuno è davvero così colpevole?
E chi siamo noi? Siamo quelli che hanno risposto al telefono, quelli che hanno messo la spunta sul trattamento dati personali “ai sensi del D.Lgs. 196/2003”? Siamo Mitch&Murray, sfruttatori dei cosiddetti “agenti” (in realtà veri e propri subordinati, suscettibili di essere licenziati con un gesto)? O magari siamo proprio gli agenti, e anche noi facciamo del male, anche se solo per sopravvivere?
Ed è sostenibile tutto questo? È giusto lavorare in condizioni simili? O non è forse un nuovo nazismo, alla cui Norimberga risponderemo: “Io ho solo obbedito agli ordini”?
Con l'ultima inquadratura Foley e Mamet sembrano darci una risposta: tutto continuerà esattamente come prima.
Ed è triste ammetterlo, ma il fatto che il film sia del 1992 la conferma in pieno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michelangeloscali »
[ - ] lascia un commento a michelangeloscali »
|
|
d'accordo? |
|
paolp78
|
domenica 18 ottobre 2020
|
piacevolmente travolti da un fiume di parole
|
|
|
|
Tratto da un'opera teatrale, appartiene a quella categoria di film che puntano tutto sui dialoghi e sulla bravura degli interpreti, in quanto l'intera storia si svolge in pochi ambienti, senza pertanto richiedere riprese particolari, né altro tipo di virtuosismo registico, e neppure particolari scenografie, costumi, effetti scenici o quant'altro. In sostanza il soggetto è molto più adatto alla rappresentazione teatrale, per cui in effetti è stato concepito, piuttosto che a quella cinematografica.
Tutto ciò detto, il film funziona lo stesso benissimo, intrattenendo e coinvolgendo lo spettatore in modo sempre più intenso, sino all'ottimo finale.
[+]
Tratto da un'opera teatrale, appartiene a quella categoria di film che puntano tutto sui dialoghi e sulla bravura degli interpreti, in quanto l'intera storia si svolge in pochi ambienti, senza pertanto richiedere riprese particolari, né altro tipo di virtuosismo registico, e neppure particolari scenografie, costumi, effetti scenici o quant'altro. In sostanza il soggetto è molto più adatto alla rappresentazione teatrale, per cui in effetti è stato concepito, piuttosto che a quella cinematografica.
Tutto ciò detto, il film funziona lo stesso benissimo, intrattenendo e coinvolgendo lo spettatore in modo sempre più intenso, sino all'ottimo finale.
Riguardo al soggetto, la caratteristica che maggiormente si apprezza è quella di avere ambientato l'opera nel mondo degli immobiliaristi, che risulta perfetto ed azzeccatissimo per giustificare la necessaria verbosità dell'opera, che trova proprio su questa caratteristica il suo punto di forza.
La sceneggiatura è buonissima; particolarmente apprezzabile la descrizione psicologica dei personaggi, tutti molto interessanti e ben approfonditi.
I dialoghi, compresi i monologhi ovviamente, sono apprezzabili, pur non restando indimenticabili.
La regia quasi non si nota, del resto in una pellicola del genere non viene richiesto nulla di particolare a chi sta dietro la macchina da presa, che se non ha trovate geniali deve semplicemente limitarsi a dirigere gli interpreti ed affidarsi infine alle loro capacità.
La recitazione è quindi il punto fondamentale della pellicola ed è appunto ciò che permette a quest'opera di eccellere. Il cast di altissimo livello non delude; molto bravi Ed Harris e Alan Arkin, che riescono a ben rendere i caratteri dei loro personaggi; Kevin Spacey è perfetto nel ruolo e riesce a lasciare il segno nel finale con un'interpretazione misurata ed incisiva; Alec Baldwin, che sta in scena il tempo di un monologo, non convince con pienezza; al contrario Al Pacino non tradisce mai, offrendo una prova intensa e di alto valore artistico; ma la parte del gigante la fa il vecchio Jack Lemmon, un attore meraviglioso, che fa emozionare ed impartisce una lezione di recitazione semplicemente memorabile.
La traduzione italiana del titolo fa intendere come ancora nei primi anni '90 il mondo delle vendite selvagge fosse avvertito come un qualcosa di lontano dalla nostra realtà, qualcosa da confinare oltreoceano: credo che oggi non si percepisca più tutta questa distanza ...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolp78 »
[ - ] lascia un commento a paolp78 »
|
|
d'accordo? |
|
jonnylogan
|
giovedì 6 maggio 2021
|
l''arte di vendere
|
|
|
|
In una notte piovosa la filiale di un’agenzia immobiliare sta per subire una rivoluzione. L’arrivo di Blake, responsabile inviato dalla sede centrale, mira a spronare i quattro agenti presenti a uscire e vendere, in palio c’è infatti una fiammante Cadillac, per chi invece non dovesse riuscire a migliorare i propri standard l’epilogo può solo essere il licenziamento. Nell’arco di una sola notte i quattro venditori dovranno capire cosa sarà del loro futuro.
Tratto da una pièce teatrale firmata da David Mamet, due volte candidato agli Oscar e nel 1984 vincitore del Pulitzer proprio per questa denuncia cruda e molto personale dell’ America Reaganiana degli anni ’80.
[+]
In una notte piovosa la filiale di un’agenzia immobiliare sta per subire una rivoluzione. L’arrivo di Blake, responsabile inviato dalla sede centrale, mira a spronare i quattro agenti presenti a uscire e vendere, in palio c’è infatti una fiammante Cadillac, per chi invece non dovesse riuscire a migliorare i propri standard l’epilogo può solo essere il licenziamento. Nell’arco di una sola notte i quattro venditori dovranno capire cosa sarà del loro futuro.
Tratto da una pièce teatrale firmata da David Mamet, due volte candidato agli Oscar e nel 1984 vincitore del Pulitzer proprio per questa denuncia cruda e molto personale dell’ America Reaganiana degli anni ’80. Il film uscito nel 1992 narra la pena di chi non riesce più a trovare pace attraverso la più spietata delle professioni, il venditore che, al termine di una sola notte, può passare dal successo alla quasi certa rovina. A spronare i quattro protagonisti tutti capaci d’incarnare le debolezze umane e i problemi di chiunque si trovi a un passo dal licenziamento, e il loro capo filiale Williamson, portato in scena da un poco più che trentenne Kevin Spacey ancora a inizio carriera, un Alec Baldwin che alterna molte offese e poche parole d’incoraggiamento per il futuro vincitore del premio e i prossimi disoccupati.
Diretto dal poco celebrato James Foley, perennemente in bilico fra pellicole d’azione (the Corruptor) e più recentemente di cassetta (Cinquanta sfumature di Nero e Cinquanta sfumature di Rosso), che quasi trent’anni or sono portò in scena un manipolo di attori capace di completarsi con le vette recitative raggiunte da Jack Lemmon, premiato a Venezia con la Coppa Volpi, padre a un passo dalla pensione e venditore disperato caduto in disgrazia, e Al Pacino, scaltro venditore che sa come avvicinare la propria preda al punto di arrivare a un passo, uno solo, dalla statuetta Oscar. Turpiloquio, il buio degli interni e una fotografia che rende il dramma sempre più simile a una pellicola di genere hard – boiled, sono il marchio di fabbrica di un film che difficilmente si riesce a dimenticare al punto di volerlo, potendolo, rivedere anche nel buio di un teatro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
venerdì 28 gennaio 2022
|
elegante critica all'arrivismo americano
|
|
|
|
James Forley ci presenta una elegante critica all'arrivismo americano. All'esasperazione del profitto come unica ragione di vita. Che mette colleghi contro, pronti a pugnalarsi alle spalle pur di scalare una classifica e vincere una auto di lusso. Gli assicuratori di una società di Chicago vengono messi alle strette dalla sede centrale, poiché poco remunerativi. E così, se non portano a casa il risultato, saranno licenziati. Ciò li metterà tutti contro tutti, fino all'epilogo spiazzante, dove il colpevole del maltolto è proprio il meno sospettabile. La pellicola si svolge quasi tutta nello studio dell'agenzia ed oltre a ciò, a risaltare la bravura dello straordinario cast, è il fatto che sia molto parlato.
[+]
James Forley ci presenta una elegante critica all'arrivismo americano. All'esasperazione del profitto come unica ragione di vita. Che mette colleghi contro, pronti a pugnalarsi alle spalle pur di scalare una classifica e vincere una auto di lusso. Gli assicuratori di una società di Chicago vengono messi alle strette dalla sede centrale, poiché poco remunerativi. E così, se non portano a casa il risultato, saranno licenziati. Ciò li metterà tutti contro tutti, fino all'epilogo spiazzante, dove il colpevole del maltolto è proprio il meno sospettabile. La pellicola si svolge quasi tutta nello studio dell'agenzia ed oltre a ciò, a risaltare la bravura dello straordinario cast, è il fatto che sia molto parlato. D'altronde, il cast è formato da attori dal calibro di Jack Lemmon, Ed Harris, Alec Baldwin, Jonathan Pryce, Al Pacino, Alan Arkin. Per fortuna, sono stati esaltati al meglio. Da sottolineare che non c'è alcuna presenza femminile. Il che è insolito e molto raro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
|