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Alejandro Jodorowsky

Alejandro Jodorowsky (Alejandro Jodorowsky Prullansky) è un attore cileno, regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, musicista, costumista, è nato il 17 febbraio 1929 a Tocopilla (Cile). Alejandro Jodorowsky ha oggi 96 anni ed è del segno zodiacale Acquario.

Psicomagia cinematografica

A cura di Fabio Secchi Frau

Regista teatrale, autore di graphic novel e fumetti, romanziere, poeta ed esperto di tarocchi, ma soprattutto cineasta della psicomagia, che ha attirato l'attenzione di pubblico e critica a partire dal suo film di svolta, El Topo, del 1970.
Etichettato come "regista cult", Alejandro Jodorowsky ha diretto opere cinematografiche surreali, allucinatorie e provocatrici, portando avanti l'idea di un cinema "trasformativo", che esplora i modi in cui certe opere d'arte possono influenzare lo spettatore da un punto di vista psicologicamente terapeutico. Facendo leva su uno stile distintivo, che include il significato simbolico dei colori nei costumi di scena e l'uso dei suoi familiari come attori (nonché, spesso, di se stesso come protagonista), ha imposto un corpus artistico che è, non solo coinvolgimento totale della sua esistenza e messa in pratica di teorie legate alla metagenealogia e ad altre forme d'arte guaritrici, ma un esplicito tentativo di cancellare la linea di confine tra fantasia e realtà.
Spesso contestato per il sesso e la violenza contenuti nelle sue famigerate immagini, che compongono solo sette lungometraggi realizzati in quarantacinque anni, questo leggendario regista è risorto, dopo anni di abbandono, con una rivalutazione anglosassone e francofona che ne ha sancito lo status di venerato Maestro, nonché vera e propria superstar della controcultura artistica internazionale.
Entrare nel mondo cinematografico di Alejandro Jodorowsky è come immergersi in un sogno denso di elementi surrealisti, occulti e archetipici al limite del mistico, che sembrano seguire una logica fantasy tortuosa e libera, fondata su studi di religione comparata. Visionario dell'era psichedelica, venne paragonato a Stanley Kubrick e Federico Fellini, trovandosi a metà strada tra i due. Anche se i suoi percorsi d'avventura cinematografica e di sempre più folli e terrificanti messe in scena, lo avvicinano di più a certi lavori di Werner Herzog e Dario Argento.
"Il segreto della mia carriera di regista è che ho sempre fatto un cinema senza speranza economica, anzi quasi suicida", ammette. "I finanziamenti per i miei primi film li avevo ottenuti da banditi, pazzi, ingenui, truffatori e assegni a vuoto, ma sono film che vivono nella memoria del Cinema perché sono film onesti e sinceri, nei quali dico quello in cui credo davvero". Ed è un tipo di onestà e di sincerità che ha influenzato anche numerosi altri filmmaker. Autori del cinema messicano a lui contemporanei come Juan Lopez Moctezuma e Rafael Corkidi, ma anche Dennis Hopper, David Lynch con il suo Eraserhead - La mente che cancella e Darren Aronofsky con il suo The Fountain - L'albero della vita, e poi ancora Nicolas Winding Refn (che gli ha dedicato Drive e Solo Dio perdona e che si definisce un suo "figlio artistico"), Taika Waititi e Kirill Serebrennikov.
Impronte che strabordano in altri media (come nel caso dello script di "Viaggio a Tulum, da un soggetto di Federico Fellini, per un film da fare" di Federico Fellini e Milo Manara, che narra il viaggio del regista italiano in Messico alla ricerca di uno sciamano e in cui lo stesso Jodorowsky appare come personaggio) e che sanciscono definitivamente la brillante eccezionalità di questo autore barocco e metafisico, che arrivò ad autodefinirsi il Cecil B. de Mille del cinema underground.

Gli studi artistici tra Cile e Francia
Figlio di una coppia di commercianti ucraini, emigrati in Cile, Alejandro Jodorowsky nasce nel 1929 e cresce accanto alla sorella maggiore, la futura poetessa Raquel Jodorowsky.
Dopo aver vissuto i suoi primi dieci anni a Tocopilla, la sua famiglia si trasferisce a Santiago del Cile, dove il regista studia al Liceo de Aplicación, all'interno del quale si appassiona al cinema e alla letteratura.
Inizia a pubblicare le prime poesie intorno al 1945, lavorando accanto a poeti nazionali come Nicanor Parra e Enrique Lihn e sviluppando anche un certo interesse per i burattini e la pantomima (all'età di diciassette anni debutta come mimo al Teatro Mímico). Due anni più tardi, si iscrive ai corsi di filosofia e psicologia dell'Universidad de Chile, che però abbandona al secondo anno, preferendo dedicare il suo tempo alla scrittura del suo primo testo drammatico, un'opera per burattini intitolata "La fantasma cosquillosa" (1948).
Travolto dai movimenti artistici di natura surrealistica tra il 1949 e il 1953, fonda nel 1950 il Teatro de Títeres del Teatro Experimental de la Universidad de Chile, sempre accanto ai suoi fidati amici Lihn e Parra. Poi lascia il Cile per trasferirsi a Parigi, dove comincia a studiare pantomima con Étienne Decroux, insegnante di Marcel Marceau, entrando l'anno seguente proprio nella compagnia teatrale del noto mimo e in quella di di Maurice Chevalier, grazie alle quali girerà il mondo. Inoltre, come studente libero ai corsi de La Sorbona, segue con interesse le lezioni di filosofia dell'illustre Gaston Bachelard, che gli saranno utilissime nella formazione dei contenuti delle sue future opere cinematografiche.

Il corto surrealista francese
Di lì a poco, infatti, si avvicina alla cinepresa e dirige il suo primo cortometraggio, La cravate (1957), tratto da un'opera di Thomas Mann, nella quale una donna costringe il suo amante a cambiarsi la testa. Il corto verrà così tanto elogiato da Jean Cocteau, che il poeta francese si proporrà di scriverne il prologo. Purtroppo, tutte le copie di La cravate si considereranno perse per mezzo secolo, almeno fino al 2006, quando ne verrà trovata una sola in un attico tedesco.
Intanto, tra il 1960 e il 1962, entra in contatto coi surrealisti residenti a Parigi. Personalità come il drammaturgo Fernando Arrabal e l'illustratore Roland Topor, ma soprattutto con il poeta André Breton, formando in seguito il collettivo artistico Movimento Panico, influenzato dai filosofi Alfred Korzybski e Ludwig Wittgenstein.

Il periodo messicano
Lasciata Parigi nel 1959, si stabilisce in Messico, dove lavora come insegnante di pantomima e rivoluziona la scena artistica. Il suo soggiorno dura ben tredici anni e coincide con il periodo in cui lavora maggiormente come regista, anche andando incontro a censure. Famosissimi, infatti, i suoi scontri con l'imprenditore televisivo Emilio Azcárraga Milmo, che lo mal tollerava e protestò vivamente quando Jodorowsky si esibì artisticamente in performances che prevedevano la distruzione di un pianoforte in uno spettacolo dal vivo e l'intervista a una mucca su temi legati all'architettura.
Dopo aver firmato il cortometraggio Teatro sin fin (1965), il padre del suo segretario personale si offrì di finanziargli non solo un nuovo lavoro teatrale, ma anche il suo primo lungometraggio.
Nel 1968, uscì così Il paese incantato, storia (firmata da Jodorowsky e basata su un'opera teatrale dell'amico Arrabal) di due giovani che si mettono in viaggio per raggiungere un paese chiamato Tar, dove ci sono solo felicità e amore.
Il governo messicano, spinto da Azcárraga Milmo, lo vieta immediatamente per la nudità, la violenza misogina e la sconcertante rappresentazione del cristianesimo, accusandolo di blasfemia e incitando addirittura una rivolta contro il regista, che fu costretto a sgattaiolare fuori dal cinema il giorno della première, bersagliato dal lancio di pietre.
La disposizione vaga, surreale e apparentemente casuale delle immagini di Il paese incantato suscita, in effetti, un certo senso di confusione e una varietà di emozioni sconcertanti, ma non tali, in questa epoca, da poterlo accusare di qualcosa. Diviso in quattro sezioni diverse e ispirato alle prodezze sessuali e alla virilità del dio Pan, si snocciolano situazioni bizzarre che oggi non scandalizzerebbero nessuno: i due protagonisti che si scambiano i vestiti con un gruppo di drag queen; delle vecchie donne che si giocano a carte l'amplesso con un giovane; e la protagonista (paraplegica) spogliata e legata, che viene lasciata in balia di strani uomini.
Il tentativo è quello di cercare il caos nell'arte e nell'immaginario, trovando bellezza e serenità nella distruzione.
Nel 1970, realizza invece El Topo. Il film racconta le avventure di un abilissimo pistolero, che si accompagna a un bambino di sette anni per compiere la "Vendetta di Dio".
Un viaggio picaresco attraverso mitologie e simboli della cultura umana, girato nello stile di uno spaghetti western (è fortemente influenzato dal cinema di Sergio Leone), ma più sanguinoso e violento, tanto da rientrare nel sottogenere degli acid western e da diventarne la punta di diamante. Sudicio, untuoso e sadico, con chiari rimandi a Tod Browning e Luis Buñuel (autori cui si rifarà anche nelle opere successive), venne apprezzato dal giovane pubblico, appena entrato nella Rivoluzione Culturale, per la potenza occulta e psichedelica, espressa anche e soprattutto attraverso i balli nudi in stile "Age of Aquarius", parti di infiniti rituali.
Un successo dirompente, nonostante l'evidente natura squilibrata dell'opera, che ammaliò e sconvolse in egual misura. Da una parte l'espiazione del peccato tramite la brutalità, dall'altra la catarsi.
Uno più grandi ammiratori della pellicola, John Lennon, dopo la visione promosse la carriera di Jodorowsky, incoraggiando il suo manager, Allen Klein a investire nei suoi futuri film. Un coinvolgimento che tuttavia ostacolò la carriera dell'autore, impantanandolo in dispute legali e commerciali e contribuendo, infine, a causarne l'effettiva e futura scomparsa, seppur alimentando la sua reputazione mitica.
Purtroppo, il successo di Jodorowsky continua a infastidire Azcárraga Milmo, che si fa più feroce dopo l'uscita di La montagna sacra (1973), che definì scandaloso, esattamente come tutte le sue opere precedenti.
Un film che è una parabola storica, riempita fino all'orlo di iniziazioni, misteri, nudi maschili e femminili, all'interno del quale si mostra un universo fantasmagorico inusuale, selvaggio e dissacrante. Pecore scuoiate sistemate su croci, messali che brulicano di vermi e altre immancabili sequenze violente di un mondo apocalittico. Due ore che diventano il simbolo della disumanizzazione dell'America latina, schiacciata e sfruttata dal capitalismo dell'America del Nord e dalla prepotenza dei regimi militari, caldeggiate dalla religione.

Il primo periodo di pausa e il ritorno come regista
L'antipatia di Azcárraga Milmo gli costò il continuo monitoraggio delle sue attività da parte del governo messicano, nonché numerose diffide.
Per il resto degli Anni Settanta, intensificò il suo interesse su temi psicologici e mistici, che lo avrebbero portato a iniziare un cammino di psicoterapia accanto a Erich Fromm, ma anche a pratiche di meditazione zen con il monaco buddista Ejo Takata. Il tutto mentre firmava più di cento opere e performances d'avanguardia e scriveva oltre cento spettacoli teatrali, ma pur sempre stando lontano dalla cinepresa.
Solo nel 1980, decide di tornare sul set con una nuova pellicola: Tusk. Un film su commissione che è sicuramente il suo lavoro meno personale. Motivo per il quale Jodorowsky cominciò a detestarlo, rinnegandolo completamente e ammettendo a più riprese che avrebbe preferito che la gente non lo guardasse nemmeno.
Scritto da Nicholas Niciphor, ma basato sul romanzo di Reginald Campbell "Poo Lorn of the Elephants", racconta la storia di inizio scorso secolo su un'adolescente inglese e un elefante indiano che condividono un destino comune. Definito "disastroso e poco stimolante", non piacque a nessuno.
Si rifarà con Santa Sangre, realizzato nove anni più tardi, e incentrato su un mago cresciuto in un circo messicano che deve fronteggiare culti religiosi, evirazioni, amputazioni e personificazioni dei morti. Diventato oggetto di culto cinematografico, prodotto da Claudio Argento, girato a Città del Messico ma in realtà ambientato in un luogo dell'inconscio, è un delirio talentuoso, dove ampi movimenti di camera sorreggono la fantasia truculenta e l'humour del regista, che però non raggiunge l'effetto voluto, rilevandosi sottotono.
Stavolta, secondo i critici, onirismo e psicanalisi, ma soprattutto il surrealismo non salvano la pellicola, che si lascia andare a un melodrammatico delirio edipico troppo anacronistico. Il pubblico, invece, lo contrassegna senza indugio come un cult.
Ma già nel 1990, torna di nuovo alla regia con l'ascetico e allucinato Il ladro dell'arcobaleno, da un soggetto di Berta Domínguez D. e con Peter O'Toole e Omar Sharif come protagonisti, che narra le vicende del devoto servo di un alchimista. Ermetico, insolente e cabalistico, il film si riappropria di tutti i temi tipici del cinema jodorowskiano con uno squisito gusto per le metafore e per l'impatto visivo, che è innegabilmente forte e grottesco, ma ancora non riesce a riappropriarsi di quel successo che avevano condiviso i suoi film precedenti.

I film autobiografici
Subirà la stessa sorte La danza della realtà (2013), un'autobiografia immaginaria del regista stesso, che usa persone, luoghi ed eventi della sua reale vita inseriti in cornici accarezzate dalla filosofia, dalla poesia, dal cinema e dai tarocchi. Non meno fantastico sarà il suo Poesia senza fine (2016), suo sequel, dove il regista presenza un Jodorowsky ventenne negli Anni Quaranta e Cinquanta, in una Santiago del Cile che pullula di poeti, artisti e intellettuali bohémien. Concluderà il racconto di se stesso con il documentario Psicomagia - Un'arte per guarire (2019), dedicato per l'appunto alla disciplina che più di ogni altra ha incarnato.

Script e attore
Sceneggiatore e attore anche per altri registi, ha firmato nel 2003 lo script del film di Chris Delaporte e Pascal Pinon La profezia di Kaena, ma è anche apparso come interprete in Cherif (2002), Nada fácil (2003), The Island (2011) di Kamen Kalev e in Ritual - Una storia psicomagica (2013) di Giulia Brazzale e Luca Immesi. Ben due le collaborazioni con il cantautore Franco Battiato che, passato alla regia, lo impose nel cast del suo Musikanten (2006) nel ruolo di Ludwig van Beethoven e Niente è come sembra (2007), dove è semplicemente se stesso.

I progetti mai realizzati
Tra i suoi più famosi progetti mai realizzati, ci sono l'adattamento cinematografico di "Dune" di Frank Herbert, che ebbe comunque una notevole influenza sul cinema di fantascienza degli anni successivi, inclusi Star Wars e Alien, e il gangster movie King Shot, con Marilyn Manson e Nick Nolte, nonché il prequel di El Topo che doveva avere nel suo cast Johnny Depp e che venne abbandonato perché nessuno volle finanziarglielo.

La carriera di fumettista
Anche fumettista, comincerà a lavorare con EL HERALDO DE MÉXICO con una sua striscia settimanale intitolata "Fábulas pánicas", dal 1967 al 1973. Questi lavori lo metteranno in comunicazione con il gruppo di scrittori e fumettisti, specializzati in fantasy e sci-fi e legati alla rivista MÉTAL HURLANT, chiamato Les Humanoïdes Associés, grazie ai quali conoscerà anche Moebius, uno dei suoi più grandi amici.
Proprio con Moebius, lavorerà alla space opera "L'Incal", che affonda le sue radici nei tarocchi e che doveva essere il primo di una serie di fumetti ambientati nel particolare universo fantascientifico di Jodorowsky.
"L'Incal" lo ha portato a un successo internazionale, con oltre un milione di copie vendute in trent'anni e più di venti traduzioni, ma soprattutto un contratto per altri quaranta fumetti e più di cento albi, che lo hanno imposto come scrittore e fumettista d'eccellenza per quasi mezzo secolo (dal 1978 al 2024), mettendolo al pari di Silvio Cadelo, Zoran Janjetov, Juan Giménez López e Milo Manara. Tutti autori coi quali collaborerà.
Il fumetto rimarrà la sua attività principale, diventando ben più importante dei suoi lavori cinematografici.

Jodorowsky, romanziere
Come scrittore, Alejandro Jodorowsky ha firmato cinque romanzi: "Il pappagallo dalle sette lingue" (1991); "Le ansie carnivore del niente" (1995); "Quando Teresa si arrabbiò con Dio" (1992); "Il figlio del giovedì nero" (1999); e "Albina o il popolo dei cani" (1999).
A questi titoli, si aggiungono numerosi libri sulla psicomagia, i tarocchi, la divinazione, la metagenealogia e la magia.

Vita personale
Alejandro Jodorowsky è attualmente sposato con la pittrice e designer francese Pascale Montandon. Ha avuto cinque figli da due donne diverse, tra i quali gli attori Brontis (figlio dell'attivista politica tragicamente scomparsa in un incidente aereo Bernadette Landru), Cristobal e Teo (figli dell'attrice Valerie Trumblay) e il musicista Adán Jodorowsky (anche lui figlio della Trumblay).
Sua nipote è la fotomodella e attrice Alma Jodorowsky.
Nel 2016, è andato incontro a molte polemiche per aver postato su Twitter questo messaggio: "L'abuso sessuale può essere feroce o può essere seducente, se è incesto. L'abuso incestuoso potrebbe essere non violento e risvegliare un Edipo".

Ultimi film

Documentario, (USA - 2013), 90 min.
Drammatico, (Bulgaria, Svezia - 2011), 110 min.
Biografico, (Italia - 2005), 92 min.

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