L'attrice è protagonista dell'episodio Crocodile della quarta stagione della serie. Ora su Netflix.
di Lorenza Negri
Il futuro incombente e vicino - vicinissimo - di Black Mirror è costruito con i tasselli delle storie di tanti personaggi sconosciuti l'uno all'altro. Tra i futuri prossimi possibili narrati nella serie fantascientifica antologica che debutta con i sei episodi inediti della quarta stagione c'è quello di Crocodile, protagonista una donna perseguitata da un passato con una macchia oscura e indelebile.
Charlie Brooker, autore della serie assieme ad Annabelle Jones, non può negare che in alcune parabole distopiche dello show originariamente prodotto dalla britannica Channel 4, serpeggi il fil rouge del contrappasso.
È il caso di Mia, che in gioventù ha commesso un errore capitale e per nascondere il fatto a chi potrebbe rovinarle l'attuale - immacolata - reputazione si lascia risucchiare in una spirale di delitti che fa di lei un Macbeth e una Lady Macbeth insieme. Mia ha il volto dell'attrice inglese Andrea Riseborough, versatile interprete lanciata dalla serie period Devil's Whore e paladina delle opere festivaliere - da Doppio gioco (presentato al Sundance, a Berlino e a Torino), Birdman e WE - Edward e Wallis (entrambi passati a Venezia) - con cui abbiamo chiacchierato.
Come è approdata al ruolo di Mia in Crocodile?
John Hillcoat [il regista di The Road e Lawless che ha firmato l'episodio, ndr] mi ha proposto il ruolo della coprotagonista, ma io volevo interpretare il protagonista - il mio ruolo infatti era stato scritto per un uomo. Desideravo molto lavorare con Hillcoat ed ero una grande ammiratrice di Charlie Brooker e Annabelle Jones, ma mi interessava solo quella parte così controversa, perciò i due hanno ripreso in mano la sceneggiatura e l'hanno modificata per me. È stato molto interessante poter interpretare un ruolo originariamente maschile, specialmente perché circolava questa idea che una figura femminile in quella situazione avrebbe ricevuto meno compassione, meno comprensione.
Mia arriva a macchiarsi di molti crimini per nascondere trascorsi orribili. Tendi a giudicare i tuoi personaggi?
Cerco di non farlo. Quello che faccio quando mi avvicino a un personaggio è, piuttosto, provare a mettermi nella sua situazione, capire perché reagisce in un certo modo a una circostanza, e figurarmi la sua vita prima degli eventi che leggo nella sceneggiatura. In quel modo posso capire come questa lo abbia condizionato nelle scelte che sta facendo in quel momento ed entrare in sintonia.
Quindi non ha necessariamente bisogno di trovare qualcosa che le piace nel suo personaggio?
No, credo di no; non è un metodo scientifico, è più una sensazione che provo nei confronti verso quel personaggio. Non è qualcosa che faccio consciamente, ma probabilmente cerco qualcosa che anche io amo oppure no, dei punti in comune. Cerco di vedere il mondo come il mio personaggio vede il mondo.
Ha visto gli altri episodi di Black Mirror?
No, non li ho visti.
Qual è la sua relazione con la tecnologia?
È una domanda... vasta. È difficile dare una risposta esaustiva: mi interessano gli esiti della tecnologia, quello che può fare per noi. Non è qualcosa che domina la mia vita ma mi piace seguire i suoi sviluppi, per esempio un aspetto che trovo molto interessante è la fusione tra uomo e macchina.
Immagina che la tecnologia condurrà a un futuro luminoso o l'opposto?
Non ho la palla di vetro, ma credo che dove c'è luce c'è anche buio. Sarà così anche in questo caso, è una costante della Storia. Non credo cambierà più di tanto, ci saranno luci e ombre, ma qualunque cosa accada sarà molto interessante vederlo.
Lei ha lavorato in produzioni ambientate sia nel futuro che nel passato: è più difficile ambientarsi in questi casi?
Non nel mio caso, o comunque non è così destabilizzante quanto si possa pensare. Quando ti avvicini all'ambientazione di una storia di fantascienza o di un period drama dall'esterno ti può sembrare tutto molto lontano e diverso, ma quando ti trovi all'interno è come se ogni cosa fosse familiare. E io, personalmente, cerco la verità nella storia. Una volta entrata nel personaggio sono a mio agio con la sua realtà.
Si trova a suo agio egualmente anche con ogni medium, cinema, teatro, Tv?
In realtà non mi piace lavorare nelle serie televisive. Mi vanno bene le miniserie ma la televisione preferisco guardarla, più che farla: per me non è un processo soddisfacente come partecipare a produzioni più brevi.