davide chiappetta
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domenica 2 marzo 2014
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the great escape
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Diretto da John Sturges, regista di western cult come “Sfida all’OK Corral” e “I magnifici sette”, che ha sempre preferito la storia allo stile di regia, “La grande fuga” è diventato uno dei film più famosi del genere cosiddetto “d’evasione”, ovvero incentrati su tentate fughe dei protagonisti dalle loro celle. Ed era difficile che ciò non avvenisse, visto che la pellicola ricostruisce forse la più grande evasione mai realizzata nella storia, quella attuata dagli anglosassoni prigionieri del campo tedesco Stalag luft nord, tramandata da uno dei pochi sopravvissuti Paul Brickhill in un libro da cui l’opera prende origine.
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Diretto da John Sturges, regista di western cult come “Sfida all’OK Corral” e “I magnifici sette”, che ha sempre preferito la storia allo stile di regia, “La grande fuga” è diventato uno dei film più famosi del genere cosiddetto “d’evasione”, ovvero incentrati su tentate fughe dei protagonisti dalle loro celle. Ed era difficile che ciò non avvenisse, visto che la pellicola ricostruisce forse la più grande evasione mai realizzata nella storia, quella attuata dagli anglosassoni prigionieri del campo tedesco Stalag luft nord, tramandata da uno dei pochi sopravvissuti Paul Brickhill in un libro da cui l’opera prende origine.
Il film si divide sostanzialmente in due parti, la prima che narra in dettaglio la preparazione dell’astuto piano, e la seconda che invece insegue i diversi protagonisti, durante la vera e propria fuga dal campo. Due parti che si distinguono per il tono e il ritmo della narrazione: difatti ad un inizio dal clima quasi scherzoso, inusitato per un’ambientazione in un campo di prigionia, che fa un pò il verso al capolavoro 'Stalag 17' del grande Wilder, e ci racconta i singolari preparativi dei baldanzosi personaggi, nel quale dobbiamo ammetterlo ci si perde anche in qualche lungaggine, segue un epilogo dai risvolti decisamente drammatici, in cui vediamo repentinamente svanire man mano i sogni di fuga di gran parte degli evasi, compreso quello più scenografico in motocicletta di Steve McQuenn, in una sequenza entrata nella storia del cinema. Ne deriva alla fine uno spettacolo avvincente, che prima diverte e poi rattrista, purtroppo non capace però, per via di una certa convenzionalità di stampo Hollywoodiano della messinscena, di toccare profondamente il cuore.
Sapiente la regia di Sturges: belle le carrellate negli angusti tunnel scavati dai prigionieri, così come la gestione dei vari fili narrativi, essenziale per un film corale come questo (l’unica nomination ottenuta agli Oscar è stata proprio per il montaggio). Da non dimenticare inoltre la celebre colonna sonora di Elmer Bernstein, e il cast di primo ordine presente, in cui al già citato McQuenn si aggiungono James Garner, Richard Attenborough, Charles Bronson e James Coburn, per una pellicola che ha portato in maniera più che degna al cinema una grande storia. Forse tre ore ambientate nello stesso luogo sono un po' esagerate ma il film per la grande bravura di Sturges non da tregua, alcune scene sono da cardiopalma e il finale è perfetto.
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luca scialò
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sabato 27 novembre 2010
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mai mettere insieme specialisti della fuga
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In un campo nazista per prigionieri di guerra, costruito appositamente per evasori specializzati, vengono riuniti diversi esperti di fuga da prigioni militari. Un errore clamoroso, giacché già al primo giorno pensano a come organizzarsi per evadere. Tra loro c'è il capitano Virgil Hilts, il quale ha al suo attivo 18 evasioni, e che dopo alcuni tentativi di fuggire andati male, decide di collaborare con gli altri.
Coadiuvati dal maggiore Roger Bartlett, da loro chiamato "Big X", progetteranno una fuga sotterranea creando tre tunnel con pazienza, parsimonia e astuzia. Ma i nazisti sapranno come mettergli i bastoni tra le ruote.
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In un campo nazista per prigionieri di guerra, costruito appositamente per evasori specializzati, vengono riuniti diversi esperti di fuga da prigioni militari. Un errore clamoroso, giacché già al primo giorno pensano a come organizzarsi per evadere. Tra loro c'è il capitano Virgil Hilts, il quale ha al suo attivo 18 evasioni, e che dopo alcuni tentativi di fuggire andati male, decide di collaborare con gli altri.
Coadiuvati dal maggiore Roger Bartlett, da loro chiamato "Big X", progetteranno una fuga sotterranea creando tre tunnel con pazienza, parsimonia e astuzia. Ma i nazisti sapranno come mettergli i bastoni tra le ruote.
Uno dei tanti film ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, riunisce ottimi attori e una storia avvincente e molto dettagliata. Tanto dettagliata che la durata è di oltre 3 ore e mezzo, e forse l'eccessiva lunghezza può essere considerata una pecca e un difetto. Ma con un pò di pazienza e qualche pausa che ripristina l'attenzione, il film è davvero godibile; anche perché la storia varia di tanto in tanto contesto e aggiunge sempre nuovi elementi.
Meno passabile qualche americanata di troppo, soprattutto nelle scene della fuga. Elementi che comunque rendono il film entusiasmante e mai soporifero.
Bravo Steve McQueen, che interpreta il capitano Virgil Hilts; attore ormai maturo che si appresta a diventare leggenda del cinema americano.
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eugen
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domenica 1 ottobre 2023
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nel 1963 il tema guerra era ancora"forte"
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Decisamente, nel 1963, il ricordo della guerra(seconda mondiale, ovviamente)era ancora attuale e questo film di John Sturges, "The great Escape"(scritto da James Clavell e W.R.Burnett dal romanzo di Paul Brickhill, australiano, egli stesso internato come pilota, ovviamente"nemico"in un campo di concentramento nazista nel 1943. Qui si tratta di un lager per ufficiali inglesi e USA Stalag Luft III, dove si progetta un'evasione e dove sembra che le condizioni esterne(ossia il fatto che il cmapo di concentramento fosse gestito dalla Luftwaffe invece che dalle SS o dalla Gestapo)favoriscano in qualche modo la riuscita di questa pericolosa "operazione". IN realta'tutto il progetto fallira', nel senso che, a evasione attuata, i fuggiaschi verrano o fucilati appena individuati oppure "processati"in un processo farsa e successivamente uccisi/passati per le armi).
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Decisamente, nel 1963, il ricordo della guerra(seconda mondiale, ovviamente)era ancora attuale e questo film di John Sturges, "The great Escape"(scritto da James Clavell e W.R.Burnett dal romanzo di Paul Brickhill, australiano, egli stesso internato come pilota, ovviamente"nemico"in un campo di concentramento nazista nel 1943. Qui si tratta di un lager per ufficiali inglesi e USA Stalag Luft III, dove si progetta un'evasione e dove sembra che le condizioni esterne(ossia il fatto che il cmapo di concentramento fosse gestito dalla Luftwaffe invece che dalle SS o dalla Gestapo)favoriscano in qualche modo la riuscita di questa pericolosa "operazione". IN realta'tutto il progetto fallira', nel senso che, a evasione attuata, i fuggiaschi verrano o fucilati appena individuati oppure "processati"in un processo farsa e successivamente uccisi/passati per le armi). Film"spettacolare", ben diretto, seguendo i canoni del genere, da Sturges, il fim mostra che certi uficiali tedeschi non erano precisamente imprengati di maentalita'nazista, ma che comunque obbdeivano, senza disuctere, a quanto veniva loro ordinato. Ottimi intrepreti, tra cui Steve Mc Queeun, James Garner un quasi irroconsibile(non ancora famoso)Charles Bronson, Richard Attenborugh, James Coburn, Donald Pleasence(il cui successo e'posteriore, dovut a film "de miedo", come ben noto, da "Halloween"di Carpenter ad altri, alla serie in questione, ad altri film di genere,ad altri interpreti ancora, in un film dove quella dose di suspense intenra al genere"guerra-evasione"e¿certamente assicurata. Eugen
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